Stati Uniti a fianco della Bosnia. E il Kosovo chiede l’accesso alla Nato

Washington replica a Mosca: no alle minacce, resteremo al fianco di Sarajevo nel suo percorso verso la comunità euroatlantica

Il prossimo fronte di attrito tra Russia e Occidente? Potrebbe essere la Bosnia. Lo confermano le baruffe diplomatiche – dai toni assai duri – in corso tra Washington e il Cremlino. Ad aprire le danze, ricordiamo, era stato nei giorni scorsi l’ambasciatore russo a Sarajevo, Igor Kalabukhov, che intervenuto alla Tv bosniaca aveva lanciato un avvertimento assai netto. Se la Bosnia «decide di diventare membro» di qualsiasi organizzazione, «è affare interno» di Sarajevo. Ma se l’organizzazione in questione fosse la Nato, allora bisognerà prendere in considerazione anche un altro fattore e cioè «la nostra reazione». «Abbiamo dimostrato cosa ci attendiamo sull’esempio dell’Ucraina. Se ci sono minacce, reagiremo», aveva avvisato Kalabukhov.

Visti i toni, non sorprende la replica ferma di Washington, arrivata anche in questo caso attraverso l’ambasciata americana a Sarajevo. Le «minacce» – questo il termine usato dagli Usa – «dell’ambasciatore russo sono pericolose, irresponsabili e inaccettabili» e «nessuna parte terza» può e deve mettere il becco «negli accordi di sicurezza tra la Nato e un Paese sovrano. Continueremo – ha fatto sapere l’ambasciata via Twitter – a rimanere fermamente a fianco della Bosnia, mentre compie i passi necessari per assicurare il suo posto nella comunità euro-atlantica delle nazioni», la promessa.

L’ingresso nella Nato rimane una chimera, per la Bosnia, soprattutto causa la granitica opposizione dei serbo-bosniaci, ma le intimidazioni russe sono state comunque uno shock per molti.
Il membro bosgnacco della presidenza tripartita, Sefik Dzaferovic, ha ricordato a Mosca che «la Bosnia è uno Stato sovrano che prenderà decisioni indipendenti nell’interesse dei propri cittadini». Mosca «non può appropriarsi del diritto dei bosniaci di decidere del proprio futuro» e «non saremo governati dall’ambasciata russa», ha aggiunto.

Furioso anche il membro croato e presidente in carica, Zeljko Komsic, che ha condannato «le minacce della Russia» che non son dirette solo a Sarajevo «ma alla stabilità degli interi Balcani». E ha avvisato che l’eventuale ingresso nella Nato della Bosnia non può diventare «un pretesto per attaccare» il Paese balcanico.
Come sempre su posizioni opposte Milorad Dodik, il membro serbo della presidenza, strenuamente filorusso. «Voterei contro» se qualcuno volesse dichiarare persona non grata l’ambasciatore russo, ha affermato ieri, definendo isteria antirussa la postura dei politici di Sarajevo.

La questione dell’ingresso della Nato rischia di essere esplosiva non solo in Bosnia ma anche sul già caldo asse Belgrado-Pristina. Lo conferma il crescendo di richieste kosovare di permettere subito l’ingresso nell’Alleanza del Kosovo, la cui autodeterminazione non è stata riconosciuta dalla Serbia. L’ultima petizione kosovara è arrivata direttamente nelle mani del presidente Usa Joe Biden sotto forma di lettera, firmata dalla presidente kosovara Vjosa Osmani. Osmani che ha sostenuto che anche il Kosovo sarebbe «esposto ai tentativi della Russia», tradizionale alleato di Belgrado, «di minare» il Paese e «la stabilità dei Balcani».

 

STEFANO GIANTIN

19 MARZO 2022

Stati Uniti a fianco della Bosnia. E il Kosovo chiede l’accesso alla Nato – Il Piccolo Trieste (gelocal.it)

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