Il 31 marzo si avvicina e con esso anche la fine dello stato di emergenza, che perdura dal 2020. Logica vorrebbe che venissero meno anche tutte le misure che hanno scandito in modo sempre più restrittivo le nostre vite. In primis il green pass, gli obblighi vaccinali per categorie e fasce d’età, le mascherine e così via. L’agenda mediatica puntata sulla guerra in Ucraina rende più difficile capire le trame di palazzo e molto più semplice modificare le norme senza alzare eccessivi polveroni, generando però anche tanta confusione.
Un po’ come sta accadendo con il DPCM del 2 marzo 2022, inserito in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo scorso, che reca come oggetto “Aggiornamento delle modalità di verifica dell’obbligo vaccinale e del green pass”.
In particolare a destare preoccupazione è stato il comma 4 bis aggiunto al comma 4 dell’articolo 8 in cui si legge che “in caso di somministrazione della dose di richiamo, successivo al ciclo vaccinale primario, la certificazione verde COVID-19 ha una validità tecnica, collegata alla scadenza del sigillo elettronico qualificato, al massimo di 540 giorni.
Prima di detta scadenza, senza necessità di ulteriori dosi di richiamo, la PN-DGC emette una nuova certificazione verde COVID-19 con validità tecnica di ulteriori 540 giorni, dandone comunicazione all’intestatario”.
Significa che a partire dal 31 marzo il green pass durerà un altro anno e mezzo? In realtà no. Ci siamo confrontati con l’Associazione Corvelva e con altri avvocati che, sebbene abbiano notato che l’articolo sia anomalo per l’eccessiva durata del dispositivo covid, sostengono anche che il documento non menziona né sposta la scadenza al 31 marzo dello stato d’emergenza, né del 15 giugno per l’obbligo vaccinale per gli over 50. È plausibile, invece, che la durata del booster sia stata allungata nell’ottica dell’estensione a tutto il 2023 del green pass europeo, quello che regola lo spostamento tra Stati membri.
È chiaro che il Governo potrebbe decidere di svincolarsi dallo stato di emergenza e dalla Costituzione per continuare a tenere in piedi il green pass anche oltre i limiti del consentito. Ma per ora non c’è nulla di concreto né in un senso né in un altro.
All’apparenza nei palazzi della politica è scontro sulla fine o sull’eventuale estensione del green pass, almeno nei luoghi di lavoro. Oltre a Salvini, anche Giuseppe Conte sostiene sia arrivato il momento di alleggerire le misure, soprattutto per quanto riguarda il green pass rafforzato, così come l’obbligo vaccinale per gli over 50. In realtà, come sostiene anche l’Associazione Corvelva, c’è ben poco da discutere: come dicevamo all’inizio, il green pass è una misura emergenziale, la cui funzione termina con la fine dello stato d’emergenza.
Ciò a cui realisticamente andiamo incontro è una grande confusione e a situazioni paradossali.
Ad esempio, gli ultracinquantenni saranno obbligati a presentare il Green Pass rafforzato per accedere ai luoghi di lavoro fino al 15 giugno 2022. Ma la verifica del medesimo pass è normata dagli articoli 9 septies nel settore privato e 9 quinquies nel settore pubblico del DL 52\2021: in entrambi i casi le disposizioni hanno vita fino al 31 marzo 2022.
Dunque migliaia di ultracinquantenni potrebbero continuare ad essere sospesi dal lavoro perché non in possesso di super green pass anche se questo strumento non esiste più?
Miriam Gualandi
8 Marzo 2022