[Resistenza] P.CARC: Fuori l’Italia dalla NATO!

Fuori l’Italia dalla NATO, cacciare Draghi e costituire un governo di emergenza popolare

No all’equidistanza tra la NATO e gli Stati che si oppongono alla NATO!

Fuori le basi e le altre agenzie militari USA dall’Italia e dall’Europa!

Fuori l’Italia dalla NATO!

Non un uomo, non un soldo, non un lembo di terra del nostro paese per le guerre e le manovre degli imperialisti USA e della NATO!

[leggi il comunicato del (nuovo)PCI]

Guerra e rivoluzione

L’imperialismo non è un “atteggiamento” o “una condotta” di un governo o di un paese: è una specifica fase del capitalismo, quella in cui tutte le contraddizioni proprie del modo di produzione capitalista degenerano. È l’epoca della guerra imperialista, ma è più corretto dire che è l’epoca della rivoluzione socialista poiché o la rivoluzione socialista anticipa e scongiura la guerra imperialista oppure la guerra imperialista sfocia nella rivoluzione socialista.
Conduciamo da anni una lotta contro le posizioni di chi sostiene che “oggi non ci sono le condizioni per la rivoluzione socialista” perché le condizioni oggettive per la rivoluzione socialista sono esattamente le stesse che alimentano la guerra imperialista.
La guerra imperialista non scoppia. È una tendenza che serpeggia nella società capitalista e assume mille forme, nei conflitti regionali, nella guerra economica, commerciale, monetaria fra le fazioni della classe dominante mondiale, fra gruppi imperialisti. Ma è inevitabile e si sviluppa senza che niente e nessuno possa davvero fermarla. Procede per salti, picchi (le numerose “crisi internazionali”) e brevi periodi di tregua.
Neanche la rivoluzione socialista scoppia. È anch’essa una tendenza che serpeggia nella società e che può esprimersi e dispiegarsi compiutamente solo quando alle condizioni oggettive corrispondono anche quelle soggettive. La condizione essenziale è che ci sia il partito comunista che la dirige come una guerra, la guerra popolare rivoluzionaria della classe operaia e delle masse popolari contro la borghesia imperialista.
Pertanto ogni “balzo” verso la guerra imperialista è prima di tutto la manifestazione della possibilità e della necessità di avanzare nella rivoluzione socialista. 

[Leggi tutto]

8 marzo tutto l’anno” perché la ribellione delle donne è lotta di classe!

Senza asterischi, senza quote rosa e senza retorica. Tutte le operaie e gli operai, le lavoratrici e i lavoratori, le donne e gli uomini (che sentano o meno l’esigenza di definire la propria sessualità) hanno l’interesse, la possibilità e il dovere di insorgere insieme, di convergere e irrompere insieme in ogni piazza, manifestazione, presidio, iniziativa in cui batte il cuore della lotta di classe.

VOLANTINI – scaricali e diffondili

Nessuna equidistanza

Nessuna collaborazione con i bombardatori di Belgrado e Sarajevo, con gli assassini di Falluja, e di Dasht-e Leili, con i torturatori di Abu Grahib e Guantanamo, con i devastatori dell’Iraq e della Libia, con i complici dei crimini sionisti contro il popolo palestinese, con i sostenitori degli stragisti di Odessa. (Clicca qui per scaricare il pdf)

Convergiamo e insorgiamo

Organizzare in ogni azienda, in ogni scuola, in ogni zona organismi operai e popolari che indicano e iniziano ad attuare le misure che servono alla popolazione per rimediare agli effetti della crisi.
Bando alla rassegnazione: non sono i padroni a essere forti, sono le masse popolari che devono organizzarsi per far valere la loro forza.
Contrastare in ogni modo i tentativi di dividere le masse popolari (SI VAX/NO VAX, italiani/immigrati, giovani/anziani, ecc.): uniti per cacciare Draghi e liberare il paese da chi lo sta devastando e vuole portarci indietro di 100 anni.
Il P.CARC sostiene ogni lavoratore che si mette su questa strada. 
Contattaci.

(Clicca qui per scaricare il pdf)

E’ uscito Resistenza n. 3/2022

Se non ora, quando?

Non è tempo di coltivare illusioni. Cambiare il paese attraverso le istituzioni, la politica borghese, le elezioni è la prima. Le Larghe Intese violano continuamente le loro stesse regole, regole che cambiano in continuazione per rendere più semplice l’esclusione delle masse popolari dalla vita politica (o per rendere questa partecipazione solo simbolica, sterile ai fini pratici).
Cambiare il paese sperando nel buon senso da parte di questo o quell’esponente della classe dominante è la seconda illusione. È vero che gli esponenti della classe dominante vanno affermando che “siamo sulla stessa barca”, ma intendono dire che le masse popolari devono sacrificarsi per non farla affondare. Pertanto no, non è vero che siamo sulla stessa barca. Se la classe dominante affonda, i lavoratori e le masse popolari hanno tutto da guadagnare.

Non è tempo né per l’attendismo né per il disfattismo. Il lavoro che dobbiamo fare è difficile, la lotta è dura, la corrente contraria è forte, i falsi amici sono ovunque, i nostri limiti sono ancora grandi, facciamo e faremo errori. L’importante è superare i primi e correggere i secondi, imparare e andare avanti. Non esiste un’altra via di uscita positiva, non esiste un’altra prospettiva, non esistono scorciatoie.

Imparare a fare facendo, imparare a combattere combattendo, imparare a vincere avanzando. Passo dopo passo, ma senza aspettare. Non si può più aspettare. Se non ora, quando?

Rendere il paese ingovernabile a Draghi e a ogni altro governo delle Larghe Intese

Bisogna creare una situazione tale per cui la classe dominante non riesce più a governare il paese: vuol dire che le aziende, i servizi, la circolazione delle merci funzionano poco e male (secondo il principio per cui tutto quello che funziona, non funziona perché lo dicono i capitalisti, i padroni e le loro autorità, ma perché i lavoratori lo fanno funzionare); vuol dire che si diffondono forme di disobbedienza alle leggi antiproletarie, violazioni dei divieti, insubordinazione alle autorità borghesi; vuol dire che l’iniziativa degli organismi operai e popolari sostituisce l’inerzia delle autorità borghesi verso quelle attività che non vengono più curate perché non generano profitto; vuol dire, ancora, il rifiuto organizzato di sottomettersi ai ricatti economici, alle rapine legalizzate e alle estorsioni del carovita.

“Ma sarebbe il caos!” dice qualcuno. No, sarebbe il disordine organizzato, necessario per riportare un nuovo ordine, basato sugli interessi dei lavoratori e delle masse popolari.

Pur di riportare l’ordine, la classe dominante sarà costretta a ingoiare ciò che gli organismi operai e popolari le impongono, anche un governo composto dagli esponenti in cui le masse ripongono la loro fiducia.

Nel disordine deve emergere una nuova classe dirigente

“(…) Stiamo incontrando tante realtà che si mobilitano e stiamo vedendo la contraddizione che c’è tra la classe dirigente del paese, che è di un’incompetenza totale – sanno fare i loro interessi, ma dimostrano di non avere nulla da dire e da fare per il paese – e persone che invece, ad esempio, sanno spiegarci come riorganizzare le città, l’intera rete digitale nel paese; persone come i lavoratori Alitalia che saprebbero come riorganizzare e far funzionare la compagnia di bandiera. Ecco, questa l’abbiamo chiamata classe dirigente. È questa che deve riempire di contenuti la manifestazione del 26 marzo!”. Ed è questa che deve lottare per dirigere il paese, aggiungiamo noi.

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