[Sinistrainrete] Massimo Cingolani: Sylos Labini su Marx: implicazioni per la politica economica

Questo contributo si propone di inquadrare “Carlo Marx: è tempo di un bilancio” (Sylos Labini, [1991] 1994), nell’opera di Paolo Sylos Labini e di ripercorrere il dibattito lanciato da Sylos su Marx nel 1991. L’analisi critica della posizione di Sylos offre anche lo spunto per approfondire alcune questioni teoriche fondamentali, spesso trascurate, nonostante le loro importanti implicazioni per la politica economica.

Il testo che Sylos scrisse nel 1991 su Marx è oggi in gran parte dimenticato. Quando apparve, suscitò critiche e perplessità, specie a sinistra. Alcuni pensarono, forse senza osare dirlo troppo apertamente, che anche i grandi sbagliano. Altri, e in particolare i partecipanti al dibattito sul Ponte, hanno discusso le poste del bilancio di Sylos, contestandone alcune e confermandone altre. La tesi che si presenta è che questo bilancio, stilato poco dopo la caduta del muro di Berlino, è stato un momento di riflessione doveroso per un intellettuale fortemente influenzato da Marx, forse scritto in maniera un po’ troppo sbrigativa, ma che se fosse stato letto con maggiore attenzione, sarebbe stato utile per contrastare la deriva liberista degli ultimi decenni.

Infatti, la caduta del muro del muro di Berlino, oltre a segnare la fine del socialismo reale in Europa orientale, ha coinciso con l’affermarsi nell’intero continente di una forma di liberismo dai tratti caricaturali. Il declino dell’egemonia culturale progressista era cominciato già negli anni settanta con le crisi petrolifere e lo sgretolarsi dell’ordine internazionale di Bretton Woods, ma è solo dopo il 1989 che ha avuto inizio un venticinquennio di dominio pressoché incontrastato del neoliberismo nelle scelte di politica economica.

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moneta e credito

Alessandro Visalli: Immanuel Wallerstein, “Dopo il liberalismo”

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Immanuel Wallerstein, “Dopo il liberalismo”

di Alessandro Visalli

2560888165102 0 0 536 0 75In questa agile raccolta di interventi che è stata pubblicata[1] da Wallerstein nel 1995 a New York e poi tradotta da Jaca Book tre anni dopo, sono sostenute alcune tesi radicali che, tuttavia, hanno una precisa collocazione storica. Si tratta in effetti di un potente esercizio di astrazione e semplificazione, per il quale tutti i movimenti politici dell’otto-novecento, sotto il profilo delle fondamenta ideologiche, sono ricondotti a varianti di un’unica pervasiva tradizione: quella liberale. A ben vedere è un riverbero, quasi trenta anni dopo, della critica al mondo ‘adulto’ della rivolta giovanile del ’68, accusato ‘in blocco’ di essere riformista ed un unico ‘sistema’. Riflettendo sulle conseguenze dell’89 l’autore diagnostica il declino del liberalismo (ovvero di quella che chiama l’unica ideologia politica della modernità), e con esso della complessiva idea di sviluppo, progresso, modernità come destino e speranza. Il declino della speranza induce a ripiegarsi nella protezione di gruppi identitari; infatti, se non ci può essere collettivamente una via di sviluppo e progresso allora occorre salvarsi da soli. Ma in questa fuga è presente sia il rischio di balcanizzazione della politica, che precipita nella lotta di tutti verso tutti, sia la speranza di una nuova politica plurale e decentrata, questa volta senza progetto definito, capace di montare e rimontare indefinitamente i gruppi intorno ad un vago ideale di eguaglianza delle diverse identità e rivendicazioni. Vaghezza rivendicata nell’ultima frase del libro. Una prospettiva che ebbe un certo successo in quegli anni e che oggi si presenta come fantasma in ogni tentativo di riaggregazione (sempre condotto nella forma della federazione aleatoria) nella sinistra radicale.

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Ascanio Bernardeschi: La parabola dell’economia politica

la citta futura

La parabola dell’economia politica

II. Marx, il processo di circolazione del capitale

di Ascanio Bernardeschi

I presupposti dell’accumulazione del singolo capitale non coincidono con i presupposti dell’accumulazione per l’intera società. Questi ultimi non possono essere assicurati dalla mano invisibile del mercato ma vengono realizzati solo al prezzo di crisi e fallimenti. Qui la parte I

383a36c17eafaeefd59fc7a88edd42c7 XLLa rotazione del capitale

Il secondo libro del Capitale tratta del processo di circolazione. Parlando della metamorfosi del capitale, D-M-D’, abbiamo visto che la circolazione, per esteso D-M(Fl,Mp)…P…M’-D’, è interrotta dal tempo di produzione, P. Tale tempo a sua volta si suddivide in tempo di lavoro, tempo di pausa (le notti, le festività, le interruzioni ecc.) e tempo occorrente perché si sviluppino processi naturali, come nel caso delle colture agricole, delle fermentazioni, delle trasformazioni chimiche ecc. Il tempo di circolazione a sua volta si suddivide in tempo d’ordine, tempo di consegna e tempo di pagamento e si riferisce sia alla fase D-M, l’acquisto di mezzi di produzione e forza-lavoro che alla fase M’-D’, la vendita del prodotto.

La sommatoria di tutti questi tempi costituisce il tempo di rotazione del capitale, cioè il tempo che trascorre dall’anticipazione del denaro per acquistare i fattori produttivi D-M(Fl,Mp) fino al ritorno, con la vendita del prodotto, di una somma di denaro maggiore di quello anticipato, M’-D’. In uno stesso capitale tuttavia i tempi di rotazione delle singole componenti differiscono. La materia prima “ritorna” come denaro dopo l’unico solo ciclo di circolazione in cui viene acquistata, trasformata e venduta; invece una macchina che cede gradualmente il suo valore al prodotto, via via che si logora, viene in genere interamente rimpiazzata dopo un certo numero di cicli produttivi e per ognuno se ne determina, sotto la voce “ammortamento” l’entità della sua perdita di valore, coincidente con il valore trasferito al prodotto. Astraendo per semplicità dal capitale fisso, quanto più breve è il tempo di rotazione, tante più rotazioni effettua un determinato capitale nel corso dell’anno.

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Michael Löwy, Bengi Akbulut, Sabrina Fernandes, Giorgos Kallis: Per una decrescita ecosocialista

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Per una decrescita ecosocialista

di Michael Löwy, Bengi Akbulut, Sabrina Fernandes, Giorgos Kallis

Decrescita ed ecosocialismo sono due dei movimenti – e delle proposte – più interessanti nella parte radicale degli ambienti ecologisti.

Certamente non tutt* nella comunità della decrescita si identificano come socialist* e non tutti gli ecosocialisti sono convinti della desiderabilità della decrescita. Ma possiamo osservare una tendenza in aumento di convergenza e di rispetto mutuo. Vogliamo qui cercare di mappare i punti principali su cui andiamo d’accordo ed elencare alcuni degli argomenti principali per una decrescita ecosocialista :

    1. Il capitalismo non può esistere senza crescita. Ha bisogno di un’espansione continua di produzione e consumo, di accumulazione di capitale, della massimizzazione dei profitti. Questo processo di crescita illimitata, basata sullo sfruttamento di fonti di energia fossili a partire dal secolo XVIII, porta alla catastrofe ecologica, cambio climatico, e minaccia l’estinzione della vita sul pianeta terra. Le 26 conferenze ONU sul clima durante gli ultimi 30 anni hanno dimostrato la totale mancanza di volontà da parte delle élite governanti di fermare la corsa verso l’abisso.

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Fabrizio Poggi: “Operazione militare” russa: quanto sarà profonda la denazificazione?

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“Operazione militare” russa: quanto sarà profonda la denazificazione?

di Fabrizio Poggi

Sulle ragioni per cui l’intervento russo in Ucraina, che, all’inizio, sembrava dover essere un’operazione relativamente veloce e senza grossi intoppi, mostri oggi diversi segnali di un conflitto “di lunga durata”, già da tempo è stato scritto e si sono addotte molte spiegazioni.

Le due più chiare e intuitive sono cono costituite, per un verso, dalle ingenti forniture d’armi che la junta nazi-golpista continua a ricevere, il sostegno tecnologico e radio-elettronico assicurato praticamente da tutti i paesi NATO (o vassalli yankee nel mondo), chi in modo, chi in un altro e, per un altro verso, la cautela con cui sinora le forze russe hanno evitato attacchi distruttivi e definitivi contro i reparti militari ucraini, ma soprattutto contro le formazioni neonaziste, per non coinvolgere i civili da quelle tenuti in ostaggio.

Oltre a queste ragioni, in una sintetica disamina della questione, l’ex diplomatico ed ex deputato russo Sergej Markov si concentra sui rapporti di forza tra le parti in conflitto. Nel 2014, ricorda Markov su Komsomol’skaja Pravda, l’87% delle forze ucraine dislocate in Crimea, era passato armi e bagagli dalla parte russa e il restante 13% era rimasto pressoché neutrale.

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Gandolfo Dominici: Il muro di gomma della giustizia internazionale globalista

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Il muro di gomma della giustizia internazionale globalista

di Gandolfo Dominici*

La piovra globalista è evidentemente protetta da un vero e proprio “muro di gomma” che rende il Draghistan“intoccabile”.

Questi ultimi due anni di Draconiane (e “draghoniane”) restrizioni continuative delle libertà, un tempo “inalienabili” e “inviolabili”, con strumenti coercitivi e per certi versi estorsivi, che al siciliano scrivente ricordano quelli della mafia – “paga il pizzo o ti faccio saltare il negozio” sembra del tutto analogo all’ “iniettati quello che diciamo noi o non ti facciamo lavorare” – hanno portato molti “cittadini” Italiani (ormai sudditi) a rivolgersi fiduciosi alla Procura della Corte Penale Internazionale e ad altre istituzioni sovrannazionali.

Quali sono le funzioni della Procura della Corte Penale Internazionale?

La Procura della Corte penale internazionale può intervenire per reati contro l’umanità, apartheid, tortura, genocidio, esperimenti medici senza consenso ( ai sensi degli articoli 6, 7 ed 8 del proprio statuto) e può imputare anche persone che nel sistema del diritto interno godano di immunità che dunque non rappresenterebbe (in linea ahimè teorica) un ostacolo.

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Michelangelo Severgnini: In Libia la Nato manda l’Isis per riaprire i pozzi

lantidiplomatico

In Libia la Nato manda l’Isis per riaprire i pozzi

di Michelangelo Severgnini

«Cosa c’è di nuovo in Libia …?
Non molto, se non che i beniamini di qualcuno, Al Qaeda e Daesh, sono tornati nella parte occidentale della Libia, in una improvvisa e rapida restaurazione del loro regno, completamente liberi e indisturbati.
Sabratha (100 + km a ovest di Tripoli) è ora la loro roccaforte.
Così come Zawiyah (45 km a ovest di Tripoli) e Sorman tra loro.
A parte i libici, tra loro ci sono combattenti stranieri.
Ma chi se ne frega.
I leader libici di Al Qaeda sono tornati nel paese dopo aver trascorso 5 anni in esilio, tra Qatar e Turchia.
All’epoca erano ricercati dalla procura, ma ora ovviamente non più.
La domanda è: chi ha permesso loro di tornare?
Chi li protegge dalla legge? E chi li finanzia?
Ovviamente, gli americani “non hanno idea della loro presenza in Libia”.
Mentre il nostro Dabaiba è piuttosto contento di avere nuovi amici e sostenitori
».

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Nicola Casale: Guerra alla Russia ed emergenza permanente

sinistra

Guerra alla Russia ed emergenza permanente

di Nicola Casale

russiaUcrainaL’emergenza della pandemia non è finita. È tenuta in caldo, pronta per essere ripresa in autunno, con l’obiettivo di estendere a tutti, bambini compresi, l’obbligo vaccinale e il green pass (GP). Contro la sua ripresa militano alcuni fattori importanti.

Interni a ogni singolo paese: riluttanza delle popolazioni, stanche delle restrizioni e sfiduciate nei vaccini, emergere di una crisi economica che potrebbe riaprire il conflitto sociale su vasta scala, indebolendo la disponibilità della gente a mettere al primo posto la pandemia, soprattutto se dovesse continuare l’evidenza di provocare malattie non gravi e con scarso rischio di ricovero e decesso.

Internazionali: molti paesi potrebbero sottrarsi a un’ulteriore allarme mondiale. In ciascuno di essi la gestione della pandemia ha fatto passi indietro grazie alle reazioni popolari. L’India è il caso più evidente: la lotta dei contadini non s’è fatta condizionare dai lockdown, con oltre un anno di mobilitazione ha vinto costringendo il governo a recedere dalla contro-riforma agraria e ha smantellato la narrazione pandemica, inducendo il governo a diffondere l’ivermectina che ha drasticamente ridotto ricoveri e decessi. In Russia non ci sono state mobilitazione di piazza, ma la popolazione ha semplicemente sabotato vaccini e GP. Rifiuti analoghi in molti paesi asiatici, africani, latinoamericani e dei Balcani (non solo i soliti serbi…).

La stessa Cina presenta caratteri diversi dalla gestione occidentale: fa lockdown rigidi, ma limitati nello spazio e nel tempo, perché avverte il pericolo di attacchi biologici (la scoperta dei laboratori in Ucraina la dice lunga sulla pratica Usa/occidentale di diffondere patogeni soprattutto verso Russia e Cina). Ciò non toglie che i lockdown siano ugualmente inutili a eradicare il virus e molto utili, invece, a operazioni di disciplinamento sociale. La Cina, comunque, non usa vaccini occidentali, non impone obbligo vaccinale e non usa il GP.

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Luca Lenzini: Un libro di Bellocchio

ospite ingrato

Un libro di Bellocchio

di Luca Lenzini

Per ricordare Piergiorgio Bellocchio, scomparso il 18 aprile, «L’ospite ingrato» pubblica una serie di interventi sulla sua figura e la sua opera, così come una breve scelta di suoi testi poco noti

2022.5.12. LENZINII.

Molti anni sono passati da quando, nel 1984, «quaderni piacentini» cessò le pubblicazioni, mezzo secolo dal momento della sua maggiore diffusione, quel Sessantotto di cui fu parte attiva e di cui anticipò non pochi temi culturali e politici. E quali anni, ci separano da quel tempo: tali da cambiare lo scenario (sociale, culturale, economico) così in profondità, nel nostro paese come altrove, al punto che non solo le persone ma tutto un insieme di categorie, nozioni acquisite, schemi e elaborazioni di ordine intellettuale sembrano ormai non tanto invecchiati quanto irriconoscibili, come quei convitati alla matinée dei Guermantes di cui parla l’ultimo tornante della Recherche; eppure, ancora oggi, se qualcuno nomina Bellocchio non c’è scampo, è immediata l’associazione con i «quaderni piacentini».

Perché stupirsi, si dirà. La rivista non l’ha fondata e diretta lui, insieme a Grazia Cherchi? Non ne è indiscutibile l’importanza per la formazione della “nuova sinistra”, e più in generale per il rinnovamento della cultura italiana in quegli anni? E non lo è anche la sua indipendenza da partiti e conventicole, notabile eccezione tra le pubblicazioni italiane di cultura? Non vi hanno collaborato, infine, i migliori ingegni del periodo?… Tutto vero, certo: il “mito” dei «Quaderni» ha solide fondamenta, e solo chi è prevenuto può disconoscerlo; e nondimeno, quando l’intervistatore o il recensore di Bellocchio attaccano la solfa, ogni volta con la storia della rivista, con le rievocazioni di maniera, gli episodi e le polemiche e gli slogan del tempo che fu, è difficile ignorare che così facendo si prepara il lettore a consumare un “personaggio”, e che a sua volta questa operazione, con l’annesso e comodo (ora) elogio dell’”eretico”, dell’”irregolare” e “anticonformista”, è la premessa per falsare, o meglio ridurre e infine addomesticare il nucleo più vivo e urticante della scrittura di Bellocchio, la cui ironia non vuol essere né un gioco intellettuale, né un esercizio di disincanto per cinici a corto di battute, bensì una forma di denuncia e insieme un tratto intrinseco alla scrittura.

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Domenico Moro: Guerra, inflazione e conferma della “stagnazione secolare”

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Guerra, inflazione e conferma della “stagnazione secolare”

di Domenico Moro

Stagnazione secolareNel 2013 Laurence H. Summers, uno dei più importanti economisti statunitensi e già ministro del Tesoro di Clinton, definì la fase economica contemporanea come “stagnazione secolare”. Con questa definizione Summers voleva intendere che l’economia mondiale – a partire da quella dei paesi più sviluppati, come Usa, Europa occidentale e Giappone – era entrata in una fase di crisi permanente. Summers aggiunse che, guerra a parte, non si vedeva alcuna possibile soluzione a tale crisi.

Nell’analisi dell’economista statunitense si tracciava una analogia tra la fase attuale e quella seguita alla grande crisi del 1929, che fu risolta dalla Seconda guerra mondiale. Infatti, fu solamente a seguito delle enormi spese statali per la produzione militare che gli Usa si ripresero dalla crisi e solamente a seguito delle enormi distruzioni della guerra mondiale e degli investimenti americani successivi che l’Europa, il Giappone e l’intero occidente poterono dare avvio a una fase economica espansiva che durò alcuni decenni.

L’economia capitalistica è entrata dal 2007-2008 in una crisi ininterrotta che, a parte brevi riprese, permane tutt’ora. Il contenuto della crisi, dovuta a una sovrapproduzione assoluta di capitale, permane nonostante le forme in cui si manifesta mutino di volta in volta: crisi dei mutui subprime nel 2007, crisi del debito sovrano nel 2013, crisi pandemica nel 2020 e, infine, la crisi attuale che si manifesta nella forma della stagflazione e della guerra.

La breve ripresa del 2021 non ha consentito alle economie dei Paesi avanzati di recuperare interamente quanto era stato perso nell’anno precedente, durante la pandemia.

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Hamza Ali Shah: Chi racconta la Palestina è sotto tiro

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Chi racconta la Palestina è sotto tiro

di Hamza Ali Shah

Shireen Abu Akleh aveva scelto il suo lavoro «per stare vicino alla gente». Negli ultimi venti anni sono stati uccisi 50 giornalisti palestinesi dall’esercito israeliano, almeno altri 144 sono rimasti feriti

L’altro giorno, molti di noi si sono svegliati con la notizia che la giornalista di lungo corso di Al Jazeera Shireen Abu Akleh era stato uccisa nella Cisgiordania occupata. La donna, cinquantunenne, stava seguendo un’incursione dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin quando è stata colpita in faccia da un cecchino israeliano, nonostante indossasse un giubbotto antiproiettili. Testimonianze di prima mano dicono che è caduta dopo essere stata colpita, ma la sparatoria è continuata, impedendo ad altri giornalisti di raggiungerla e soccorrerla.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett, con la consueta mancanza di senso di colpa, ha affermato che le informazioni raccolte da Israele suggeriscono che i palestinesi armati siano responsabili della morte della giornalista. Ma Walid al-Omari, capo dell’ufficio di Gerusalemme di Al Jazeera, ha detto che Abu Akleh è stata deliberatamente uccisa e che non ci sono stati scontri con uomini armati sul luogo della sparatoria.

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Salvatore Bianco: Contro l’ideologia della resilienza

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Contro l’ideologia della resilienza

di Salvatore Bianco

Solo se ciò che c’è si lascia pensare come trasformabile, ciò che c’è non è tutto
T.W. Adorno, Dialettica negativa

L’ideologia si sa, perlomeno nella sua versione negativa di falsa coscienza, è far passare la parte per il tutto, secondo l’adagio marxiano sempre attuale che «le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante» (K. Marx, F. Engels, L’ideologia tedesca, Roma 1983, p. 35).

Ciò comporta sistematicamente un cambiare di significato alle parole, trasferendole all’interno di impianti discorsivi e categoriali convenienti per i dominanti e che hanno poco o nulla a che fare con quelli originali. È il caso del termine resilienza che in realtà dalla sua origine metallurgica era già da qualche tempo transitato all’ambito psicologico. Così dal significare la qualità di taluni metalli di subire urti senza snaturarsi, trasferito all’ambito dell’umano, pur conservandone il timbro metaforico, aveva cominciato a descrivere, a fronte di malattie gravi o lutti, la complessa strategia di mobilitazione delle risorse interiori atte a fronteggiarle, per evitare l’irreparabile.

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Roberto Gabriele: La formazione del blocco politico atlantista in Italia e l’organizzazione del fronte contro la guerra

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La formazione del blocco politico atlantista in Italia e l’organizzazione del fronte contro la guerra

di Roberto Gabriele

La sfida l’ha lanciata Draghi quando, su richiesta di Conte, si è rifiutato di presentarsi in parlamento a riferire sulla natura della collaborazione militare con Zelensky. Conte dovrebbe ora spiegare come, vantandosi di essere il rappresentante del primo partito in parlamento, possa accettare un trattamento così umiliante. Questo fa capire comunque che aria tira in Italia negli ambienti definiti ‘istituzionali’ e che cosa si sta preparando.

Il fatto che Draghi vada da Biden è il segno di una tendenza che sta consolidandosi in Italia rispetto alla partecipazione del nostro paese alla guerra in Ucraina. Il capo del governo certamente non porterà a Washington i dati dei sondaggi che esprimono la contrarietà degli italiani all’invio di armi, ma andrà a ricevere le disposizioni americane su come questa guerra si debba ‘vincere’.

Questa scelta di campo, che fa piazza pulita di alcune esitazioni sul corso che gli avvenimenti stanno prendendo, comporta anche un allineamento di posizioni nel campo politico e governativo e cioè la riorganizzazione del fronte interno.

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comidad: L’autonomia differenziata dell’Isis banderista

comidad

L’autonomia differenziata dell’Isis banderista

di comidad

Gli aedi dell’establishment in questa vicenda ucraina vivono una condizione di frustrazione poiché sanno di non avere più dietro di sé la ”solida e compatta maggioranza” di ibseniana memoria, come ai bei tempi del Covid. In realtà è una semplice questione di rapporti di forza: una cosa è chiamare le masse ad una ludica guerra civile per vessare l’inerme minoranza dei no-vax, altra cosa è il confronto con una potenza nucleare come la Russia. Appare normale che stavolta la maggioranza degli Italiani non voglia starci, anche perché troppe imprese dipendono dal gas russo e dal mercato russo.

La reazione di una parte dell’establishment a questa condizione di isolamento dalla gran parte della pubblica opinione si configura nel neo-maccartismo. Rinato negli USA direttamente ad opera del presidente Biden, il maccartismo è stato immediatamente adottato anche in Italia dall’organo di vigilanza sui servizi segreti, il Copasir, che attribuisce la scarsa popolarità del bellicismo alle spie ed alle fake news della Russia.

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