Dov’è la casa dell’africano?
PARTIRE È UN PO’ MORIRE – Fulvio Grimaldi in O GREEN O VERDE
Questo è il link alla puntata della mia rubrica del lunedì alle 21.00 “O Green o Verde” su Byoblu che, ancora una volta, alla vista dell’ingigantirsi di questo fenomeno manovrato, è dedicata alle migrazioni. Intendendo per migrazione, lo sradicamento indotto di popolazioni, il loro trasferimento e inserimento in situazioni sociali, culturali e storiche aliene, con relativa destabilizzazione sociale per chi arriva e chi riceve. Un’operazione che si inserisce nella grande strategia del Nuovo Ordine Mondiale portata avanti dalle élites.
La domanda è “Dov’è la casa dell’Africano” (o del maghrebino, o dell’afghano, o del bangladeshi…”), domanda che nessuno, di quelli che si agitano intorno al fenomeno delle migrazioni, per un verso o per l’altro, si pone. Tanto meno quelli che, sentendo il tintinnio delle monete che accompagna l’arrivo di questi esseri umani nei centri d’accoglienza delle Ong, Cooperative, Associazioni, o quegli altri che sanno benissimo che se non spazzi via le identità storiche come espresse nelle comunità e nelle nazioni fattesi Stato a dispetto del colonialismo, non gliela faranno mai a ottenere quella massa amorfa e omologata che gli serve per il totalitarismo prossimo venturo.
La casa dell’Africano, in primis, non ci deve essere proprio. Meno che mai la sua propria casa, quella dei suoi, degli antenati, dell’habitat di sempre. Comporta l’aberrante segno dell’identità e, quindi, del rischio della volontà. Se ci deve essere è quella che, con grande generosità, gli diamo noi. In periferia, fuori dall’urbanità gentrificata in bianco, nelle baracche al lato dei campi della raccolta, dalla Caritas nelle mense a prolungare un altro mondo, nel mondo secolarizzato, il mito della religione buona.
A una casa vera e propria, vicnina alla nostra, ma non troppo (vedi i ghetti neri negli USA, dopo quattrocento anni), l’africano avrà diritto una volta che Ong, parrocchia e scuola gli avranno scrostato di dosso la sua africanità.
UNIAMCI A COORTE, SIAM PRONTI ALLA SORTE
Interventi alla manifestazione nazionale unitaria di Gaeta. Il mio è da 54’55 a 1h:09:00
A Gaeta, base NATO, in vista della nave da guerra USA ormeggiata, grassa e tracotante, a poche miglia dal fronte della cittadina sul mare, il 2 luglio si è svolta, ospitata dal Partito Comunista, una manifestazione unitaria delle forze politiche che combattono il regime e i suoi padrini e danti causa. Sono intervenuti Marco Rizzo, Francesco Toscano, Stefano D’Andrea, Antonio Ingroia, Igor Camilli, una senatrice di Alternativa e, a chiudere, il sottoscritto.
Come già alla manifestazione del 18 Giugno a Roma, Piazza SS Apostoli, a Gaeta hanno partecipato a una iniziativa unitaria i rappresentanti delle varie formazioni politiche che sono oggi in campo nella battaglia contro i falchi della guerra NATO, gli strumentalizzatori della pandemia al fine di rovesciare la nostra Costituzione democratica nel suo opposto totalitario. Ognuno ha espresso la sua posizione e ha sottolineato i punti di contatto con quella degli altri, in vista della costituzione di un fronte unico, di partiti e movimenti, che possa mettere in discussione l’assetto autocratico e la politica antipopolare del regime Draghi.
Personalmente ho i miei maggiori, o minori apprezzamenti per l’una o per l’altra piattaforma politica, ma penso che vi siano cose da valorizzare, almeno sul piano delle dichiarazioni, in molti di questi interventi. Così ho detto, in conclusione, e ho aggiunto del mio. E credo, soprattutto, che sia il momento di riunire le vastissime, ma ancora disperse, forze del contrasto ai nemici della salute, della pace, della libertà e della patria, senza fare gli schifiltosi, o gli eterni quaquaraquà del benaltrismo. L’emergenza è drammatica. L’urgenza è… urgentissima.
Non è che l’inizio, le gambe su cui si cammina non sono ancora quelle di Mennea o di Bolt. Troverete da togliere, da integrare, da limare. Seguite i discorsi in questo video e, se ancora non l’avete, fatevi un’idea. Dopodichè ognuno potrà dare il suo contributo. Almeno spero. E, comunque, una volta partiti, impegno senza remore. Le furbe e comode fughe nelle “oasi felici” lasciamole a coloro che la propria trincea la poggiano coi gomiti sul davanzale.
Fulvio Grimaldi
05/07/2022