[Sinistrainrete] Giorgio Ferrari: La guerra sporca che si combatte intorno a Zaporizhzhia

Notizie sempre più allarmanti giungono in questi giorni dalla centrale nucleare ukraina di Zaporizhzhia dove, secondo fonti ukraine (le uniche prese in considerazione), i russi starebbero letteralmente minando le attrezzature della centrale.

Non c’è dubbio che la sorte degli impianti nucleari ukraini, data la guerra in corso, è cosa che desta serie preoccupazioni nell’opinione pubblica mondiale, ma soprattutto europea che certamente non può dimenticare i giorni terribili vissuti nel 1986 quando la nube di Chernobil investì buona parte dell’Europa centro orientale, ma anche della Bielorussia e del territorio russo confinante.

Perciò, quando i russi all’inizio della guerra occuparono militarmente il sito di Chernobil (febbraio 2022) l’incubo di quella catastrofe si ripropose in tutta la sua gravità, con l’aggravante che ai primi di marzo paracadutisti russi circondarono la centrale nucleare di Zaporizhzhia, che annovera sei reattori nucleari ed è la più grande concentrazione nucleare di tutta l’Europa.

Perché compiere una mossa così azzardata, sapendo che avrebbe oltremodo alimentato le critiche all’operato della Russia già condannata unanimemente per aver invaso uno stato sovrano?

La ridda di ipotesi che fin dall’inizio furono sviluppate dai mezzi di informazione europei convergeva, con qualche sfumatura, nell’attribuire ai russi l’intenzione di minacciare l’intera Europa attraverso una forma di deterrenza terroristica avente per oggetto la distruzione o il danneggiamento di siti nucleari. A nessuno venne in mente di prendere in considerazione l’ipotesi che l’occupazione di Chernobil e Zaporizhzhia avesse uno scopo non distruttivo, ma protettivo, forse per la consumata abitudine, tutta occidentale, di considerare i russi gente spietata e senza scrupoli.

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Eugenio Donnici: C’era una volta la FIAT di Bocchigliero

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C’era una volta la FIAT di Bocchigliero

Dagli operai idraulico-forestali ai tirocinanti

di Eugenio Donnici

01 Fiat 3 1 2 HP 1899 1900“Era na vota e mo’ chest’è ‘a realtà” – cantano i 99 Poss – per sottolineare che il tempo andato non torna più, non sarà più come prima, il tempo non può essere fermato e gli avvenimenti si succedono con un ritmo che ricorda il pulsare della vita. Ciò che resta nelle nostre menti e nei nostri corpi sono gli odori che si associano alle emozioni, le espressioni visive di teste parlanti, la dimensione onirica di soggetti che si muovono e interagiscono in un determinato spazio fisico, le tracce mnestiche della memoria semantica e ovviamente i segni e i simboli del linguaggio scritto.

Ed è proprio su questo sentiero che mi appresto a indagare ciò che è accaduto, il divenire dei contrasti dialettici in un determinato contesto

La dimensione diacronica del racconto, della narrazione, mette in evidenza che una serie di relazioni e interazioni reciproche non esistono più. Esse sono state trasformate, hanno subito una modifica, una variazione che ha imposto un cambiamento nella gerarchia dei valori sui quali si fonda la base riproduttiva di una determinata comunità.

Qualcosa del genere è accaduto in un piccolo Comune della Sila, ma il suo raggio d’azione ha riguardato l’intera Calabria ed è collegato a variabili esogene così come alle caratteristiche peculiari di quest’area regionale.

A cavallo tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, nel piccolo Comune dell’Altopiano silano, le cose non potevano andare diversamente: si seguiva il flusso delle lotte e delle rivendicazioni del movimento operaio, il quale era riuscito a spostare l’ago della bilancia a favore dei lavoratori.

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Megas Alexandros: Dodici anni di distruzione economica per convincere la BCE a fare la Banca Centrale

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Dodici anni di distruzione economica per convincere la BCE a fare la Banca Centrale

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Nonostante l’abbassamento del nostro rating da parte di Moody’s, un debito che sale ed una campagna elettorale dagli esiti incerti, lo spread scende. A favorirne la discesa, sarebbe la BCE, lo dimostrano i numeri degli ultimi due mesi

Acquisisci schermata Web 8 8 2022 75055 www.bing .com Diciamolo chiaramente, per ben dodici lunghissimi anni, la paura per i tanto paventanti mantra dello “spread” e dei “mercati”, ci ha accompagnato a pranzo e cena, fino a non farci dormire nella notte.

Non passava giorno, senza che i vari e “così detti” economisti di regime di casa nostra – rappresentati in prima linea da Marattin, Brunetta ed il banchiere fiorentino Bini-Smaghi con moglie a seguito (l’economista Veronica De Romanis) – ci ricordassero attraverso i loro social o nelle loro ospitate televisive quotidiane, quanto il destino del nostro debito pubblico, fosse in mano ai mercati finanziari.

I più fervidi credenti, ha sentire tale e ripetuta predica, nelle loro preghiere serali, sono arrivati addirittura ad affiancare a Nostro Signore il “Dio dei mercati”. Sì, avete capito bene, oggi, quando parliamo con qualcuno, in particolare con chi opera nel mondo finanziario, si ha la netta percezione che molti, ancora considerino i mercati alla stregua di una divinità degna delle opere di Omero.

Il “mercato” sopra tutto e tutti e che nessuno più comandare e distruggere, insomma la paura assoluta da infondere nel genere umano e da sbandierare ogniqualvolta sia necessario per l’élite imporre qualcosa al popolo ignaro.

Dire, oggi ancora una volta: “Noi ve lo avevamo detto, che i mercati non contano niente di fronte alla potenza di fuoco di una banca centrale….!!!” – non serve a niente e fa apparire “Megas” e tutti gli studiosi della Modern Monetary Theory, antipatici e perfino narcisisti. Vi assicuro che non è così!

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Nico Maccentelli: Vogliamo parlare di politica? Parliamone

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Vogliamo parlare di politica? Parliamone

di Nico Maccentelli

De Magistris in pratica, in questo articolo su Napoli Today ci sta dicendo: “… che un giorno si possa realizzare il sogno di Ernesto Rossi e Arturo Spinelli, cioè un’Europa forte unita dalle diversità dal Portogallo alla Russia. Insomma un’Europa forte con un volto umano, che deve avere una politica di difesa e politica estera che ora non ha.”

Il disegno politico dunque è esattamente quello di un europeismo delle borghesie che si dotano di una “difesa”. Ovviamente il “volto umano” è tutta fuffa.

Non v’è traccia di lotta di classe, ma nemmeno di sovranità nazionale. La prima pertiene le contraddizioni sociali nel paese, che una sinistra rivoluzionaria e anti-sistema dovrebbe avere. La seconda, che non sarebbe nazionalismo ma lotta antimperialista e anticolonialista, pertiene le contraddizioni tra il popolo, ossia chi vive e lavora nel nostro paese, e il capitale multinazionale e finanziario, in fatti specie i flussi finanziari di merci, il dominio delle filiere, il dominio semantico del pensiero unico per mezzo dei media, lo svuotamento di poteri democratici. Non ci vuole molto a capire che De Magistris è la versione “progressista” del liberalismo la cui altra parte, quella liberista, è rappresentata dal PD.

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Leonardo Mazzei: Un’agenda in pezzi

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Un’agenda in pezzi

di Leonardo Mazzei

Oggi vogliamo divertirci. La farsa elettorale è infatti al suo acme. Domenica il bullo dei Parioli ha salutato il pisano dagli occhi di tigre. Un divorzio interessante, visto che entrambi si vorrebbero interpreti della cosiddetta “Agenda Draghi”. Agenda rivendicata anche da Bonino, che però con Letta resterà, ma pure da Renzi, con il quale Calenda adesso si alleerà (o forse no). Insomma, un gran casino attorno al lascito del Grande Salvatore. Talmente grande, il casino, che il diretto interessato ha già fatto sapere che preferirebbe essere lasciato in pace.

Questa frantumazione della mitica agenda, in almeno quattro pezzi, la dice lunga sulla portata della crisi interna al blocco dominante. Di quel blocco l’ex Bce avrebbe dovuto essere il collante, la guida e la punta di diamante capace di ristrutturare in profondità l’intero sistema politico. Le cose sono andate ben diversamente, e questa è la vera novità politica della strana estate 2022.

Stiamo forse esagerando la portata di quanto accaduto? Direi proprio di no. Il giorno dopo la caduta dell’uomo del Britannia, i giornaloni hanno iniziato a parlare di un grande rassemblement trasversale da realizzarsi in suo nome.

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Alessandro Somma: Si scrive Costituzione, si legge poltrona

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Si scrive Costituzione, si legge poltrona

di Alessandro Somma

Il Piddì e i suoi cespugli – da alcuni ancora definiti in termini di sinistra radicale – sono da anni le mosche cocchiere del neoliberalismo. Non stupisce dunque se anche in questo patetico avvio di campagna elettorale quella parte politica resti fedele alla sua natura, tanto che non sarebbe neppure il caso di prendere carta e penna per rimarcarlo. Le retoriche impiegate per nascondere la deriva neoliberale sono però talmente urticanti da imporre la denuncia del loro carattere autenticamente sovversivo.

È sovversivo innanzi tutto agitare la possibilità che le destre ottengano alle prossime elezioni una maggioranza dei due terzi, tale da consentire loro di modificare autonomamente la costituzione: numeri alla mano, si tratta di un risultato impossibile. Eppure è il risultato che viene ritenuto plausibile dal Piddì e da Alleanza verdi sinistra, e che consente loro di legittimare una scandalosa ammucchiata per le poltrone come una alleanza a difesa della Carta costituzionale.

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lorenzo merlo: Capire e ricreare

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Capire e ricreare

di lorenzo merlo

Pensiamo che capire sia tutto, che acquisire dati attraverso lo studio sia conoscenza. È un peccato che ci limita e che ci obbliga ad una storia di conflitto.

Penso di condividere la platonica prospettiva dalla quale appare in tutta chiarezza il mondo delle idee. Il filosofo ateniese lo chiamava Iperuranio. Uno spazio in tutto è già presenza, fuori dal tempo e dallo spazio. Uno spazio, aggiungo banalmente, in cui tutti i perché hanno già la loro risposta. In cui la circolarità del tempo diviene facile da riconoscere, così come la contiguità e la relazione di tutte le cose, ovvero l’autoreferenzialità dello spazio. L’eterno ritorno, il nichilismo come culmine della conoscenza, l’Uno come dimensione accessibile nell’astensione.

Il concetto non è semplice. Non lo si agguanta con un ragionamento. Serve ricrearlo. Come sennò andare oltre il materialistico e razionalistico limite del tempo oggettivo, della separazione delle cose, dello spazio misurabile che si pone tra esse?

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Scienza e dibattito sui virus

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Scienza e dibattito sui virus

Bertini Galileo Galilei Doge e1659972475691Non abbiamo titoli per entrare nei dibattiti scientifici. Tuttavia, normalmente dotati di buon senso, interessati alla ricerca della corretta informazione, stanchi di esaltazioni e demonizzazioni, crediamo giusto evidenziare le voci che si levano dal mondo scientifico nell’intento di andare alla radice di un problema: la definizione di virus in questo caso – una cosa non da poco, visto quanto accaduto negli ultimi due anni, ma tranquillamente potremmo dire negli ultimi decenni.

La scienza, come la storia, devono almeno ogni tanto avere il coraggio di mettere in discussione le proprie verità date per scontate, rivedendo se del caso le opinioni correnti: la scienza, quella vera, è sempre progredita così facendo. Il dibattito, a questo scopo, è essenziale. Drammaticamente pericoloso accusare di revisionismo quelli che la pensano diversamente: rivedere le opinioni correnti non può e non deve essere considerata una colpa. Altrimenti il principio della libertà di pensiero si dissolve.

Una delle opinione date per scontate è appunto che i virus siano entità indipendenti, dotate di proprie caratteristiche specifiche. Essi sono concepiti, dagli scienziati che hanno maggiore audience 1, come dei potenziali aggressori del corpo umano, come tali da combattere come può esserlo un nemico che invade uno Stato sovrano.

Una visione bellicista della medicina che è alla base anche delle strategie vaccinali di questi anni: tant’è che alla fine in Italia la loro messa in opera è stata affidata ad un alto ufficiale delle Forze Armate!

Ci sembra giusto dare quindi ampio spazio ad un punto di vista diverso: che ha il pregio tuttavia di non mettere solo in discussione la vulgata corrente, ma di suggerire una sperimentazione scientifica indipendente che la possa verificare, secondo l’impostazione galileiana (di cui troppo spesso la scienza si dimentica), coerente anche con i criteri a suo tempo enunciati da Robert Koch (anch’essi forse troppo spesso accantonati).

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Antonio Martone: Disagio psichico e democrazia

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Disagio psichico e democrazia

di Antonio Martone

297889282 430389229150193 493835484380497330 nIl disagio psichico ha raggiunto vette record nel mondo occidentale. Già negli Stati Uniti, punta di diamante del capitalismo consumistico globale e patria del consumismo, è considerata un’ “emergenza”, benché tutto sommato “normalizzata”, l’overdose da pain killer (farmaci antidolorifici su base oppioide). A questo, si aggiunge l’iperconsumo di psicofarmaci. Probabilmente, il fenomeno ancora più rilevante non si è ancora del tutto manifestato: riguarderà le dipendenze tecnologiche, la cui gravità sono le meno misurabili e anche le più sistemiche e, in quanto tale, difficili da affrontare.

Le cause sono tante e quelle politiche, sociali ed economiche sono ovviamente fondamentali. La ECity (città elettronica) globale è costantemente attiva nell’erodere lo spessore delle identità e potenziare la dimensione del precario e del contingente. I processi di sradicamento globali procedono senza sosta nella direzione di un iper-individualismo nel quale i vincenti sono pochi e i perdenti masse sterminate e, a volte, interi paesi. Non credo occorra sottolineare in quale misura la dimensione del precario e del contingente (o dell’eccezione elevata ormai a norma), e la logica della competizione neoliberista, possano incidere sulla coscienza dell’uomo e sui processi di formazione della personalità.

Peraltro, e rimanendo all’interno dei paesi occidentali, sembra che la situazione sia fuori controllo anche per professionisti e benestanti. Non è certo che le persone si rendano conto dello sforzo psicofisico necessario per correre verso standard professionali che permettano di stare sul mercato. La verità è che questa nuova schiavitù sta producendo dei veri e propri disastri psichici.

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Cambiare Rotta: Uscire dal gioco dell’oca, sfidare il presente, conquistare il futuro

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Uscire dal gioco dell’oca, sfidare il presente, conquistare il futuro

Lettera aperta alle organizzazioni giovanili e studentesche della sinistra radicale

di Cambiare Rotta

Direttamente al governo o a fare un’”opposizione costruttiva”, insieme al PD ovunque o solo sui territori, insieme in coalizione da subito o dopo le elezioni, insieme solo a certe condizioni, anzi insieme a qualsiasi condizione altrimenti poi vincono le destre, con cui poi comunque si governa assieme, e così all’infinito. Se decidi di stare nel gioco dell’oca della politica non importa cosa fai o cosa dici: o ribalti il tavolo o, da una strada come da un’altra, finirai sempre nelle braccia del Partito Democratico.

La sinistra in Italia sceglie sempre e comunque di non ribaltare il tavolo, al massimo si prende ogni tanto una breve vacanza di apparente indipendenza dal PD e in un secondo momento gli porta in dono le forze accumulate, poche o tante che siano. La scelta ricade sempre sul ricercare alleanze con il ceto politico piuttosto che costruire ponti con i settori popolari e le nuove generazioni senza prospettive, un “settarismo politicante” che ha come effetto la spoliticizzazione e l’astensionismo, forse il più grande regalo per chi ritiene ormai anche la democrazia parlamentare (un tempo detta “borghese”) un ostacolo ai propri piani.

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Fabio Mini: Pelosi aiuta tutti con la guerra

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Pelosi aiuta tutti con la guerra

di Fabio Mini

Molti si sono chiesti che significato avesse la visita di Nancy Pelosi a Taiwan in un momento così delicato dei rapporti internazionali e in particolare quelli tra Stati Uniti e Cina, Russia, Asia centrale, India, Medio Oriente, Africa, Sudamerica e perfino parte dell’europa nominalmente europeista e atlantista. Forse analizzando nei dettagli proprio questo sintetico elenco potrebbe fare un po’ di luce e fugare i sospetti che la speaker della Camera dei Rappresentanti statunitense sia diventata matta o incosciente. Potrebbe spiegare perché il presidente Biden abbia aderito alla sceneggiata di non ritenere la sua amministrazione responsabile delle intemperanze della Pelosi. Poteva evitarla perché pleonastica: in un paese che si dice democratico le istituzioni parlamentari sono autonome. Poteva evitarla perché tentando di sganciarsi di fatto ha confermato ciò che Pechino pensa della democrazia americana: un sistema che celebra ogni giorno l’uomo più potente del globo terracqueo, il vertice unico, il simbolo del potere nazionale e internazionale e il Comandante in Capo delle Forze Armate più forti e armate del mondo e, allo stesso tempo, un sistema che coltiva l’anarchia e il caos proprio in materia di sicurezza nazionale e mondiale.

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Redazione: Ucraina. Chi sta bombardando la centrale nucleare di Zaporizhzhia?

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Ucraina. Chi sta bombardando la centrale nucleare di Zaporizhzhia?

di Redazione

Il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Rafael Grossi, ha lanciato un appello urgente alla Russia e all’Ucraina affinché permettano agli esperti AIEA di visitare rapidamente la centrale di Zaporizhzhia, per stabilizzare la situazione ed evitare un incidente nucleare. Una richiesta sensata che dovrebbe essere presa in seria considerazione.

Quello che non quadra sono però i resoconti dei mass media occidentali. Se i russi controllano la centrale nucleare da marzo, non si capisce perché dovrebbero bombardare la centrale o i suoi paraggi. Semmai dovrebbero essere le artiglierie ucraine quelle che bombardano la zona per cercare di riconquistarla. Possibile che tale contraddizione non emerga come tale?

“Se vengono colpiti i reattori o l’impianto di raffreddamento, rischia di saltare in aria mezza Europa” ha dichiarato Yevgeny Balitsky, il capo dell’amministrazione civile-militare russa della regione nel sud dell’Ucraina dove è situata la centrale nucleare di Zaporizhia, secondo il quale il sito nucleare è stato attaccato ieri dagli ucraini con l’impiego di droni kamikaze che hanno provocato 11 feriti.

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Marco Pondrelli: La crisi dell’impero. Editoriale

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La crisi dell’impero. Editoriale

di Marco Pondrelli

Se dalle tristi vicende italiani proviamo ad alzare lo sguardo verso quello che succede nel resto del mondo, troviamo una situazione che potremmo nel migliore dei casi definire confusa. Purtroppo oggi non sembra valere l’adagio del Grande Timoniere anzi potremmo dire che grande è la confusione sotto il cielo ma la situazione non è eccellente.

In Ucraina lo scontro militare rischia di trasformarsi in una lunga guerra di attrito, purtroppo anche la cosiddetta sinistra d’alternativa non riesce a capire due cose fondamentali: innanzitutto la guerra non è iniziata il 24 febbraio ma nel 2014 e non certo per colpa della Russia, ma la cosa più importante è che se oggi non viene esperita la via diplomatica la colpa non è di Mosca. L’Europa sta pagando un prezzo altissimo ed in autunno la situazione potrebbe addirittura peggiorare, l’orchestra continua a suonare ma il Titanic sta affondando.

Purtroppo quella ucraina non è la sola questione aperta. La tensione sta tornando pericolosamente a salire in Nagorno Karabakh con i movimenti delle truppe azere. Ricordiamo che in questa regione, fra Armenia e Azerbaigian, si trovano truppe d’interposizione russe che contribuiscono a garantire gli accordi di pace.

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