8 Marzo, Donne contro il green pass scioperano a Trieste

Oggi vogliamo gridare, dopo quasi un anno di lotta e discriminazione, quanto sia grave e patriarcale, per noi, l’attacco sferrato alle conquiste storiche delle donne attraverso l’introduzione del green pass e dell’obbligo vaccinale. A prescindere dalle nostre diverse scelte vaccinali, questi sono, per noi, solo ed esclusivamente manipolazioni strumentali al concetto di cura, interferenze statali all’autodeterminazione del corpo e strumenti di ricatto nel mondo del lavoro, della cultura e della socialità.

La violenza economica
Lo strumento essenziale per una donna per uscire da una situazione di violenza domestica è l’autonomia economica, un reddito che le consenta di allontanare se stessa e figlie/i da un marito/compagno/fidanzato violento, un contratto di lavoro che permetta alle donne extracomunitarie di ottenere un permesso di soggiorno indipendente dal matrimonio. Nella situazione in cui la differenza salariale è ancora netta, in cui molte donne vengono discriminate e rischiano il licenziamento sui luoghi di lavoro in quanto madri, in cui molte si sono impoverite a causa del lockdown, il green pass e l’obbligo vaccinale (le categorie sottoposte all’obbligo sono composte prevalentemente da lavoratrici, nei settori della scuola e della sanità) non fanno altro che rendere ulteriormente difficili le fuoriuscite dalla violenza familiare, fonte del maggior numero di femminicidi in Italia.

La manipolazione strumentale del concetto di cura
Abbiamo vissuto una gestione statale nefasta della sindemia, fatta di incuria verso i bisogni primari delle persone, soprattutto se socialmente e fisicamente più fragili, ma di premura verso i grandi profitti. Confindustria e governo, introducendo il green pass e l’obbligo vaccinale, non hanno di fatto tutelato in alcun modo la salute collettiva ma hanno invece messo in campo l’ennesimo tentativo di far ricadere la colpa dall’alto verso il basso sui nostri corpi e sulle nostre scelte. Mentre si riempivano la bocca di cura e rispetto reciproco, in nome dei quali tutte ci saremmo dovute allineare alle loro direttive, stavano di fatto generando, con forte ausilio mediatico, un clima di odio e discriminazione verso una parte di noi. Hanno creato macchiette vessatorie, adottate anche negli ambienti più critici, con cui suddividere in buoni e cattivi, distogliendo l’attenzione dalle problematiche reali. In nome della loro cura, molte di noi, quest’anno, hanno perso amici, lavoro, sono state isolate e vessate mediaticamente e fisicamente. In nome della loro cura, molte di noi, pur avendo valutato inopportuna la vaccinazione sui loro corpi, se la sono fatta, vivendola come una violenza, per poter continuare ad avere una vita. Dire a una persona “Su, forza, dimmi di sì, accetta, altrimenti.. non ti lascerò più lavorare o avere vita sociale” per noi non è consenso (…”libero ed informato”): la vaccinazione Covid fatta volontariamente è un piacere e fonte di serenità, la vaccinazione obbligata è una violenza, sui nostri corpi e sulle nostre scelte. Noi, come donne e come femministe, diverse e plurali, sappiamo che la cura reciproca e la solidarietà sociale non sono questa merda di cui si riempiono la bocca, sono invece qualcosa di molto serio, basato sul rispetto e l’ascolto reciproco, e non accettiamo siano concetti usati come sponda ideologica per introdurre e normalizzare un nuovo documento divisivo. Un documento che, come tale, non può che farsi portatore di discriminazione, invece che di inclusione e cura. Un documento digitale che, come tale, sta contribuendo a trascinarci verso una società digitalizzata di individui isolati, erta sulle spalle e sul sangue di quella parte di mondo da cui le risorse materiali per il digitale provengono. Un documento che ha costretto all’outing forzato molte persone trans, privandole della tutela data dalla privacy, e che ci ha messo difficoltà su scelte che avrebbero dovuto restare personali e tutelate, ci dicevano.

L’autodeterminazione del corpo
Mettere in dubbio la neutralità delle “verità oggettive” della Scienza di Stato, vissuta oggi generalmente come una fede verso una cricca invece che come risultato di un dibattito scientifico, ha significato per molte essere prese/i di mira come eretiche ed egoiste, così come centenni fa. Sono varie le ragioni, sociali, intime, scientifiche, mediche, personali e politiche per cui diverse di noi hanno scelto di non vaccinarsi ed altre invece sì. Riteniamo entrambe queste queste decisioni legittime e da difendere, poiché sono il risultato di una valutazione personale su se stesse basata su questioni profonde. Siamo allergiche ai sensi di colpa che vorrebbero addossare coloro che additano una parte di noi come irresponsabili in un tentativo di dirigere, con la forza, le scelte sui nostri corpi. Rifiutiamo i paternalismi, le accuse di ignoranza, superficialità e dolo, su cui spingono per spersonalizzarci, allinearci e metterci le une contro le altre. Rifiutiamo allo stesso modo chi fa sponda sull’opposizione al green pass per portare istanze antiabortiste. Sappiamo che gli attacchi all’autodeterminazione dei nostri corpi arrivano per rimanere e, una volta consolidati, è molto più difficile combatterli. È per tutto questo che scendiamo in strada ora contro il Green Pass e l’obbligo vaccinale. È per tutto questo che lottiamo costantemente da quasi un anno. È per tutto questo che veniamo represse, zittite ed emarginate, è per tutto questo che non ci fermeremo fino alla vittoria.

Toccano una, toccano tutte
E mentre insistono nel dirigere la società a suon di bollettini dei morti e di Stati di emergenza, prendendo gli individui per la bocca dello stomaco e con la paura, noi gridiamo che hanno fatto un passo falso. Volevano dividerci e invece, per sopravvivere a quest’anno, in molte ci siamo ritrovate. Da qui proseguiamo, con la consapevolezza delle armi del nemico, da quella mediatica a quella dei proclami di emergenza, e speriamo di poter proseguire sempre più numerose, arricchendoci con le esperienze l’una dell’altra e mettendo da parte gli stereotipi e le macchiette. Per creare un mondo in cui la cura, la salute e la sorellanza siano qualcosa di serio. Un mondo in cui non bastino quattro uomini, bianchi, cis, di mezza-tarda età a fare i virologi e divulgatori scientifici di Stato -si parla di Bassetti, Burioni, Crisanti e Galli- per creare le basi ideologiche suppostamente “oggettive” con cui discriminare e dividere la società.

Toccano una, toccano tutte!

Contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, contro la violenza degli Stati, per l’indipendenza economica, per le eretiche/i di oggi e di ieri!

MARTEDÌ 8 MARZO 2022
nella giornata internazionale dei diritti della donna
SCIOPERIAMO e MANIFESTIAMO
CONTRO IL GREEN PASS E L’OBBLIGO
VACCINALE
alle 17.30
in piazza Volontari Giuliani
ci uniamo al CORTEO di NONUNADIMENO Trieste per LOTTO MARZO

 

DONNE CONTRO IL GREEN PASS E L’OBBLIGO VACCINALE

08/03/2022

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