Il “vile affarista” vuole abolire il diritto di veto per accelerare ingresso dell’Ucraina nella UE

Nell’Unione europea, in tempo di crisi, viene puntualmente riesumato un principio: quello del fate presto. Come il famoso titolo apparso sulle pagine de Il Sole 24 Ore che preannunciava l’imminente nomina di Mario Monti a Presidente del Consiglio italiano, durante le burrascose settimane del novembre 2011.

E proprio da Monti era stato enunciato un altro principio che è ora in cima all’agenda del modus operandi di alcuni politici europei: ossia che le crisi servono per ridurre la sovranità e aumentare l’integrazione europea.

Il “fate presto” per l’Ucraina

Ed ecco che oggi, cogliendo al volo l’occasione del conflitto in Ucraina, alcuni leader dei Paesi del Vecchio Continente vogliono spingere sull’acceleratore per introdurre nuove riforme con l’obiettivo di ridare slancio al processo di integrazione europea. È stato Mario Draghi il primo a lanciare questo nuovo scenario durante il suo ultimo intervento di fronte ad un Parlamento europeo particolarmente deserto. Il Presidente del Consiglio italiano ha parlato della necessità di cambiare le regole europee, ma quali?

Draghi non intende mettere in discussione quelle regole economiche che hanno contribuito alle ripetute crisi degli ultimi anni, come il limite del 3% nel rapporto deficit su PIL. Si parla invece di eliminare il diritto di veto del Consiglio europeo per annettere nuovi Paesi all’interno dell’Unione, ed è chiaro il riferimento all’entrata dell’Ucraina nella comunità europea. Il tutto condito, come di consueto, dalla necessità di urgenza, lo stesso concetto che era uscito sulle pagine del quotidiano di Confindustria.

Anche Macron e von Der Leyen chiedono l’eliminazione del veto

Il discorso di Draghi è però solo un’anticipazione di una più ampia riforma che ormai viene sponsorizzata anche dal Presidente francese Emmanuel Macron e il vertice della Commissione europeaUrsula von Der Leyen. In occasione delle celebrazioni dei 72 anni dalla Dichiarazione Schuman sono state presentate 49 proposte tra cui la richiesta di modifica dei trattati, in particolare il principio del veto per alcune decisioni prese all’interno del Consiglio europeo.

La spinta è arrivata dal recente scontro avvenuto con alcuni Paesi dell’est Europa, in particolare l’Ungheria, che hanno posto il veto di fronte all’ipotesi del blocco delle importazioni di petrolio dalla Russia. E ancora una volta, da Macron, è arrivato l’invito a fare presto: “La sfida che ci ponete è essere efficaci, significa agire rapidamente, in maniera compatta, non lasciando indietro nessuno e di fronte a questo occorrerà rivedere le regole”. Insomma se questo principio dovesse vedere la luce, non sarebbe più necessario avere il parere favorevole di tutti i 27 Stati membri per approvare determinate decisioni, come il blocco del petrolio russo.

13 Paesi contrari

E così gli Stati che, come l’Ungheria, hanno molto da perderci dovranno sottostare al volere della maggioranza. La linea DraghiMacron e von Der Leyen sembra però essere osteggiata da diversi Paesi dell’Unione, in particolare 13 di questi hanno redatto un breve documento con cui chiedono un passo indietro alle istituzioni comunitarie.

Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia scrivono che: “Le idee presentate dovrebbero meritare un serio seguito e non dovrebbero essere strumentalizzate per servire speciali interessi istituzionali”. 13 Paesi rispediscono quindi al mittente le proposte di riforma fatte dall’élite dell’Unione europea, segnando così un solco sempre più profondo tra chi pensa di poter usare quest’istituzione a proprio piacimento e chi invece non intende cedere ulteriori quote di sovranità.

Michele Crudelini

10 Maggio 2022

DRAGHI VUOLE ABOLIRE IL VETO IN UE PER ACCELERARE L’INGRESSO DELL’UCRAINA, MA 13 STATI SI OPPONGONO (byoblu.com)

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