[Sinistrainrete] Prove generali di dittatura ambientale

06/09/2022

Francesco Cappello: Prove generali di dittatura ambientale. Niente e nessuno potrà opporsi al Commissario unico di Draghi

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Prove generali di dittatura ambientale. Niente e nessuno potrà opporsi al Commissario unico di Draghi

di Francesco Cappello

investituraAl fine di riuscire a dare le necessarie garanzie di realizzazione, in tempi rapidi, di quei progetti che potrebbero risultare invisi alle popolazioni locali ma che viceversa stanno molto a cuore a tutti quegli interessi, sempre più spesso esterni, che hanno colonizzato economicamente e politicamente il nostro Paese, ecco la figura del Commissario unico di cui si parlerà nello specifico più avanti, con il compito di realizzare in forma di iter agevolato dei “procedimenti unici” puntanti all’obiettivo preposto in un tempo massimo di 4 mesi; si tratta di prove generali di un autoritarismo governativo volto a spianare tutti gli eventuali ostacoli di un normale iter autorizzativo se in grado di minacciare la realizzazione del progetto o anche solo l’allungamento dei tempi di realizzo dell’opera in questione.

Alla base della forza persuasiva di tali iter accelerati la strategia e le politiche emergenziali.

Una strategia ormai consolidata secondo la quale generi ad hoc, artificiosamente, un’emergenza o ne adotti una esistente da pompare adeguatamente utilizzando tutti i mezzi di “informazione” a disposizione del mainstream, al fine ultimo di poter poi proporre la soluzione che ti permetterà di realizzare, insieme al business che ti sta a cuore, quegli obiettivi politici e di controllo sociale a cui puntavi.

L’emergenza sanitaria ha diffuso la paura della covid in seguito a contagio e infezione del virus ingegnerizzato, il Sars Cov 2, diffondendo e rafforzando la voce che essa fosse una malattia per la quale non esistesse alcuna cura efficace. Su questa base si è poi potuto affermare il successo della campagna vaccinale di massa che ha prodotto ed autorizzato in tempi record vaccini ogm (più di 200 i vaccini messi a punto su scala planetaria) e farmaci di nuova generazione (più di 500) utilizzanti bio e nano tecnologie autorizzati con procedura accelerata FAST TRACK.

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Thierry Meyssan: Il conflitto in Ucraina accelera la fine del dominio dell’Occidente

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Il conflitto in Ucraina accelera la fine del dominio dell’Occidente

di Thierry Meyssan

217842 3 6 b79a5Il conflitto ucraino, presentato come un’aggressione della Russia, è invece l’applicazione della risoluzione 2202 del 17 febbraio 2015 del Consiglio di Sicurezza. Francia e Germania non hanno tenuto fede agli impegni assunti con l’Accordo di Minsk II, quindi per sette anni la Russia si è preparata allo scontro attuale. Mosca ha previsto le sanzioni occidentali con molto anticipo, sicché le sono bastati due mesi per aggirarle. Le sanzioni scompaginano la globalizzazione statunitense, perturbano le economie occidentali spezzando le catene di approvvigionamento, facendo rifluire i dollari verso Washington e provocando un’inflazione generale, causando infine una crisi energetica. Chi la fa l’aspetti: gli Stati Uniti e i loro alleati si stanno scavando la fossa con le proprie mani. Nel frattempo le entrate del Tesoro russo in sei mesi sono aumentate del 32%.

Nei sette anni appena trascorsi spettava alle potenze garanti dell’Accordo di Minsk II (Germania, Francia, Ucraina e Russia) farlo rispettare. Non l’hanno fatto, sebbene l’intesa sia stata avallata e legalizzata il 17 febbraio 2015 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e a dispetto delle affermazioni sulla necessità di proteggere i cittadini ucraini, minacciati dal loro stesso governo.

Il 31 gennaio 2022, allorquando cominciavano a circolare notizie su un possibile intervento militare russo, il segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Difesa ucraino, Oleksy Danilov, sfidava Germania, Francia, Russia e Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dichiarando: «Il rispetto degli Accordi di Minsk significa la distruzione del Paese. Quando furono firmati sotto la minaccia armata dei russi  e sotto lo sguardo di tedeschi e francesi  era già chiaro a tutte le persone razionali che sarebbe stato impossibile applicarli» [1].

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Felix: Sulla morte di Gorbaciov

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Sulla morte di Gorbaciov

di Felix

Gorbaciov è stato l’ultimo Presidente della Unione Sovietica, nel periodo dal 1985 alla notte del Natale del 1991, quando, dalle mura del Cremlino, venne ammainata la bandiera rossa, per decenni simbolo della vittoriosa Rivoluzione socialista d’Ottobre del 1917, che permise, per la prima volta nella storia, la costruzione di uno Stato fondato sul potere degli operai, dei contadini e dei soldati.

L’URSS, fondata nel dicembre 1922, era titolare di una storia grande e gloriosa che l’aveva vista, dopo la vittoria nella guerra civile e la cacciata delle armate d’invasione degli eserciti delle potenze capitaliste e imperialiste, costruire sotto la guida di Stalin e del Partito comunista, una moderna industria e agricoltura che la classificheranno, nel 1937, come la seconda potenza industriale del mondo.

Ciò le permetterà di reggere l’urto, in pochi anni, del secondo attacco militare, tramite le armate nazifasciste, dell’imperialismo internazionale, nel 1941, uscendone, di fatto, come la principale vincitrice della Seconda guerra mondiale, con un grande accrescimento del proprio prestigio internazionale, che si riversò, inevitabilmente sul movimento operaio e comunista.

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La strega Matteuccia: Breve intervento complottista di fine estate

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Breve intervento complottista di fine estate

di La strega Matteuccia

Siamo governati da tecnici, ma se fossero eletti sarebbe lo stesso, che agiscono in nome e per conto di una élite sovrannazionale finanziaria che risponde all’anglosfera. Questi tecnici, non dovendo elaborare scelte politiche, devono governare tramite emergenze. La creazione dell’emergenza rende possibile l’attuazione e l’accettazione di qualsiasi scelta, anche la più scellerata.

La falsa emergenza Morbillo ha portato, nel 2017, alla Legge Lorenzin.

L’emergenza Covid ha portato al DL44 e a tutte le nefandezze che conosciamo.

Ora, come precognizzato anni fa da Pier Paolo Dal Monte …, siamo all’emergenza termodinamica.

Già prima dell’avvento del Covid erano partiti una serie di segnali molto chiari con tutta la pantomima legata a Greta, poi, era luglio 2020, la Legge Rilancio (legge 110), in seguito si sono succedute oscillazioni del prezzo della benzina, per arrivare alla guerra in Ucraina ed ai risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

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Guido Salerno Aletta: Elettricità e Gas, il folle sistema delle aste generali al prezzo marginale

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Elettricità e Gas, il folle sistema delle aste generali al prezzo marginale

di Guido Salerno Aletta

Che ci sia qualcosa di strano, in questi straordinari aumenti del prezzo dell’energia, elettricità e gas, lo sospettano tutti. Benzina e gasolio sono aumentati, è vero, ma molto meno delle bollette.

C’è qualcosa che non torna.

La crisi sanitaria, che ha provocato a partire dal secondo trimestre del 2020 una pesante caduta dell’attività produttiva, ha creato una discontinuità sui mercati, e molti produttori di energia elettrica o fornitori di gas all’ingrosso si sono felicitati del fatto di non avere contratti di approvvigionamento a lungo termine che li avrebbero costretti a pagare inutilmente ciò che non avrebbero potuto rivendere.

I cosiddetti giganti petroliferi, da Total ad Eni, hanno pagato cara la loro strategia di lungo termine, avendo accusato negli scorsi due anni risultati assai pesanti sotto il profilo economico. Ma ora si stanno riprendendo, alla grande: stanno recuperando ampiamente le perdite subite nel biennio scorso.

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Alba Vastano: Il male liquido

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Il male liquido

di Alba Vastano

“A differenza di quello che possiamo definire ‘male solido’, privo di sfumature, bianco o nero, la cui tenace presenza è molto più individuabile nella realtà sociale e politica, il male liquido si presenta sotto un’apparenza di bontà e amore” (Zygmunt Bauman)

La storia che stiamo attraversando sta trainando con sé, in modo progressivo, tutti i mali possibili. Una sorta di flagello universale che ha il sapore di un castigo biblico per tutte le malefatte dell’uomo. Le crisi si susseguono a ritmo incalzante quasi a togliere il respiro, rendendo vana la speranza di avvistare finalmente la luce in fondo al tunnel. A comprendere la forma infida del male in cui stiamo navigando, non del tutto consapevoli forse della gravità, ancora obnubilati dagli effetti della globalizzazione che tutto rende patinato, non poteva essere sufficiente la crisi economica, generata dai Trattati di un’Europa iperliberista che attaccando le Costituzioni ha smantellato lo Stato sociale. E da noi non è bastato neanche il Pd che ha attuato le peggiori riforme contro i diritti dei lavoratori e sulla scuola pubblica.

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Luca Busca: Draghistan: se non riusciamo a uscire dal tunnel… almeno arrediamolo*

sinistra

Draghistan: se non riusciamo a uscire dal tunnel… almeno arrediamolo*

di Luca Busca

Qui e qui le puntate precedenti

lonely passerby man dark tunnel light end tunnel 406939 4413Il fatto che il governo Draghi sia caduto non comporta in alcun modo la fine del Draghistan. Al contrario lo scivolone politico assume sempre di più le caratteristiche di un golpe bianco. Per l’ennesima volta in Italia ha avuto luogo un evento straordinario, mai accaduto prima ma perfettamente in linea con i dettami costituzionali. Il premier si è dimesso pur avendo ottenuto la fiducia tutte le volte, moltissime, l’abbia richiesta. Caso ha voluto che fosse scelto il mese di luglio per rassegnare quelle anomale dimissioni, raccolte con spontanea complicità dal Presidente Mattarella, che con poco italica sollecitudine ha fissato le elezioni al 25 settembre. Il solerte Capo dello Stato ha poi avallato un espediente legislativo che, pur infierendo sulla già stremata costituzione, ha esentato tutte le forze politiche allineate con il regime dalla raccolta firme per la presentazione delle liste. Nel più assoluto rispetto dei principi democratici e di uguaglianza le costituende alleanze antisistema sono state, invece, costrette a rincorrere i firmatari tra ombrelloni e lettini o in estenuanti trekking d’altura. Per bilanciare la sicura vittoria della destra la povera Giorgia Meloni è stata obbligata a rinnegare le proprie origini fasciste, qualsiasi forma di correlazione con il mostro Putin, ogni sfumatura avversa al green pass e al vaccino. Si è dovuta dichiarare atlantista convinta e anche da sempre, in compenso e stata lasciata libera di esprimere tutta la sua propensione alla guerra e alla distruzione ambientale mediante ripristino del nucleare. Al fine di mantenere le strette relazioni politiche e programmatiche che legano i due fronti immaginari della scena italiana, è toccato al solito Berlusconi perdere qualche pezzo importante per il bene della patria. Così, come fece Angelino Alfano, i cagnolini più fedeli (Brunetta, Carfagna e Gelmini) hanno dovuto trasmigrare verso la fazione opposta, alla corte di Calenda e del più privo di vergogna dei politici italiani, Matteo Renzi.

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Fabrizio Li Vigni: Il neoliberismo è il problema del XXI secolo

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Il neoliberismo è il problema del XXI secolo

di Fabrizio Li Vigni

Introduzione (1)

HXKTDFGLU5G4VE3KZNBTABY7TALa domanda cui mi propongo di rispondere in queste pagine è la seguente: esiste un legame fra il cambiamento climatico, le crisi migratorie, le disuguaglianze, le carestie, la mortalità infantile, lo sfruttamento minorile, la disoccupazione, l’evasione fiscale, il degrado dei servizi pubblici e l’estinzione delle specie viventi? E se esiste, di che si tratta?

Il pamphlet che avete fra le mani ha come obiettivo di mostrare le interdipendenze che connettono tutti i principali problemi che i popoli della Terra sono ad oggi costretti ad affrontare. Tale filo conduttore va spesso sotto il nome di «neoliberismo». In un’intervista recente, il filosofo canadese Alain Deneault(2) affermava che il neoliberismo «è il problema del XXI secolo»(3). Nelle prossime pagine vorrei mostrarvi perché.

La maggior parte della cosiddetta «opinione pubblica» disconosce tanto il termine quanto il suo significato; spesso ignora persino che ci possa essere un minimo comun denominatore fra i fenomeni sopra citati. I politici che conoscono il neoliberismo non lo nominano quasi mai: quelli che lo sostengono non hanno interesse a dare ai cittadini un’arma concettuale potente per combatterlo; e quelli che lo combattono hanno paura di rendersi incomprensibili ai loro elettori.

Di fatto, creatori ed esecutori di questo sistema economico, politico e culturale sono abilissimi nel renderlo indecifrabile. Eppure se avete sentito parlare di «austerità», «società dei consumi», «aggiustamenti strutturali», «libero mercato», «mondializzazione», «globalizzazione»,«consenso di Washington», «turbocapitalismo», «libero scambio», «capitalismo finanziario», «reaganismo», «thatcherismo», «laissez-faire»(4) (lasciar fare), «deregulation» (deregolazione), «el modelo» (come lo chiamano in Cile), «new public management» (nuovo management pubblico), «gig economy» (economia dei lavoretti), «flessibilità», «flexicurity» (flessicurezza), «delocalizzazioni», «dumping salariale/fiscale/ambientale», «crony capitalism» (capitalismo clientelare o di collusione), «governance» (governanza), di «deep state» (Stato nello Stato) o di «filantrocapitalismo», allora avete sentito parlare di questo regime, di una sua variante o di una sua componente.

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Marinella Mondaini: In morte di Gorbaciov

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In morte di Gorbaciov

di Marinella Mondaini

E’ morto ieri Mikhail Gorbacjov dopo una lunga malattia. Fu eletto presidente il 15 marzo 1990, primo e ultimo presidente dell’Unione Sovietica. A 54 anni, a marzo del 1985, divenne Segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista Sovietico, dopo il 74-enne Konstantin Cernjenko, sembrava giovanissimo. Un dirigente che per primo “andò al popolo”, le sue uscite pubbliche erano sempre in compagnia della moglie Rajssa, che ha giocato un ruolo non indifferente nelle scelte del marito. Gorbacjov annunciò la politica della “glasnost’” (trasparenza) e “perestrojka” (ricostruzione) – di per sé un fenomeno antisovietico. Proprio questi cambiamenti diventarono la spinta verso l’inizio della disintegrazione dell’Unione Sovietica.

In Russia dicono che Gorbacjov è stato l’illustrazione del fatto di come le buone intenzioni del leader nazionale siano capaci di portare l’intero paese all’inferno. E così è stato. La caduta dell’Unione Sovietica è stata la più grossa catastrofe geopolitica del secolo. – disse Vladimir Putin. Decine di milioni di connazionali si sono trovati all’improvviso fuori dai confini del proprio paese, per il popolo russo divenne un vero dramma.

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Massimo Zucchetti: Zaporizhzhia. Un consiglio a Bonelli

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Zaporizhzhia. Un consiglio a Bonelli

di Massimo Zucchetti*

Eccomi qua, mi occupo di impatto ambientale dei nuclidi radioattivi, ho in fondo all’articolo un consiglio per gli amici bonelliani.

Perché bisogna aiutarli. Qui siamo al delirio, ad una fase psichiatrica acuta di negazione della realtà come in 1984.

Questi poveri sedicenti-verdi-sinistri in quota PD vanno a protestare sotto l’ambasciata RUSSA, perché secondo loro la centrale in mano russa dai primi di marzo se la AUTOBOMBARDANO i russi stessi. Lo dice Zelensky, lo dicono gli Ucraini, notoriamente inclini a non sparare balle colossali, quindi è vero!

Fossi l’ambasciatore russo, darei a questi poveretti un bigliettino con l’indirizzo dell’ambasciata Ucraina. Passi lunghi e ben distesi, andate là che avete sbagliato indirizzo.

I verdi italiani sono sempre stati di acutezza limitata, ma mo’ si esagera.

Ripetete con me:

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Fuori Collana: I movimenti e la sinistra ‘presente’

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I movimenti e la sinistra ‘presente’

di Fuori Collana

Per rappresentare le istanze di giustizia sociale e ambientale la sinistra deve riscoprire il rapporto con i movimenti. Un correttivo potente e coerente con il progetto di una partecipazione effettiva al centro della nostra Costituzione.

Ragionare di movimenti aiuta a smorzare il realismo tragico dell’assenza della sinistra. Ad essere assente è la sinistra come partito politico, ma forze politiche e sociali “di sinistra” vivono nella società. Questo, senza inoltre disconoscere la presenza, se pur al momento priva di uno specifico peso politico parlamentare, di piccoli partiti espressione della c.d. sinistra radicale, considerarli assenti contribuisce alla loro emarginazione. Quanto ai partiti usualmente definiti di “sinistra” o “centro-sinistra”, non può essere definito “di sinistra” un partito come il Partito democratico: basti pensare al Jobs Act, alla riforma Renzi-Boschi, ai provvedimenti Minniti, alla Buona Scuola, ovvero al lungo elenco delle politiche di stampo neoliberale, per tacere dell’acritico asservimento ai paradigmi di Maastricht, al Fiscal Compact, all’”agenda Draghi”, o, allargando lo sguardo, alla guerra, ad un aggressivo atlantismo. Non sono sufficienti i diritti civili, invero più citati che garantiti, a definire una forza politica di sinistra.

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Fabrizio Marchi: Le ragioni di una scelta

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Le ragioni di una scelta

di Fabrizio Marchi

L’imperativo categorico alle prossime elezioni del 25 settembre è NON votare per i due schieramenti di centrosinistra (PD più cespugli e cespuglietti, Calenda, Renzi, Bonino, Fratoianni) e di centrodestra (Meloni, Salvini, Berlusconi).

Si tratta di due coalizioni falsamente contrapposte ma in realtà del tutto organiche all’attuale sistema capitalista, neoliberista e imperialista. Si differenziano – per ragioni meramente strumentali ed elettoralistiche – solo nel modo di interpretare l’ideologia politicamente corretta e neoliberale dominante, alla quale in realtà aderiscono in toto.

Il compito che queste forze sono chiamate ad assolvere, infatti, è proprio quello di tenere in piedi la finzione di una falsa dialettica all’interno di un sistema “neo-liberale” (e per questo in realtà illiberale, lo abbiamo visto in azione durante la gestione della crisi pandemica…) e sostanzialmente da tempo non più democratico. Infatti, i vecchi partiti di massa che con tutte le loro contraddizioni, rappresentavano bisogni e interessi sociali contrapposti che si confrontavano e si scontravano in una autentica dialettica politica, non esistono più.

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Salvatore Bravo: Letteratura russa e noi

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Letteratura russa e noi

di Salvatore Bravo

La bella introduzione di Luca Doninelli ai capolavori di Fëdor Dostoevskij non è solo una riflessione sull’abbandono della letteratura d’impegno e di tradizione da parte dei giovani. È una riflessione sulla nostra realtà sociale che ha scelto l’integralismo della pianificazione e del narcisismo consumistico all’interiorità quale luogo dove scoprire la propria umanità con i suoi conflitti e con le contraddizioni che la caratterizzano.

La letteratura favorisce il disporsi verso il tempo cairologico per conoscersi e fondare legami politici e di senso, il suo abbandono ha innumerevoli conseguenze, è la spia della crisi di identità e progetto in cui siamo. Non si possono coltivare legami, annodare relazioni col mondo in direzione orizzontale e verticale senza toccare la profondità oscura dell’essere umano. Nel buio del conflitto interiore l’essere umano ritrova la propria luce: è segnato dal legame con l’alterità, pone domande per trovare fondamenti metafisici senza i quali qualsiasi esistenza è insopportabile. Senza fondamento metafisico l’essere umano vive la tragedia di un ego che può tutto, è apparentemente onnipotente, ma in realtà si disfa nella disperazione della propria solitudine fino al gesto estremo: omicidio e suicidio sono due volti della disperazione che non trova le ragioni per ribaltarsi in speranza, senso e significato.

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