[Sinistrainrete] Giuliana Commisso e Giordano Sivini: Robert Kurz, il Capitale Mondo e la Cina

13/09/2022

Giuliana Commisso e Giordano Sivini: Robert Kurz, il Capitale Mondo e la Cina

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Robert Kurz, il Capitale Mondo e la Cina

di Giuliana Commisso e Giordano Sivini

Ricevo da Giordano Sivini, che ringrazio, un interessantissimo articolo sulla Cina odierna, in cui – a partire da “Il capitale mondo” di Robert Kurz, e dal libro sulla Cina dello stesso Sivini (“La costituzione materiale della Cina“) – viene svolta un’ampia riflessione sulla “modernizzazione ritardataria” e sulle possibilità di crisi e di sviluppo che interessano alcuni di questi paesi orientali. Il preambolo all’articolo, chiarisce l’intento per cui, come sempre, è finalizzato a una miglior comprensione della realtà che, a partire dalle categorie marxiane e dall’analisi di Kurz, ci possa permettere di muoverci meglio in quella che è la crisi finale sistemica del capitale nella sua totalità

SiviniLa pubblicazione in italiano di “Il capitale mondo” (Meltemi 2022) induce a riflettere sulle ragioni teoriche che avevano spinto Kurz nel 2005 a dare una interpretazione liquidatoria della Cina e delle sue prospettive di crescita. «La Cina – aveva scritto – è l’esempio più eclatante di come la periferia del mercato mondiale sia vincolata al capitalismo transnazionale di crisi generato dalla terza rivoluzione industriale e dal collasso, a esso legato, di tutti i progetti di sviluppo basati sullo Stato nazionale o sull’economia nazionale. In tutti i casi abbiamo a che fare con zone insulari più o meno vaste, in cui lo stock di capitale delle imprese transnazionali ha creato una peculiare struttura rizomatica all’interno di un territorio che ha totalmente perso ogni capacità autonoma di riproduzione capitalistica» (p. 219).

Al tempo della pubblicazione di Das Weltkapital (2005) la storia già consentiva di cogliere le specificità della Repubblica Popolare Cinese e le sue potenzialità di crescita rispetto agli altri paesi che avevano cercato di affrancarsi dall’imperialismo. Questo è documentato in “La costituzione materiale della Cina” (Giordano Sivini, Asterios, 2022). Per tentare di capire il diverso assunto di Kurz, è opportuno ripercorrere per sommi capi le tappe teoriche e storiche della sua esposizione, distinguendo, pur nella loro connessione, tra capitali individuali, capitale complessivo, contesti in cui essi operano – dalle economie nazionali a quella globale – e Stati come entità ad essi funzionali, per concludere con il capitale fittizio. Il capitalismo “con caratteristiche cinesi” andrà riletto con riferimento a questo quadro teorico.

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La redazione di Malanova: Lavoro, reddito, consumo

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Lavoro, reddito, consumo

di La redazione di Malanova

MALANOVA KRITIK 232Il lavoro, nella sua essenza di processo trasformativo, non è una prerogativa dell’essere umano; macchine e animali possono svolgere molte mansioni, ma soprattutto le macchine le quali, in ragione dell’avanzamento tecnologico, tendono a sostituire il lavoro umano. Quindi il lavoro in sé, come fonte di profitto per chi lo utilizza, organizzandolo in un processo razionale, potrebbe fare a meno dell’essere umano se si potesse affidare ogni mansione ad un sistema meccanizzato o elettronico. Per quanto fantascientifico possa apparire, è quello che si sta realizzando, seppur in alcune aree economiche circoscritte dell’Occidente, ma questo non è un problema nuovo che attanaglia la contemporaneità, esso fu ipotizzato già nel momento stesso in cui si ravvisavano le prime innovazioni tecnologiche nel campo industriale. Ricardo, già nel 1817 nei “Principi di economia politica e dell’imposta” difatti scriveva: l’opinione della classe lavoratrice secondo la quale l’impiego delle macchine è spesso dannoso ai propri interessi non si basa sul pregiudizio e sull’errore, ma è conforme ai corretti principi dell’economia politica. Ciò che Ricardo non immaginava era che l’evoluzione dei mezzi di trasporto e di comunicazione, avrebbero diviso il mondo sostanzialmente in aree di due categorie, da un lato le aree a capitalismo avanzato che implementando lo sviluppo tecnologico richiedono meno forza lavoro, e le aree con un capitalismo in via di definizione, che attraggono quote crescenti di produzione dai paesi avanzati grazie al vantaggio competitivo costituito in primis il costo del lavoro, in secondo luogo da norme assai lasche o inesistenti circa salute, sicurezza e ambiente.

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Michele Castaldo: La passività del proletariato nella crisi

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La passività del proletariato nella crisi

di Michele Castaldo

m9q91m8gk7w01Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che la questione della passività del proletariato, in modo particolare in questa crisi, richiederebbe un approfondimento ben più corposo che queste poche note. Chiarisco innanzitutto, perciò, che la metafora dei girasoli l’ho usata per definire il modo d’essere del proletariato nei confronti del capitale, cioè come i girasoli che guardano al sole. Dunque un modo teorico per definire un rapporto fra due diverse componenti coesive per la produzione delle merci, o – come avrebbe detto Hegel – due diverse schiavitù: il capitalista che non può fare a meno dell’operaio e l’operaio che non può fare a meno del capitalista. Stabilito il principio teorico è necessario poi osservare i comportamenti tanto dell’uno quanto dell’altro nell’andamento del processo di accumulazione capitalistico e della vita sociale e politica nel suo complesso. Fatta questa premessa cerchiamo di analizzare in che modo si vanno disponendo le varie categorie sociali rispetto al voto del 25 settembre e agli sviluppi di della crisi.

C’è poi una terza componente che all’improvviso è entrata in scena e in modo molto clamoroso, è il ruolo delle materie prime e innanzitutto di gas e petrolio che sta sconvolgendo l’insieme dell’assetto del modo di produzione e che richiama una serie di questioni come gli assetti istituzionali dei vari paesi. Insomma mai come oggi è applicabile il famoso detto di Mao «grande è il disordine sotto il cielo », e in una situazione di disordine generale e di caos è sempre più difficile rintracciare le linee di tendenza del moto.

Faccio un passo indietro, al Referendum del 4 dicembre 2016, perché le questioni di allora si vanno riproponendo con una potenza decuplicata proprio a causa della crisi energetica. Per quanto inelegante possa apparire, non di estetica stiamo trattando, propongo perciò la rilettura di quell’intervento.

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comidad: La poitica è roba da imperialismi arretrati

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La poitica è roba da imperialismi arretrati

di comidad

Avventurarsi nelle precisazioni è sempre una pratica molto insidiosa, poiché ciò che si dice rispetto ad un certo contesto, viene spesso percepito come una tesi assoluta. Il tentativo di contrastare le banalizzazioni e le caricature può essere strumentalizzato per alimentare altre banalizzazioni e caricature. La morte di Michail Gorbaciov è stata l’occasione per riproporre la dicotomia tra un Gorbaciov liquidatore, più o meno volontario, del comunismo e dell’impero sovietico, ed un Putin che invece si pone come restauratore dell’imperialismo russo. Si è anche diffusa l’immagine di un Gorbaciov che, come Alice nel Paese delle Meraviglie, si sarebbe affidato ingenuamente alle vaghe rassicurazioni americane di non espandere la NATO ad est. In base a questa dicotomia ed a questa immagine, Gorbaciov può assurgere sia ad icona positiva del politicamente corretto, sia ad icona negativa del cosiddetto sovranismo.

Le cose in realtà sembrerebbero più complicate di così. Il fatto che Gorbaciov abbia preso atto dell’insostenibilità economica dell’impero sovietico nell’Europa Orientale, non implica affatto che egli avesse intenzione di rinunciare al ruolo di contenimento rispetto all’imperialismo USA.

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Massimo Zucchetti: La demente inglese – 1

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La demente inglese – 1

di Massimo Zucchetti

C’è una demente che è primo ministro inglese. Ha detto che “Gli Stati della NATO attendono l’onore di chi per primo premerà il pulsante per lanciare un attacco atomico contro la Russia”.

Ha detto che “non importa se moriranno molti civili, l’importante è conservare nel mondo gli ideali di libertà dell’Occidente”.

Tutti hanno applaudito la demente inglese. Donna. Forte e volitiva.

Va bene.

Allora vediamo – in tre puntate – cosa succederebbe se quanto ha detto la demente inglese non fosse solo una incosciente zelenskata machista da gradasso del Bar Sport, ma diventasse realtà.

Ti prendo sul serio, demente inglese, prima ministra di una nazione che amo per mille ragioni, che ora non contano.

Facciamo le cose per bene. Da demente quale sei, ma per bene.

Molto probabile che l’attacco avvenga da un sottomarino nucleare, dal mare del Nord.

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Raúl Zibechi: Sulla sconfitta in Cile

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Sulla sconfitta in Cile

di Raúl Zibechi

Oltre il 60 per cento di coloro che in Cile sono andati a votare per approvare o rifiutare la nuova Costituzione in cui erano stati riconosciuti nuovi diritti sociali – così come quelli delle donne, dei popoli indigeni, della natura e degli animali – ha scelto di dire di No. La partecipazione è stata molto alta, anche perché obbligatoria. Il testo, lungo e complesso, non era stato mediato tra i partiti ma scritto da una rappresentanza di cittadini dell’Assemblea Costituente. Da tempo, in un Paese da decenni estremamente diviso, i sondaggi indicavano la più che probabile vittoria dei sostenitori della permanenza della vecchia Carta il cui corpo fondante era eredità del tempo delle macellerie della dittatura di Augusto Pinochet. Eppure, a tre anni dalla grande rivolta del movimento popolare e a soli sei mesi dall’elezione del giovane presidente di sinistra Gabriel Boric, non era facile immaginare una sconfitta tanto netta e pesante. Buona parte degli analisti, per spiegare il risultato, punta il dito sul carattere troppo avanzato del testo, sulla mancanza di moderazione e buon senso e sul rifiuto di giungere a compromessi “ragionevoli” con la cultura razzista e patriarcale della metà dei cileni che non avrebbe mai potuto accettare affermazioni così nette sui diritti di tutti (il 13 per cento dei cileni viene comunemente considerato “indigeno”).

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Luca De Crescenzo: Cambiare il mondo senza perdere il potere

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Cambiare il mondo senza perdere il potere

di Luca De Crescenzo

Piangere Gorbaciov togliendogli la responsabilità degli esiti delle sue azioni – perché diverse dai suoi nobili intenti di riformare “lo stagnante socialismo sovietico” – non è soltanto una celebrazione della stupidità politica.

Insistere sul sogno a discapito della realtà serve a non far capire nulla né dell’uno né dell’altra.

Com’è andata a finire dovremmo saperlo: le utopie di Gorbaciov, quelle del socialismo dal “volto umano” hanno rappresentato soltanto il paravento ideologico con cui le forze della reazione si sono fatte strada per catapultare il blocco socialista in un mare di barbarie capitalista. Quella che in tre anni ha ucciso in Russia un milione di persone per indigenza e malattie (Lancet), ha fatto esplodere la povertà e la disoccupazione in tutto l’est europa e l’asia centrale, ha creato e arricchito a dismisura nuovi porci capitalisti e legittimato e riarmato i peggiori nazionalismi.

Per gli amanti delle anime belle questo non dovrebbe c’entrare nulla con i motivi per cui nel ’68 i sovietici, insieme ad altre quattro nazioni legate dal patto di Varsavia, hanno impedito di fare lo stesso a Dubcek, che si mascherava con quelle identiche parole.

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Davide Miccione: Il nominabile attuale

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Il nominabile attuale

di Davide Miccione

Qualora fosse umanamente possibile, la campagna elettorale aumenta la confusione. Questioni gravi e questioni irrilevanti, problemi reali e capziosità, paure vere e chiamate alle armi di sessant’anni fa ritirate fuori oggi alla bisogna, si accavallano senza sosta. “L’innominabile attuale”, il presente incomprensibile entro cui seguiamo o persino pretendiamo di guidare gli altri (come nella bruegeliana parabola dei ciechi) si fa ancora più confuso, aumentano gli slogan e i distinguo, le false bandiere e i distrattori. Diventa allora necessario, accettando preventivamente il giudizio di superficialità e di indebita semplificazione che sempre ci si attira, provare a definire gli elementi essenziali del nostro (lungo e perdurante) presente politico. Posto in bell’ordine il catalogo è questo:

I ricchi diventano e devono diventare sempre più ricchi

I ricchi devono “potere” sempre più, dunque sempre meno devono essere gli aspetti della vita sulla terra non riducibili nella sua interezza al valore e al potere del denaro (per farsi un’idea degli aspetti descrittivi si vedano i lavori di Michael Sandel).

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Marco Cosentino: Analisi di laboratorio negli studi clinici dei vaccini COVID-19: missing in action?

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Analisi di laboratorio negli studi clinici dei vaccini COVID-19: missing in action?

di Marco Cosentino

Aver omesso durante le sperimentazioni gli esami di laboratorio e continuare a ignorarli oggi, impedisce la corretta valutazione degli effetti avversi e più in generale il razionale impiego dei vaccini. È, invece, urgente valutare i profili dei parametri di laboratorio e strumentali che si verificano nei soggetti sia prima che dopo la vaccinazione

coronavirus 5174671 1920 1Nella maggior parte dei paesi occidentali, le campagne di vaccinazione di massa contro la malattia da Coronavirus-19 (COVID-19) in corso dalla fine del 2020 si basano su due vaccini mRNA contro SARS-CoV-2 (BioNTech/Pfizer BNT162b2 e Moderna mRNA-1273) [1,2]. Entrambi i prodotti hanno ricevuto l’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA dalla FDA negli Stati Uniti) e l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionale (CMA dall’EMA nell’UE), sulla base dei risultati di studi clinici che hanno sollevato molte polemiche [3,4]. In particolare, la sicurezza del prodotto in quegli studi è stata valutata solo attraverso la segnalazione di eventi avversi (EA) da parte dei partecipanti e non è stata presa in considerazione alcuna valutazione clinica di laboratorio se non nella piccola parte di fase I del programma di sperimentazione, in cui sono state arruolate solo poche dozzine di partecipanti. Tuttavia, anche un campione così piccolo è stato sufficiente per identificare diversi alterazioni di parametri di laboratorio: ad esempio, lo studio di fase I BioNTech/Pfizer ha registrato diminuzioni clinicamente importanti tra l’8,3% e il 33,3% nella conta dei linfociti in ciascun gruppo di dose e neutropenia in altri due partecipanti [5]. Nonostante questi risultati, nessuna valutazione clinica di laboratorio è stata successivamente inclusa nello studio di fase III.[1]

Secondo le linee guida del Consiglio internazionale per l’armonizzazione dei requisiti tecnici per i prodotti farmaceutici per uso umano (ICH), le valutazioni cliniche di laboratorio sono una parte fondamentale della valutazione complessiva della sicurezza di qualsiasi nuovo farmaco. In particolare, secondo il Common Technical Document (CTD) Efficacy (M4E),[2] che descrive la struttura e il formato dei dati clinici ai fini della documentazione di una domanda di autorizzazione di nuovo farmaco, una specifica sezione dovrebbe descrivere i cambiamenti nei test di laboratorio con l’uso del nuovo farmaco, con confronti appropriati tra i gruppi di trattamento e di controllo.

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Carlo Formenti: La prigione più grande del mondo

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La prigione più grande del mondo

di Carlo Formenti

Carcere la storia dello sviluppo dei penitenziari nella realta italianaL’editore Fazi pubblica un libro che fin dal titolo – La prigione più grande del mondo. Storia dei territori occupati – lascia intuire l’opinione dell’autore in merito alla politica israeliana nei confronti del popolo palestinese. Ove non bastasse il titolo la dedica dissipa ogni dubbio: “Ai bambini palestinesi, uccisi, feriti e traumatizzati dal vivere nella più grande prigione del mondo”. Opera di un intellettuale comunista pregiudizialmente ostile nei confronti di Israele, di un esponente della destra antisemita, di un simpatizzante di Hamas o di un pacifista “a senso unico”? No, a firmare il libro è Ilan Pappé, autorevole storico israeliano (docente all’Università di Exeter, in Inghilterra) già autore di diversi bestseller fra i quali Palestina e Israele: che fare? ( con Noam Chomsky).

Pappé è una mosca rara in un Paese dove le uniche forze che denunciano la politica israeliana nei Territori Occupati come ingiusta, crudele, per non dire criminale, sono il piccolo Partito Comunista, qualche minuscolo movimento anti sionista e quella esigua minoranza di intellettuali “illuminati” di cui lo stesso Pappé è un esponente. Tuttavia il suo lavoro non è una perorazione ideologica né una predica morale (o peggio moralistica), bensì una rigorosa esposizione di fatti storici corredata da un’ampia documentazione (verbali di riunioni di governo, memorie dei protagonisti, cronache nazionali e internazionali, sentenze di tribunali militari e civili, testi di legge, decreti, regolamenti emanati dalle autorità di occupazione, dichiarazioni di leader di partito, ecc.). Una mole di materiali talmente ingente che chi non abbia seguito con particolare attenzione gli eventi del conflitto palestinese dalla Guerra dei sei giorni (1967) a oggi rischia di perdercisi dentro (parlando di attenzione, non mi riferisco tanto all’attività militante dei movimenti filo palestinesi quanto a un costante impegno di documentazione sulla realtà dei fatti).

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Antonio Sparzani: Perché Erwin Schrödinger torna all’antica Grecia

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Perché Erwin Schrödinger torna all’antica Grecia

di Antonio Sparzani

Schrödinger ed Eraclito 1Nel 1996 la Cambridge University Press pubblica per la prima volta, riuniti in un unico volume, due scritti di Erwin Schrödinger (Vienna 1887-1961), Nature and the Greeks, pubblicato la prima volta nel 1954 e l’altro, Science and Humanism, pubblicato già nel 1951. Io comprai questa edizione della CUP una ventina di anni fa, la trovai estremamente interessante e, di recente, mi sono chiesto se esiste in italiano. Dopo varie ricerche, che in un primo tempo sembravano dire che il secondo dei due scritti era stato già bellamente tradotto, ma il primo no – tanto che pensavo di proporne la traduzione a qualche editore – mi accorsi invece che c’era stato un (per me) oscuro editore triestino, Beit Edizioni, che l’aveva tradotto, mettendo però come titolo Scienza e Umanesimo e quasi come sottotitolo La natura e i Greci. Contattai l’editore, il dr. Piero Budinich, che era anche il traduttore e mi confermò che il libro è ormai introvabile, cosa che avevo già scoperto indagando qua e là, ma aggiunse anche che stava chiudendo la casa editrice. Però mi mandò molto cortesemente il pdf del volume (dal quale traggo le citazioni che seguono), nel quale la mia pignoleria voleva controllare la cura editoriale, note e via dicendo, e scoprii così che oltre all’introduzione originale del fisico Roger Penrose, ne aveva aggiunta una anche Carlo Rovelli, che ormai pubblica molto in Italia.

Tutto questo per dire che non mi propongo di recensire un libro ormai irreperibile, ma di spiegare le ragioni addotte da Schrödinger per tornare a indagare il pensiero della Grecia classica. A questa spiegazione è infatti dedicato il primo capitolo del libro, letteralmente “Le ragioni per tornare al pensiero antico”. Schrödinger scrive direttamente in inglese (che gli aveva insegnato da piccolo la sua britannica nonna materna) e si tratta del testo di alcune conferenze che tenne nel 1948, prima a Dublino e poi a Londra (Shearman lectures).

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Fabrizio Marchi: L’agenda Meloni/Draghi

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L’agenda Meloni/Draghi

di Fabrizio Marchi

Ieri un mio amico mi ha inviato un messaggio su whatsapp che riporto testualmente:

” Ho letto il programma della Meloni. Praticamente è la fotocopia dell’agenda Draghi: riarmo, atlantismo US mode, stessa musica su giustizia, lavoro, temi sociali, “paro paro” il programma di Draghi. E’ l’agenda DRAGONI!”.

Gli rispondo che mi meraviglio che lui si meravigli, essendo una persona avvertita e politicamente lucida. Quello che mi dice lo davo per scontato.

Ma non lo dà per scontato molta gente che voterà per questa donna convinta di votare per una forza alternativa o addirittura “antisistema”. Ma antisistema “de che?”, si direbbe dalle mie parti.

La Meloni ha recentemente ricevuto un endorsement perfino da Hillary Clinton – il che significa dall’establishment liberal americano – anche se naturalmente facendo leva sul solito scontato discorsetto pseudo femminista sulle donne al governo ecc … A qualcosa doveva pur attaccarsi per giustificare il suo appoggio, cioè quello dei dem USA, e, ovviamente, non poteva che essere quello.

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Fabrizio Casari: UE, a tutto gas verso il burrone

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UE, a tutto gas verso il burrone

di Fabrizio Casari

La decisione dell’Unione Europea di porre un tetto al costo del gas e del petrolio ha già avuto una prima risposta dalla Russia, che ha bruciato milioni e milioni di metri cubi di gas metano, indicando come preferisca bruciarlo piuttosto che venderlo alle condizioni di Bruxelles. Del resto la decisione di provare ad imporre a tutta la UE, allargandola ai paesi del G7, l’instaurazione di un price cap, non ha nulla a che vedere col mercato mondiale degli idrocarburi: si tratta di una decisione politica destinata solo a ridurre le entrate di Mosca, niente altro.

La von der Leyen, ormai un ventriloquo di Zelensky – che non controlla tutta l’Ucraina ma dirige l’intera Unione Europea – ha anche annunciato misure per il blocco dei visti contro i cittadini russi. Cosa c’entri il singolo cittadino russo con la guerra non è chiaro, ma sin dall’inizio di questa isteria russofoba si è capito che la rappresaglia di sapore nazista ha sempre un certo effetto di nostalgia canaglia su tedeschi e italiani.

La UE accusa la Russia per le restrizioni nell’offerta di gas all’Europa ma si guarda dal dire che questa è la risposta alle sanzioni europee.

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Gaspare Nevola: Bagatelle sull’elettore e sulla democrazia

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Bagatelle sull’elettore e sulla democrazia

di Gaspare Nevola

Bagatelle sull’elettore e sulla democrazia, con il seguente avviso ai naviganti. 

 Le bagatelle sono bagatelle[1]… Ma chi legge non si fissi sul dito, si volga a ciò che indica.

Qualcuno, giustamente, osserverà: “ma il mezzo è tutto!”. Lo sappiamo… può essere. Ma resta sempre, come dire?, un “mezzo”. Talora la polisemia di una lingua è un tesoro insospettato, a saperci giocare un po’. E io sto giocando in italiano.

 

  1. Atto primo. L’incanto

Il signor Antonio era un barbiere di eccezionale bravura. Aveva la capacità di parlare con tre, quattro clienti per volta, facendo la barba a quello che gli stava sotto le grinfie senza procuragli il minimo graffietto. E si voltava, si voltava continuamente. Si può dire che la faccia del cliente non la guardasse: la conosceva a memoria, in tutte le sue pieghe. Era forse l’unico barbiere al mondo che poteva vantarsi di non avere mai graffiato, in tanti anni di lavoro, un solo cliente.

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Il Rovescio: Convergenze

ilrovescio

Convergenze

Il fanale oscuro

di Il Rovescio

Nel «fanale» precedente accennavamo a come l’intreccio sempre più inestricabile tra apparati tecnologici, economici, militari, politici e ideologici tenda a minare la nozione stessa di causalità. Per rendersene conto basta affrontare il nodo guerra-sanzioni-crisi energetica. Qualcuno ha riassunto il problema in poche battute: «gli speculatori che scommettono sui guerrafondai». Una formula indubbiamente efficace – dietro le società finanziarie della Borsa di Amsterdam e l’industria degli armamenti ci sono sostanzialmente gli stessi fondi di investimento statunitensi –, ma insufficiente a spiegare la dinamica in corso. L’aumento consistente dei profitti delle compagnie energetiche europee (ENI compresa) precede l’invasione russa dell’Ucraina; l’inizio del conflitto ha permesso di alzare a dismisura le scommesse degli speculatori sul prezzo futuro degli idrocarburi (come noto, essi comprano e vendono le scommesse stesse e non il «bene sottostante»); il prezzo contrattato è relativo al molto più costoso gas scisto statunitense – di cui le sanzioni al capitalismo russo hanno fatto lievitare la richiesta in Europa, e il cui utilizzo necessita la costruzione di nuovi rigassificatori –, anche se quello venduto è il gas (meno caro) di provenienza russa.

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Federico Dezzani: Guerra, inflazione, tassi: la strategia anglosassone in divenire

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Guerra, inflazione, tassi: la strategia anglosassone in divenire

di Federico Dezzani

Alle porte dell’autunno, la strategia anglosassone per affossare l’Europa, già ben delineata all’inizio dell’anno, si sta concretizzando: i flussi energetici dalla Russia si sono quasi fermati, creando un mix tossico di recessione ed inflazione. Per raffreddare i prezzi, la BCE sarà quindi indotta a rialzare i tassi, dopo anni di economia monetaria accomodante ed aumento esponenziale dei debiti pubblici: il prossimo governo “sovranista” italiano completerà il quadro, portando al massimo la tensione dentro la UE.

 

Senza via di scampo?

Settembre è arrivato, l’autunno incombe e, come ampiamente previsto nelle nostre analisi, la trappola anglosassone ai danni dell’Europa e dell’Italia in particolare (anello debole dell’eurozona e perciò martoriata senza sosta) sta per scattare. Il Vecchio Continente, totalmente in balia degli strateghi angloamericani, sta per affrontare il mix tossico di recessione ed inflazione che, attraverso l’aumento dei tassi delle banche centrali, si trasformerà ben presto in una nuova crisi del debito.

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