#Sinistrainrete] Ascanio Bernardeschi: La parabola dell’economia politica dalla scienza all’ideologia

Marx aveva ben chiaro che si può parlare di economia politica come scienza autonoma solo con l’affermarsi del modo di produzione capitalistico.

 

 

Ascanio Bernardeschi: La parabola dell’economia politica dalla scienza all’ideologia

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La parabola dell’economia politica dalla scienza all’ideologia

di Ascanio Bernardeschi

1159f95dad2c700aebdcc3993541e6d0 XLI. La fisiocrazia

Questa prima parte è dedicata ai fisiocratici e in particolar modo al Tableau économique di Quesnay

Anche se già nell’antichità non mancarono riflessioni sull’attività umana volta a produrre e riprodurre la società, come per esempio con Aristotele che tese a distinguere fra economia e crematistica, quest’ultima intesa come accumulazione di ricchezza misurata in denaro e considerata attività innaturale, Marx aveva ben chiaro che si può parlare di economia politica come scienza autonoma solo con l’affermarsi del modo di produzione capitalistico. Nelle società precedenti, infatti, la riproduzione sociale era governata da regole fisse, i rapporti di dipendenza erano rapporti personali stabiliti per legge o per volontà divina e inderogabili e lo sfruttamento era ben visibile, senza la necessità di dotarsi di una scienza:

“La corvée si misura col tempo, proprio come il lavoro produttore di merci, ma ogni servo della gleba sa che quel che egli aliena al servizio del suo padrone è una quantità determinata della sua forza-lavoro personale. La decima che si deve fornire al prete è più evidente della benedizione del prete” [1].

Con l’affermarsi del modo capitalistico di produzione, i rapporti sociali perdono la caratterizzazione di rapporti di dipendenza personale, gli uomini sono tutti liberi e uguali di fronte alla legge e occorre la scienza per indagare come, sotto la superficie di rapporti paritari nel mercato, sussista la dipendenza di carattere economico e lo sfruttamento. Per questo motivo gli albori dell’economia politica coincidono con l’affermazione di questo modo di produzione.

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Benedetta Piola Caselli: “I dati sui profughi ucraini sono impossibili da un punto di vista logico”

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“I dati sui profughi ucraini sono impossibili da un punto di vista logico”

Francesco Santoianni intervista Benedetta Piola Caselli

720x410c50njiu9fgUcraina: basta con il giornalismo di guerra ridotto a mera propaganda! È il sorprendente appello di dodici corrispondenti di guerra italiani (tutti provenienti da media mainstream) pure loro verosimilmente inorriditi dai reportages di tanti giornalisti italiani diventati meri cantori della narrativa atlantista. 

Tra i pochi che sono sfuggiti a questo destino, Benedetta Piola Caselli, avvocato di Roma che, con le credenziali di un quotidiano nazionale, si è recata due volte in Ucraina realizzando video-reportages tutti pubblicati sul suo profilo Facebook. Video da vedere assolutamente anche perché costituiscono uno dei rari esempi di giornalismo teso a capire, dietro la propaganda, cosa sta veramente succedendo. L’abbiamo intervistata.

“La situazione che ho trovato è stata totalmente diversa da quella che credevo di trovare, e che avevo immaginato guardando la televisione e leggendo i giornali. Innanzitutto, io avevo capito che gli ucraini fossero tutti impegnati in guerra. In realtà, anche se tutti gli uomini fra il 18 e i 60 anni non possono lasciare il paese, solo l’esercito professionale e i volontari stanno combattendo, mentre gli altri sono ancora coinvolti nella gestione normale del paese. 

Nessuna coscrizione obbligatoria è ancora in atto, perché la legge prevede quattro livelli di mobilitazione (esercito, riserva, carcerati, mobilitazione generale) e siamo ancora al livello 1.

Oltre a questo, salvo che sulle linee del fronte, la vita continua normalmente con le due eccezioni del coprifuoco e delle sirene antiaeree, che suonano continuamente.

I corrispondenti spesso confondono le sirene con i raid, ma sono cose molto diverse. Per esempio, a Leopoli dal 26 febbraio ad oggi gli allarmi antiaerei sono suonati 74 volte, ma i raid sono stati 3 e tutti su obiettivi militari.

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Erika Bussetti: OMS. La salute globale che piace ai ricchi

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OMS. La salute globale che piace ai ricchi

Profitti con la beneficenza

di Erika Bussetti

I privati dentro l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Quanto finanziano e cosa finanziano? Che potere decisionale hanno all’interno dell’Agenzia? Perché danno denaro all’OMS? Data journalism: leggiamo i numeri

Gates FoundationNel 1948 entra in funzione l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, o WHO, World Health Organization), l’agenzia dell’ONU che, secondo il suo Statuto, ha come obiettivo principale il raggiungimento del più alto livello di salute possibile da parte di tutte le popolazioni mondiali, indipendentemente da razza, religione, credo politico, condizione economica e sociale. Ha sede a Ginevra e ne fanno parte 194 Stati. Attualmente è guidata dall’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus. Le macro aree su cui lavora riguardano il rafforzamento della copertura sanitaria universale, la prevenzione e l’intervento in caso di emergenze sanitarie e, più in generale, il raggiungimento di salute e benessere fisico, mentale e sociale a livello globale.

La pandemia da Covid-19 ha portato alla ribalta del discorso politico, internazionale e non solo italiano, il tema della sanità: smantellata e svenduta ai privati negli ultimi decenni di neoliberismo, si discute di come debba tornare a essere pubblica ed efficiente, con investimenti nei servizi sanitari nazionali. L’OMS è un’istituzione pubblica di diritto internazionale: a rigor di logica, visto anche il peso della sua voce, nel bene e nel male, in caso di emergenze sanitarie, dovrebbe essere finanziata dagli Stati stessi. Al contrario, sta in piedi grazie ai soldi di realtà private. Quel che occorre capire è quale potere decisionale hanno queste ultime all’interno dell’agenzia e perché danno denaro all’OMS. Beneficenza? Non sembra proprio. Leggiamo i numeri.

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Roberto Buffagni: La “democrazia” della signora Pina siamo noi occidente

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La “democrazia” della signora Pina siamo noi occidente

di Roberto Buffagni

Ieri è successa una cosa che mi ha colpito molto.

L’europarlamentare Francesca Donato interviene in aula e chiede un’inchiesta indipendente sulla strage di Bucha.

La vicepresidente dell’europarlamento Pina Picierno, una piddina che mai sinora richiamò la mia attenzione, la interrompe e la rimprovera battendo il pugno sul tavolo perché “quest’aula in nessun modo può divenire il megafono di posizioni che sono assolutamente non accettabili. […] Il massacro di Bucha è sotto gli occhi di tutti e non possiamo accettare che in quest’aula venga messo in discussione addirittura questo. […] quest’aula non è equidistante […] se ne faccia una ragione”.[1]

La signora Pina – una piddina di provincia dalla quale nessuno mai attese decisioni epocali – in un minuto e mezzo colpisce sotto la chiglia e affonda secoli di pluralismo politico, la democrazia parlamentare, il liberalismo, la Magna Charta, Westminster, forse anche le bianche scogliere di Dover.

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Salvatore Bravo: Marx lettore di Spinoza

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Marx lettore di Spinoza

di Salvatore Bravo 

Comprendere Marx significa spostarsi in modo sincronico nella sua complessiva impostazione teorica. Vi sono cesure, ma specialmente linee di continuità che vanno rintracciate per ricostruire il senso dell’opera marxiana nella sua ispirazione umanistica. Il comunismo abbozzato nel cantiere Marx ipotizza il soggetto emancipato dalle strutture di sussunzione materiale e formale, non più né obbedientedisobbediente, in quanto vive la pienezza delle sue possibilità e del suo conatus in un quadro politico senza le forme gerarchiche dell’obbedienza nella forma dello Stato, della proprietà capitalistica e della religione. La trinità dell’obbedienza non può che produrre negazione e alienazione.

Marx lettore spinoziano, dunque, in quanto il soggetto può relazionarsi al mondo in modo fecondo per ricrearlo soltanto se perviene a se stesso dopo un lungo processo dialettico nel quale ha vissuto, pensato e razionalizzato la liberazione dalle mordacchie delle superstizioni e della naturalizzazione del sistema capitale. Ogni feticismo è una forma di religione irriflessa e dunque non riconosciuta.

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Toni Capuozzo: “Non voglio vederlo”

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“Non voglio vederlo”

di Toni Capuozzo*

Mi trattengo. Come tutti posso commettere degli errori, ma ci sono errori che so di non voler fare. Ho davanti un video, girato nei dintorni di Bucha, di un’imboscata ucraina a un gruppo di soldati russi in ritirata. I soldati russi sono a terra, e dalle pozzanghere di sangue e dalla gola di qualcuno si capisce che sono stati sgozzati. Gli ucraini si aggirano tra loro, uno a terra muove un braccio, gli sparano. E’ la scena di un piccolo crimine di guerra. Che senso ha mostrarla ? Entrare nella curva delle tifoserie contrapposte ? Far vedere che gli ucraini, per quanto aggrediti, non sono dei boy scout ? Bilanciare il piatto dei crimini commessi ? Lo conservo, quel filmato. perché si vedono i volti degli autori, fieri, mentre dicono “Gloria all’Ucraina”, e magari un giorno ci sarà una piccola inchiesta (il video è loro, non è rubato, è esibizione tronfia). No, non aggiunge nulla che io già non sappia: la guerra peggiora tutti, giorno dopo giorno, e anche se agli ignoranti sfugge, in guerra i nemici tendono ad assomigliarsi, alla fine: odio e paura, vendetta per l’amico ucciso, perdita dell’innocenza.

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comidad: La lobbycrazia americana

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La lobbycrazia americana

di comidad

Perché il presidente USA non perde mai occasione per “bruciarsi” come interlocutore delle altre grandi potenze? Le dichiarazioni di Joe Biden in Polonia hanno sconcertato molti commentatori, alcuni dei quali hanno parlato di “chiacchiere da bar”.

Collocando però quelle dichiarazioni nel loro contesto, si può forse capire qualcosa di più. Nello stesso periodo in cui Biden era in corsa per l’elezione, nel settembre 2020, una commissione del senato statunitense stilava un rapporto sui conflitti di interesse e sui casi di corruzione legati all’attività del figlio di Biden Hunter in Ucraina, soffermandosi sui suoi rapporti con Burisma, una società privata cipriota, che è anche la principale azienda energetica che opera in Ucraina. Il testo, disponibile in PDF, è impressionante per i dettagli. La relazione della commissione senatoriale non venne ritenuta sufficientemente attendibile e non determinò ostacoli all’elezione di Biden. La quantità di fatti elencati nel rapporto era comunque tale da tenere sulla corda Biden, e infatti in questi giorni i due maggiori quotidiani statunitensi stanno riportando all’attenzione il caso di Hunter Biden.

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Federico Giusti: L’inesorabile perdita di potere di acquisto dei salari

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L’inesorabile perdita di potere di acquisto dei salari

di Federico Giusti

Perché nessuno parla di cancellare il codice Ipca? Per gli stessi motivi per i quali il sistema contributivo continua a essere il faro guida della previdenza con un calcolo che fa perdere ai pensionati potere di acquisto. E così i futuri assegni previdenziali saranno di poco superiori alla metà dell’ultimo stipendio, una autentica miseria senza contare che usciremo dal mondo lavorativo alle soglie dei 70 anni di età

Correva l’anno 2008 quando Cgil, Cisl e Uil presentarono al governo un documento unitario per riformare la contrattazione. In quel documento scrissero che al posto dell’inflazione programmata, in vigore fin dal 1993 con il governo Ciampi (prima ancora si indicizzava con l’inflazione reale), sarebbe stato preferibile un nuovo meccanismo per calcolare  l’inflazione e di conseguenza gli aumenti contrattuali.

Ma invece di reintrodurre la scala mobile con meccanismi certi di recupero del potere di acquisto preferirono parlare di “inflazione realisticamente prevedibile” ossia il codice Ipca (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione) che restava ancorato ai meccanismi comunitari di contenimento dell’inflazione e della dinamica contrattuale.

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Rosso Malpelo: E guerra sia

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E guerra sia

di Rosso Malpelo

I conflitti mondiali sono sempre forieri di rivoluzioni e guerre civili. La rivoluzione d’Ottobre avvenne proprio nell’ultimo anno della prima guerra mondiale, pure con un piccolo aiutino dei tedeschi che agevolarono il rientro in patria di Lenin, a cui seguirono cinque anni di feroce guerra civile, sostenuta anche dalle potenze vincitrici. In Italia una delle principali conseguenze del primo conflitto mondiale fu l’avvento del fascismo.

La guerra civile italiana fece seguito alla deposizione del duce da parte del re ed il successivo cambio d’alleanze del nostro paese, mentre le sorti del secondo conflitto mondiale volgevano in nostro sfavore sia sul fronte africano che su quello russo e gli angloamericani erano appena sbarcati in Sicilia. Le forze fasciste si raccolsero, con il supporto nazista, nella Repubblica Sociale Italiana, in nord Italia, permanendo in guerra sia con gli angloamericani che con tutti quegli italiani passati dall’altra parte e divenuti antifascisti. Quella guerra civile parallela durò due anni, alla fine i nazifascisti vennero sconfitti ed il paese poté iniziare una qualche pacificazione, sempre sotto l’egida degli americani, che da allora non hanno più abbandonato militarmente il Belpaese.

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Roberto Bonuglia: La nuova pandemia: il tifo da stadio nel conflitto russo-ucraino

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La nuova pandemia: il tifo da stadio nel conflitto russo-ucraino

di Roberto Bonuglia

Vagliando le più diverse e accreditate chiavi di lettura geopolitica del conflitto russo-ucraino perchè la realtà fattuale suggerisce un’analisi leggermente diversa 

taylor callery downDisclaimer. Attenzione, spoiler: le scorciatoie mentali del lettore acritico e resistente al cambiamento di opinione potrebbero funzionare male una volta attivata la modalità di ragionamento del sistema in virtù del reframing proposto in questo articolo.

Le più accreditate chiavi di lettura geopolitica del conflitto russo-ucraino ‒ una su tutte, quella del The New York Times [1] ‒ hanno iniziato a tessere le lodi di un’Europa che, grazie alla vicenda, si sia ricompattata liberandosi dell’approccio weimariano che ha, da sempre, contraddistinto la sua politica estera de facto inesistente dal punto di vista dell’unitarietà e della coerenza. Ma la realtà fattuale suggerisce un’analisi leggermente diversa.

D’altra parte, un paio d’anni fa, un articolo su La Stampa lo ricordava agli smemorati siberiani [2]: «la politica estera dell’Ue non esiste e mai s’è vista. Per i capi di Stato e di governo che ne parlano ai vertici e nei Parlamenti è ‒ a seconda della geografia e delle vocazioni storiche ‒ una vanagloriosa foglia di fico sulla volontà di far da sé («Si parli con una voce sola»); una scusa per guadagnare tempo nei giorni peggiori («Chiediamo una missione comunitaria»); un aiuto per frenare sul processo d’integrazione («L’Ue è un pozzo per soldi dei contribuenti»)» [3].

Possibile, quindi, che oltre a far dimenticare il Covid-19 ‒ come risulta dal ribaltone nel web delle interazioni e delle ricerche sulla pandemia [4], nonché l’abbandono dei tormentoni “vax/no-vax” e “Gp/no-Gp” nei talk show televisivi ‒ il «baffone 2.0 del Terzo millennio» [5] che in molti incensano abbia avuto anche il taumaturgico merito di dare all’Ue uno straccio di linea coerente in politica estera? Quell’Ue, insomma, che solo qualche mese fa non è stata neppure informata da Biden delle decisioni strategiche degli USA in Afghanistan e ai cui Stati membri «impone di continuare a perseguire linee di politica economica “neo liberiste”, mentre […] gli USA […] sperimentano linee “neo-keynesiane” per sorreggere l’occupazione» [6]?

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Philip Seufert: La pandemia COVID-19, l’espansione del controllo digitale e le implicazioni politiche

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La pandemia COVID-19, l’espansione del controllo digitale e le implicazioni politiche

di Philip Seufert

192430113 4bfeb019 0fb2 4678 aa6a 03b979f9a4a4Questo testo contiene alcune riflessioni sull’espansione del controllo digitale attraverso i passaporti COVID1 e le relative implicazioni politiche. Si concentra sull’Italia perché questo paese è stato il primo in Europa a rendere obbligatorio il cosiddetto Green Pass per accedere al posto di lavoro. Al momento di ultimare il testo, diversi stati europei hanno introdotto in un modo o nell’altro il passaporto COVID, anche se le modalità e l’applicazione variano da paese a paese.

I paragrafi seguenti non entreranno nel merito della questione se i passaporti COVID in generale e il Green Pass italiano in particolare siano misure efficaci per contenere le infezioni da virus SARS- CoV-2 né si parlerà del contributo della vaccinazione (di massa) per affrontare la pandemia di COVID-19. Cercheranno piuttosto di analizzare gli aspetti politici e sociali del Green Pass italiano. Il documento pone l’accento sulla natura discriminatoria della misura e descrive l’infrastruttura (digitale) di controllo e sorveglianza che è stata messa in atto per rendere operativo il Green Pass. Infine, descrive come questo comporti un cambiamento significativo nel modo di intendere i diritti, che vengono riformulati come “libertà autorizzate”. L’articolo si conclude con alcune riflessioni sulla complessità della contestazione contro le misure prese da molti stati per contrastare la pandemia COVID-19.

Tutte queste riflessioni sono state scritte con la convinzione che sia fondamentale prendere coscienza delle implicazioni più profonde e a lungo termine delle misure che vengono introdotte nell’attuale “situazione di emergenza”, perché sono suscettibili di rimodellare i nostri sistemi politici ben oltre la pandemia.

 * * * *

1. “La più grande opera di digitalizzazione mai fatta”: una breve storia del Green Pass italiano

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Giacomo Marchetti: Crisi, guerra e conflitto sociale

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Crisi, guerra e conflitto sociale

di Giacomo Marchetti

L’invasione russa del 24 febbraio ha fatto fare un salto di qualità alle sotterranee contraddizioni di questo modello di sviluppo e sta scuotendo il quadro delle relazioni internazionali.

Per ciò che concerne il nostro paese, ha reso palesi alcune caratteristiche dell’attuale esecutivo e delle forze che lo compongono, azzerando qualsiasi velleità di margine di manovra rispetto ai diktat dettati dalle oligarchie europee e dagli imperativi decisi in sede dell’Alleanza Atlantica.

Nella ricerca di questo punto di equilibrio tra fedeltà a Washington e a Bruxelles, quello che non è contemplato è l’ascolto della maggioranza della popolazione, comprese quelle porzioni sociali che avevano trovato nella variante populista – pentastellata o leghista – il possibile sbocco alle proprie aspirazioni contro l’establishment politico; e meno ancora quelle parti di società che ancora identificavano “la sinistra” come un campo politico in grado di esprimere uno scampolo di valori progressisti, ma che ora ha messo sfacciatamente l’elmetto.

L’Italia, infatti, ha assunto il profilo di uno Stato co-belligerante all’interno del conflitto ucraino, e si è allineato alla generale politica di riarmamento dell’asse franco-tedesco.

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nlp: Il caldo mito del fallimento della guerra lampo russa

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Il caldo mito del fallimento della guerra lampo russa

di nlp

La riproposizione del mito di Sparta in 300 di Zack Snyder ci ha riportato, da tempo, ai racconti fondativi sul rapporto tra oriente e occidente e a quello tra mito, guerra e organizzazione sociale così come si consumato nell’antichità. E, se guardiamo bene, questi temi vengono riproposti nella nostra contemporaneità visto che proprio il film di Snyder ha rappresentato una rilettura mitopoietica, di costruzione delle origini della frattura storica tra occidente e oriente a partire dallo scontro tra le città ateniesi e l’impero di Serse attorno al 480 a.c.

Il film, a suo tempo, fu stroncato brutalmente dal Guardian che lo definì una qualcosa di  buono solo “per l’agenda dei neoconservatori” mentre, all’uscita del sequel, nel 2014, non mancarono letture critiche che lo ritennero  adatto per rappresentare il bisogno politico di una nuova frattura culturale fondando mitologicamente  l’allora nascente scontro tra occidente e Russia. Il punto che, qui,  lega mitologia popolare digitale di Snyder  e miti storici sulla città guerriera ateniese è quindi di serio interesse: si tratta della costruzione di narrazioni  sull’unicità di Sparta, in termini di efficienza militare e di rispetto della democrazia,  nei racconti fondativi dell’antichità come nell’uso di Snyder che, con forza, rielabora questi racconti a fondazione di un primato antropologico non rovesciabile dell’occidente verso l’oriente.

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Wu Ming: Invadere l’Ucraina è brutto? Dipende: se l’invadiamo noi è eroico. Buoni 26 di gennaio!

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Invadere l’Ucraina è brutto? Dipende: se l’invadiamo noi è eroico. Buoni 26 di gennaio!

di Wu Ming

Da oggi, grazie ai nostri parlamentari – gli stessi parlamentari che da settimane condannano a gran voce e con l’elmetto in testa l’invasione dell’Ucraina – ogni 26 gennaio si celebrerà l’eroismo delle forze d’invasione nazifasciste che ottant’anni fa misero l’Ucraina – e con essa un bel pezzo di Urss – a ferro e fuoco.

L’indomani, 27 gennaio, si spremerà la lacrimuccia sulla Shoah. Perfetto.

Lo abbiamo fatto notare più volte: a colpi di “sdoganamenti” e celebrazioni nazionaliste e militariste si è ormai sfondata ogni barriera.

In questa mossa, tuttavia, c’è un surplus di ipocrisia che lascia attoniti persino noi che ormai ci aspettiamo qualunque cosa.

Sì, perché al mantra di tutto il mainstream «un popolo invaso ha diritto di difendersi» è stata aggiunta senza il minimo pudore la precisazione finora rimasta implicita: «salvo il caso in cui a invadere siamo noi».

E il caso vuole che sia lo stesso popolo.

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Marco Veronese Passarella: Inflazione: la lotta di classe è l’elefante nella stanza

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Inflazione: la lotta di classe è l’elefante nella stanza

di Marco Veronese Passarella

“L’inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario” – così ammoniva Milton Friedman nella sua celebre Storia monetaria degli Stati Uniti (1867-1960), scritta a quattro mani con Anna Schwartz. In termini semplici, l’inflazione sarebbe da attribuire al fatto che la base monetaria immessa dalla banca centrale nel sistema economico e i depositi bancari creati su quella base crescerebbero più rapidamente della produzione reale.

Troppa moneta spalmata su pochi prodotti causerebbe una crescita generalizzata del loro valore nominale: è questa la cosiddetta teoria quantitativa della moneta, elaborata da David Hume alla metà del Settecento e rilanciata proprio da Milton Friedman ed altri economisti della Scuola Monetarista negli anni sessanta del Novecento.

Se le cose stessero effettivamente così, la banca centrale sarebbe sempre in grado di regolare il livello generale dei prezzi agendo sulla base monetaria e, tramite questa, sull’offerta complessiva di liquidità – giusta la teoria del moltiplicatore monetario.

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Salvatore Bravo: Metafisica e guerra

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Metafisica e guerra

di Salvatore Bravo

La guerra di questi giorni necessita di una lettura storica e filosofica. La lettura storica ricostruisce gli eventi in modo olistico, mentre la filosofia deve svolgere un lavoro archeologico. La guerra non è uno stato di eccezione, è la normalità dell’Occidente capitalistico, da Hobbes fino a giungere al tempo presente la guerra si svolge all’interno dei confini degli stati o tra gli stati. Ogni guerra è un episodio della storia della crematistica divenuta “la storia” dell’occidente planetario. Lo scopo di ogni atto di guerra personale o collettivo è il perseguire interessi privati o lobbistici, è la potenza della dismisura a guidare intenzioni, gesti, parole e armi. Bisogna far emergere il non detto, il paradigma all’interno del quale ci si muove, si pensa e si agisce. La ragione strumentale è ormai azione priva di limiti supportata dal pensiero debole, che crede nel solo calcolo utilitaristico e nella logica computazionale.

La verità è solo un accidente del passato, senza il fondamento metafisico, non vi è verità-bene, per cui la ragione strumentale da essere frammento dell’attività umana è divenuta totalità illimitata. La guerra tra Ucraina e Russia è un evento interno alla storia del nichilismo europeo e planetario che persegue l’onnipotenza economica.

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