Balle climatiche: ecco come i media costruiscono emergenze

D’estate fa caldo e d’inverno fa freddo, su questo tutti sembrano essere d’accordo. Eppure, all’improvviso il caldo estivo è diventato un problema che metterebbe in pericolo l’esistenza umana. Perlomeno, è questa la percezione se si consultano i media o vedendo un qualsiasi telegiornale generalista. Dietro a questa strategia di comunicazione attuata dai media si cela un obiettivo ben preciso: sostituire il terrorismo mediatico dell’emergenza sanitaria, instillando il panico nella popolazione con l’emergenza ambientale.

Dipendente CNN shock: “Cambiamento climatico sarà nuovo Covid”

Negli ultimi giorni, sui social è tornata in voga un’inchiesta pubblicata ad aprile del 2021 su Project Veritas, sito di giornalismo d’inchiesta statunitense. Catturato dalle telecamere di un giornalista sotto copertura, il direttore tecnico di CNN Charlie Chester ha affermato che l’emittente statunitense avrebbe presto iniziato a “focalizzarsi prevalentemente sulla questione climatica”.

Il motivo? Con il tempo la narrazione dell’emergenza Covid si è affievolita e l’Agenda setting di uno dei mezzi d’informazione più seguiti negli Usa avrebbe dovuto trovare un nuovo filone narrativo per mantenere uno stato di paura collettivo. “Il cambiamento climatico sarà il nuovo Covid per la CNN”, ha rivelato Chester senza tanti giri di parole. Il direttore tecnico dell’emittente di sponda democratica ha inoltre spiegato la strategia messa in atto dalla testata durante l’amministrazione Trump, mirata a rimuovere il tycoon dalla Casa Bianca attraverso notizie sulla gestione dell’emergenza sanitaria. “Sono sicuro al 100% che se non fosse stato per la CNN, Trump non avrebbe perso le elezioni”, ha detto Charlie Chester.

I media suonano la carica

Le previsioni del dipendente di CNN si sono infatti avverate. Da settimane il quotidiano pubblica articoli di allarme sulle conseguenze del cambiamento climatico. Le parole chiave sono attentamente studiate per gettare il panico: alte temperature, pericolo, minaccia, emergenza, disastro e addirittura “apocalisse”, come ha scritto il premio Nobel Paul Krugman in un editoriale sul New York Times. Scenari che vengono presentati sotto le mentite spoglie di un largo consenso scientifico ma che, in chiave giornalistica, assumono le sembianze della più classica propaganda. Un bombardamento di notizie dal tono allarmistico, presto scimmiottato anche dai media europei.

Correlazioni inventate

“Il calore scioglie cavi elettrici a Baden-Baden”, ha titolato il quotidiano tedesco Bild il 20 luglio 2022. L’articolo spiega che le alte temperature avrebbero addirittura squagliato dei cavi elettrici, lasciando 10.000 persone senza corrente. Nell’era in cui non possono esistere correlazioni, il giornalista della Bild Zeitung l’ha invece stabilita tout court, probabilmente guardando un paio di foto dei cavi sullo schermo di un computer. Alcune ore dopo, infatti, la rettifica: “Non è stato il caldo”, la causa è da ritrovarsi in un punto di contatto difettoso che ha innescato un cortocircuito.

Tuttologi si professano detentori della verità assoluta

Nei salotti televisivi i virologi si danno ora il cambio con esperti ambientali, naturalmente schierati da una sola parte. Curioso come, in alcuni casi, le virostar del passato diventino ora gli scienziati esperti del clima. “Cambiamenti climatici. Con le ondate di calore aumentano i decessi”, titola Repubblica il 22 luglio, citando uno studio che annovera tra gli autori nientepopodimeno che Walter Ricciardi. Il superconsigliere di Roberto Speranza, di cui evidentemente non bastavano le inaffidabili dichiarazioni sulla Covid-19.

Il copione è sempre lo stesso: c’è una scienza inconfutabile e ci sono dei poveri cretini che non capiscono. Il tempo che rimarrebbe per “salvare il pianeta” sarebbe poi prossimo all’esaurimento. Grafiche e cartine meteorologiche rosso fuoco alimentano il panico che consente il mantenimento del controllo sull’opinione pubblica. Una reale soluzione ai problemi impellenti non viene però presentata. Difficile credere che il rimedio, ad esempio dell’emergenza siccità, possa essere quella di non lavarsi e di cambiare le mutande ogni tre giorni, come ha consigliato il presidente onorario del WWF, Fulco Pratesi.

Il rapporto tra media e Governanti

Strategie contenute nel kit del piccolo terrorista mediatico, il cui compito è quello di abbindolare i lettori in una costante narrazione di emergenza permanente. Racconti spesso non attinenti alla realtà dei fatti e che supportano le politiche portate avanti dalle amministrazioni in carica. “Il cambiamento climatico è un pericolo chiaro e imminente”, ha detto il presidente Usa Joe Biden il 20 luglio in un discorso tenuto presso la Brayton Point Power Station a Somerset in Massachusetts. L’intenzione dell’inquilino della Casa Bianca sarebbe quella di dichiarare uno stato d’emergenza climatico, in modo da sbloccare ulteriori fondi federali.

Niente soluzioni, solo psicosi collettiva

Beninteso, la questione climatica è un tema delicato ed estremamente complicato da analizzare. Come ad esempio dimostrano le analisi che il fisico dell’atmosfera, Franco Prodi ha enunciato qui su Byoblu. La società del controllo si nutre di tanti problemi che si trasformano tutti in emergenze. Nessuna di queste viene risolta, poiché il fine non è una soluzione, ma un “clima” di perenne paura.

Un modus operandi che crea ulteriori problemi, piuttosto che venirne a capo. Giovani attivisti incollano le proprie mani sulla ”Primavera” di Botticelli agli Uffizi di Firenze, o bloccano autostrade in nome della lotta al cambiamento climatico. Il risultato di tale terrorismo non è certo un pensiero razionale, ma una psicosi che colpisce qualcuno più di altri. La paura fa novanta (gradi).

Franz Becchi

22 Luglio 2022

BALLE CLIMATICHE: ECCO COME I MEDIA CREANO EMERGENZE (byoblu.com)

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