Il filo rosso che abbiamo seguito, il punto di vista che abbiamo voluto costruire.
Con la prima presentazione che abbiamo organizzato, (Transizione ecologica e territorio: quale futuro per Modena?, 11 dicembre 2021) volevamo capire come sarebbe cambiato, dopo la pandemia, l’uso capitalistico del nostro territorio, Modena e l’Emilia, attraverso il Pnrr, il piano di investimenti europeo che grossomodo è stato presentato come un nuovo New Deal. Non ci siamo limitati a statistiche sull’occupazione, ma abbiamo cercato di anticipare delle traiettorie, per esempio guardando a quello che gravita intorno alla “transizione ecologica”, vale a dire il passaggio, la ristrutturazione, verso un certo tipo di produzione e ai suoi effetti per il nostro territorio: è da poco l’approvazione di una direttiva dell’Unione Europea che fissa nel 2035 la data dell’ultimo anno in cui verranno prodotti motori a combustione interna, e immaginate cosa può voler dire per una zona come la nostra, denominata Motor Valley, in cui si costruiscono automobili, veicoli e soprattutto componentistica. Ecco, quel sabato avevamo provato a ipotizzare come potrebbe cambiare il nostro territorio soprattutto per chi lo abita, chi ci lavora, chi ci vive.
Con il secondo incontro (Dentro e contro il «modello Emilia», 5 marzo 2022) siamo passati invece dal presente alla storia del “modello emiliano”, delineando quali sono stati i processi che hanno portato Modena e l’Emilia a quello che sono oggi. Nel ripercorrere i punti nodali dal dopoguerra, passando ovviamente per gli anni Sessanta e Settanta, abbiamo riletto quelle traiettorie alla luce delle lotte operaie e studentesche, in particolare quelle impulsate dall’operaismo e dagli operaisti locali poi divenuti Potere Operaio, che hanno interessato la nostra città e tutta la provincia in un modo inedito.
Renato Caputo: Rivoluzione e Partito comunista
Rivoluzione e Partito comunista
di Renato Caputo (Collettivo La Città Futura)
Perché non si può realizzare il fine senza il mezzo indispensabile alla sua realizzazione, né il mezzo è effettivamente tale senza il fine al quale è necessario
Come è nota la scienza politica moderna si fonda sul pensiero di Machiavelli, al centro del quale vi è la radicata convinzione che un grande obiettivo divenga praticabile – non rimanendo una mera utopia – solo nel momento in cui si individuano e si mettano a frutto i mezzi indispensabili alla realizzazione di tale grande ideale. Nella nostra epoca quest’ultimo, naturalmente, non consiste più nella fondazione di un moderno e unitario Stato nazionale – grande obiettivo e ideale storico dell’epoca di Machiavelli – ma nella realizzazione di uno Stato socialista quale necessaria e indispensabile fase storica di transizione da una società capitalista e/o imperialista a una società comunista. Per poter seriamente e conseguentemente operate in funzione di questo grande ideale e renderlo praticabile necessariamente abbiamo oggi bisogno – come peraltro ci insegna già Gramsci – di un mezzo indispensabile, cioè di quello che il più significativo marxista e comunista italiano definiva il “moderno principe”. In effetti, come argomenta già Gramsci, suffragando la propria tesi con una grande raccolta di dati e di esempi storici, nella nostra epoca il soggetto rivoluzionario non può più essere un grande personaggio storico universale, come il Principe, ma un soggetto collettivo, cioè il partito politico effettivamente rivoluzionario, il partito comunista.
Non a caso la prima grande battaglia politica condotta da Marx e da Engels è stata volta a trasformare la Lega dei giusti nella Lega dei comunisti e la loro prima grande opera teorica della maturità ha portato alla realizzazione di un efficacissimo strumento, indispensabile al passaggio dal socialismo utopistico al socialismo scientifico, cioè la realizzazione di un grande Manifesto del partito comunista.
Caitlin Johnstone: Quando i leader stranieri inizieranno a chiedere di parlare con il vero governo americano?
Quando i leader stranieri inizieranno a chiedere di parlare con il vero governo americano?
di Caitlin Johnstone
Con questo articolo, la blogger australiana Caitlin Johnstone va giusto al punto: chi comanda negli Stati Uniti? E di conseguenza: da chi dipendono i nostri destini (anche quelli della mia piccola provincia dell’impero)? La risposta è: non si sa
Durante il furore per l’incendiaria visita di Nancy Pelosi a Taiwan la scorsa settimana, ho assistito a un’apparizione di Dave DeCamp di Antiwar nello show Rising, che ha sollevato il punto poco discusso che i funzionari statunitensi che si recano a Taipei sono in realtà una continuazione di una tendenza che si era già verificata sotto l’amministrazione Trump.
DeCamp ha sottolineato che la Cina ha iniziato a far volare regolarmente aerei nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan dopo che i funzionari dell’amministrazione Trump hanno fatto visite simili a quella di Pelosi.
“Questo ha iniziato ad accadere regolarmente dopo l’agosto 2020, quando il presidente Trump ha inviato Alex Azar a Taiwan”, ha detto DeCamp. “Era il suo segretario alla Sanità. È stato il funzionario di gabinetto di più alto livello a visitare Taiwan dal 1979″.
Il Rovescio: La faccia come il culo. “Vaccini”, infermieri dall’Ucraina, Sanità e altre cose
La faccia come il culo. “Vaccini”, infermieri dall’Ucraina, Sanità e altre cose
di Il Rovescio
Venne proposto dapprima d’abbreviare il discorso col ridurre i polisillabi in monosillabi e col sopprimere verbi e participii. In realtà, tutte le cose immaginabili che altro sono se non nomi?
In secondo luogo si propose di abolire qualsiasi parola per il vantaggio evidente che da tale abolizione sarebbe derivato alla salute e alla brevità. Infatti, ogni parola che si pronuncia è in certo modo un logorio dei nostri polmoni e contribuisce ad accorciare la vita. Considerando che le parole sono soltanto nomi che designano cose, converrebbe agli uomini di portare addosso tutte quelle cose necessarie ad esprimere i particolari negozi intorno a cui si propongono di parlare. Tale riforma sarebbe stata indubbiamente accettata e messa in atto, con incremento copioso di comodità e con vantaggio della salute pubblica, se le donne, alleate coi volgari e gl’illetterati, non avessero minacciato di ribellarsi e rivendicato la libertà di adoperare la lingua a mo’ degli antenati. Il volgo, si sa, è stato sempre il costante irreconciliabile nemico della scienza.
Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver
(cap. V, relativo alla Grande Accademia di Lagado)
Francesco Santoianni: Vaiolo delle scimmie. Perché nessuno vi riporta questa ricerca del New England Journal of medicine?
Vaiolo delle scimmie. Perché nessuno vi riporta questa ricerca del New England Journal of medicine?
di Francesco Santoianni
Ma perché nessuno vi dice che, secondo una ricerca pubblicata sul New England Journal of medicine, il 98% delle persone colpite in Europa dal “vaiolo delle scimmie” sono omosessuali che lo hanno, verosimilmente, contratto attraverso rapporti anali? E perché nessuno vi dice che nel maggio 2003, negli Stati Uniti, furono segnalati un centinaio di casi di questa infezione; una “epidemia” che si è estinta nel giro di qualche settimana con la completa guarigione di tutti gli infetti.
Altro che vaiolo.
Non ve lo dice nessuno. In compenso, dilagano in TV “esperti” che terrorizzano con l’ansiogeno “Non c’è una cura specifica per il vaiolo!”. Una mistificazione in quanto, il “vaiolo delle scimmie” pur essendo provocata da un virus anch’esso appartenente alla famiglia dei Poxviridae, non ha nulla a che vedere con il vaiolo umano (provocato dal virus Variola major) che ha funestato l’Europa nei secoli passati; così come la cosiddetta “Peste bovina” non ha nulla a che vedere con le catastrofiche epidemie di Yersinia pestis.
Federico Giovannini: La spettacolarizzazione della barbarie
La spettacolarizzazione della barbarie
di Federico Giovannini
L’olocausto ad opera dei nazisti ha segnato la storia dell’umanità per un motivo preciso. Non per i campi di concentramento o per il genocidio, ma per la de-umanizzazione come obiettivo operativo. Quando scrutiamo i campi di sterminio nazista, non è la morte o il genocidio a disturbarci, ma la freddezza, metodicità e volontà nella de-umanizzazione delle vittime dei campi. Non bastava che morissero, dovevano prima smettere di essere umani. Se questo è un uomo, chiedeva Primo Levi.
Oggi viviamo un secondo olocausto, auto-inflitto, che ci de-umanizza, perché tutto è regolato dalla mercificazione e dallo spettacolo. Questo olocausto si articola in maniera particolare a secondo del luogo e del tempo. Nei luoghi dove vige la mentalità piccolo-borghese e post-democristiana, ad esempio, si articola nella banalità del gregge che assiste col cellulare in mano ad un bianco che soffoca a morte un nero povero. Andiamo al fatto.
Civitanova Marche. Un nero povero*- venditore ambulante – muore ucciso a botte da un maschio bianco italiano per aver chiesto l’elemosina. La giustificazione iniziale che l’omicida bianco offre per l’aggressione è che il venditore ambulante avrebbe fatto apprezzamenti alla sua partner. Più tardi nega che sia stata questa la ragione.
Noi non abbiamo patria: La crisi, la finanza creativa e le leggi della fisica
La crisi, la finanza creativa e le leggi della fisica
di Noi non abbiamo patria
È sempre una questione di fisica e di strumenti di misura. Se poi lo strumento della misura, un elemento prodotto dall’uomo, che deve cercare di perfezionare per necessità, si distingue tra i popoli in diverse unità di misura, non muta la sostanza e non muta il rapporto con le leggi della fisica: lo strumento della misura deve poter rappresentare grandezze che esistono in natura secondo il suo ordine di spazio e di tempo. Tanto più l’azione dell’uomo lo costringe a comparare lo spazio ed il tempo in estensione, lo strumento di misura deve affinarsi, puó entrare in crisi, ma non puó sovvertire le leggi della fisica. Semmai l’uomo è costretto a specializzare le operazioni di calcolo attraverso sistemi numerici più complessi, ma sempre essi stessi sono rappresentativi della fisica come essenza della natura in termini di spazio e di tempo.
Oro, moneta e denaro, Bretton Woods, parità oro dollaro, sganciamento del dollaro dall’oro, e ora deglobalizzazione, dedollarizzazione dell’economia non sono nient’altro un momento della crisi tra quantità fisiche da comparare e lo strumento della misura. A tirare le fila della deglobalizzazione e dedollarizzazione dell’Economia, come ho sempre sostenuto, non sono i paesi nemici e concorrenti del dollaro, bensì gli Stati Uniti d’America stessi, rimettendo al centro il possesso delle materie prime sopra il dollaro, l’imperialismo neocoloniale milatare e della finanza sopra l’imperialismo basato solo sulla finanza e il monopolio.
“L’eredità dell’America come potenza dominante mondiale nell’industria dei semiconduttori è incisa nel nome del suo hub tecnologico più famoso, la Silicon Valley. Nel corso dei decenni, tuttavia, l’arte di realizzare microchip con wafer di silicio è diventata un’impresa davvero globale.
Roberto Paura: Lo spettro del conflitto termonucleare globale durante la Guerra fredda
Lo spettro del conflitto termonucleare globale durante la Guerra fredda
di Roberto Paura*
Una rassegna storica e tecnica delle previsioni, le strategie e le minacce degli anni in cui l’impensabile è stato pensato
Nel luglio 1985, in risposta a un colpo di stato promosso dai sovietici a Belgrado, le forze americane invadono la Jugoslavia. In Unione Sovietica il Politburo – che vede la sua sfera d’influenza scricchiolare dopo che la Corea del Nord e il Vietnam hanno intrapreso processi di liberalizzazione e i paesi del Patto di Varsavia sono squassati da movimenti di protesta – decide di rispondere mobilitando l’Armata Rossa e invadendo l’Europa attraverso la Germania ovest, la Norvegia e la Turchia. Ben presto, tuttavia, la forza d’invasione convenzionale si scontra con una dura opposizione e i sovietici non riescono a spingersi oltre l’occupazione dei Paesi Bassi. Frustrata dallo stallo, Mosca lancia un attacco nucleare su Birmingham, a cui gli americani rispondono distruggendo Minsk. Poco dopo, un colpo di stato da parte dei nazionalisti ucraini rovescia il governo sovietico e mette fine alla guerra.
Nel 1988 invece, per prevenire il dispiegamento di una rete intelligenti di satelliti anti-missili balistici in orbita da parte degli Stati Uniti, l’Unione Sovietica fa esplodere sei bombe atomiche sopra i cieli americani, mettendone a tappeto le apparecchiature elettroniche. Prima che il suo aereo precipiti, il presidente statunitense riesce a dare l’ordine di una rappresaglia massiccia che distrugge le principali città sovietiche, inclusa Mosca. L’URSS reagisce con un altro lancio di missili balistici che spazza via le principali città della costa est, tra cui Washington e New York. Al termine di questo devastante scambio, durato appena 36 minuti, le vittime si contano in decine di milioni, mentre i paesi europei decidono di dichiarare la neutralità sulla base di un accordo segreto precedentemente siglato da Francia, Regno Unito e Germania ovest: la loro scelta mette fine all’escalation nucleare.
Alberto Bradanini: La pericolosa visita di Nancy Pelosi a Taiwan
La pericolosa visita di Nancy Pelosi a Taiwan
di Alberto Bradanini
Il 3 agosto scorso, con un’inutile visita a Taiwan, la presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, ha messo in moto una spirale di pericolose tensioni di cui nessuno, tranne le oligarchie predatorie del pianeta, sentiva la mancanza. Si è trattato di un gesto fabbricato a tavolino dallo stato profondo e parallelo americano – dove le differenze tra democratici e repubblicani somigliano a quelle tra Coca Cola e Pepsi Cola – allo scopo di trascinare la Cina in un conflitto che possa fermarne l’ascesa, essendo la Repubblica Popolare la sola nazione che, ancor più della Russia, possiede le caratteristiche per sfidare il mondo unipolare dominato dagli Stati Uniti.
Mentre gli eterni valori dell’umanesimo presuppongono la pacifica convivenza tra tutte le nazioni del mondo, sulla base del principio di sovranità e pari dignità, la superpotenza americana mira invece a difendere i propri privilegi con le buone o con le cattive. Le nazioni che non si piegano a diventare colonie o protettorati americani vengono prima o poi aggredite politicamente, economicamente e se possibile anche militarmente.
Ugo Bardi: Quando le buone Intenzioni fanno solo danni
Quando le buone Intenzioni fanno solo danni
L’ordinanza contro gli sprechi di acqua a Firenze
di Ugo Bardi
Qui abbiamo un buon esempio di come la politica del “fare qualcosa” da l’impressione che i politici facciano qualcosa di utile, mentre in realtà non lo stanno facendo. Anzi, peggiorano la situazione.
Qui, Carlo Cuppini, fra le altre cose un mio vicino di casa, racconta la storia dell’ordinanza che vieta di innaffiare orti e giardini a Firenze fino al 30 Settembre. Serve a qualcosa?
In realtà, è solo greenwashing. Il problema che abbiamo a Firenze non è che manchi l’acqua. La situazione dell’invaso di Bilancino, che ci rifornisce di acqua, è del tutto normale per questa stagione dell’anno — con 60 milioni di metri cubi d’acqua non ci sono problemi. Il problema climatico non si manifesta in termini di quantità assolute, ma in termini di distribuzione. Abbiamo estati più calde e più secche, e inverni più umidi, ma la quantità di pioggia non è cambiata molto negli ultimi anni.
Ma il politico non può limitarsi a dire “le cose non vanno poi così male” — deve “fare qualcosa,” mostrarsi attivo, poter dire “siamo intervenuti con forza di fronte all’emergenza.” Notate la frase chiave dell’intervista di Carlo Cuppini:
Pierluigi Fagan: Problemi adattivi
Problemi adattivi
di Pierluigi Fagan
John R. McNeil, Qualcosa di nuovo sotto il sole. Storia dell’ambiente nel XX secolo, Einaudi, 2020
J.R. McNeill, oltre ad esser figlio del grande William H., è uno dei più grandi storici americani, presidente nel 2019 dell’American Historical Association, dopo averne diretto per diversi anni il dipartimento di ricerca. È anche l’iniziatore di un nuovo filone di studi storici ovvero gli studi storico-ambientali.
Questo è il suo libro più famoso di cui non consiglio la lettura se non vi serve per apposita ricerca. Molto più interessante in senso attuale quello scritto con P. Engelke dal titolo “La Grande accelerazione” (Einaudi, 2018). Questo da cui partiamo per il nostro ragionamento è del 2000 e data la mole di informazione e studi ivi contenuti, deve aver richiesto almeno cinque-sei anni di lavoro; infatti, gran parte dei dati su serie lunga si fermano al 1990. Ma questo è proprio l’arco di tempo che serve all’Autore, per mettere a fuoco ciò che contraddice l’Ecclesiaste (1-9-11) che sosteneva una sorta di eterna immutabilità del mondo.
Michele Paris: Ucraina: i crimini di Zelensky
Ucraina: i crimini di Zelensky
di Michele Paris
Una delle verità documentate del conflitto in Ucraina e quasi sempre trascurate dai media ufficiali in Occidente è che il regime di Zelensky commette regolarmente crimini di guerra sia bombardando in maniera deliberata obiettivi civili sia trasformando in postazioni militari edifici come scuole, case e ospedali senza che vi sia una stretta necessità derivante dalla guerra in corso. Il governo russo e la stampa indipendente denunciano questa situazione da tempo, ma le atrocità o presunte tali verificatesi sul campo di battaglia a partire dal 24 febbraio scorso continuano a venire attribuite esclusivamente alle forze di Mosca. Questa settimana, il comportamento dell’Ucraina è finito però al centro di un’indagine anche di Amnesty International, una ONG non esattamente accusabile di simpatie putiniane, che ha appunto documentato i crimini del regime di Kiev costati finora la vita a un numero imprecisato di civili.
È pratica comune per le forze armate ucraine installarsi in aree residenziali, scrive Amnesty, “situate a chilometri di distanza dalle linee del fronte e da spazi alternativi che non metterebbero a rischio i civili”, come ad esempio “basi militari, boschi o altre strutture lontane dalle zone residenziali”.