Breve storia delle aporie della politica di crisi borghese nella transizione dell’economia mondiale dalla crisi pandemica alla crisi bellica
Dalla pandemie alla guerra, l’economia mondiale non ha più pace. Sul suo sito web, “Tagesschau” vede addirittura l’economia mondiale minacciata da «crisi multiple».[*1] Ma è proprio nel momento in cui si parla delle conseguenze economiche di quella che appare come una rapida erosione del sistema mondiale capitalistico, che va ora posta la questione se abbia davvero ancora senso parlare di una crisi economica pandemica o di una crisi economica relativa alla guerra, o se invece non sia più appropriato comprendere gli shock economici susseguenti come le fasi di un unico e stesso processo di crisi sistemica.
In ogni caso, nella sua ultima valutazione dell’economia globale la Banca Mondiale ha dovuto rivedere significativamente al ribasso le sue precedenti previsioni di crescita. [*2] Secondo tali previsioni, quest’anno l’economia globale dovrebbe crescere solo del 2,9%, mentre a gennaio la Banca Mondiale si aspettava ancora il 4,1%. Questo dimezzerebbe o quasi lo slancio economico globale, che nel 2021 grazie alle gigantesche misure di stimolo economico finanziate dal debito di molti Stati, aveva raggiunto un enorme aumento del 5,7%. Per molti Paesi emergenti e in via di sviluppo, i quali possono raggiungere la stabilità sociale solo con alti tassi di crescita, questo rallentamento economico è già di per sé pericoloso, soprattutto in un contesto di impennata dei prezzi dei generi alimentari. Inoltre, la Banca Mondiale ha messo in guardia dal rischio crescente di un periodo prolungato di stagflazione, simile alla fase di crisi degli anni ’70, quando la stagnazione economica era accompagnata da un’inflazione a due cifre (per questo si veda anche: “Back to stagflation?” [*3]).
Cornelius Castoriadis: Popolo ed esperti
Popolo ed esperti
di Cornelius Castoriadis
A cura di Raffaele Alberto Ventura è uscito quest’anno, per la Luiss University Press, una raccolta d’interventi e saggi di Cornelius Castoriadis, Contro l’economia: scritti (1949-1997). Il curatore – che possiamo considerare un vecchio amico di Nazione Indiana – ben conosciuto grazie a un fortunato saggio del 2017 (Teoria della classe disagiata, minimum fax) e di altri usciti successivamente, ha realizzato un prezioso lavoro di selezione, raccolta, traduzione e introduzione di undici testi del filosofo (ed economista) greco e francofono Castoriadis. La casa editrice della Luiss si è già distinta per scelte editoriali importanti. Nel suo catalogo troviamo, ad esempio, saggi di Barbara Ehrenreich e Timothy Morton. In questo caso, la proposta va a colmare un grande vuoto. Castoriadis è senza dubbio una delle figure intellettuali più importanti del secondo Novecento in Europa, figura di militante-intellettuale, attivo prima in partiti di orientamento trotzkista e poi nel gruppo autonomo Socialismo o barbarie, ma anche di economista stipendiato dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), di psicanalista e di filosofo, docente dal 1980 all’EHESS (Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales) di Parigi. (Su NI, ad esempio, lo pubblicammo qui e ne abbiamo già parlato qui). Più dei titoli e dell’ampiezza di interessi e competenze, è però decisivo il percorso intellettuale dell’autore, che lo porta ad attraversare e ad abbandonare il marxismo, senza rinunciare a sostenere un’idea radicale e rivoluzionaria di democrazia, ispirata in modo particolare – ma non esclusivamente – all’esperienza di Atene e dell’antica Grecia. I saggi raccolti da Ventura ritagliano la zona privilegiata della critica all’economia, che questo economista di professione non ha cessato di realizzare fuori e dentro le istituzioni internazionali. Ma in Castoriadis l’universo dell’economia è inseparabile da quello della società e delle “significazioni immaginarie” che quest’ultima – e qui parliamo soprattutto della società occidentale e capitalistica – attribuisce all’attività umana.
comidad: Per le porte girevoli passa la super-razza dei competenti
Per le porte girevoli passa la super-razza dei competenti
di comidad
Il governo Draghi è stato un episodio minore della conflittualità interna all’oligarchia nostrana: un Presidente della Repubblica in carica che doveva “bruciare” il suo principale concorrente incastrandolo a Palazzo Chigi, in modo da garantirsi la rielezione al Quirinale. Ma questa esperienza di governo potrebbe passare ugualmente alla Storia come una seduta psicanalitica dell’establishment, che ha vissuto il suo grande sogno d’amore, il suo romanzo Harmony, con l’uomo affascinante e misterioso, che avrebbe dovuto anche fungere da vendicatore di presunti torti subiti da parte delle classi subalterne. Si tratta di un tipico fenomeno di auto-intossicazione, per cui ci si fa suggestionare dalla propria stessa propaganda, finendo per crederci. In molti si sono bevuta la fiction dell’Uomo Superiore caduto nel vile agguato di personaggi meschini e volgari, probabilmente al soldo dell’autocrate straniero; perciò lo sdegno esibito era vibrante ed autentico. In questa suggestione è caduto persino Draghi, che era lui il primo a volersene scappare, ma poi, con la sua ostentazione di superiorità e di arroganza, ha finito per incassare in parlamento un’umiliazione del tutto inutile.
Davide Rossi: Italia al voto: destre, amici di Draghi e alcune positive proposte per la sovranità popolare
Italia al voto: destre, amici di Draghi e alcune positive proposte per la sovranità popolare
di Davide Rossi
Dunque mancano meno di due mesi al voto italiano. Lo scenario elettorale è sostanzialmente diviso in tre parti.
Da un lato vi sono gli autoproclamati continuatori del draghismo, ovvero i convinti prosecutori delle politiche che hanno rovinato l’Italia, sudditanza alla NATO e ai peggiori diktat dell’Unione Europea, tagli e distruzione dello stato sociale, alternanza scuola – lavoro con un altro ragazzo infortunatosi gravemente in questi giorni a Mantova. Quest’area va dal PD di Letta e Zingaretti a tutti i loro alleati, dai Verdi e dai vari rimasugli di Liberi e Uguali e Sinistra Italiana, che in maniera invereconda restano per amor di poltrona attaccati al PD, fino agli ultra-liberisti Calenda e Bonino, includendo nel mezzo quel microcosmo centrista che abbraccia figuri come Renzi e Casini e ora porta a casa anche forzitalioti indragatisi come Brunetta, Gelmini e Carfagna, nonché Di Maio e i suoi poltronisti. Litigano un po’, soprattutto tra loro gli ex democristiani per vecchie ruggini personali, ma poi al fischio di Washington si compatteranno, anche i sinistrati pseudo-pacifisti di LeU e Sinistra Italia, tutti accodati e supini al PD che detta la linea e starnazza già da giorni di democrazia e Occidente, come se il liberal – liberismo e l’Occidente non dovessero vergognarsi di decenni di furti delle materie prime a danno di Africa, Asia e America Latina, nonché dopo il 1992 pure dell’Europa Orientale.
Ugo Bardi: Niente da fare: un’informazione corretta sui media è impossibile. Continuiamo a farci del male da soli
Niente da fare: un’informazione corretta sui media è impossibile. Continuiamo a farci del male da soli
di Ugo Bardi
Certe volte ti prende veramente lo sgomento. Guardate il titolo del pezzo di Federico Rampini del 26 Luglio sul Corriere. “Perché la Germania non estrae il suo gas?”
Eh, proprio….. immaginatevi: c’è una rete di Putiniani in Germania che opera da vent’anni per sabotare la produzione di gas in Germania. Lasciateli lavorare ancora un po’ e fra breve vedremo di nuovo la bandiera rossa sovietica sventolare sul Bundestag a Berlino.
Ma non si riesce mai a fare un minimo di ragionamento anche vagamente basato sui dati? Andiamo a vedere l’andamento della produzione di gas in Germania e troviamo questo grafico su “Statista”:
Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia: Un errore troppo grande
Un errore troppo grande
Il movimento non lo meritava, noi non lo avalleremo
di Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia
- Il governo Draghi è finalmente caduto. Il Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia salutano con soddisfazione la sua cacciata e la conseguente crisi del progetto tecno-autoritario che portava avanti.
- L’uomo della Nato, dell’Ue e delle banche non ha retto al palese fallimento delle sue politiche, ad una stagflazione che egli stesso ha contribuito a produrre con la scelta di entrare in guerra contro la Russia.
- Proprio perché il sistema è in affanno, mentre grandi minacce (dalla guerra, al carovita, alla recessione) incombono sul futuro del nostro popolo, diventa ancora più urgente la costruzione di un fronte unito di lotta, per dare vita a una vera opposizione e per costruire quell’alternativa politica e sociale di cui milioni di persone sentono il bisogno.
- E’ su questa linea della massima unità che Liberiamo l’Italia ed il Fronte del Dissenso hanno operato in questi mesi. Da qui la proposta di una lista unica, con un simbolo unico, per le prossime elezioni politiche. Da qui l’Appello dei 100 sottoscritto da oltre tremila persone, in larga parte attivisti del movimento.
Matteo Bortolon: Il solito ricatto contro gli elettori
Il solito ricatto contro gli elettori
di Matteo Bortolon
Un po’ inaspettatamente il governo Draghi è caduto e sono state fissate le nuove elezioni per il 25 settembre. Nemmeno l’inchiostro del decreto del 21 luglio che le stabilisce ha fatto in tempo ad asciugarsi che sono partiti appelli e richiami a sbarrare la strada alle destre mettendo assieme tutte le forze che vi si oppongono.
Nel suo articolo sul Manifesto di domenica 24 luglio il politologo Antonio Floridia suggerisce un “accordo tecnico” volto ad impedire che la coalizione Lega – Fd’I – FI possa conseguire una maggioranza così ampia da modificare la Costituzione senza passare per un referendum popolare.
Nel suo articolo si dà quasi per scontato che tale coalizione raggiunga la maggioranza, così da far assumere alla proposta una sorta di “riduzione del danno” minima: non fargli prendere i due terzi.
Nonostante il carattere abbastanza pragmatico e rassegnato, il pezzo non si sottrae ad una aggettivazione sopra le righe per designare l’esito che intende scongiurare: corriamo verso “il baratro”, tanto da bacchettare l’eccessivo purismo di chi si farebbe troppi problemi a fare accordi anti-destra: “ma ci si rende conto di dove si va a parare? […] non è tempo di fare gli schizzinosi”.
Insomma, al di là dell’obiettivo di garantire un referendum per non modificare la Costituzione, serpeggia non troppo velatamente il proposito, ricorsivo con una regolarità degna di un metronomo ad ogni tornata elettorale, di invitare alla “unità delle sinistre”, che si è velocemente trasformata nell’unità di tutto ciò che sta a “sinistra” di Forza Italia, per non “consegnare il paese alle destre”, eventualità vissuta come un cataclisma irreparabile con accenti apocalittici.
Franco Piperno: Pilotare il clima planetario: un disegno autoritario
Pilotare il clima planetario: un disegno autoritario
di Franco Piperno
Con questo testo Franco Piperno contesta, con argomentazioni che rimandano a fondamenta scientifiche, le tesi a sostegno dell’allarmismo per un incombente e irreparabile catastrofismo climatico causato principalmente dalle attività umane.
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Per rendersi conto del cambiamento climatico occorre preliminarmente capire cosa significa «clima».
Il clima è un sistema complesso che ha come componenti l’atmosfera, gli oceani, le terre emerse e le regioni coperte dal ghiaccio e dalla neve, regioni chiamate nel loro insieme criosfera.
Ogni componente è caratterizzato da «variabili di stato», e.g. la temperatura atmosferica, la salinità dei mari, l’umidità della terra, lo spessore del mantello di neve e così via.
Il cambiamento climatico interviene quando una perturbazione – detta «forcing» nel gergo tecnico –genera un flusso che altera le variabili di stato.
Più precisamente si definisce mutamento climatico ogni alterazione, che si sviluppi lungo una durata almeno decennale, dei flussi o delle variabili fisiche, chimiche, biologiche caratteristiche del sistema. La scala temporale delle decadi è usata per distinguere i cambiamenti climatici dalle vicende metereologiche che si svolgono a corto termine.
Va da sé che il clima muta continuamente da miliardi di anni; sicché il termine «cambiamento climatico» è in una certa misura ridondante.
Gian Marco Martignoni: «Come finirà il capitalismo?»
«Come finirà il capitalismo?»
di Gian Marco Martignoni
Con il classico ritardo dell’editoria italiana è finalmente disponibile l’importante libro del sociologo ed economista tedesco Wolfang Streeck «Come finirà il capitalismo?» (Meltemi: pagine 332, euro 22) che contiene una decina di saggi pubblicati fra il 2011 e il 2015, unitamente a una corposa e illuminante introduzione. Il titolo del libro non deve trarre in inganno il lettore: non c’è alcun sole dell’avvenire all’orizzonte, e per di più Streeck non risparmia considerazioni pungenti sulla caduta dell’azione collettiva e degli scioperi sindacali, oltre alla perdita di autorevolezza dei partiti. Pur auspicando sulla scorta della lezione del sociologo austriaco Karl Polany la discesa in campo di quei contro-movimenti in grado di contrastare la progressiva mercificazione della natura, della moneta e del lavoro. Un conto, però, sono le aspettative, e altro conto la realtà concreta: anche quanti avevano riposto una certa speranza nella cosiddetta “V Internazionale” di Porto Alegre del 2001 devono purtroppo constatare l’affievolirsi della prospettiva altermondialista, a fronte di un vistoso sfondamento a destra dell’asse politico mondiale (Europa compresa ).
Domenico Moro: C’è poco da festeggiare: Italia blindata da PNRR e BCE
C’è poco da festeggiare: Italia blindata da PNRR e BCE
di Domenico Moro
Draghi rimane in carica per il Pnrr e il prossimo governo, qualunque ne sia il colore, si allineerà alle politiche europee e Nato. Nonostante le dimissioni di Draghi, la situazione resterà blindata. Gli elementi di tale blindatura sono, da una parte, la presidenza della Repubblica, garante del rispetto degli accordi internazionali dell’Italia, e, dall’altra parte, la Bce e le regole europee.
Questi elementi garantiscono che, qualunque governo ci sia, determinati input e linee guida vengano seguiti. Ne sono dimostrazione le ultime decisioni della Bce: l’innalzamento di 50 punti base del costo del denaro e lo scudo anti-spread, il TPI, che permetterà di acquistare titoli di stato dei Paesi il cui rendimento salga troppo. A questo proposito, bisogna dire con chiarezza due cose.
L’aumento del costo del denaro mette fine a una politica espansiva proprio quando si profilano venti di recessione. Il TPI, invece, è uno strumento il cui utilizzo è del tutto a discrezione della Banca centrale europea. Sarà questa a decidere se, quando e in quale quantità acquistare titoli del debito di uno Stato.
Moreno Pasquinelli: 25 settembre patatrac
25 settembre patatrac
di Moreno Pasquinelli
Si poteva tutti assieme fare un gran casino contro il colpo di stato elettorale del 25 settembre, si poteva denunciare che in queste condizioni la competizione elettorale è truccata… Al contrario, i partitini che si dicono di rappresentare il popolo no green pass, hanno deciso di partecipare alla gara così legittimando e convalidando la truffa. Peggio ancora: invece di fare fronte hanno deciso di mettersi a correre come forsennati facendosi le scarpe l’un l’altro.
Il 25 settembre ci troveremo così sulla scheda elettorale non tre ma ben quattro liste che dicono di essere anti-sistema. Si è spesso abusato della metafora manzoniana di paragonare gli umani ai polli, ma in questo caso essa è più azzeccata che mai: i Paragone, i Toscano, i Rizzo, i Teodori, le Cunial e compagnia cantante, proprio come i manzoniani capponi di Renzo, hanno deciso di andare incontro alla sventura continuando imperterriti a beccarsi fra di loro. Una prova senza precedenti di insipienza e stupidità politica.
Marcello Musto: La fine del governo spiegata da Marx
La fine del governo spiegata da Marx
di Marcello Musto
Nel 1853 Marx affermò che «il governo di coalizione (‘tecnico’) rappresenta l’impotenza del potere politico». I governi non adottano più gli indirizzi economici, ma sono gli indirizzi economici a generare la nascita dei governi.
In pochi sanno che, tra i numerosi temi ai quali dedicò il suo interesse, Marx si occupò anche della critica dei cosiddetti «governi tecnici». In qualità di giornalista del New-York Tribune, uno dei quotidiani più diffusi del suo tempo, Marx osservò gli avvenimenti politico-istituzionali che portarono alla nascita di uno dei primi casi di «governo tecnico» della storia: il gabinetto di lord Aberdeen, il primo ministro che rimase alla guida dell’Inghilterra dal dicembre 1852 al gennaio 1855.
In un articolo del 1853, intitolato Un governo decrepito. Prospettive del ministero di coalizione, Marx irrise la pretesa del Times di rappresentare come «tecnici» gli esponenti del potere dominante che avevano un’agenda eminentemente politica.