Ucraina, quale democrazia? Quello di Zelensky è un regime

Dall’inizio dell’intervento militare russo in terra ucraina, i mass-media occidentali si sono schierati dalla parte dell’Ucraina e apertamente contro la Russia. Si dice che c’è un aggressore e un aggredito. L’aggressore è uno stato tirannico, mentre l’aggredito è una democrazia, la cui libertà è ora in messa in serio pericolo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato presentato come una sorta di eroe nella resistenza ucraina contro l’aggressore russo. Proposto addirittura come papabile Premio Nobel per la Pace, Zelensky sembra tutt’altro che un pacificatore. Nel corso della sua amministrazione, l’ex comico di Kvartal 95 ha creato un vero regime, pronto a silenziare il dissenso. E questo anche al costo di lasciarsi alle spalle una interminabile scia di sangue.

L’influenza degli Usa in Ucraina

Sin dal colpo di stato perpetrato dagli Stati Uniti d’America in Ucraina nel 2014, conclusosi con il rovesciamento del governo filorusso di Viktor Yanukovich, al potere sono salite pedine accuratamente scelte dagli statunitensi. Il 7 febbraio 2014, in pieno Euromaidan, la BBC ha diffuso l’intercettazione di una telefonata tra la Sottosegretaria di Stato Usa, Victoria Nuland e l’ambasciatore statunitense in Ucraina, Geoffrey Pyatt. Nella conversazione, Pyatt e Nuland hanno discusso del futuro Governo ucraino una volta terminato il colpo di stato. Nome caldo della telefonata quello di Arseniy Yatsenyuk, diventato poi effettivamente presidente il 27 febbraio dello stesso anno. Nonostante venga citata con un certo timore, la conversazione è ampiamente conosciuta. “Fanculo l’Unione europea”, la famosa esternazione di Nuland, facendo intendere la considerazione degli Usa nei confronti dell’Europa.

Zelensky: “Preservare la democrazia”

Nel corso degli anni, si sono susseguiti crimini di guerra, torture e comportamenti disumani, perpetrati in particolare da quei gruppi paramilitari estremisti che sono stati fondamentali nelle rivolte che hanno portato al rovesciamento del Governo Yanukovich. Oggi, Zelensky parla però di democrazia e di libertà. Il 16 marzo 2022, al Congresso Usa, Zelensky ha dichiarato che: “In questo momento si decide il destino del nostro Paese, del nostro popolo. Si decide se gli ucraini saranno liberi, e se riusciranno a preservare la loro democrazia”.

Il regime di Zelensky

Il mainstream si è fatto presto fiero promotore delle belle parole di Zelensky, ma ha chiuso gli occhi di fronte alle persecuzioni da lui portate avanti nei confronti dei dissenzienti. Giornalisti, politici e anche civili più vicini alla Russia vengono infatti spesso rapiti, torturati e assassinati. Girano molteplici video di civili legati ai pali della luce, con i pantaloni calati e il viso dipinto di verde. A diffondere queste immagini sono spesso canali social ucraini, che si fanno vanto di trattamenti simili nei confronti dei “traditori”.

“Un traditore di meno”, l’assassinio barbaro di Struk

Dall’inizio dell’invasione russa, diversi sindaci e ufficiali ucraini sono stati uccisi per la loro vicinanza ideologica con la Russia, o semplicemente perché spingevano la via dei negoziati, piuttosto che arrivare a un escalation del conflitto. Lo riportano Max Blumenthal ed Esha Krishnaswamy su The Gray Zone. Il 1° marzo 2022, il sindaco della città ucraina Kreminna, Volodymyr Struk è stato rapito e ucciso dalle forze ucraine. La moglie di Struk ha affermato che a prelevare il marito sarebbero stati uomini in divisa militare. Due giorni dopo, su Telegram è stata diffusa un’immagine del corpo privo di vita di Struk, visibilmente torturato prima di porre fine alle sue sofferenze. “C’è un traditore di meno”, ha commentato sul proprio profilo Telegram il ministro degli Interni ucraino, Anton Gerashchenko.

La democrazia secondo Zelensky

In precedenza, Zelensky aveva affermato che “ci sarebbero state conseguenze per i collaboratori”. Insomma, le atrocità commesse nei confronti dei filorussi sembrano ricevere l’approvazione dai piani alti di Kiev. Il 19 marzo, Zelensky ha invocato la legge marziale per espellere undici partiti di opposizione. Il 12 aprile, il presidente ucraino ha annunciato l’arresto del rivale politico numero uno, Viktor Medvechuk, da parte dell’SBU, i servizi segreti ucraini. L’SBU collabora a stretto contatto, tra gli altri, con il famigerato Battaglione neonazista Azov. Il 3 marzo, l’attivista di sinistra, Alexander Matjuschenko è stato fatto prigioniero proprio dal Battaglione Azov. Sono stati i neonazisti a pubblicare un’immagine di Matjuschenko con il volto tumefatto, uno stivale sulla schiena, e un fucile puntato alla testa.

I giornalisti filorussi spariscono

“Volete saperne di più sul regime di Zelensky? Cercate su Google questi nomi: Volodymyr Struk, Denis Kireev, Mikhail e Aleksander Konovich, Nestor Shufrych, Yan Taksyur, Dmitri Djangirov, Elena Berezhnaya”, ha twittato il 26 marzo il giornalista residente in Ucraina, Gonzalo Lira. “Se non sentite mie notizie entro 12 ore, o di più, aggiungete il mio nome alla lista”, ha aggiunto il giornalista cileno. Il 15 aprile scorso, di Gonzalo Lira si sono perse le tracce. CNN Cile aveva dato la notizia della scomparsa del giornalista, per poi cancellare l’articolo qualche ora dopo.

Dove finiscono le armi inviate in Ucraina?

Nel frattempo, prosegue l’invio massiccio di armi. Dall’inizio dell’operazione militare russa, il presidente statunitense Joe Biden ha inviato 3 miliardi di dollari in armi all’Ucraina. Una fonte dell’intelligence Usa, citata dalla CNN, ha spiegato che nessuno sa realmente dove queste armi vadano a finire. Insomma, l’amministrazione Zelensky sembra democratica solo nei confronti di chi abbraccia la causa bellica. Il dissenso viene invece coperto con il sangue, nel silenzio dei mezzi d’informazione.

Franz Becchi

21 Aprile 2022

UCRAINA, DEMOCRAZIA? QUELLO DI ZELENSKY È UN REGIME (byoblu.com)

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