Opposizione? O è di Sua Maestà, o è negata.
In margine all’ospitata di Francesco Toscano nella trasmissione del comunicatore zelenskiano Brindisi, “Zona bianca”
Sono vissuto troppo a lungo, ahimè, per non aver avuto sotto gli occhi e sulla pelle l’esperienza del progressivo degrado e poi rapido disfacimento morale, prima ancora che professionale, della mia categoria. Una totale abolizione del più elementare principio deontologico e la degenerazione in becera, volgare, ottusa ed enormemente compiaciuta propaganda, tifoseria a sostegno della squadra-campione per meriti corruttivi, qualunque essa fosse, lobbismo mercenario al servizio del migliore offerente.
Di direttori ne ho avuti tanti, da Anthony Lawrence alla BBC, a Sandro Curzi al Tg3, passando per Ferruccio Parri, Claudio Fracassi, Nuccio Fava, Bruno Vespa, l’indicibile Lucia Annunziata, bravi e rispettosi direttori britannici, arabi, francesi, tedeschi. Tutto sommato, quali dignitosi, quali abbastanza corretti, quali discutibili. Ma tuttti, fino alla spaventosa depravazione collegata all’emersione dei regimi del terzo millennio, in qualche misura rispettosi delle forme e di equilibri contenutistici quasi democratici.
Oggi, a meno che non scriva o, in radio-tv, parli di argomenti che non turbino gli interessi elitisti impostisi con l’inganno, la violenza, il ricatto, un giornalista non può conciliare una coscienza professionale integra con il lavoro sui media di regime.
Colpiscono le affinità tra l’infausto destino della mia categoria, con quella dei sanitari, non trovate? Con dietro gli stessi attori e, davanti, gli stessi obiettivi.
Un esempio raccapricciante di questo stato di cose nella sedicente informazione, lo si è dovuto subire giovedì sera, intorno alle 24, nella trasmissione di Rete 4, Zona Bianca, condotta dal noto Giuseppe Brindisi. Dico “noto”, perché la pervicacia con cui questo figuro infligge a ospiti e pubblico la sua “personale” opinione, quella ovviamente dei suoi danti causa, con strumenti da Guantanamo della comunicazione, non ha l’uguale nell’ambiente, per quanto oggi destituito di ogni credibilità.
Ieri, da Brindisi, è toccato a Francesco Toscano, presidente di Ancora Italia e leader della coalizione che si presenta alle elezioni-cappio del creativo Mattarella, col nome di Italia Sovrana Popolare.
Ci sono passato anch’io, da pretesto pluralistico nei massmedia. Con Brindisi, a Zona Bianca, le cose sono andate per le spicce. Arrivati in territorio Ucraina, mi ha subito chiuso il microfono. Ed è finita lì. Al confronto le mie epifanie da Floris (DiMartedì) e Myrta Merlino (L’aria che tira), si sono svolte in ambiti che, paragonati a quel Brindisi lì, appaiono un dialogo di Platone.
È che questi conduttori e relativi autori e registi ci sanno fare. È vero che partecipi a un gioco in cui stai in mezzo bendato, mentre un coro garrulo di vocianti prova a farti sbattere contro l’albero, o inciampare nel fosso.
Ci può stare. Una certa forma è mantenuta e una tua nota stridente riesce a far sussultare un’audience insonnolita dalla monotonia del discorso uniforme.
Tutto questo sarebbe stato la caverna di Platone a paragone della Vergine di Norimberga, quello strumento della tortura con i punteruoli affilati in cui si chiude il reprobo, che è il giornalismo inteso alla Brindisi.
A titolo di preparazione all’incontro con il rappresentante della Lista unitaria, al momento maggioritaria nei sondaggi, Italia Sovrana e Popolare, c’è stato un monologo del boss di Brindisi, quello dei soldi alla mafia, delle condanne, dei processi per strage, della nipote di Mubaraq, fatto passare per intervista. Con l’intervistatore ingolosito dalle scarpe del boss, al punto da non smettere di leccarne le suole.
Terminato questo imbarazzante sconcio, il sipario si è aperto sul clou: un plotone d’esecuzione di gran classe, bell’e schierato a fucili puntati, in attesa del condannato da fucilare. Brindisi ha schierato la creme de la creme: una ex-ministra dell’obbligo vaccinale in comunanza di amorosi sensi con Big Pharma; un emulo di Giuda, i cui trenta denari si sono materializzati in trono nella reggia del dio Vax; un buffone di corte caricato a molla per ripetere ininterrottamente “chi vi paga – chi vi paga”; un quarto di contorno, a facilitare il connubio “opposizione sociale-fascioteppisti”.
Così schierati dal capo-plotone, la Lorenzin, Pasquale Bacco, il pigolante Klaus Davi e lo smarrito legale di caporioni di Forza Nuova, Taormina, nel ruolo del prete che somministra gli ultimi riti ai giustiziandi, è partita la sparatoria. Frenetica, ininterrotta, spaccatimpani.
In effetti, uno schiammazzo scomposto e inverecondo da parte di isterici minati nel raziocinio da malafede, pregiudizio, mandato assegnato. La tesi: rovesciare la sacrosanta denuncia delle violenze inflitte a Costituzione, democrazia e popolo dagli abusi dispotici del regime, in accusa all’opposizione extraparlamentare di essere tutt’uno con il teppismo fascista risorgente e, nientemeno, di attentare alla vita di Beatrice Lorenzin (con grave sfregio a Merck, Moderna e altri congiunti).
Francesco Toscano, in piena tormenta di tonitruanti idiozie, interruzioni e abusi brindisiani, ha tenuto il punto e agli italiani almeno a quelli che all’80% sono contro la nostra guerra pro-nazi Nato in Ucraina e qua e là per i campi di sterminio neocon, ha saputo rappresentare la fermezza della ragione e il valore del cuore.
Se non altro attraverso la sua compostezza e il rifiuto di lasciarsi trascinare nella rissa programmata da questi devastatori della realtà. Non gli è stato consentito, in un’atmosfera da prigioniero di Torquemada o di Himmler, di comunicare il proprio legittimo pensiero. Ma un pubblico non narcotizzato ha avuto modo di capire e di trarne insegnamento.
Con tanti saluti ai fallimentari fucilatori e al loro capo-plotone.
Se ne occuperà l’Ordine dei Giornalisti? (Qui vorrei inserire un emoticon che si sganascia, ma non ci riesco).
Fulvio Grimaldi
29/07/2022