Ha rivelato le bugie di guerra e i crimini dell’esercito USA e rischia fino a 175 anni di carcere
La sua azione è ormai passata alla storia per il grande contributo fornito alla libertà di stampa. E’ momento buio per il diritto all’informazione perché chiunque potrà da oggi essere perseguitato per aver rivelato la verità, che è la prima vittima di ogni guerra.
PeaceLink si associa a tutte le persone e le organizzazioni – come Amnesty International – che in questo momento esprimono sdegno verso la decisione, ma anche sostegno e solidarietà al fondatore di Wikileaks.
La ministra dell’Interno del Regno Unito, Priti Patel, ha autorizzato l’estradizione di Julian Assange negli Usa. “Questa decisione pone Assange in grande pericolo e invia un messaggio agghiacciante ai giornalisti in ogni parte del mondo”, ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Assange è accusato spionaggio. Ma la sua vera colpa è di aver rivelato le bugie di guerra e i crimini dell’esercito americano, fornendo un grande contributo alla libertà di informazione, così come fecero i giornalisti americani che rivelarono i crimini di guerra Usa nel Vietnam.
Si legge sull’ANSA: “Il cofondatore australiano di Wikileaks non verrà comunque consegnato agli Stati Uniti immediatamente. Ha infatti ancora 14 giorni di tempo per tentare un ultimo appello, contro l’adeguatezza del provvedimento ministeriale, di fronte alla giustizia britannica; e, nel caso di un rigetto (pressoché scontato), di provare a rivolgersi pure alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo”.
PeaceLink invita tutte le associazioni pacifiste a levare un coro di proteste verso questa grave violazione dei diritti fondamentali dell’uomo che ferisce e impaurisce tutti coloro che in guerra cercano di raccontare la verità, spesso venendo sospettati di spionaggio e di violazione del segreto militare.
Per il segretario generale della Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), Raffaele Lorusso, «la decisione del governo di Londra di consentire l’estradizione di Julian Assange negli Usa è un attacco alla libertà di informare. Assange, che negli Stati Uniti rischia fino a 175 anni di carcere, ha semplicemente divulgato documenti relativi a questioni di grande interesse pubblico. È grave che la ministra dell’Interno britannica Priti Patel non ne abbia tenuto conto. La sua decisione – conclude Lorusso – rappresenta un precedente pericoloso e poco edificante per qualsiasi Paese che si professi democratico».
Associazione PeaceLink
17 giugno 2022