Prosegue il rilascio mensile di centinaia di documenti interni del colosso Pfizer e che riguardano tutti i passaggi che hanno portato all’approvazione del vaccino anti-Covid. Agli inizi di maggio 2022, oltre 80.000 pagine di dossier sono state diffuse sul sito dell’associazione no profit Public Health and Medicals Professionals for Transparency. Pfizer voleva nascondere i documenti scottanti fino al 2076, ma il giudice federale del Texas Mark Pittman ha ordinato il rilascio dei Pfizerfiles entro un arco temporale di massimo un anno e mezzo. Pochissimi mezzi d’informazione si stanno occupando dello scandalo farmaceutico più grande della storia, ma i dubbi nutriti sul vaccino anti-Covid, sono tutt’altro che una teoria del complotto.
Il famigerato 95% d’efficacia del preparato Pfizer/BioNTech
L’ultimo dato shock proviene da un documento diffuso dall’ente regolatore del farmaco statunitense, la Food and Drug Administration (FDA). Datato 10 dicembre 2020, il pdf contiene il dato su cui Pfizer ha basato la sua narrativa del farmaco dichiarato “salvavita”. Parliamo del famoso 95% d’efficacia del siero, che ha portato all’approvazione in via condizionata del vaccino prodotto da Pfizer e BioNTech. Ma come è stata calcolata questa statistica?
Il “laboratorio centrale” di Pfizer
Lo spiega la giornalista d’inchiesta Sonia Elijah in un articolo apparso sul sito dell’organizzazione no profit statunitense Brownstone Institute. Bisogna partire dallo strumento di diagnosi adottato da Pfizer nel corso dei trial clinici che ha gestito direttamente, ovvero i fantomatici test PCR. A pagina 13 del rapporto si legge che Pfizer ha utilizzato un “laboratorio centrale” di sua scelta per confermare i casi positivi di Covid-19 emersi nel corso dei trial. Per questo tipo di test, risulta di fondamentale importanza il valore CT (cycle threshold) utilizzato. Si tratta di un valore semi-quantitativo che dice approssimativamente quanto materiale genetico virale è presente in un campione. Eppure, non vi sono informazioni riguardo al valore CT adottato dal laboratorio centrale scelto da Pfizer.
Il trial non era in “doppio cieco”
Stando a uno studio condotto a fine settembre 2020 dall’istituto IHU Méditerrané Infection di Marsiglia, l’accuratezza della diagnosi con i test PCR a 35 o più cicli crolla al 3%. Ciò significa che circa il 97% degli esiti positivi potrebbero consistere in falsi positivi. Inoltre, sappiamo, secondo i documenti rilasciati a marzo, che i trial clinici di Pfizer non si sono svolti in “doppio cieco”. Tradotto: i ricercatori scientifici sapevano a quale partecipante venisse somministrato il placebo e a chi il vaccino. In caso di positività di un soggetto alla Covid-19, i ricercatori erano quindi a conoscenza se quest’ultimo avesse ricevuto il vaccino o meno.
Come si è arrivati alla cifra?
Il famoso 95% d’efficacia è quindi il risultato di test PCR portati avanti nel “laboratorio centrale” di Pfizer. Ma se il colosso era a conoscenza di informazioni che non avrebbe dovuto sapere, è possibile pensare che il numero possa essere stato gonfiato per zittire gli scettici e imballare miliardi di dosi da far viaggiare per il globo? A pagina 24 del documento dell’FDA si riscontra il calcolo che è stato fatto dal Comitato scelto direttamente da Pfizer per assicurarsi che il vaccino da loro stessi prodotto sia sicuro ed efficace. Risultano segnalati 8 casi positivi alla Covid-19 nel gruppo dei vaccinati (almeno a sette giorni di distanza dalla seconda dose) comparati ai 162 del gruppo placebo. Risultato? 95% di efficacia.
La reale efficacia risulterebbe essere al 12%
Peccato che a pagina 42 dello stesso rapporto emergono numeri che smontano il dato che ha portato all’approvazione emergenziale del siero anti-Covid. Si legge che “su 3410 casi totali sospetti, ma non confermati di Covid-19 nello studio, 1594 si sono verificati nel gruppo dei vaccinati, mentre 1816 sono avvenuti nel gruppo placebo”. Si tratta di individui che hanno manifestato sintomi reali. Se si calcola l’efficacia del vaccino anti-Covid sulla base di questi numeri, emerge una percentuale del 12%. Il dato si ottiene calcolando la differenza tra il numero dei casi nel gruppo placebo e quello dei vaccinati, la cifra si divide poi con il numero dei casi del gruppo placebo, moltiplicando per 100. Il risultato è appunto 12%.
Un abisso se paragonato al 95% presentato da Pfizer e che, oltre a essere a conoscenza dei seri rischi causati dal vaccino Comirnaty, sembra essere stata al corrente anche della bassissima efficacia del preparato. Ma ancora più preoccupante è che a conoscere tutte queste informazioni, già un anno e mezzo fa, era anche l’ente regolatore del farmaco statunitense, l’FDA. Quanti documenti dovranno ancora emergere prima che il vaccino anti-Covid venga ritirato dal mercato?
Franz Becchi
5 Maggio 2022
L’articolo originale e il video:
PFIZER, EFFICACIA VACCINO AL 12%? IL DOSSIER SCOTTANTE (byoblu.com)