[Sinistrainrete] Valerio Romitelli: Interventismo, malattia congenita del Fascismo

Pandemia poi guerra ucraina hanno fatto trascurare se non dimenticare del tutto un centenario che in altri tempi avrebbe forse suscitato maggiori interessi e dispute: quello della “Marcia su Roma” che consacrò l’irreversibilità dell’ascesa al potere del fascismo. É stato dunque in controtendenza che il Maggio filosofico di quest’anno ha scelto proprio questo centenario come tema privilegiato delle quattro serate in programma. Il titolo di tutta la rassegna, opportunamente provocatorio: Retromarcia su Roma. Perché “retromarcia”? Ben pochi dei nostri abituali lettori non avranno subito pronta la risposta. Ma per non far torto a nessuno diciamo che per capire il senso di questo titolo basta riconoscere che il succedersi di “stati di emergenza” imposti dai nostri più recenti governi da Conte a Draghi, nonostante la loro nulla legittimità elettorale, non può essere solo un caso. Né può essere una semplice reazione istituzionale all’eccezionalità delle circostanze imposte dal destino prima pandemico poi bellico. Che una tale insistente eccezionalità non sia politicamente innocente, che suo tramite si stia avvenendo una più profonda svolta regressiva dello Stato italiano: questa è l’evidenza che ci ha fatto vedere il centenario del 1922 come una buona occasione per ripensare alcuni dei nodi più di tutta la storia del nostro paese, la cui massima notorietà – non dimentichiamolo – è dovuta appunto all’invenzione perversa e disastrosa del fascismo. Di quel fascismo – non dimentichiamo neanche questo – che ha infettato molte parti del mondo (soprattutto la Germania!) e che è divenuto sinonimo universale del male politico assoluto.

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Antonio Castronovi: La sinistra occidentale e il fardello dell’uomo bianco

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La sinistra occidentale e il fardello dell’uomo bianco

di Antonio Castronovi

284586830 593627288510174 1580552238777853388 nRaccogli il fardello dell’Uomo Bianco
E ricevi la sua antica ricompensa:
Il biasimo di coloro che fai progredire,
L’odio di coloro su cui vigili –
Il pianto delle moltitudini che indirizzi
(Ah, lentamente!) verso la luce:
«Perché ci ha strappato alla schiavitù,
La nostra dolce notte Egiziana?»
(Il fardello dell’uomo bianco. Rudyard Kipling)

Questo poema, composto da Kipling nel 1899 allo scoppio della guerra per imporre il dominio statunitense sulle Filippine nell’Oceano Pacifico, è passato alla storia come il Manifesto dell’imperialismo e del colonialismo anglosassone. Nel contesto e nell’ottica odierni può essere letto come il Manifesto delle Guerre di Civiltà per la democrazia liberale e per i diritti umani, il manifesto del valore positivo della occidentalizzazione del mondo come progresso dei popoli, alla base anche della propaganda ideologica attuale contro la Russia e la Cina e in generale contro il dispotismo orientale.

L’Occidente è stato anche lo spazio sociale, politico e culturale della teoria socialista e della lotta di classe contro il capitalismo. L’Uomo Nuovo aveva le sembianze dell’uomo occidentale, e la sua universalizzazione sembrava naturale. Da qui le posizioni ambigue nei confronti del colonialismo del movimento socialista e operaio, “con tutti i socialisti francesi più importanti, da Proudhon a Louis Blanc a Pierre Leroux che supportavano la causa coloniale..” (Thierry Drapeau, Le radici dell’anticolonialismo di Karl Marx, in Jacobin Italia 1/4/2019 ).

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LIt: Referendum-farsa

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Referendum-farsa

Liberiamo l’Italia per l’astensione di massa

di LIt

Quello del 12 giugno non è un referendum, è una farsa. Una commedia dall’esito scontato che niente cambierà nel desolante panorama della “giustizia” italiana. Il quorum del 50% di partecipazione al voto verrà mancato alla grande e la consultazione sarà dichiarata nulla.

Tutti sanno che sarà così, a partire dagli stessi promotori (Lega e radicali) del referendum. Ma non sarà così solo perché i media non ne parlano, come dicono i sostenitori del “sì”. L’astensione sarà schiacciante per altri validissimi motivi.

Dopo due anni di dittatura pandemica, che ha portato all’annullamento dei diritti e delle libertà, negando ogni briciolo di giustizia a milioni di persone, adesso gli italiani si ritrovano davanti 5 stitici quesiti tecnici che parlano d’altro. Mai come in questo caso si avverte la frattura insanabile tra il Paese reale, che la giustizia se la vede negata ogni giorno, e quello “legale” di un regime che ne discute solo per regolare i conti al proprio interno.

Liberiamo l’Italia dice no a questa farsa. No a questo uso dei referendum popolari. No ad un gioco truccato che porterà solo a rafforzare il regime.

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Sonia Milone: Mascherina: la Cancel Culture della Scuola

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Mascherina: la Cancel Culture della Scuola

di Sonia Milone

Non può che suscitare la nostra indignazione la fotografia che ha immortalato Mario Draghi e Luca Zaia senza mascherina in mezzo a un centinaio di bambini mascherati con la bandierina dell’Italia in mano.È uno scatto che sintetizza alla perfezione l’apoteosi di un potere che, ormai, si mostra in tutta la sua sfacciata arroganza.

Il fatto che ciò sia avvenuto in una scuola – la Dante Alighieri di Sommacampagna, vicino a Verona –, con tanto di pubblicazione ufficiale sul sito della Farnesina, trasmette chiaro il messaggio che, ora, le regole non valgono per tutti ed è bene che gli alunni imparino in fretta che i diritti innati sono divenuti una lotteria di privilegi, concessioni o soprusi. Incluso il diritto ad avere una faccia. Sorteggio sempre sfortunato per gli studenti italiani (si riforniscano di cornetti rossi per il prossimo anno), è andata decisamente meglio ai frequentatori di concerti, stadi e discoteche.

Il premier smascherato ci fa capire che “il re è nudo“. Nemmeno Draghi – che pure sarebbe in età a rischio – crede alla direttiva da lui stesso firmata che impone ancora l’obbligo di mascherina a scuola.

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Federico Dezzani: Crisi del grano: ideologie e realtà

federicodezzani

Crisi del grano: ideologie e realtà

di Federico Dezzani

Al terzo mese di operazioni militari e all’avvicinarsi della stagione estiva, la guerra in Ucraina sembrerebbe aver assunto una nuova dimensione, quella della crisi alimentare internazionale: la Russia, rendendo impossibile la semina e soprattutto la partenza del grano dai porti del Mar Nero, sarebbe responsabile della prossima carestia che si abbatterà su Nord Africa e Medio Oriente. In realtà, il prezzo del grano aveva iniziato ad aumentare già prima della guerra a causa della manipolazione finanziaria ed il suo rincaro rientra nella destabilizzazione ad ampio raggio condotta dagli anglosassoni.

 

Incetta, rincaro, rivolta

Un approccio semplificato, altamente ideologizzato e, si può dire, manicheo, domina oramai i media occidentali, il cui compito è preparare l’opinione pubblica al prossimo confronto militare tra il blocco continentale-euroasiatico e quello marittimo-anglosassone.

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Marco Cattaneo: Moneta debole non vuol dire giocare in serie B

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Moneta debole non vuol dire giocare in serie B

di Marco Cattaneo

Uno dei commenti più curiosi che sento (ancora oggi) formulare in merito all’eventualità che l’Italia torni alla lira, o più esattamente che torni ad emettere la sua moneta nazionale, è che significherebbe “accettare di essere un paese di serie B che riesce a competere solo svalutando il cambio”.

Beh, notizia: al mondo esistono una duecentina di paesi, dotati della propria moneta nazionale. Salvo rare eccezioni (la Svizzera per esempio, ma pochissimi altri) la loro moneta mediamente, negli ultimi decenni, ha avuto un trend di indebolimento rispetto a quella della Germania (dico Germania perché parlare di svalutazione in caso di rottura dell’euro vuol dire soprattutto parlare di nuova lira che si svaluta rispetto al nuovo marco).

Questa duecentina di paesi avrebbe dovuto sentirsi “di serie B” per il fatto di avere una moneta più debole di quella della Germania ?

Un paese non ha assolutamente nulla da guadagnare per il fatto di autoimporsi l’utilizzo di una moneta straniera, sopravvalutata per i fondamentali della propria economia.

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Valeria Poletti: La NATO, un amico pericoloso

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La NATO, un amico pericoloso

di Valeria Poletti

iafdufghbksIn seguito all’invasione russa dell’Ucraina, dopo duecento anni di neutralità la Svezia e dopo più di 70 anni la Finlandia, entrambe si candidano ad entrare nell’Alleanza Atlantica, aprendo la strada ad un aumento della presenza di truppe NATO nelle regioni del Nord Europa1. La neutralità come status cessa di avere una sua posizione all’interno del diritto internazionale. I piccoli Paesi e quelli meno armati tendono a schierarsi, all’interno dell’antagonismo Est-Ovest, con uno dei blocchi ricostituitisi, dopo la fine della Guerra Fredda e l’implosione dell’Unione Sovietica, in un gioco pericoloso nell’Atlantico e nell’Indo-Pacifico.

 

Un pericolo che viene da lontano

Nel 1999, la NATO ha bombardato la Serbia per sottometterla alla secessione del Kosovo. La guerra contro la Jugoslavia è stata la prima diretta a cambiare gli equilibri regionali e a mettere in crisi l’ordinamento degli Stati nazionali, è stata la prima in cui l’Occidente capitalista ha scelto di promuovere il conflitto settario – quello portato avanti dai musulmani di Bosnia e del Kosovo – e farsene strumento per disintegrare l’unità nazionale di un Paese e annullarne la sovranità.

Dopo di allora, nell’aprile 2009 l’Albania e la Croazia hanno completato il processo di adesione alla NATO e lo stesso è avvenuto per il Montenegro nel 2017. Attualmente sono in corso le procedure per l’adesione all’Alleanza della Bosnia Erzegovina. Anche il Kosovo, che ospita la base KFOR2 di Camp Bondsteel (la più grande base statunitense nei Balcani), ha recentemente chiesto di entrare come membro del Patto atlantico: secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, «per la presidente del Kosovo Vjosa Osmani, la crisi e il conflitto in Ucraina potrebbero estendersi alla regione balcanica, e per questo è importante che la Nato acceleri il processo di adesione all’Alleanza in primo luogo di Kosovo e Bosnia- Erzegovina.

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Caitlin Johnstone: Le 10 volte che i manager dell’impero ci hanno mostrato che vogliono controllare i nostri pensieri

lantidiplomatico

Le 10 volte che i manager dell’impero ci hanno mostrato che vogliono controllare i nostri pensieri

di Caitlin Johnstone

Schermata del 2022 06 07 17 33 12L’unico aspetto più trascurato e sottovalutato della nostra società è il fatto che persone immensamente potenti lavorano continuamente per manipolare i pensieri che elaboriamo sul mondo. Che tu la chiami propaganda, psyops, gestione della percezione o pubbliche relazioni, è una cosa reale che accade costantemente e succede a tutti noi.

E le sue conseguenze modellano il nostro intero mondo.

Questo dovrebbe essere al centro della nostra attenzione quando esaminiamo notizie, tendenze e idee, ma non viene quasi mai menzionato. Questo perché la manipolazione psicologica su vasta scala sta avendo successo. La propaganda funziona solo se non sai che sta succedendo.

Per essere chiari, non sto parlando di una sorta di stravagante teoria del complotto infondata qui. Sto parlando di un fatto di cospirazione.

Che subiamo la propaganda da persone che hanno autorità su di noi non è seriamente contestato da nessun attore in buona fede ben informato ed è stato ampiamente descritto e documentato per molti anni.

Inoltre, i gestori dell’impero centralizzato statunitense che domina l’Occidente e gran parte del resto del mondo ci hanno mostrato chiaramente che ci propagandano e vogliono propagandarci di più.

Qui ci sono solo alcune di quelle volte.

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Pier Paolo Dal Monte: La volontà d’impotenza

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La volontà d’impotenza

di Pier Paolo Dal Monte

0 15293I paesi che fanno parte del sedicente “mondo libero” (quelli che esportano la democrazia, per intenderci) sono teatro, negli ultimi tempi, di un esperimento sociale, su scala mai intrapresa in precedenza. L’avvento della cosiddetta “pandemia” ha costitito la scusa perfetta per mettere a punto ed attuare limitazioni delle libertà, personali e sociali, che, fino a poc’anzi, erano date per scontate, nonché sancite dai vari ordinamenti costituzionali. Accanto a questo, dato che la tecnologia è neutra (risate), sono stati messi a punto dispositivi di controllo che, potenzialmente, sono in grado di costituire, a tutti gli effetti, un carcere virtuale, per i cittadini, le cui avvisaglie si sono manifestate nello stato di eccezione permanente che si è instaurato nel corso degli ultimi due anni.

Questa situazione non pare essere modificabile tramite gli strumenti politici a disposizione delle democrazie parlamentari, le quali, peraltro, sono state sospese. Dato l’indiscutibile carattere autoritario che il sistema ha assunto, si sente, sempre più sovente, paragonare questi tipi di dispotismo tecnocratico ad altri regimi del passato, ovvero a quelli che con denominazione alquanto semplicistica furono chiamati “totalitarismi”.

Questo è il retaggio di quella sciocca ermeneutica, costituita da ragionamento comparativo, secondo cui, ogni fenomeno per il quale non esiste una descrizione immediata, deve essere giocoforza ricondotto in un alveo lessicale conosciuto e, pertanto, comparato a qualcosa di noto o, come in questo caso, identificato o, per ciò che riguarda i fenomeni storici, a qualcosa di già accaduto.

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Emiliano Brancaccio: «Serve un automatismo fra salari e inflazione»

manifesto

«Serve un automatismo fra salari e inflazione»

Massimo Franchi intervista Emiliano Brancaccio

L’economista: «Applicando il patto della Fabbrica gli aumenti sono dimezzati, si faccia come in Belgio. La scala mobile è una bestemmia per l’ortodossia economica. Ma questa ha fallito con l’austerità e i dati smentiscono la spirale aumenti-prezzi»

 

Professor Emiliano Brancaccio, a parte il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il prode Luigi Marattin, perfino il Corriere ha scoperto che i salari in Italia sono i più bassi d’Europa e fermi da trent’anni. Fosse la volta buona che riusciamo finalmente ad alzarli…

Se ne sono accorti, era ora. Ma bisognerebbe aggiungere che negli ultimi quindici anni i salari sono addirittura caduti. Se prendiamo il 2007 come riferimento, in Italia il valore reale dei salari è diminuito di 4 punti mentre nella zona Euro è mediamente aumentato, seppure di poco. Detto questo, l’apertura del Corriere non garantisce che riusciremo a far salire i salari al punto di compensare lo spaventoso aumento dell’inflazione. Ci sarà da lottare perché lo scenario è avverso dal punto di vista istituzionale e politico.

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lorenzo merlo: La spaccatura

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La spaccatura

di lorenzo merlo

L’impegno di alcuni a fare presente che le cose non erano proprio come ce le raccontavano pare non abbia graffiato neppure la vernice governativa. Eppure, ci sono segni per pensarla diversamente. Piccolo campione di redenzione sociale

Il 16 maggio 2022 ho visto La Spezia.

Non erano studenti arrabbiati, facinorosi black bloc, non c’erano caschi e scudi improvvisati, né spranghe, mazze da baseball e bottiglie accese. Erano persone comuni, quelle che ci incrociano in tutte le strade tutti i giorni, con famiglia, responsabilità, rate, mutuo e anziani a carico. Non avanguardie bombarole, ma individui consapevoli fuoriusciti dall’amebico barilone del benpensiero.

Lo si capiva dai vestiti, dal taglio dei capelli, dal comportamento. Dall’età media, brizzolata e un po’appesantita. Segni di una matrice, se possibile, di polo opposto a quello sovversivo, strumentale, extraparlamentare, provocatorio. Segni di persone e basta – loro sì la maggioranza – incapaci di violenza. Alzavano le braccia contro il ministro della salute in visita alla città levantina. Urlavano “vergognati” perlopiù, e “assassino”. Unione spontanea di voci non organizzate, non politicizzate, facilmente dette no-vax.

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Roberto Pecchioli: La battaglia del grano e le quattro sorelle

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La battaglia del grano e le quattro sorelle

di Roberto Pecchioli

Primum vivere. E per vivere bisogna mangiare. Per questo l’alimentazione è sempre stata centrale per i sistemi politici, sociali ed economici. La produzione dei cereali, che forniscono la farina e quindi il pane, ha avuto fin dall’antichità un posto speciale nelle preoccupazioni umane. Il grano e il frumento sono stati in vari tempi sottratti all’avidità di guadagno privato con l’istituzione degli ammassi controllati dal governo, sin dall’epoca degli Egizi. Quasi ogni popolo ha sviluppato una cultura del pane tanto sul piano pratico che su quello simbolico.

Nel tempo del mercato misura di tutte le cose, l’approvvigionamento di cereali è caduto nelle mani di pochi giganti internazionali, le quattro sorelle del grano che prima erano sei. Lo scenario di guerra tra Ucraina e Russia sta provocando seri problemi di trasporto, fornitura, scambio. I due paesi producono circa il trenta per cento del grano mondiale, e la via marittima, attraverso i porti del Mar Nero, è la più importante. Ovvia quindi la turbolenza dei mercati, aggravata dalla confusione sulle sanzioni alla Russia e, nello scenario bellico, dalle mine disseminate in mare dall’esercito ucraino.

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comidad: In Europa non ci sono paesi neutrali

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In Europa non ci sono paesi neutrali

di comidad

In un articolo dello scorso anno pubblicato dalla Cambridge University Press, si osservava che Paesi scandinavi come la Norvegia e la Svezia stavano riposizionando la loro immagine di Paesi pacifici, partecipando attivamente alla guerra in Afghanistan. La Norvegia risulta tra i soci fondatori della NATO, perciò quell’immagine di Paese pacifico era sicuramente usurpata. L’aspetto più strano riguarda però la Svezia, che, all’ombra di un presunto status di neutralità, ha sviluppato una partnership con la NATO, partecipando a missioni militari in Kosovo e Libia, oltre che in Afghanistan. Nell’articolo si avviava una riflessione sull’ambiguità di nozioni come “guerra umanitaria” e “peace keeping”, che hanno consentito a piccoli Stati di riciclarsi in chiave militarista.

A questo punto la questione è se esistano davvero in Europa Paesi neutrali. Svezia e Finlandia sono partner della NATO dal 1994, ma si trovano coinvolti in quel tipo di partnership anche Paesi del tutto insospettabili, come ad esempio l’Austria, il cui status di assoluta neutralità sarebbe sancito addirittura dagli accordi presi alla fine della seconda guerra mondiale.

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