La parità di cambio fra euro e dollaro raggiunta in questi giorni costituisce un bel suppostone atlantico. Per quasi vent’anni, il valore di un euro è stato superiore al valore di un dollaro: ma ora non più. Significa che peseranno ancora di più sulle nostre tasche l’energia (si paga in dollari) e i beni essenziali che importiamo dagli Stati Uniti, come macchinari e prodotti farmaceutici. Gli statunitensi, dal canto loro, risparmieranno quando acquistano merci italiane: spesso si tratta di turismo, cibo, bevande.
Questa situazione costituisce un altro chiodo nella bara dell’economia e del tenore di vita in Europa ed in Italia ed è un frutto abbastanza diretto delle sanzioni contro la Russia che gli USA hanno richiesto ai cosiddetti alleati e che l’Unione Europea ha masochisticamente istituito.
Generalmente infatti la parità fra euro e dollari viene spiegata con il pessimismo sull’economia europea, duramente colpita dalle sanzioni che avrebbero dovuto colpire la Russia. A sua volta, la parità di cambio fra euro e dollaro tende ad aggravare ulteriormente le condizioni dell’economia europea. Un circolo vizioso. Anche gli Stati Uniti hanno risentito delle sanzioni imposte alla Russia: ma di meno. Infatti sono sostanzialmente autosufficienti per l’energia che invece l’UE sta mendicando in giro per il mondo col cappello in mano.
Il grafico qui sotto riassume il cambio fra euro e dollaro a partire dal 1999, l’anno in cui l’euro debuttò sui mercati finanziari. Sostituì le valute nazionali nel gennaio 2002.
Ai suoi primissimi vagiti l’euro era al di sotto della parità: potevano bastare 90 centesimi di dollaro per acquistare un euro. Nei primi mesi del 2002 l’euro prese effettivamente il posto delle monete nazionali e raggiunse la parità col dollaro entro il dicembre di quell’anno.
Da allora, e fino ad oggi, il valore di un euro è sempre stato superiore a quello di un dollaro. Il massimo fu nel 2008: ci volevano 1,5 dollari per acquistare un euro. Il 2008 fu l’anno in cui si impennò il prezzo del petrolio, che viene scambiato in dollari. Un euro forte non impedì certo all’Europa di subire i contraccolpi: ma almeno non furono contraccolpi così gravi.
Ancora all’inizi di questo 2022, ci volevano 1,15 dollari per acquistare un euro. Poi il tracollo, proprio mentre i dollari servono per pagare l’energia che è sempre più cara.
GIULIA BURGAZZI
13/07/2022