Fulvio Grimaldi – 08/09/2022
Non è che Mentana sia credibile. Un Ordine dei Giornalisti che davvero salvaguardasse professione e deontologia, come minimo lo avrebbe sottoposto a provvedimento disciplinare. Non tanto, o non solo, per un telegiornale che più fazioso e mistificatorio non potrebbe concepirsi, quanto per quella sua testata online, OPEN, dove mandatari esperti di diffamazione e delazione, virtuosi della “character assassination”, autodefinitisi factcheckers, propagano menzogne e azzerano verità.
Nel caso di Enrico Mentana si tratta di un primato nel millantato credito di giornalismo, ma lo stesso mio apprezzamento vale alla pari per i direttori e le grandi firme di tutti i giornaloni/giornalacci italiani, su carta o su schermo. E’ la stampa 2.0, Bellezza, quella del cane da guardia che si è voltato dalla parte opposta.
Ieri sera, però, nel suo TG principe, alle 20.00, per una volta Mentana è stato capace di fornirci un’informazione verace, corretta, indiscutibile, confermatrice della realtà e anche, per taluni, ritardatari, rivelatrice.
E’ stato nel salottino con Jean-Luc Melenchon, leader del cosiddetto radicalismo di sinistra (così detto da tutti per esorcizzare che ne compaia una vera) di La France insoumise che, per una volta, il Tg di Cairo-Mentana ci ha permesso il confronto diretto e non adulterato della realtà. Un confronto facilitato dai sorrisi, compiacimenti, consensi, tenerezze, che i due si scambiavano in un tripudio di simpatia e concordia e per una durata del servizio che ha superato perfino quella con Zelensky.
Nel segno dell’arcobaleno
Quando poi Melenchon, tributato ogni apprezzamento al compagno De Magistris (bravo magistrato, ma non rimpianto sindaco taglia-alberi di Napoli) e ai suoi boyscout di Unione Popolare (ex-PaP), si è spontaneamente avventato sul tema-principe del cronista NATO Mentana, Ucraina e Russia, siamo arrivati al quasi lingua-in-bocca tra i due sodali e abbiamo visto il bassottarello Enrico allungarsi di 20 centimetri. Un gigante.
E’ stato quando, lungo disteso sul tappeto rosso srotolatogli da Mentana, Melenchon, evitato rigorosamente – attenendosi al programma di UP – di menzionare alcun nemico, suo o di De Magistris, tanto meno gli USA, la NATO, la pandemia, la truffa climatica, l’operazione sposta-popoli, o Ursula von der Leyen e il terrorista Zelensky, ha scaricato la sua pistola made in NATO su Putin e sulla Russia: “Infame aggressione, imperdonabili nequizie, sostegno assoluto a Kiev” (quella che i suoi li fa marciare a passo dell’oca, sotto stendardi con la svastica e con pratiche Gestapo/SS).
Ecco che dagli schermi de la 7 e sotto lo sguardo ammirato, quasi orgasmatico, del giornaliere NATO, ci è balzata addosso la realtà. La verità, cioè, di chi è chi e cosa ci rappresenta.
Come se il programma elettorale diffuso dagli insoumises napoletani ci avesse lasciato qualche dubbio. Incredibili anticipatori del transizionista ministro Cingolani, per nettarsi di ogni residuo di sinistra, hanno disciplinatamente scelto la doccia con acqua semitiepida, ma di rose. Per non scottare nessuno.
Ah no? Guardate qua e giudicate voi. No, non è il programma di Comunione e Liberazione, e nemmeno quello delle Pie Donne del Sagrato. Guardate bene il logo. E’ il programma antagonista della sinistra radicale. Dai, forza, andiamo tutti a “lottare contro la povertà” e a “perseguire la pace e la democrazia in Europa e nel mondo”! Con tanto di UE, Biden e NATO? Ma che c’entra! Sempre quelli che scassano la minchia col pelo nell’uovo…..