Rassegna del 09/09/2022
Andrea Fumagalli: La dittatura della finanza e il mercato del gas
La dittatura della finanza e il mercato del gas
di Andrea Fumagalli
Prefazione
Il 12 e 13 settembre 2008, nel pieno del crollo finanziario dei subprime negli Usa, due giorni prima del fallimento della Lehmann Brother (15 settembre 2008), a Bologna si svolgeva un convegno organizzato da UniNomade sui mercati finanziari e la crisi dei mercati globali. Gli atti di quel convegno (e molto di più) verranno pubblicati l’anno successivo da Ombre Corte a cura di Andrea Fumagalli e Sandro Mezzadra con il titolo Crisi dell’economia globale. Mercati finanziari, lotte sociali e nuovi scenari politici[1]. All’interno di quella raccolta di saggi, compariva un testo di Stefano Lucarelli: “Il biopotere della finanza”. All’epoca, tale titolo ci pareva più che mai azzeccato per descrivere il dominio delle oligarchie finanziare nel definire le traiettorie di accumulazione del nuovo capitalismo delle piattaforme, che da lì a poco sarebbe emerso dalle ceneri di quella crisi.
Oggi a quasi 15 anni da quegli eventi, possiamo dire di aver sottovalutato il problema. Certo, la nostra analisi si era rivelata più che corretta nel sottolineare il ruolo centrale e dominante della finanza speculativa nel nuovo (dis)ordine monetario internazionale e il tendenziale declino del dollaro come moneta di riserva internazionale. Ma nel frattempo, il biopotere (che poteva dare origine anche a qualche forma di contropotere, come illusoriamente ha fatto credere la parabola del bitcoin) si è trasformato in una vera e propria dittatura.
La finanziarizzazione delle materie prime
Ciò che sta succedendo nella determinazione del prezzo del gas nel mercato di Amsterdam lo conferma ampiamente. Già nel passato c’erano state avvisaglie della capacità della speculazione finanziaria, oggi sempre più essenza e anima dei mercati finanziari, di stravolgere in modo quasi irreversibile le stesse regole di funzionamento di un mercato neo-liberista.
Aristoteles: Flat tax: rubare ai poveri per ingrassare i ricchi
Flat tax: rubare ai poveri per ingrassare i ricchi
di Aristoteles
Vorremmo sottoporre ai lettori alcune riflessioni a partire da un piccolo “caso di studio”: il tema elettorale della Flat Tax. Ma il nucleo vero del nostro ragionamento è più ampio – dare qualche spunto su come affrontare questo ed altri temi da sinistra. Per inciso: non iniziamo a discutere se esistono ancora destra e sinistra prima di aver finito l’articolo, per favore.
A metà articolo troverete una cesura, che separa radicalmente due prospettive: laddove infatti la disamina dettagliata di una politica è un momento necessario per capire se rigettarla, non è detto che questo approccio analitico sia poi il modo migliore di contrastarla. In questa seconda sezione faremo pertanto qualche riflessione su come combattere politiche ingiuste ed indigeste.
Sia chiaro: non vogliamo dire la parola definitiva sulla Flat tax; men che meno risolvere i (tanti) problemi della sinistra in questo banale articoletto. Non abbiamo le “istruzioni per l’uso”, sebbene questa sia la forma che provocatoriamente abbiamo adottato. Non vogliamo insegnare niente a nessuno. Vorremmo discutere – assieme – qualche spunto, eclettico, di riflessione.
Atto primo
Come affrontare un tema, dal punto di vista analitico, passo dopo passo.
1. Definire concettualmente l’oggetto
Cosa vuol dire Flat Tax, nelle sue accezioni? Essenzialmente, per Forza Italia e Lega, un’aliquota unica per tutti coloro che sono soggetti a imposizione fiscale (cittadini e imprese), che stanno al di sopra di una “no tax area”. Ad esempio, si può decidere che sopra gli 8 o i 12mila euro di reddito annuo, si applichi una aliquota fissa del 23% su quanto supera questa soglia (proposta di Forza Italia).
Antiper: Costanzo Preve | Il clero della terza rivoluzione industriale (commentato)
Costanzo Preve | Il clero della terza rivoluzione industriale (commentato)
di Antiper
Costanzo Preve è stato un filosofo dalle riflessioni spesso discutibili e nello stesso tempo stimolanti. Ha passato gran parte della vita a superare il marxismo, ma ovviamente il marxismo ha superato lui. Nei suoi ultimi anni, deluso dal disinteresse riservato dalla sinistra verso il suo lavoro si era messo a teorizzare il superamento della dicotomia politica destra/sinistra (oltre quello della dicotomia filosofica borghesia/proletariato) finendo per pubblicare testi con autori di destra e per case editrici e riviste di destra (anche per praticare quel superamento politico di cui era convinto). Ciò nonostante anche in quegli anni aveva saputo scrivere cose interessanti come Una nuova storia alternativa della filosofia, una storia della filosofia ispirata all’ontologia dell’essere sociale di Lukacs e alla teoria della genesi storico-sociale delle categorie filosofiche.
In questo brano, estratto da un testo pubblicato con Gianfranco La Grassa per pronunciare l’ennesima orazione funebre del marxismo, Costanzo Preve svolge una sorta di parallelo storico tra l’epoca della “rivoluzione francese” e quella che lui definisce “terza rivoluzione industriale”, cercando di individuarne la nuova Nobiltà, il Nuovo Terzo Stato e il Nuovo Clero.
Marco Cattaneo: Perché l’euro ha penalizzato soprattutto l’Italia
Perché l’euro ha penalizzato soprattutto l’Italia
di Marco Cattaneo
Breve (ma non tanto) post per rispondere a un commento ricorrente di chi ancora dubita di quanto sia stato disastroso per l’Italia l’ingresso nell’euro.
L’argomentazione degli euroausterici è molto semplice. Certo, le prestazioni dell’Italia dall’ingresso nell’euro in poi sono state estremamente deludenti. Ma solo la Grecia si è trovata in difficoltà ancora maggiori. Gli altri se la sono cavata, chi più chi meno, meglio, o meno peggio. “Quindi” il problema non è l’euro, ma l’Italia stessa.
Una precisazione a monte: di crisi dell’euro si parla all’incirca dal 2010, quando sono esplosi gli spread dei cosiddetti PIGS. Ma nel quartetto inizialmente l’Italia non c’era. C’erano Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna.
L’Italia è arrivata un annetto dopo, e i PIGS sono diventati PIIGS.
Effettivamente, tre dei quattro membri del quartetto originario (Grecia a parte) sono usciti dalle difficoltà di quel periodo meglio dell’Italia. E quindi l’Italia, sempre con l’eccezione della Grecia, è l’outlier in negativo dell’eurozona.
Fabio Marcelli: Italia, molluschi e guerra nucleare
Italia, molluschi e guerra nucleare
di Fabio Marcelli
Mentre l’estate si approssima alla sua fine, sono vari i segnali che indicano un ulteriore peggioramento della situazione internazionale con conseguente sempre più probabile slittamento verso l’abisso della guerra, forse nucleare. Vediamo questi segnali. Innanzitutto le dichiarazioni sul recupero della Crimea rese da Stoltenberg e prontamente riprese da Draghi. Poi l’attentato terroristico di cui è rimasta vittima la figlia di Dughin, non rivendicato dall’Ucraina che tuttavia ha protestato per la sacrosanta condanna pronunciata da Papa Francesco. Ancora, la decisione del presidente del Consiglio europeo di addestrare i militari ucraini sul territorio europeo.
Tutte chiare conferme della decisione da tempo adottata, in modo più o meno consapevole, secondo Kissinger, dai vertici degli Stati Uniti e, quindi della NATO: portare avanti, fino alle estreme conseguenze, la guerra in Ucraina, fomentandone il vacuo e fanatico nazionalismo e continuando a spedirvi quantitativi crescenti di armi sempre più sofisticate; con grande beneficio dell’industria bellica, sia come incremento dei suoi già enormi profitti, sia come possibilità di avvalersi di un ottimo campo di sperimentazione dei suoi micidiali ritrovati.
Paolo Bartolini: In fondo a sinistra. Dal pregiudizio al corpo vissuto
In fondo a sinistra. Dal pregiudizio al corpo vissuto
di Paolo Bartolini
Mi colpisce, e trovo interessante, come due grandi fraintendimenti accompagnino, in maniera simmetrica e incrociata, la sinistra sovranista e la sinistra radicale. Al centro della confusione troviamo i nostri corpi animati, il modo con i quali sono intesi dall’una e dall’altra. La sinistra radicale ha mostrato una miopia preoccupante, sconfinante nella cecità selettiva, rispetto alla questione del Green Pass e alla gestione traballante e spesso autoritaria della sindemia Covid-19. La sinistra sovranista (non di rado apparentata con personaggi che ostentano posture al confine tra maschilismo e menefreghismo) nutre un fastidio malcelato verso il femminismo e le identità di genere non conformi.
La prima ha considerato la dissidenza rispetto ai diktat emergenziali come una forma di sbracato egoismo, un sovranismo corporeo (l’ha detto esplicitamente un noto psicoanalista che non c’entra con la sinistra, ma sul tema ha mostrato un’ottusità simile a quella di non pochi compagni).
I dubbi sui vaccini di nuova generazione, sulla campagna vaccinale universale, sul lasciapassare verde, sono stati letti come idiozie, complottismi, ritiri difensivi dentro il confine della propria pelle.
Marino Badiale: La guerra in un mondo senza futuro
La guerra in un mondo senza futuro
di Marino Badiale
1. Introduzione.
Il primo dei numeri della rivista “Limes” dedicati alla guerra in Ucraina (uscito a marzo) aveva il titolo “La Russia cambia il mondo”. È un titolo che coglie molto bene uno degli aspetti di fondo della situazione attuale, cioè il cambiamento netto, nella realtà politica mondiale, causato dall’attacco della Russia all’Ucraina. In questo intervento cercherò di esaminare come questo cambiamento si colleghi all’analisi della situazione storica contemporanea che ho sviluppato in vari interventi su questo blog, analisi la cui tesi principale è che l’attuale società capitalistica mondializzata si sta avviando verso un drammatico collasso.
Il punto di partenza per queste riflessioni è la sensazione che nei paesi occidentali buona parte dell’opinione pubblica, ma anche degli analisti e degli stessi ceti dirigenti, sia stata colta di sorpresa dall’azione russa, ritenendo evidentemente molto improbabile quello che poi è realmente accaduto. Anch’io ero di questa opinione, perché mi sembrava che una guerra, come quella attualmente in corso, fosse contraria agli interessi di tutti gli attori in gioco, e ovviamente confidavo nella razionalità di tali attori. La realtà ha smentito queste opinioni (che, come ho indicato, ritengo non fossero solo mie), e naturalmente occorre prenderne atto. D’altra parte, il fatto che la guerra sia iniziata e prosegua mi sembra non invalidi del tutto la tesi che vi siano, in questo fatto, forti elementi di irrazionalità, nel senso sopra indicato: tale guerra non appare del tutto congrua agli interessi dei vari attori coinvolti. Questo intervento è dedicato ad una riflessione su questo punto, cioè su come questa vicenda, e la sua disturbante irrazionalità, illumini alcuni aspetti di fondo della realtà contemporanea.
Paul Mattick, Jr: Il ritorno di Paul Volcker
Il ritorno di Paul Volcker
di Paul Mattick, Jr
Abbiamo tradotto questo interessante articolo di Paul Mattick da Brooklyn Rail che ha il pregio di chiarire la direzione verso cui sta correndo la politica economica americana ed occidentale in generale (gli echi nel nostro paese sono chiari nelle dichiarazioni del Governatore della Banca d’Italia Visco sulla necessità di “evitare la spirale prezzi-salari” presa pari pari dal presidente della FED Powell). La sostanza è che sebbene la dinamica inflazionistica sia in gran parte differente da quella degli anni ’70, la ricetta che sta venendo progressivamente imposta è la stessa, quella del famigerato Paul Volcker del cosiddetto “Volcker Shock”. Lo scopo, senza girarci troppo intorno, è quello di un’ulteriore appropriazione delle ricchezze dall’alto attraverso l’abbassamento dei salari, il fallimento delle aziende medio-piccole e una ancora maggiore concentrazione dei capitali in poche mani. Di nuovo, l’innesco della recessione alle porte, non sta solo negli esiti della pandemia e delle guerra in Ucraina, ma nella forte tensione speculativa del capitalismo occidentale. La guerra semmai ne è in parte una conseguenza nello scacchiere geopolitico. Tra grandi concentrazioni di capitale, aumento della speculazione sui mercati, investimenti nell’industria militare e tendenze protezionistiche lo scenario somiglia insopportabilmente a quello anteriore alla Prima Guerra Mondiale, sebbene con le dovute differenze e ciò dovrebbe interrogarci seriamente, ma questa è un’altra questione, intanto buona lettura!
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Cardi B, astuta nell’interpretare la società, ha capito bene: “Quando tutti voi pensate che annunceranno che entreremo in recessione?” ha twittato il 5 giugno. Nove giorni dopo, il New York Times si è portato al passo, strombazzando in un titolo di testa a pagina 1 della sezione Business, “UN BRIVIDO CORRE ATTRAVERSO WALL STREET”.
Andrea Zhok: Le loro cannoniere e la nostra attesa
Le loro cannoniere e la nostra attesa
di Andrea Zhok
Da lettore di Salgari, in giovane età ho sempre amato l’immagine dei pirati malesi che assaltavano con giunche o “prahos” malfermi le poderose cannoniere britanniche. Di solito per finire fatti a pezzi, ma talvolta riuscendo nell’abbordaggio, dove sul ponte, nel corpo a corpo, il vantaggio tecnologico britannico si dissolveva e la partita si apriva.
Era una fascinazione giovanile, istintiva e naturalmente ingenua. Anni dopo, divenuto consapevole di cosa avesse significato l’imperialismo britannico e la “Compagnia delle Indie” (la prima corporation privata che, letteralmente, possedeva delle nazioni), quell’immagine ha acquisito una nuovo significato, non più meramente letterario.
In effetti quella era la forma romanzata di una delle dinamiche di fondo degli ultimi due secoli: la conquista e sottomissione imperiale del mondo da parte di quella parte dell’occidente che, alle soglie di ciò che chiamiamo “modernità”, aveva goduto di un vantaggio tecnologico iniziale. E il mondo conquistato non era solo esterno, in paesi lontani, ma anche interno, con la distruzione sistematica di forme di vita rurali, comunitarie, stratificate.
comidad: L’oligarchia nostrana in euforia per il razionamento
L’oligarchia nostrana in euforia per il razionamento
di comidad
La suggestione mediatica sulla questione del gas russo sta creando strani meccanismi di oblio. Si va smarrendo il dato fondamentale che l’esplosione dei prezzi delle materie prime risale allo scorso anno, quindi a ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina e della imposizione delle sanzioni.
Nessuno osa dubitare che nella santa Unione Europea tutto si faccia per il nostro bene e che quindi la liberalizzazione dei prezzi dell’energia fosse motivata dal farci risparmiare. Sta di fatto però che questa liberalizzazione ha consentito una massiccia finanziarizzazione dei mercati delle materie prime come il gas. Mentre l’opinione pubblica viene indotta a credere che sui mitici mercati vi sia un confronto tra offerta e domanda di quantità effettive di materie prime, in realtà la gran parte degli scambi riguarda prodotti finanziari derivati. A loro volta questi prodotti finanziari derivati possono essere presentati come strumenti per assicurarsi contro la volatilità dei prezzi, ma possono essere usati anche per un fine esattamente opposto, cioè speculare al rialzo o al ribasso sui prezzi; per cui oggi la gran parte degli investitori è del tutto disinteressata alla materia prima in quanto tale ed alle sue implicazioni industriali.
Sandro Moiso: Le reliquie di Eymerich
Le reliquie di Eymerich
di Sandro Moiso
Sia detto francamente, il primo a non volere coccodrilli o eccessi di commemorazioni che lo riguardassero molto probabilmente sarebbe stato proprio Valerio che, inoltre, avrebbe sorriso sornionamente di fronte a qualsiasi tentativo di utilizzare in maniera impropria o indirettamente autocelebrativa il suo nome. Da questa ferma convinzione derivano le considerazioni che seguono.
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Aron Gurevič, considerato tra gli innovatori della scienza storica sovietica come storico dell’età medievale, in uno splendido testo dedicato ai problemi della cultura popolare nel Medioevo, ci ha spiegato come fosse difficile la vita per coloro che, nell’alto medioevo ma anche successivamente, vivessero in eremitaggio o predicando nelle campagne, soprattutto quando fossero in odor di santità presso il popolo che intendevano convertire o cui volevano proporsi come esempio di sottomissione alla divina volontà.
Non era infatti cosa rara che i buoni credenti, i fedeli contadini oppure i devoti montanari non attendessero la loro morte per assicurarsene le preziose reliquie.
fuoricollana: Dinamiche sociali e nuova Guerra fredda di Giovanni Arrighi
Dinamiche sociali e nuova Guerra fredda di Giovanni Arrighi
di fuoricollana
Le fondamenta del “secolo cinese”
Nella sua postfazione al libro di Giovanni Arrighi, Adam Smith a Pechino, Andrea Fumagalli confronta le previsioni dell’autore con gli ultimi sviluppi del confronto-scontro tra Occidente e Oriente, Usa e Cina. Ne emerge una lettura originale delle dinamiche sociali e politiche
Secondo Arrighi la predizione di Smith sulla possibilità che si possa creare un riequilibrio dei rapporti di forza tra Occidente e resto del mondo sulla base di una sorta di Commonwealth delle diverse culture non era un’ipotesi peregrina, a patto, tuttavia, che alcune condizioni venissero rispettate.
Arrighi fa riferimento in particolare a due aspetti. La capacità del governo cinese, in primo luogo del Partito comunista, di puntare su un efficace mix di “buona” concorrenza inter-capitalistica, promozione della divisione sociale e non tecnica del lavoro, investimento nelle tecnologie capital-saving, valorizzazione di nuovi modelli di impresa (le cosiddette “imprese di municipalità e di villaggio”), governo centralizzato degli strumenti creditizi e monetari; (…).