[sinistrainrete] Piotr: Si svuotino gli arsenali

Intendiamoci: non si può che provare empatia per il suo grido di dolore per l’idiozia criminale delle scelte dei governi europei, i quali si accodano supinamente al gioco mortale innescato da un’America disperatamente protesa a conservare il suo ruolo egemonico.

 

Piotr: Si svuotino gli arsenali

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Si svuotino gli arsenali

di Piotr

Ospito volentieri questo nuovo intervento dell’amico Piotr sulla guerra in corso. Anche se, questa volta, non mi sento di condividere al 100% ciò che scrive

Tocca ancora a te Intendiamoci: non si può che provare empatia per il suo grido di dolore per l’idiozia criminale delle scelte dei governi europei, i quali si accodano supinamente al gioco mortale innescato da un’America disperatamente protesa a conservare il suo ruolo egemonico. Così come sono assolutamente d’accordo con la sua analisi delle cause di fondo – ricostruite a partire dalla lezione di Giovanni Arrighi – di quanto sta accadendo. Tuttavia, pur avendo a mia volta giocato più volte negli ultimi anni il ruolo di Cassandra nel prevedere la catastrofe imminente che (per chiunque fosse dotato di buon senso: non era necessario essere dei geni della geopolitica) era scritta nei fatti, e anzi proprio perché tutto ciò era razionalmente prevedibile, mi pare inutile appellarsi al buon senso (per non dire alla buona volontà!) dei responsabili per evitare il peggio. Piotr scrive che è sbagliato – ed economicista – attribuire tutto al keynesismo di guerra senza capire che una volta fabbricate le armi verranno anche usate. Il punto è che le due cose non sono in contraddizione: come ci ha insegnato Marx, la razionalità economica del capitale è intrisa di cupio dissolvi: quando è in crisi (e quanto più la crisi è grave) il capitale lotta per la sopravvivenza immediata costi quel che costi, il suo motto diventa dopo di me il diluvio o, se preferite, muoia Sansone con tutti i Filistei. Resta solo da sperare nell’unica fonte di razionalità che oggi il mondo abbia da offrire, che abita a Pechino, e che, in questa lotta mortale per sopravvivere, il capitalismo nella più folle incarnazione egemonica che abbia avuto nei suoi cinque secoli di vita – quella a stelle e strisce – commetta abbastanza errori per uscirne sconfitto. [Carlo Formenti]

* * * *

Svuotare gli arsenali, riempire i granai!”

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Megas Alexandros: “La Russia torna al Gold standard”. Lo stupefacente abbaglio della contro-contro informazione

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“La Russia torna al Gold standard”. Lo stupefacente abbaglio della contro-contro informazione

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Mentre in Europa si rischia seriamente il razionamento energetico ed alimentare, i blog “mal-informanti”, alla sola vista dell’oro, non perdono tempo a prospettare il ritorno al “gold standard”. Ovvero la follia dei cambi fissi sulla quale è stato costruito il sistema-euro

rsz acquisisci schermata web 30 3 2022 232623 wwwbingcomOggi proverò a fare chiarezza su alcuni temi, che in questi giorni vengono trattati in modo confusionale e falso; talvolta da chi li affronta in modo approssimativo e privo dei concetti scientifici di base; spesso da chi, invece, si schiera nel nutrito team della contro-contro informazione.

Si, cari Amici, siamo passati dall’informazione indipendente o contro-informazione (ovvero NOI, come ComeDonChishiotte ed altri), che per ovviare all’informazione a senso unico di regime, ci siamo presi sulle spalle l’onere di ricercare di raccontare i fatti e la realtà per ciò che è, ad esempi concreti e sempre più frequenti di contro-contro informazione.

Oggi, che Putin sta facendo vedere al mondo con i fatti, le falsità su cui è stato costruito il mondo globale, caratterizzato del “Dio mercato” sopra tutto e tutti (Stati democratici compresi); la contro-contro informazione ha iniziato il suo numero da circo del salto triplo, con l’intento di riportare il cittadino comune (che, proprio adesso inizia a comprendere), di nuovo in stato confusionale.

Tenere i popoli, il più possibile, lontani dalla verità è sempre stato il “must” per eccellenza, usato dall’élite, per mantenere saldamente nelle loro mani il bastone del comando. Come del resto, da quando il mondo è mondo, la lotta di classe ne è eternamente il suo “leitmotiv”.

Ma veniamo ai fatti. In riferimento alle dichiarazioni di Putin e le conseguenti azioni del Cremlino e della Banca Centrale di Russia, susseguitesi alle sanzioni inflitte dal mondo occidentale – nel mainstream ed in certi blog, si stanno mischiando una serie di concetti e previsioni che non trovano corrispondenza – nè con le parole, nè con i fatti oggetto delle azioni del presidente russo e tantomeno con le verità che la scienza economica ci insegna.

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Roberto Paura: Fare storia della rivoluzione in tempi di cancel culture

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Fare storia della rivoluzione in tempi di cancel culture

di Roberto Paura

Antonino De Francesco rilegge le rivoluzioni atlantiche ponendo al centro l’emancipazione dei neri

in rilievo letture repubbliche atlantiche APrima di iniziare un articolo che ha nel titolo cancel culture conviene sgomberare il campo da possibili equivoci attraverso due assunti di base. Primo: se per cancel culture intendiamo la definizione corrente di un movimento culturale prima che politico teso a cancellare le tracce di un passato scomodo non più in linea con il comune sentire contemporaneo, allora non si tratta di un fenomeno moderno; come spesso accade, la Rivoluzione francese ne fu antesignana. Basti ricordare l’abbattimento delle statue dei sovrani (quella di Luigi XIV a place Vendôme, ribattezzata piazza delle Picche; quella di Luigi XV nell’omonima piazza ribattezzata piazza della Rivoluzione, l’odierna place de la Concorde), la distruzione dell’ampolla dell’olio sacro di Reims, la sostituzione dei nomi delle città ribelli (Lione che diventa Ville-affranchie, Tolone Port-la-Montagne).

Secondo: dal punto di vista della ricerca storica – quel che qui ci interessa – la cancel culture può e deve assumere una forma costruttiva anziché distruttiva, vale a dire che, piuttosto di cancellare la memoria (ciò che per uno storico equivarrebbe a violare il giuramento d’Ippocrate per un medico), si occupa di recuperare una memoria cancellata. È la differenza che passa tra il rancore dei neoborbonici che vogliono abbattere le statue di Garibaldi nel Sud Italia e la moderna riflessione storiografica sul meridionalismo. Nel caso francese è la differenza che passa tra la polemica dello scorso anno sull’opportunità o meno di celebrare il bicentenario della morte di Napoleone – considerata da molti inopportuna in quanto Napoleone restaurò lo schiavismo nelle colonie (cfr. Daut, 2021) – e la rinnovata attenzione delle storiche e degli storici sul tema dello schiavismo e del razzismo nell’età rivoluzionaria e napoleonica, passato sottotraccia per quasi due secoli (di cui un esempio recente è la nuova storia della Rivoluzione francese proposta in Un nuovo mondo inizia dall’americano Jeremy D. Popkin, già autore di Haiti. Storia di una rivoluzione).

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Stefano Lucarelli: Il Mezzogiorno del PNRR

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Il Mezzogiorno del PNRR

di Stefano Lucarelli

Il testo offre spunti per riflettere sul Pnrr per il Mezzogiorno. Riprende dalla letteratura grigia i discorsi e le «mentalità» di analisti e pianificatori e mostra, oltre «Ripresa» e «Resilienza», le nuove logiche di dipendenza fra i territori «centrali» e i territori «periferici», ovvero la solita e nota «logica dello sviluppo capitalistico»

0e99dc b07671971b374cee8169dc542709295dmv2Gloria del disteso mezzogiorno quand’ombra non rendono gli alberi, e più e più si mostrano d’attorno per troppa luce, le parvenze, falbe.

il sole, in alto, – e un secco greto.

1. I versi di Eugenio Montale, tratti dall’opera Ossi di Seppia, descrivono il tempo del mezzogiorno: ci potremmo trovare ovunque ma troveremmo in alto il sole e intorno un «secco greto», e ancora e soprattutto «parvenze falbe» a causa della troppa luce. Quell’aggettivo, «falbo», indica il giallo scuro e si è soliti riferirlo al manto degli animali, dei cavalli in particolare.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il Mezzogiorno può in effetti apparire come un sole, ma potrebbe proprio essere il sole accecante del poeta, una luce che si risolve in parvenze, in arsura.

E cominciamo allora dalle parvenze, che sembrerebbero al centro dell’immaginario del PNRR che si ramifica nelle mente di alcuni analisti. Facciamo un esercizio utile a mostrare qual è lo stato d’animo – la mentalità comune emergente – che sembra prevalere a riguardo: digitiamo in uno dei motori di ricerca più utilizzati sul web le parole «PNRR», «Mezzogiorno», «Sud». Nello scorrere i risultati della ricerca, anche limitandosi ai titoli dei documenti, c’è una significativa ricorrenza delle parole «occasione», «opportunità», «svolta», in una convivenza fra il timore della inadeguatezza e l’eccitazione per l’ammontare delle risorse che giungeranno.

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Pierluigi Fagan: Un mese dopo

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Un mese dopo

di Pierluigi Fagan

Dopo il primo mese di guerra, oggi siamo forse in grado di fare ipotesi (che comunque tali rimarranno) su come andrà a “finire” il conflitto.

I conflitti dentro il conflitto sono tre. C’è il conflitto “aggressore-aggredito” provocato dall’invasione russa in Ucraina, c’è il conflitto “provocatore-provocato” tra Stati Uniti e Russia che fino ad oggi sono stati i due pari competitor planetari militari avendo più o meno la stessa dotazione nucleare, c’è il conflitto a guida americana “democrazie vs autocrazie” che era il programma di politica estera di Biden alle elezioni, con cui gli americani tentano di bipolarizzare il mondo giocandosi così la loro partita per ritardare l’avvento di un ordine multipolare che ne relativizzerebbero la potenza, la ricchezza, l’influenza.

I tre conflitti non possono intendersi slegati, sono intrecciati assieme e questo ne determina la complessità d’analisi. Ma al contempo, ne facilita la lettura strategica. Sebbene la strategia di comunicazione americana faccia terra bruciata intorno a tutto ciò che non si riferisce all’Ucraina propriamente detta, con questa reiterazione ossessiva del format “aggressore-aggredito”, è proprio fuori del semplice conflitto ucraino che va trovata la chiave strategica.

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Donatella Di Cesare: Il suicidio dell’Europa, le armi e il suo silenzio

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Il suicidio dell’Europa, le armi e il suo silenzio

di Donatella Di Cesare*

La parola Occidente, in questi giorni così spesso evocata, ha un significato articolato nelle diverse epoche. Non indica un sistema di valori, una forma politica, un modo di vivere. Occidente è l’orizzonte a cui guardavano i greci: la costa italiana, il continente europeo, una futura epoca nella storia del mondo.

Nel periodo tra le due guerre mondiali i filosofi hanno pensato il destino dell’Occidente non come un tramonto, bensì come un passaggio: nel buio della notte europea non c’era solo morte e distruzione, ma anche la possibilità di salvezza. L’Occidente era l’Europa, l’Europa era l’Occidente.

In questa prospettiva, che oggi – con un giusto accento critico – si direbbe eurocentrica, ciò che era oltre l’Atlantico, Inghilterra compresa, non era occidentale.

Dopo il 1945, il baricentro della Storia passa dal continente europeo a quello americano. Anche la parola “Occidente” cambia significato designando l’American Way of Life, lo stile di vita americano e tutto ciò che, tra valori e disvalori, porta con sé. L’Europa si uniforma, più o meno a malincuore. Se non altro per non perdere il nesso con l’Occidente di cui è stata sempre il cardine.

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Francesco Galofaro: La pace conviene. Chi pagherà i costi della guerra? Editoriale

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La pace conviene. Chi pagherà i costi della guerra? Editoriale

di Francesco Galofaro, Università di Torino

Di solito nei sondaggi vince il partito dei valori, mentre nelle urne vince quello del portafogli. Per questo motivo mi sembra che l’argomento più efficace per riportare al senno perduto chi fosse caduto preda della propaganda bellica sia porre la domanda: chi paga tutto questo? E per quanto tempo? E siamo sicuri di avere abbastanza risorse?

Ho una macchina che va a metano. In dicembre, un kg di metano costava circa un euro; il pieno ne costava 17 e potevo percorrere 500 km: spendevo un euro ogni 30 km. In gennaio, il prezzo ha toccato i 2 euro al kg; il pieno è arrivato a 32 euro. Oggi siamo a 2,3 – 2,6 euro al kg. Per fare 500 km se ne vanno più di 50 euro. Spendo un euro per 10 km. Non ho fatto altri calcoli, ma anche chi va a benzina o diesel oggi si chiede se sarà possibile reggere questi e ulteriori aumenti e se dovremo ridurre drasticamente i nostri spostamenti.

Leggo che l’aumento del prezzo dell’energia ha conseguenze drammatiche sull’inflazione. Ecco i dati: dicembre 3,9%; gennaio 4,8%, febbraio, 5,7%. L’aumento si deve in parte al prezzo dell’energia: 38.6% in gennaio, 45,9% in febbraio.

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Andrea Zhok: Come i media lavorano a farvi “rassegnare” al conflitto

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Come i media lavorano a farvi “rassegnare” al conflitto

di Andrea Zhok

C’è qualcosa di quasi rasserenante nel rivedere sempre le stesse dinamiche, per quanto repellenti.

Così per mesi abbiamo ricevuto dall’apparato mediatico come unica verità asseribile una camionata di menzogne, omissioni, e distorsioni lunari sulla strategia pandemica, il tutto accompagnato da censure violente e stigmatizzazioni delle voci dissonanti.

Ora è cambiato il tema, ma le modalità sono rimaste esattamente identiche, con la differenza – non piccola per chi si trova dal lato del dissenso – che in questo caso un numero maggiore di cittadini hanno esperienza pregressa sufficiente a insospettirsi, o addirittura a rilevare distintamente l’inaffidabilità della propaganda mediatica. (Sul tema pandemico il pubblico era “epistemologicamente vergine”, e quindi l’appello a fidarsi degli “esperti bollinati” di regime funzionava praticamente senza resistenza, qui invece una parte significativa del pubblico ha quel tanto di memoria storica per non bersi tutto senza percepire almeno delle dissonanze.)

Ma nonostante questa sorta di quasi-serenità che possiamo avvertire nel reidentificare un medesimo pattern, lo stupore – e il disagio – di fronte alla potenza di costruzione mediatica della realtà rimane grande.

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Antiper: Perché la Russia ha attaccato l’Ucraina proprio ora?

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Perché la Russia ha attaccato l’Ucraina proprio ora?

di Antiper

Anche se nessuno è in grado di sapere con certezza quale sia effettivamente la strategia russa nella “crisi ucraina” e posto che ogni cosa che viene detta sui media è per il 99% propaganda di guerra, ovvero falsità, è tuttavia possibile fare qualche supposizione in merito alle motivazioni che hanno spinto Mosca a decidere l’attacco e a deciderlo proprio ora (anche se è ovvio che lo scenario di guerra era stato elaborato da tempo come concreta possibilità).

Una prima supposizione è collegata all’evoluzione dello scenario politico ucraino.

A partire dai primi anni 2000 e fino al 2014 c’era stata in Ucraina una specie di “alternanza” tra presidenti anti-russi e presidenti filo-russi (usiamo queste categorie per schematizzare). Per ben due volte un presidente filo-russo – Viktor Yanukovych – era stato eletto e poi detronizzato da mobilitazioni di piazza: nel 2004 dalla cosiddetta “rivoluzione arancione” (che aveva contestato i risultati delle elezioni e aveva portato al potere Viktor Yushchenko – e Yulia Tymoshenko in qualità di Primo Ministro –); nel 2014 da un vero e proprio colpo di stato (il cosiddetto “Movimento Euromaidan”, che aveva portato al potere Petro Poroshenko).

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Anna Maria Sassone: Ucraina: il bambino conteso

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Ucraina: il bambino conteso

di Anna Maria Sassone

Breve testo sulla guerra segnalato da Roberto Finelli. L’autrice è una psicoanalista junghiana

Anni fa mi chiamarono per una consulenza al Tribunale Civile di Roma, si trattava di decidere l’affido di un bambino di sette anni, che chiamerò Luigi. I due contendenti, la madre e il padre, avevano da anni innescato un feroce conflitto con inevitabili, devastanti, conseguenze per la stabilità emotiva del figlio.

Impossibile per Luigi dare ragione all’uno o all’altro.

Luigi: “Sai qual è il mio problema?”

Analista: “Vuoi dirmelo?”

Luigi : “Mamma e papà litigano, ma io non riesco a capire chi ha ragione… forse ero troppo piccolo quando hanno iniziato a litigare”.

Risuonavo, ricordo, con il senso di spaesamento e di angoscia di Luigi: era lui che si faceva carico delle colpe, quella di essere troppo piccolo, di non riuscire a capire, di non riuscire a schierarsi nella folle lotta di potere innescata dai genitori.

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Alberto Conti: Verità per l’Italia

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Verità per l’Italia

di Alberto Conti

“Il bersaglio della guerra – ha scritto Mattarella nel messaggio al presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo – non è soltanto la pretesa di sottomettere un Paese indipendente quale è l’Ucraina. L’attacco colpisce le fondamenta della democrazia, rigenerata dalla lotta al nazifascismo, dall’affermazione dei valori della Liberazione combattuta dai movimenti europei di Resistenza, rinsaldata dalle Costituzioni che hanno posto la libertà e i diritti inviolabili dell’uomo alle fondamenta della nostra convivenza”.

Da AGI del 24/03/2022, titolo: “Mattarella: il bersaglio della guerra è la democrazia nata dalla Resistenza

In questo delicato e difficile frangente è veramente difficile seguire, e ancor più difficile stigmatizzare e rintuzzare, tutto ciò che stanno combinando le massime cariche dello Stato, spesso al di fuori della legge, della Verità, della decenza e della doverosa prudenza istituzionale, più che necessaria in questo momento per difendere l’Italia e gli italiani dalle possibili e probabili conseguenze della guerra.

Dopo l’inqualificabile dichiarazione di guerra di Mario Draghi, incontrastata perfino dalle forze politiche, Il Presidente della Repubblica Italiana due giorni dopo rincara la dose ribaltando la realtà.

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Rostrum: La guerra in Ucraina e la questione nazionale nell’epoca della maturazione imperialistica

circolointernazionalista

La guerra in Ucraina e la questione nazionale nell’epoca della maturazione imperialistica

di Rostrum

img 20220327 221103S’intende da sé, che per poter combattere, in generale, la classe operaia si deve organizzare nel proprio paese, in casa propria, come classe, e che l’interno di ogni paese è il campo immediato della sua lotta. Per questo la sua lotta di classe è nazionale, come dice il Manifesto comunista, non per il contenuto, ma “per la forma”. Ma “l’ambito dell’odierno Stato nazionale”, per esempio del Reich tedesco, si trova, a sua volta, economicamente “nell’ambito” del mercato mondiale, politicamente “nell’ambito” del sistema degli Stati. […] E a che cosa il Partito operaio tedesco riduce il suo internazionalismo? Alla coscienza che il risultato del suo sforzo “sarà l’affratellamento internazionale dei popoli“, – frase presa a prestito dalla Lega borghese della libertà e della pace, e che deve passare come equivalente dell’affratellamento internazionale delle classi operaie, nella lotta comune contro le classi dominanti e i loro governi. K. Marx, Critica del programma di Gotha, 1875

L’operaio che pone l’unione politica con la borghesia della «propria» nazione al di sopra dell’unità completa con i proletari di tutte le nazioni agisce quindi contro i propri interessi, contro gli interessi del socialismo e della democrazia. Lenin, Tesi sulla questione nazionale, 1913

Fino a poche ore prima dello scoppio del conflitto in Ucraina, nessuna delle varie organizzazioni o gruppi che si richiamano all’internazionalismo proletario aveva nulla da eccepire sulla definizione della guerra in arrivo come guerra imperialista, su entrambi i fronti. Sono bastati pochi giorni di intensa, pervasiva, totale e violenta propaganda di guerra da parte dei media delle potenze imperialistiche occidentali per far emergere perplessità, ripensamenti più o meno dichiarati, emendamenti o sofisticazioni a proposito della caratterizzazione del conflitto in corso e dei compiti dei rivoluzionari internazionalisti.

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Roberto Buffagni: Realtà parallela e realtà della guerra

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Realtà parallela e realtà della guerra

di Roberto Buffagni

Prima parte

mondo parallelo7In questa prima parte sintetizzo con la massima brevità i punti essenziali dall’operazione di guerra psicologica condotta dall’Occidente nell’ambito delle ostilità tra Russia e Ucraina, volta alla creazione di una vera e propria Realtà Parallela; operazione disinformativa di una vastità, capillarità, radicalità senza precedenti storici. Elenco gli snodi essenziali della “narrativa” occidentale, e li metto a confronto con le realtà fattuali e documentali che essi distorcono e occultano.

Nella seconda parte analizzerò i fondamenti culturali e ideologici sui quali la campagna di guerra psicologica fa leva e aggiungerò alcune considerazioni.

1. Dall’inizio delle ostilità in Ucraina l’Occidente ha organizzato una vastissima, capillare, radicale campagna di guerra psicologica volta alla creazione di una Realtà Parallela.

2. Che cos’è una Realtà Parallela? Quale caratteristica essenziale la distingue dalla realtà? La Realtà Parallela è dove muoiono solo gli altri. La realtà è dove muori anche tu, dove muoio anche io. Come il desiderio, la Realtà Parallela non ha limiti. La realtà è ciò che impone limiti al desiderio.

3. A creare la Realtà Parallela è lo sforzo internazionale di circa 150 aziende di Pubbliche Relazioni, coordinate da Nicky Regazzoni, cofondatore di PR Network[1] e Francis Ingham[2], un esperto di pubbliche relazioni strettamente legato al governo britannico. Nell’articolo di Dan Cohen linkato in calce, abbondanti informazioni e documentazione in merito[3].

4. Gli snodi narrativi fondamentali della Realtà Parallela sono:

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Mario Dogliani: Amica Ucraina, sed magis amica veritas

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Amica Ucraina, sed magis amica veritas

di Mario Dogliani

Data la situazione tragica che spegne o violenta migliaia di vite in Ucraina, e che invade le nostre coscienze, sembrerebbe – di fronte alle sofferenze e alle morti – che non si debba far altro che contemplare la tragedia stessa, in un moto di empatia. Ma non è così. Sarebbe un tradimento perché è più che mai urgente cercare di chiarire quali comportamenti politici potrebbero al più presto arrestarla. Occorre cercare di mantenere la mente lucida per contribuire alla ricerca di soluzioni.

Mantenere la mente lucida è però difficile. Per due motivi. Il primo è che la montagna di immagini e il coacervo di commenti d’ogni genere – militari, geopolitici, storici, morali, religiosi, economici – che ogni giorno viene prodotta non aiuta affatto questa ricerca. Bene ha scritto Nadia Urbinati: i media spettacolarizzano facili dualismi e poco informano: «L’approccio monotematico tende ad estremizzare. Crea un ambiente retorico che non lascia (non deve lasciare) spazio al dubbio; che non favorisce un’analisi degli eventi, ma solo reazioni emotive a quegli eventi che trangugiamo come fossero vino buono; che scoraggia la formazione di opinioni interlocutorie e capaci di presentarsi per quel che sono, ovvero punti di vista aperti alla contestazione e alla revisione.

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Pierluigi Fagan: Pupazzi e pupari

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Pupazzi e pupari

di Pierluigi Fagan

Alla sua elezione nel 2019, Zelensky ricevette un caldo benvenuto da parte di una organizzazione che si chiama: UKRAINE KRISIS M.C. Questi, pubblicarono una lunga lista di “linee rosse” che il nuovo presidente non avrebbe dovuto oltrepassare, pena la perdita di consenso internazionale occidentale che vale a due livelli: il grande pubblico, il piccolo vertice dei “portatori di interesse” ovvero governi e loro diramazioni, tra cui i finanziatori, protettori, armatori della giovane democrazia ucraina. Il documento era sottoscritto da una lunga lista di organizzazioni ucraine e non che troverete in fondo al testo. Il movente era dato dal fatto che su quel primo mese di governo del neo-presidente, eletto su una piattaforma anti-corruzione e di relativa pacificazione con la Russia, l’organizzazione aveva da ridire allarmata. Tanto da scrivergli non dei ragionamenti politici o punti di vista legittimi, ma una chiara lista della spesa di “linee rosse”, da non superare in alcun modo, un diktat insomma, l’oggetto di un contratto.

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Ugo Mattei: “Ripudio è più forte di rifiuto. L’Art. 11 impone all’Italia di essere neutrale”

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“Ripudio è più forte di rifiuto. L’Art. 11 impone all’Italia di essere neutrale”

Intervista al prof. Ugo Mattei

Armi all’Ucraina, radio che trasmettono appelli ad arruolarsi e partire come mercenari, rischi concreti di una degenerazione giuridica e militare per il nostro paese concreti. Come l’AntiDiplomatico abbiamo intervistato il giurista di fama internazionale (insegna a Torino e in California) Ugo Mattei. “Se Draghi, come peraltro Von del Leyen, Macron e Sholz, non fosse completamente determinato dal complesso militare industriale Usa avremmo potuto svolgere questo importante ruolo di mediazione dettato dal ripudio di cui all’ Art. 11. Ma tanto né lui né Guerini né di Maio conoscono tutto questo….Abbiamo un problema di incompetenza della classe politica che fa paura”. Sul che fare rispetto una classe politica che avvicina l’Italia all’abisso, Mattei ha pochi dubbi: “Riprendere ad allargare la base sociale del dissenso che vogliamo torni maggioranza del paese come nel 2011 quando vincemmo il referendum contro il nucleare e sui beni comuni. Solo così potremo iniziare un processo vero di liberazione dell’Italia da un abbraccio mortale fatto di basi nucleari e di laboratori segreti per la produzione di armi biologiche. Che certo non si trovano solo in Ucraina.”

* * * *

Se l’Italia volesse finalmente onorare l’articolo 11 della sua Costituzione, che cosa dovrebbe fare sullo scenario ucraino?

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Piccole Note: Ucraina: la guerra segreta tra Dipartimento di Stato e Pentagono

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Ucraina: la guerra segreta tra Dipartimento di Stato e Pentagono

di Piccole Note

Di interesse una nota di Joe Lauria su Consortium News in merito ad un articolo di Newsweek (di cui avevamo pubblicato una sintesi) nel quale analisti del Pentagono spiegano, nel dettaglio, come la Russia stia trattenendo l’uso della forza, usando le forze aeree e i missili per lo più a supporto delle forze di terra ed evitando i bombardamenti indiscriminati sui civili (qui l’integrale di Newsweek).

Secondo Lauria, quanto riferito dagli analisti a Newsweek (che riferiva informazioni che contrastavano la narrativa, imperante, del Dipartimento di Stato) sarebbe uno dei tanti indizi di una guerra sottotraccia che si sta consumando tra il Dipartimento di Stato e il Pentagono, cioè i militari, alieni da certe follie belliciste dei neoliberisti che presiedono al Dipartimento di Stato, i quali, insieme ai neocon, stanno spingendo per un ingaggio diretto della Nato nel conflitto ucraino, col rischio di innescare l’Armageddon.

Altro indizio di tale contesa, secondo Lauria, sarebbe la smentita, sempre proveniente dal Pentagono, della preparazione di un attacco chimico da parte della Russia nel teatro di guerra, tasto sul quale invece l’amministrazione Biden sta battendo molto.

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Dante Barontini: Le chiacchiere stanno a zero

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Le chiacchiere stanno a zero

di Dante Barontini

Le guerre cambiano la scala dei valori, si dice. Di sicuro acuiscono la normale capacità di ognuno di “avvertire” – magari in modo confuso, non sistematico, quasi “animalesco” – il pericolo. E di distinguere, perciò, le chiacchiere dalle cose serie…

Vedere decine di paesi europei e la vecchia superpotenza Usa in crisi di identità – anche economica – mentre cercano un via per esercitare l’antico dominio, ma senza rischiare la guerra nucleare, è già una fonte di generale preoccupazione, confermata persino dai sondaggi (che in genere precostituiscono il risultato, ma stavolta non ci riescono).

Lo capisce anche un bambino che in una situazione del genere “l’incidente” che scatena l’inferno è dietro ogni angolo. Ergo, sarebbe logico e razionale fermare le macchine, cambiare atteggiamento – è risaputo che “noi occidentali” non stiamo simpatici al resto del mondo, dopo una plurisecolare storia da colonialisti guerrafondai – e mettersi dunque al tavolo con “il nemico” (oggi i russi, dopo decine di altri) per ridisegnare un nuovo ordine internazionale. Meno a senso unico.

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Salvatore Bravo: Insegnare la scienza

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Insegnare la scienza

di Salvatore Bravo

Il ministro alla sanità Speranza e all’istruzione Bianchi hanno firmato un protocollo il 17 febbraio il cui fine è “ La Tutela dei diritti alla salute, allo studio e all’inclusione”, all’interno dell’accordo vi è “il valore della vaccinazione”, ovvero bisogna insegnare la funzione della vaccinazione per la tutela della salute. La vaccinazione, si suppone, sia già parte dei programmi scolastici, ma il ministero ritiene di dover fugare dubbi su di essa e sui suoi eventuali effetti avversi insegnando sin dai più giovani a credere e a vaccinarsi senza avere dubbio alcuno e seguendo la versione ufficiale, la quale è neutra e notoriamente libera. Sollevare dubbi è ancora lecito, si spera, e a pensar male, come affermava Andreotti, significa pensar bene. In questo biennio pandemico, malgrado il risultato statistico della vaccinazione di massa, il sistema postdemocratico sa bene che il risultato numerico è stato ottenuto col ricatto, e non pochi dubbi serpeggiano. La fiducia in una scienza libera e al servizio dell’essere umano è ormai impossibile da credersi. La scienza si è mostrata parte integrante del potere economico e della logica del biopotere.

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Salvatore Bravo: Pensare i nichilismi

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Pensare i nichilismi

di Salvatore Bravo

Il nichilismo non è un destino, ma una condizione storica, tale precisazione è banale, ma necessaria per pensare l’attuale assetto filosofico dell’Occidente. Pensare il nichilismo significa rintracciarne le cause strutturali per poter uscire indenni dal fatalismo. Senza un’operazione archeologica e filosofica il nichilismo si naturalizza, fino a diventare la normalità del male. Ciò che è giudicato “normale” non è pensato, per cui può continuare a produrre i suoi guasti e le sue tragedie antropologiche, sociali ed ambientali. Il grande successo dei movimenti verdi con a capo l’adolescente svedese “Greta Thunberg” applaudita per essere volgarmente usata dai poteri forti e dai padroni con i loro servi è la verità-falsa del nostro tempo: si inneggia a ciò che consente al nichilismo di perpetuarsi, lo si ammanta di verde e di ambientalismo, ma resta nichilismo. Si vogliono curare i sintomi senza toccare le cause con il filtro del logos e della prassi. Si usano le nuove generazioni, e non solo, come un nuovo esercito che, mentre contesta, riafferma la sopravvivenza del consumo totale in salsa ambientale.

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