Colombia-Venezuela: ripartono relazioni diplomatiche dopo interruzione per “golpe” di Guaidò

I presidenti di Venezuela e Colombia, Nicolas Maduro e Gustavo Petro, hanno nominato i rispettivi ambasciatori nei due paesi, riavviando di fatto le relazioni diplomatiche dopo tre anni di interruzione. I rapporti bilaterali erano stati interrotti nel febbraio 2019 per ordine del presidente Maduro in risposta al sostegno del governo dell’ex presidente Ivan Duque al leader di opposizione e autonominato presidente “ad interim”, Juan Guaidó. Da allora molte cose sono cambiate e l’onda di presidenti di sinistra arrivati alla guida dei paesi della regione ha cambiato lo scenario politico, portando al potere capi di stato più tolleranti nei confronti delle autorità di Caracas. Maduro ha nominato come ambasciatore del Venezuela a Bogotà l’ex ministro degli Esteri, Felix Plasencia. “Voglio annunciare che l’ex ministro degli Esteri, Felix Plasencia, già ambasciatore nella Repubblica popolare cinese e oggi presidente del Cento internazionale per gli investimenti, è stato nominato prossimo ambasciatore in Colombia”, ha detto Maduro parlando in una conferenza stampa. Petro, per parte sua, ha nominato suo ambasciatore a Caracas Armando Benedetti, già senatore e presidente del Senato. “Vi sorprenderò quando raggiungeremo i 10 miliardi di dollari di scambi, quando aiuteremo gli oltre otto milioni di colombiani che vivono al confine. Nessuna linea immaginaria ci separerà mai come fratelli”, ha scritto il neo nominato ambasciatore in un tweet.

E sarà proprio il settore commerciale, secondo gli analisti, ad avere la priorità in questa nuova fase delle relazioni tra Venezuela e Colombia, il cui presidente Gustavo Petro, ha per il momento escluso un incontro con l’omologo Maduro. La possibile riunione “si organizzerà al momento opportuno”, ha detto il presidente in una recente dichiarazione rilasciata ai media locali, avvertendo che il governo sta per il momento lavorando al percorso di riapertura dei rapporti. “Occorre prima che siano ristabilite le relazioni commerciali, culturali, sociali, familiari e anche militari”, ha aggiunto. “A parte l’aspetto commerciale, il completo ristabilimento (delle relazioni) richiederà tempo. Dal 2019 i consolati sono stati abbandonati. Oltre al personale, sarà necessario investire nel recupero e nell’equipaggiamento delle sedi”, ha scritto in una serie di tweet Mariano de Alba, analista di Crisis Group.

C’è anche il tema spinoso della sicurezza alla frontiera tra i due paesi, teatro di violenti scontri tra gruppi armati per il controllo dei traffici illegali. Ciò, commenta ancora l’analista “include il ripristino delle comunicazioni tra le forze armate” e “occorrerà fare un grande sforzo affinché le commissioni binazionali tornino a funzionare”. Vista l’estesa agenda, per l’esperto di Crisis Group è “improbabile” che Petro prenda una posizione sul conflitto politico venezuelano anche se, di fatto, la nomina di un ambasciatore a Caracas è segno che, a differenza del suo predecessore Ivan Duque, Petro riconosce Maduro come legittimo presidente del Venezuela.

Le relazioni tra i due Paesi erano state interrotte nel febbraio del 2019, in uno dei momenti di maggiore tensione tra il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, e l’allora presidente della Colombia, Ivan Duque. Dopo aver condannato le elezioni dell’autunno 2018 che avevano riconsegnato a Maduro la presidenza del Venezuela, Bogotà aveva riconosciuto il leader oppositore Juan Guaidò come capo dello Stato “ad interim” e unico interlocutore ufficiale a Caracas. Più in generale, i due governi sono stati protagonisti di una polemica di lunga data: la Colombia rimprovera al Venezuela di dare ospitalità e supporto logistico alle proprie formazioni armate irregolari, parte di un piano per destabilizzare la regione, denunciando una presunta corresponsabilità di Caracas nel traffico di droga. Accuse identiche e speculari a quelle mosse dal presidente Nicolas Maduro, secondo cui Bogotà è responsabile dei danni umani, economici e sociali legati alla criminalità organizzata che non è capace di combattere.

La volontà di riaprire le relazioni da parte del governo entrante della Colombia, il primo di sinistra nella storia del Paese, non è una sorpresa. Pochi giorni dopo la vittoria al ballottaggio presidenziale, Petro aveva conversato con Maduro, occasione “per rendere noto il nostro desiderio di ricostruire le relazioni diplomatiche”. “Inizieremo a costruire le istituzioni che esistevano fino a tre anni fa”, spiegava Petro a “W Radio” precisando un messaggio più volte lanciato in campagna elettorale. “C’erano istituzioni che permettevano relazioni non aggressive e che ci fosse spazio di dialogo, ogni volta fosse necessario”. In un primo momento si era anche ipotizzata la presenza di Maduro alla cerimonia di insediamento di Petro, tenuta a Bogotà il 7 agosto, eventualità che non ha però avuto seguito per il veto posto da Duque. “Fino a quando io sarò presidente della repubblica, Nicolas Maduro non entrerà nel territorio colombiano. Se il prossimo presidente lo vuole invitare qui in Colombia potrà farlo dopo aver giurato come presidente”, dichiarava l’ormai ex capo dello stato colombiano. Con Duque la regione perde uno dei principali falchi anti-Maduro, dopo il cileno Sebastian Pinera e l’argentino Mauricio Macri. Potrebbe perderne un altro il prossimo ottobre, nelle elezioni presidenziali in Brasile. Tutti i sondaggi diffusi finora danno in fatti l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva in vantaggio sul presidente uscente Jair Bolsonaro.

12/08/2022

Colombia-Venezuela: con i due ambasciatori ripartono le relazioni diplomatiche, ma la priorità è il commercio – Agenzia Nova

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