Avviso ai naviganti 123 – 2 agosto 2022
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Il numero 71 di La Voce del (nuovo)Partito comunista italiano è disponibile sul sito www.nuovopci.it
Il numero è dedicato alle questioni fondamentali dell’attività di noi comunisti di un paese imperialista come l’Italia: alle condizioni oggettive (la decadenza della società borghese e la crisi politica dei paesi imperialisti) e alle condizioni soggettive (natura del partito comunista e sua strategia e tattica) della nostra lotta, componente nazionale della lotta mondiale del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO). L’imperialismo si è formato più di cento anni fa (1875-1914) e l’umanità intera soffre del fatto che nel mondo l’instaurazione del socialismo, nonostante le lotte eroiche che anche le masse popolari dei paesi imperialisti hanno condotto nel secolo scorso e il malcontento e l’insofferenza che oggi esse manifestano in ogni paese imperialista, compreso il principale, gli USA, è ancora ai primi passi. Perché è ancora ai primi passi? Perché i comunisti dei paesi imperialisti non hanno raggiunto una comprensione abbastanza avanzata delle condizioni della lotta di classe che devono dirigere. La lacuna più grande del MCCO nel secolo scorso riguarda la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti (tra cui l’Italia). Qui era lo scontro decisivo tra la classe operaia e la borghesia. In questi paesi il compito principale della rivoluzione socialista è prendere il potere e promuovere la crescente partecipazione delle masse popolari alle attività specificamente umane, quindi un compito per adempiere al quale la borghesia per sua natura non può proporsi in alternativa alla classe operaia (a differenza che nei paesi arretrati dove la creazione di forze produttive moderne è un compito non eludibile della rivoluzione socialista e per adempiere ad esso, una volta fatta la rivoluzione di nuova democrazia, la borghesia poteva proporsi nei singoli paesi in alternativa alla classe operaia). Ma proprio nei paesi imperialisti il MCCO restò al livello di forza rivendicativa (sindacale e politica), incapace di guidare la classe operaia a prendere il potere e costruire il socialismo. In nessun paese imperialista si è formato un partito comunista composto da quadri votati intellettualmente oltre che moralmente a mobilitare le masse popolari a conquistare il potere e costruire il socialismo, salvo che nell’Impero Russo che proprio perché economicamente arretrato era l’anello debole della catena dei paesi imperialisti. Nell’epoca imperialista il marxismo si sviluppò nel leninismo. Dal 1917 la costruzione del socialismo in Russia divenne il fattore decisivo per l’avanzamento nel mondo della rivoluzione socialista. Per quasi quarant’anni, nonostante le ripetute aggressioni di tutte le potenze imperialiste, il partito di Lenin e di Stalin fu all’altezza del compito di cui l’incapacità dei partiti comunisti degli altri paesi imperialisti lo aveva investito. Sollevò nel mondo intero un’ondata di rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia e fece dell’Unione Sovietica un paese con forze produttive moderne di alto livello. Ma il Partito Comunista dell’Unione Sovietica non raggiunse una comprensione abbastanza avanzata della lotta di classe nei paesi socialisti, della natura della nuova borghesia che si formava nei paesi socialisti e della lotta tra le due vie nel partito comunista: quello che oggi costituisce il principale apporto del maoismo alla scienza comunista. Per questo Kruscev e gli altri revisionisti poterono con il XX Congresso del PCUS dare nel 1956 il via all’erosione del sistema socialista costruito in URSS. La Rivoluzione Culturale Proletaria lanciata nel 1966 nella Repubblica Popolare Cinese dal Partito Comunista Cinese di Mao Tse-tung non riuscì a impedire l’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione e che l’Unione Sovietica arrivasse alla dissoluzione nel 1991. Oggi noi dobbiamo superare non solo le difficoltà contro cui si infransero gli sforzi dei partiti comunisti che ci hanno preceduto nel nostro e negli altri paesi imperialisti, ma anche i guasti e la sfiducia prodotti dal declino del movimento comunista cosciente e organizzato.
Ma non serve lamentarsi del latte versato e, soprattutto, è sbagliato ritenere che è la borghesia che ha vinto. La decadenza della società borghese è continuata e ha raggiunto un livello tale che in tutti i paesi imperialisti solleva l’insofferenza delle masse popolari. Oggi siamo in un’epoca rivoluzionaria e i cambiamenti sono repentini.
Una comprensione avanzata delle questioni fondamentali è indispensabile per la vittoria della nostra impresa:
– per avere la fermezza strategica e la flessibilità tattica necessari a far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese o, detto in altri termini, a far crescere il nuovo potere, il potere della classe operaia e delle masse popolari organizzate, fino a eliminare il sistema di potere capeggiato dalla Corte Pontificia e sostenuto dai gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei e imporsi come direzione in tutto il paese;
– per combattere la tendenza a “determinare la propria condotta caso per caso, adattarsi agli avvenimenti del giorno, alle svolte provocate da piccoli fatti politici, dimenticare gli interessi vitali del proletariato e i tratti fondamentali di tutto il sistema capitalista e di tutta l’evoluzione del capitalismo, sacrificare questi interessi vitali a un vantaggio reale o supposto del momento” che Lenin in Materialismo e revisionismo (1908) indicava come essenza della politica revisionista del marxismo promossa da E. Bernstein all’insegna della parola d’ordine “il movimento è tutto, il fine è nulla”. Noi comunisti verremmo meno al nostro compito principale, ci dimostreremmo indegni del nostro nome se non approfittassimo degli elementi favorevoli che la situazione presenta e non facessimo fronte ai compiti particolari cui ci chiama. A noi non basta mescolarci al crescente disordine prodotto dalla crisi generale del capitalismo, promuoverlo come uno dei tanti gruppi che lo fanno, fare la nostra parte alimentando il fuoco che ha intaccato il vecchio edificio della società borghese, appiccare il fuoco in punti non ancora intaccati. Tutto questo è giusto, è necessario e sta già avvenendo: tanti organismi, gruppi e individui lo stanno facendo e noi possiamo e dobbiamo giovarci della loro attività e alimentarne i lati positivi: è il campo della più ampia unità d’azione nella mobilitazione delle masse popolari;
– per sviluppare su grande scala la lotta ideologica necessaria a dare sbocco costruttivo alla tensione e alle molte iniziative in corso per costruire un partito comunista all’altezza del suo compito storico: prendere il potere e costruire il socialismo. Il nostro compito specifico è far prevalere nel generale disordine la direzione della classe operaia, trasformare il disordine e l’indignazione generali delle masse in una guerra diretta a un fine ben preciso: porre fine al catastrofico dominio della borghesia imperialista sull’umanità e sulla Terra, al suo modo di produzione e agli ordinamenti che su di esso si basano e costruire il socialismo, prima fase della società comunista. A questo fine nelle molte iniziative dobbiamo distinguere il positivo dal negativo: valorizzare e mobilitare il positivo onde eliminare il negativo.
Per alcuni pochi casi nel n. 71 entriamo anche in dettaglio: che siano d’esempio ai nostri organismi e membri per sviluppare su larga scala la loro opera e tirarne lezioni più avanzate. Che le iniziative siano tante è un ottimo segno. Tra esse ci siamo già occupati (vedasi in proposito Aspiranti comunisti, animatori delle lotte di difesa, insofferenti del capitalismo in VO 69 e Unità dei comunisti: lottare per una giusta linea in VO 70) dell’Appello Siamo comuniste e comunisti lanciato il 13 novembre 2021, promosso da Fosco Giannini (direttore di Cumpanis), in combinazione con Manlio Dinucci (No Guerra No NATO), Marco Rizzo (segretario del PC) e altri e sviluppato in una serie di assemblee di presentazione dell’Appello stesso e/o del libro Il partito dalle pareti di vetro di Alvaro Cunhal lo storico segretario del Partito Comunista Portoghese. Le adesioni all’Appello e il fermento suscitato dall’iniziativa hanno confermato che nel nostro paese ci sono migliaia di compagni che aspirano a riprendere in mano la bandiera della lotta per l’Italia socialista issata da Antonio Gramsci, ammainata dai revisionisti moderni Togliatti e Longo, gettata nel fango da Berlinguer e dalla leva di esponenti della sinistra borghese che nel 1991 sciolse il PCI. Il fallimento dell’iniziativa incentrata sull’Appello di Giannini & Co conferma che l’unità dei comunisti in partito non è una questione principalmente organizzativa: l’unità organizzativa costruita accantonando le divergenze importanti resta campo di appelli inconcludenti e di sterili aspirazioni oppure porta a paralisi nell’attività e a successive scissioni.
Tra le altre iniziative per diversi motivi esemplari, quelle
– del PC di Marco Rizzo (Per una pace stabile. Per l’Italia del lavoro, indipendente, fuori dalla UE e dalla NATO – Risoluzione del CC del PC – 25.06.2022) che promuove alleanze per le elezioni in nome della debolezza elettorale del PC anziché del ruolo dei comunisti di mobilitare tutti i gruppi sociali che è possibile spingere avanti perché contrari, sia pure per motivi diversi, alle misure dei gruppi imperialisti dominanti. Un’impostazione delle alleanze elettorali sbagliata che Alberto Lombardo e Alessandro Pascale a loro volta difendono (Un passo indietro e due passi avanti – 20.07.2022) in nome della combinazione tra strategia e tattica ma senza indicare la strategia e senza strategia, la tattica è tatticismo opportunista;
– di Fosco Giannini (Per una Lista Comunista Unitaria Nazionale – 21.07.2022) che indica l’unità d’azione volta all’ampia mobilitazione delle masse popolari contro il programma della borghesia imperialista, ma di fronte alle elezioni cede all’elettoralismo e ripiega su una lista comunista anziché fare anche della campagna elettorale uno degli strumenti di mobilitazione delle masse popolari.
Un rilievo particolare merita la questione del multipolarismo. Alcuni trascurano la lotta per l’instaurazione del socialismo e avanzano l’idea e la proposta di un sistema imperialista mondiale multipolare (cioè costituito da più poli imperialisti che convivono pacificamente). Si tratta di un’aspirazione ingenua o di un imbroglio. È la riedizione aggiornata delle “grandi pensate” di Kautsky (piano del capitale, convivenza pacifica di gruppi imperialisti) delle quali a suo tempo Lenin ha già scritto quanto serviva oppure un riecheggiare la linea della “coesistenza pacifica tra paesi a sistema sociale differente” promossa da Stalin omettendo però gli altri aspetti che accompagnavano tale linea: essa era diretta alla mobilitazione delle masse popolari dei paesi imperialisti contro l’aggressione praticata dalle potenze imperialiste contro l’URSS base rossa mondiale della rivoluzione proletaria e centro dell’Internazionale Comunista.
Questo è in sintesi il contenuto di La Voce 71. Auguriamo fecondo studio e buon lavoro ai nostri lettori!
La crisi generale del capitalismo si aggrava!
Il malcontento e l’insofferenza delle masse popolari crescono!
Che la rivoluzione socialista avanzi fino alla vittoria dipende da noi comunisti!
La redazione di La Voce