All’ONU la Russia propone una condanna del nazismo. Ucraina, USA e Canada votano contro. L’Italia (governo Monti) si astiene, assieme alla UE. L’Occidente era coerente: come faccio a condannare il nazismo se in Ucraina devo sostenere Settore Destro, Svoboda e banderisti e nazisti assortiti? Non si può.
Piotr: Dall’Errore Fatale all’Idiozia Fatale
Dall’Errore Fatale all’Idiozia Fatale
Ovvero: della sconnessione cognitiva e del rischio di guerra nucleare
di Piotr
Partiamo da due votazioni all’ONU che sono una significativa introduzione al discorso che segue.
24 novembre 2014.
All’ONU la Russia propone una condanna del nazismo. Ucraina, USA e Canada votano contro. L’Italia (governo Monti) si astiene, assieme alla UE. L’Occidente era coerente: come faccio a condannare il nazismo se in Ucraina devo sostenere Settore Destro, Svoboda e banderisti e nazisti assortiti? Non si può.
18 novembre 2021.
La Terza Commissione dell’ONU approva una risoluzione che vieta la glorificazione del nazismo con 125 voti a favore, 53 astenuti (tra cui l’Italia, governo Draghi) e i voti contrari di Stati Uniti e Ucraina. Stesso copione. Come faccio a votare a favore quando so che devo glorificare i nazisti ucraini del battaglione Azov e del battaglione Donbass assieme ai volontari nazisti provenienti da mezzo mondo? Non si può.
Durante la prima settimana di guerra, in Russia c’era sconcerto e preoccupazione. Poi la situazione è cambiata. Non a causa di leggi restrittive (che sono giunte dopo – e in Ucraina è anche peggio: 11 partiti di fatto fuorilegge e la TV sotto legge marziale), non a causa di imponenti campagne di PR, di informazione o disinformazione, sia perché i mezzi per attuarle sono in mano occidentale, sia perché i Russi, al contrario degli occidentali, comunque non sono capaci di farle; a parte qualche barlume creativo sono rimasti fermi all’Unione Sovietica, sono grezzi (poco più di un burocratico briefing ministeriale, niente di psicologicamente sofisticato, capacità di marketing politico e di public relations a livelli elementari).
Elisabetta Teghil: Libertà di obbedire, obbligo di essere gradit*
Libertà di obbedire, obbligo di essere gradit*
di Elisabetta Teghil
[…] La gerarchia, che si basava sul dare ordini, diventa ora una gerarchia di responsabilità […] La delega di responsabilità non comporta quindi una dissoluzione della gerarchia, ma un cambiamento della sua funzione e del suo significato.
J.Chapoutot, Nazismo e management
Il fratello di mia nonna costruiva case. Non ha voluto prendere la tessera del fascio e non ha più potuto lavorare fino alla fine della guerra. I miei zii erano partigiani sulle montagne della Carnia e siccome i tedeschi non li trovavano sono andati a casa e hanno trascinato via mio nonno e mia zia. Nessuno ha saputo dove fossero finiti fino a quando i tedeschi sono scappati e i partigiani li hanno liberati. Erano nel carcere di Palmanova e sono stati fortunati perché la guarnigione tedesca se n’è andata lasciando tutti i prigionieri chiusi dentro. In altre prigioni li hanno tutti ammazzati prima di scappare. Mia madre si alterava sempre quando mi raccontava che alla liberazione tutto il paese era in piazza con il fazzoletto rosso al collo mentre i partigiani e chi si era opposto al fascismo si contavano sulle dita di una mano e mi diceva che alle sue rimostranze le rispondevano <non sapevo, non credevo, non pensavo>. E invece sapevano tutto. Erano stati indifferenti, avevano coltivato i loro orticelli, i loro interessi o erano stati pavidi o erano convinti che tutto sommato il fascismo era ordine e legalità e andava bene e chi si opponeva era un mestatore, un sobillatore o, peggio, un comunista.
Fabio Mini: Milizie nazi, armi e stragi di civili: i veli sulla guerra
Milizie nazi, armi e stragi di civili: i veli sulla guerra
La cortina fumogena
di Fabio Mini
Kiev, esercito allo sbando: mani libere ai paramilitari. Rifornirli aumenta ancora i rischi per la popolazione
Sembravano teorie del complotto o fantasie dei “filo putiniani”, le valutazioni che fin da prima dell’attacco confutavano la narrazione fornita dall’Ucraina, ma orchestrata e preparata dall’esterno. Alle voci dubbiose di alcuni storici ed esperti occidentali, compresi quelli americani, subito tacciati di filoputinismo, si sono aggiunte in questi giorni voci inaspettate, oltre alla nostra: il bollettino n.27 di Jacques Baud , il colonnello dell’intelligence svizzera, ora analista internazionale di professione con un attivo di decine di libri e rapporti su questioni militari diventati dei “must read” in Europa e nel mondo e il Financial Times del 20 marzo con le molte altre voci di esperti europei raccolte da Sam Jones da Zurigo e John Paul Rathbone da Londra.
Genesi e operazioni
A parte la provocazione della Nato nei confronti della Russia iniziata nel 1997 con l’espansione a est, secondo Baud la questione russo-ucraina non è sorta a causa del separatismo o indipendentismo del Donbass. Il conflitto nasce invece da fenomeni interni all’Ucraina e l’Occidente, non la Russia, ha fatto in modo che esso si ampliasse e degenerasse. Dal 2014, con i fatti di Maidan e i massacri in Donbass e Odessa, si dimostra la debolezza delle forze armate ucraine, succube di regimi che non si fidano di esse, che deliberatamente le abbandonano e si rivolgono alla componente paramilitare per l’ordine interno. L’esercito ucraino, teoricamente forte di quasi trecentomila uomini, era in uno stato disastroso.
Luca Busca: Draghistan: cronache di un paese sull’orlo di una crisi di nervi
Draghistan: cronache di un paese sull’orlo di una crisi di nervi
di Luca Busca
Antefatto
Mario Draghi è stato chiamato a governare l’Italia il 3 febbraio 2021 e ha prestato giuramento il 13 dello stesso mese. In soli 380 giorni è riuscito a fare tutto questo:
1. Ha fatto registrare il peggior risultato nel contenimento della pandemia a livello europeo recuperando posizioni su posizioni, raggiungendo il secondo posto in classifica generale, dietro la Polonia, con 2,6 morti ogni mille abitanti. A livello mondiale si piazza al 5° posto dietro Brasile, Argentina e Stati Uniti. Per nascondere questi dati inconfutabili e il poco onorevole risultato la propaganda ha scatenato il gota dei propri esperti per propinare al popolo una serie di giustificazioni: 1) la popolazione italiana è la più anziana; 2) non si possono confrontare paesi con caratteristiche diverse; 3) è tutta colpa dei Novax; 4) esistono infinite variabili che incidono sul risultato che non possono essere escluse dal complesso calcolo dei risultati. Tutto falso: 1) il Giappone ha una popolazione più anziana e ha registrato 0,15 decessi ogni mille abitanti; il Brasile con un’età media nettamente più bassa ha raggiunto il peggior risultato al mondo. 2) L’Italia risulta al secondo posto nel confronto europeo, cioè proprio con i paesi dalle caratteristiche simili, scende al 5° se vengono inseriti paesi dissimili. 3) L’Italia ha realizzato una delle migliori campagne vaccinali al mondo, rilevatasi completamente inutile. L’Ucraina, ora al centro dell’attenzione, ha vaccinato solo il 35% della propria popolazione raggiungendo un risultato leggermente migliore del nostro (2,41 decessi per 1000 abitanti). 4) Il giudizio sul risultato ottenuto scaturisce proprio dalla capacità di un governo di gestire le variabili pandemiche che caratterizzano il proprio paese. Una buona gestione fa registrare meno casi e meno decessi, una cattiva fa crescere i numeri. La Cina è stata capace di gestire in maniera ottimale le proprie variabili ottenendo così uno dei tassi di mortalità più bassi (0,34). Questo nonostante il paese, responsabile di aver generato la pandemia, sia stato il primo ad essere aggredito dal virus, abbia una capacità sanitaria inferiore alla nostra, un territorio immenso, una campagna vaccinale più bassa della nostra etc.
Redazione Contropiano – Guido Salerno Aletta: Dal dominio del dollaro alla “democrazia monetaria”
Dal dominio del dollaro alla “democrazia monetaria”
di Redazione Contropiano – Guido Salerno Aletta
Anche in economia corre la propaganda di guerra. E’ quella che canta dell’invincibilità del dollaro, pilastro monetario dell’egemonia Usa.
Dopo quasi 80 anni, qui in Occidente, siamo ormai abituati a considerarlo una “legge naturale”, un elemento inamovibile del paesaggio. Ma come ogni cosa umana anche questa centralità ha avuto un inizio, una storia e avrà una fine.
Inutile cercare di prevedere la data di morte. Troppe variabili in gioco, e non solo di tipo economico. La “credibilità” di una moneta dipende da molti altri fattori, non ultimo – anzi, tra i principali – il dominio militare.
Ma, appunto, anche questa superiorità sta da molto tempo subendo colpi consistenti. Che ora appaiono più devastanti che in passato.
La fuga dall’Afghanistan, sconfitti una normalissima guerriglia da montanari; e ora la guerra in Ucraina, che ha mostrato il limite invalicabile oltre cui neanche gli Stati Uniti possono andare: lo scontro con un “pari peso”, almeno sul piano delle testate nucleari.
Federico Dezzani: L’economia di guerra
L’economia di guerra
di Federico Dezzani
Commentatori ed analisti occidentali insistono sull’imminente ritorno della “stagflazione”, il periodo di alta inflazione e stagnazione economica che aveva contraddistinto le economie avanzate negli anni ‘70. In realtà, l’Occidente, o perlomeno l’Europa occidentale, si dirige verso un periodo di recessione ed inflazione tipico dei periodo di guerra, causato dalla distruzione dell’offerta e dall’impennata dei prezzi dei beni. Il ruolo delle materie prime ed il ritorno all’autarchia.
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“Receflazione” bellica
Nel 1937, in un clima internazionale già fortemente deteriorato, usciva “L’economia della guerra totale” dove l’autore, l’economista austriaco Stefan Possony, cercava, tra le altre cose, di rispondere all’interrogativo se durante la guerra la produzione salisse, trainata dalla spesa militare, o scendesse, a causa delle perturbazioni del sistema economico e delle distruzioni: in base all’esperienza europea della Prima Guerra Mondiale, Possony rispondeva che il PIL sarebbe sicuramente sceso.
Andrea Zhok: Gli estremi del conflitto
Gli estremi del conflitto
di Andrea Zhok
Gli estremi che, credo, possano definire la cornice attuale del conflitto in Ucraina sono i seguenti.
1) Sul terreno la Russia è in una posizione di lento avanzamento, con costi elevati, sia interni (sanzioni) sia esterni (vittime), ma non può sotto nessuna condizione arretrare e rinunciare agli obiettivi primari (neutralizzazione dell’Ucraina e messa in sicurezza delle aree russofone).
2) Nelle aree urbane l’avanzamento è particolarmente difficile per la perdurante presenza di civili, che la Russia cerca di risparmiare (non foss’altro per ragioni d’immagine e perché poi con questi vicini di casa dovrà conviverci). La situazione è resa particolarmente intricata da un lato perché i miliziani ucraini a più riprese hanno impedito ai civili di uscire (sono numerose le testimonianze di gente che afferma che gli veniva detto che non esistevano corridoi umanitari e che le strade erano minate), dall’altro perché gli ucraini hanno distribuito le armi alla popolazione, rendendo arduo distinguere civili inermi da reclute occasionali.
Pierluigi Fagan: La geopolitica multipolare che ruota intorno all’asse ucraino
La geopolitica multipolare che ruota intorno all’asse ucraino
Punto della situazione
di Pierluigi Fagan
L’evento più importante della giornata di ieri è stata la video-chiamata tra Xi e Biden. Nei giorni scorsi, il Financial Times (proprietà giapponese) e il the Economist (proprietà Exor-Agnelli) avevano riscaldato l’ambiente accusando la Cina di star attivamente aiutando la Russia nel conflitto ucraino. Cinque giorni fa a Roma, americani e cinesi si sono incontrati in un meeting molto lungo e, pare, poco amichevole. Ieri, prima della video-call Xi-Biden, il ministero degli Esteri cinese ha fatto dichiarazioni molto dure: ha accusato gli USA di avere la “coscienza sporca” sul precipitare della questione ucraina, di aver agito come “ladri” per trarre vantaggi geopolitici, accusa gli USA di essere “ipocrita” nel mostrare preoccupazioni dopo aver “appiccato l’incendio”. In fondo, tali cose erano state detta dai cinesi già dall’inizio del conflitto. Colpiscono i toni molto diretti, tutt’altro che diplomatici, ma di più il fatto di aver sparato queste dichiarazioni -prima- del vertice.
Il vertice è durato poi due ore. Dopo, per qualche ora successiva la fine dell’incontro, i cinesi hanno sparato dichiarazioni una dopo l’altra.
Michelangelo Severgnini: Appunti illegali sulla guerra in Ucraina – o il momento del sabotaggio
Appunti illegali sulla guerra in Ucraina – o il momento del sabotaggio
di Michelangelo Severgnini
L’invasione
Lo scorso dicembre, passando dalla Puglia, ho fatto una visita a Waddah Al Fayed, il direttore della fotografia del film “L’Urlo” di cui sono regista. Siriano, in Italia da 5 anni, prezioso sodale sul confine tra Tunisia e Libia, dove il film è stato girato, Waddah ha studiato cinema a San Pietroburgo ed era rientrato giusto in tempo in Siria per viversi la guerra dalle sue prime battute.
Anti Green Pass, alle prese con una società italiana sempre più autoritaria e discriminante, mi pose in quei giorni dello scorso dicembre una domanda solenne: “Come credi che andranno le cose?”.
Gli risposi: “Mah, la propaganda in questi ultimi 2 anni è stata asfissiante, ha usato un linguaggio militaresco del tutto fuori luogo, ma al tempo stesso congeniale ai tempi che ci stiamo vivendo. Sì, credo che stiamo andando verso una guerra di grande portata, una di quelle che possono cambiare la faccia del mondo, che possono riscrivere gli equilibri tra Stati e macro-aree geografiche. E come sai, tutto inizierà dall’Ucraina”.
In questi giorni ho ricevuto una foto di Waddah dall’Amazzonia, con una baracca di legno alle sue spalle, folta vegetazione e un sorriso smagliante.
E’ partito a metà febbraio. Appena in tempo.
Nei due mesi successivi gli analisti ci spiegavano che l’invasione dell’Ucraina non ci sarebbe stata, proprio perché tutta la propaganda occidentale al contrario lo sosteneva.
Io mi sono tenuto la sensazione per me. Tutt’al più l’ho condivisa con qualche altro amico stretto.
Mauro Casadio: L’Ucraina è un crinale storico
L’Ucraina è un crinale storico
di Mauro Casadio
Il salto qualitativo evidenziato dalla guerra in Ucraina è il prodotto diretto di un accumulo di contraddizioni irrisolte nei rapporti di forza internazionali che si trascinano almeno dalla crisi finanziaria del 2008. Il processo è stato complesso e per certi versi “carsico”, ma oggi irrompe alla luce del sole con una forza inaspettata come sono stati inaspettati anche i tempi rapidi della precipitazione militare.
Naturalmente al primo posto oggi per noi ci sono i compiti da svolgere nel nostro paese ed in Europa nella lotta contro la guerra, contro l’espansionismo NATO e soprattutto contro il coinvolgimento in questa guerra del popolo italiano e di quelli europei, e contro l’economia di guerra che costerà lacrime e sangue ai settori popolari, come si vede già dal rallentamento della crescita prevista al 4% dopo la pandemia già scesa all’1%,e dall’inflazione galoppante.
Siamo anche contro la logica del ne’ ne’, perché la NATO è un’alleanza politico-militare mentre Putin è un individuo. Siamo contro perché non possiamo farci condizionare da un approccio ideologico che vede da trent’anni i “buoni” contro i cattivi che sono di volta in volta Milosevic, Saddam Hussein, Gheddafi, Bin Laden, Assad, i vari Kim nordcoreani e via discorrendo.
Giovanni Guzzetta: Le università bandiscono la Russia, una barbarie che ci ripiomba ai tempi di pietra e fionda
Le università bandiscono la Russia, una barbarie che ci ripiomba ai tempi di pietra e fionda
di Giovanni Guzzetta
E dunque ci risiamo. Non è bastata la drammatica e, per certi versi farsesca vicenda della soppressione del corso su Dostoevskij di un Università milanese. Soppressione poi revocata quando il danno era ormai fatto, tanto che il titolare del corso, lo scrittore Paolo Nori, si è rifiutato a quel punto di svolgerlo. Non è bastata la scelta, improvvida a mio parere, del festival di Cannes di rifiutare qualsiasi film russo nella prossima edizione. Non è bastata la lezione di civiltà offerta dal Cern di Ginevra, diretto dalla scienziata italiana Fabiola Giannotti, che, mentre ha sospeso la Russia, in quanto Stato, dal ruolo di osservatore, ha consentito però che gli scienziati russi continuassero a lavorare ai propri progetti accanto ai colleghi ucraini in quella istituzione.
No, non è bastato, se dobbiamo ancora oggi leggere la nota della nostra ministra dell’Università che ha chiesto agli Atenei «nel rispetto dell’autonomia accademica e di ricerca, a voler considerare la sospensione di ogni attività volta alla attivazione di nuovi programmi di doppio titolo o titolo congiunto» con istituzioni universitarie e culturali russe.
Fabio Vighi: Da Covid-19 a Putin-22: chi ha bisogno di amici con nemici come questi?
Da Covid-19 a Putin-22: chi ha bisogno di amici con nemici come questi?
di Fabio Vighi
Iperrealtà quotidiana
Come in un montaggio hollywoodiano, l’inquadratura in campo lungo sulla “guerra al Covid” ha lasciato spazio a un primo piano sulla “guerra ucraina”, senza che lo spettatore si accorgesse di alcuno stacco. Nel frattempo, Vladimir Putin ha sostituito Virus nelle vesti di nemico pubblico numero uno. Se il passaggio di testimone era prevedibile, la tempistica è risultata fin troppo perfetta. Sono allora intervenuti, come al solito, i coreografi creativi dei media aziendali, assicurandoci da subito una rappresentazione tipicamente unidimensionale della “guerra di Putin” – non lesinando neppure effetti speciali tratti da videogiochi come War Thunder, Arma 3 e Digital Combat Simulator; o il riciclo di vecchie clip di altri disastri. Al cospetto di tanta potenza di fuoco, persino i filmati apocalittici dei cinesi che cadevano come birilli a Wuhan City nel gennaio 2020 appaiono ora decisamente amatoriali.
Quando Jean Baudrillard scrisse che la ‘Guerra del Golfo non ha avuto luogo,’ intendeva dire che il dramma di quella guerra era stato sovrascritto da uno spettacolo mediatico talmente pervasivo da renderla iperreale: qualcosa di così inesorabilmente “vero” da eliminare l’intrinseca opacità del referente. Covid e invasione russa sono prepotenti esplosioni di iperrealtà, da cui diventa quasi impossibile prendere le distanze. La sovraesposizione all’ossessiva rappresentazione uni-dimensionale della guerra (il suo simulacro) elimina qualsiasi possibilità di relazionarsi all’originale, di cui non rimane traccia. Come è successo con il Covid, la realtà viene sostituita da un modello preconfezionato di false opposizioni binarie: sano/malato, vero/falso, democratico/fascista, Bene/Male.
Leonardo Mazzei: Prezzi dell’energia. Cosa c’è dietro e come porvi rimedio
Prezzi dell’energia. Cosa c’è dietro e come porvi rimedio
di Leonardo Mazzei
Toh, c’è la speculazione. Ma chi l’avrebbe mai detto!
Dice che c’è la speculazione. Chi l’avrebbe mai detto! Dopo sforzi di settimane, gli scienziatoni del “governo dei migliori” hanno dunque scoperto l’acqua calda. Che dire, meglio tardi che mai! Roberto Cingolani, l’uomo tutto nucleare e digitalizzazione, ha reso la sua confessione spontanea al Senato della Repubblica. Naturalmente, una confessione a metà e senza trarne le dovute conseguenze. Ma, si sa, la scienza governativa ha i suoi tempi…
Ma che ha detto il Cingolani di così importante? E, soprattutto, cosa invece non ha voluto dire? Eh già, perché in questo fritto misto di ammissioni e reticenze, bugie e mezze verità, c’è il rischio di non cogliere la sostanza del problema.
Partiamo dalle sue affermazioni:
«Non c’è qualcuno in Italia che sta facendo qualcosa di sbagliato. Il problema è la grande speculazione in certi hub in cui si scambiano certificati e future: il Ttf a livello europeo e il Psv italiano».
In questa dichiarazione c’è una verità (la speculazione nella borsa del gas), un’omissione (chi sono questi famosi speculatori) ed una bugia, quella secondo cui in Italia nessuno starebbe facendo «qualcosa di sbagliato».
Chiariamo allora questi tre punti.
La speculazione sul mercato del gas
Chuck Pezeshki: La memetica delle armi biologiche – e perché sono importanti
La memetica delle armi biologiche – e perché sono importanti
di Chuck Pezeshki
La presenza di laboratori di ricerca biologici in Ukraina è stata recentemente ammessa pubblicamente da Victoria Nuland, ex assistant secretary of state degli Stati Uniti. Non è stato detto che questi laboratori erano dedicati alla fabbricazione di armi biologiche, ma questa storia ha rinfocolato la discussione sulle armi biologiche e, di riflesso, sull’origine del virus SARS-Cov2.
Nell’articolo che vi traduco, qui di seguito, ne parla il prof. Chuck Pezeshki dell’Università di Washington. Chuck (lo conosco bene, e ci diamo del tu) è un ingegnere con una vasta esperienza in molti campi, incluso la politica internazionale, con in più una grande capacità (del resto tipica degli ingegneri) di analizzare le cose senza farsi fuorviare dalla politica o dai ragionamenti “di pancia.”
Anche per persone competenti, comunque, l’analisi della situazione con i virus e i vaccini non è cosa facile. Siamo a parlare di cose “top secret” per le quali abbiamo soltanto brandelli di dati che emergono in qualche modo dal silenzio ufficiale. Vi ricordate come, all’inizio, dire che il virus era un’arma biologica era considerata un’ovvia scemenza di complottisti/terrapiattisti. Col tempo, tuttavia, sono venuti fuori molti dettagli quantomeno sospetti. Più che altro, ci siamo resi conto che la “guerra biologica” è qualcosa che i governi delle potenze mondiali considerano molto seriamente.
Ora, ovviamente, se il SARS-Cov2 era un’arma biologica, è stato un flop colossale. Con tutta la buona volontà, che razza di arma è una che uccide lo 0.1% dei bersagli, come è successo in Italia? (Contati come “con Covid”, quelli veramente uccisi “dal Covid” sono sicuramente di meno). Eppure, non è impossibile che questo virus fosse stato concepito come un arma – semplicemente potrebbe non aver funzionato come i suoi creatori pensavano che funzionasse.
Michael Hudson: L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo
L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo
di Michael Hudson
Un’analisi delle oligarchie che esercitano un’influenza sulle strategie di politica estera Usa e come queste dinamiche di potere si sono sviluppate rispetto alla crisi attuale, determinando il consolidamento del dominio Usa sulla Germania
Il mio vecchio capo Herman Kahn, con il quale lavoravo all’Hudson Institute negli anni ’70, aveva un discorso già pronto per i suoi incontri pubblici, in cui diceva che quando frequentava il liceo a Los Angeles, i suoi insegnanti erano soliti dire ciò che la maggior parte dei progressisti dicevano negli anni ’40 e ’50: “Le guerre non hanno mai risolto nulla”. E se davvero non hanno mai portato ad alcun cambiamento, in pratica non si devono fare.
Herman non era d’accordo e aveva pronta una lista con ogni sorta di cose che le guerre avevano risolto, o almeno cambiato, nella storia del mondo. Aveva ragione, e ovviamente questo è l’obiettivo di entrambe le parti nell’attuale scontro della Nuova Guerra Fredda in Ucraina.
La domanda da porsi è cosa stia cercando di cambiare o “risolvere” la Nuova Guerra Fredda di oggi. Per rispondere a questa domanda, è sempre utile chiedersi chi sia davvero a iniziare la guerra. Ci sono sempre due parti: l’attaccante e l’attaccato. L’attaccante si propone determinate conseguenze e l’attaccato cerca di trarre vantaggio da eventuali conseguenze non volute. In questo caso, entrambe le parti si scambiano reciprocamente colpi che spaziano fra conseguenze volute e interessi speciali.
È dal 1991 che gli Stati Uniti fanno uso attivo della forza militare e aggrediscono. Rifiutando il disarmo reciproco dei paesi del Patto di Varsavia e della Nato, è venuto a mancare qualsiasi “dividendo di pace”.
Al contrario, la politica statunitense intrapresa dall’amministrazione Clinton e dalle successive di attuare una nuova espansione militare attraverso la Nato ha pagato un dividendo di 30 anni, riuscendo a deviare la politica estera dell’Europa occidentale e di altri alleati americani dalla loro sfera politica interna all’esclusivo blob di “sicurezza nazionale” orientato dagli Stati Uniti (uso questo termine per indicare gli speciali interessi che non si possono nominare). La Nato è diventata l’organismo europeo di politica estera, fino al punto da dominarne gli interessi economici interni.
Piccole Note: Biden parla con Xi, ma scoppia il caso del computer di Hunter
Biden parla con Xi, ma scoppia il caso del computer di Hunter
di Piccole Note
Oggi la conversazione telefonica tra Biden e Xi Jiping, al quale il presidente americano, secondo i media occidentali, chiederà di non sostenere la Russia, pena dure sanzioni. Difficile che sia ascoltato, come peraltro ha fatto trapelare Pechino poco prima del contatto.
Così il Global Times nel riferire la notizia: “la Cina, con un’iniziativa inusuale, ha inviato un segnale duro, dichiarando che non accetterà mai le minacce e la coercizione degli Stati Uniti sulla questione dell’Ucraina, giurando di dare una risposta forte se gli Stati Uniti adottassero misure lesive dei legittimi interessi della Cina” in caso di mancato assolvimento della richiesta. Il fatto è che tra le due potenze si è stabilito un legame esistenziale e sanno bene che simul stabunt simul cadent.
A creare tale rapporto, peraltro, è stata la stessa Washington che ha orientato la sua politica estera a contrastare le minacce poste dai Paesi autoritari (Pechino e Mosca) al mondo libero guidato dagli Stati Uniti. Slogan efficace e che sta producendo dinamiche nuove nel mondo.
Roberto Buffagni: A proposito di “Guerra alla complessità “
A proposito di “Guerra alla complessità “
di Roberto Buffagni
Leggendo il post di stamani di Pierluigi Fagan, “Guerra alla complessità”, vengo a sapere che secondo Massimo Gramellini “Sull’Ucraina chi vi dice ‘ma è più complesso’ è complice di Putin”.
Pierluigi dice la sua da par suo, e vi invito a leggerlo. Già che ci siamo dico anche la mia.
Questo poi sarebbe un caso semplicissimo: la Russia attacca l’Ucraina per difendersi dalla NATO.
Quel che è non so se “complesso” ma certamente complicato è il polverone disinformativo che alzano i media occidentali.
La disinformazione vuole comunicare 2 cose:
1) che l’Ucraina può vincere da sola contro la Russia
2) che la pressione occidentale (sanzioni, guerra psicologica) può destabilizzare il governo russo e sostituire Putin con una personcina ammodo di gradimento per l’Occidente.
La cosa 1 è totalmente falsa, impossibile come che domattina sorga il sole a Ovest, se uno non si fida di quel che trapela dai report dal terreno basta verificare i rapporti di forza militare tra Ucraina e Russia e si capisce che non c’è partita.
Pierluigi Fagan: Guerra alla complessità
Guerra alla complessità
di Pierluigi Fagan
Si è formalizzato ieri, su alcuni giornali italiani, il fronte di guerra alla complessità. Non che ieri sia nato, non è mai “nato”, c’è sempre stato, noi viviamo in un universo mentale semplificato, da sempre. Né ieri si è manifestata la sua discesa in campo per la conquista dei cuori e delle menti relativamente all’orientamento delle pubbliche opinioni rispetto alla guerra in Ucraina. Sono ventuno giorni che domina indisturbato. Ieri ha solo attaccato coloro che avanzano riserve su questo dominio del semplificato.
Di sua prima base, il complesso deriva dal suo etimo: intrecciato assieme. Tante e diverse variabili tra loro interrelate (relate a due vie) fanno sistemi complessi. Poche variabili, poche interrelazioni, poco complesso. Tante variabili, tante interrelazioni, molto complesso. In mezzo varie gradazioni. Nel complesso si osserva un oggetto o un fenomeno assieme al contesto. Infine, si cerca di risalire alla matassa intrecciate di cause che l’hanno preceduto. Questo di prima base poi c’è molto altro.
Francesco Cappello: No ai missili nucleari nel nostro Paese
No ai missili nucleari nel nostro Paese
L’Italia è un paese fuorilegge!
di Francesco Cappello
Nel ’75 abbiamo ratificato, insieme ad altri paesi, il trattato di non proliferazione nucleare che ci vieterebbe di detenere sul territorio nazionale ordigni atomici. Ebbene, ad Aviano e Ghedi si trovano i B61, missili a testata nucleare che stanno per essere sostituiti, nel prossimo mese delle rose, con i più moderni e micidiali B61 12 (da 70 a 90 bombe), non inerziali, guidabili sull’obiettivo, in grado di distruggere i bunker dei centri di comando del “nemico”.
Quattro volte più potenti della bomba di Hiroshima, possono essere portati sull’obiettivo da aerei caccia F-35 Joint Strike Fighter, i cui piloti vengono oltretutto addestrati nelle nostre basi.
I B61 sono missili a gittata intermedia, appartenendo alla categoria dei cosiddetti euromissili, dapprima cruise e pershing, oggi B61 12, ossia a raggio intermedio (da 500 a 5500 km di gittata). Gli euromissili che erano stati proibiti grazie al trattato INF, nato dall’accordo tra Reagan e Gorbaciov nell’87, sono stati recentemente riabilitati in seguito al definitivo ritiro statunitense dall’accordo, il 2 agosto del 2019.
Dante Barontini: Guerra all’ideologia
Guerra all’ideologia
di Dante Barontini
Niente come la guerra straccia il velo della chiacchiera ideologica, specie se di bassa lega. Come quella che circola nelle redazioni dei mass media di regime, dove il primo problema di ogni giornalista è quello di non apparire in alcun modo critico con i comandi della proprietà e della direzione.
Quella in Ucraina ha rovesciato in un attimo valori e codici di riferimento, promuovendo nel campo delle “cose positive” pratiche che per decenni erano state demonizzate quasi come Putin adesso.
Abbiamo visto eleganti inviate discettare sulla fabbricazione di molotov – con polistirolo o senza, a seconda dei casi – e compunti opinionisti sdoganare la “resistenza armata” dopo averla combattuta in qualsiasi teatro. A parti invertite, il gioco non cambia.
E in effetti l’attacco russo all’Ucraina è per molti versi il rovescio esatto di trent’anni di guerre Usa e Nato, dell’Occidente, insomma. Sono state tutte definite ai tempi “operazioni di polizia internazionale” e le vittime civili “effetti collaterali”, in nome dell’”ingerenza umanitaria”.
Guido Salerno Aletta: G7+ contro BRICS+
G7+ contro BRICS+
Dietro la guerra in Ucraina, vecchi debitori vs. nuovi produttori
di Guido Salerno Aletta
L’intervento militare della Russia in Ucraina ha delineato una profonda divisione del mondo: da una parte c’è il Blocco dei “G7+“, i Grandi Debitori, dall’altra parte il Blocco dei “BRICS+“, i Nuovi Produttori.
La Cina ha vinto la ormai trentennale corsa alla globalizzazione dei mercati, iniziata nel 1991 con la dissoluzione dell’URSS.
Alla stessa maniera, la Germania guglielmina era uscita vittoriosa nella competizione della seconda rivoluzione industriale di fine Ottocento: il suo nuovo modello di crescita capitalistica, basato sulla protezione pubblica delle grandi concentrazioni oligopolistiche industriali e finanziarie, prevalse sul sistema di competizione tra imprese parcellizzate che in precedenza aveva consentito alla Gran Bretagna di prevalere a livello globale.
Nonostante l’immenso impero coloniale, la Gran Bretagna vedeva progressivamente erosa la sua leadership, acquisita dopo le Guerre Napoleoniche.
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