Roma 1 aprile 2022, dibattito “Le incerte sorti dell’Afghanistan e di chi deve fuggire”

La guerra in Ucraina non deve far dimenticare il dramma di quel Paese e l’impegno preso con i Corridoi umanitari. Un dibattito e un film a Roma, dalle ore 17:45 del 1 Aprile presso la Casa delle Donne,su iniziativa di DEMOS, in cui si parlerà anche dei ritardi nell’avvio dei Corridoi umanitari promossi dal governo italiano per mettere in salvo altre centinaia di afgani che rischiano la vita dopo la ritirata Usa e il ritorno al potere dei talebani.

Al dibattito partecipano il giornalista e politico Corradino Mineo, la coordinatrice dei Corridoi umanitari per la Comunità di S. Egidio Daniela Pompei, la corrispondente di guerra e direttrice di Radio Bullets Barbara Schiavulli, e il presidente di Demos Mario Giro. Interverrà anche la giovane rifugiata afgana Zarlasht Barek, che fino al 15 agosto lavorava a Kabul in progetti di varie organizzazioni internazionali.
Al termine del dibattito verrà proiettato il film documentario “Afghanistan: Unveiling a Never-Ending Tale” di Diana Saqeb Jamal, regista afgana che sarà in collegamento online da Toronto. Presente in sala anche Setareh Ali Doost, che per il film – girato nel 2016 a Kabul raccogliendo le testimonianze di chi stava costruendo il futuro democratico del Paese – ha realizzato le riprese e diretto la fotografia.

La tragica guerra in Ucraina e la nuova emergenza dei profughi da quel Paese non può far dimenticare il dramma afgano, e le responsabilità dell’Occidente nell’aver prima alimentato le speranze e poi tradito le promesse sulla possibilità di una democrazia alternativa all’oscurantismo dei talebani. I quali hanno ripreso a violare i diritti umani e quelli delle donne, e hanno appena rinviato l’attesa riapertura delle scuole per le ragazze. Le sanzioni vigenti contro i nuovi padroni del Paese, il venir meno degli aiuti internazionali su cui si reggeva quell’economia dopo decenni di guerre devastanti e il congelamento nelle banche estere dei capitali di Kabul concorrono intanto nel far precipitare una terribile crisi umanitaria: secondo stime delle Nazioni Unite, infatti, oltre 23 milioni di afgani soffrono la fame, un milione di bambini sotto i 5 anni rischiano la morte per malnutrizione, il 97% della popolazione sarà entro l’anno sotto il livello di povertà.

A questo dramma si aggiunge quello di chi ancora sta rischiando la vita in Afghanistan per aver collaborato con il precedente governo o con Stati e Ong occidentali. Nelle convulse settimane dei ponti aerei dello scorso agosto l’Italia è riuscita a metterne in salvo circa 5 mila, ma altri 1200 sono ancora in attesa di partire per essere accolti dalla rete di accoglienza messa in campo da mesi da S.Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, Caritas e Arci, dopo la firma a novembre di un protocollo con il governo che resta sulla carta. Per loro, come per migliaia di altri, non rimane che continuare a nascondersi in patria o vivere nel limbo di chi è riuscito a fuggire nei Paesi vicini.

(1) Destini afgani. Le incerte sorti dell’Afghanistan e di chi deve fuggire. I corridoi umanitari | Facebook

Sharing - Condividi