Antonio Di Siena: “Bombe democratiche – il giorno in cui le forze armate bombardarono il Parlamento russo”

Antonio Di Siena – 4 Ottobre 2022

 

È l’alba del 4 ottobre 1993, dieci carri armati dell’esercito russo circondano la Duma, sede del parlamento, su ordine del nuovo presidente Boris Eltsin.

L’obiettivo sono i parlamentari occupanti, la cui colpa è opporsi allo scioglimento del parlamento da parte di Eltsin, atto giudicato illegittimo e incostituzionale, e sostenere come legittimo presidente Aleksandr Ruckoj.

Alle 8.00 in punto i carri armati aprono il fuoco sui piani superiori di quella che fu la sede del Soviet Supremo.
Ne seguono violenti scontri di piazza tra polizia e oltre 100.000 manifestanti scesi in strada a sostegno dei parlamentari ribelli.
Muoiono centinaia di persone tra cui una decina di parlamentari caduti sotto i colpi di cannone.

I media occidentali sono in tripudio, finalmente la Russia si sta democratizzando. E poco importa che questa svolta altro non sia che la sanguinosa repressione della volontà del popolo russo di fermare la svolta capitalista, già iniziata con Gorbatchev, e tornare al socialismo.

Un colpo di Stato a tutti gli effetti da cui nasce la nuova Russia. Una democrazia di stampo occidentale in cui tornano prepotentemente alla ribalta problemi che si credevano risolti da decenni come disoccupazione e miseria, la scomparsa della sanità universale, i diritto alla casa e all’istruzione gratuite.

Da lì a pochissimi mesi il PIL russo crolla del 50%. L’industria (insieme alle sconfinate risorse energetiche) viene saccheggiata e privatizzata per pochi spiccioli, perdendo per sempre la sua competitività. E finendo nelle mani di quelli che di lì a pochi anni diventeranno potenti oligarchi. Milioni di persone sono investite da un’ondata di miseria senza precedenti, al punto che sorgono baraccopoli a poche centinaia di metri dal Cremlino.

E quella che fu la seconda potenza mondiale, costruita col sudore e il sacrificio di milioni di onesti lavoratori, finisce svenduta a suon di bombe e violenza in cambio della “democrazia” e del libero mercato.

Per quale motivo è importante ricordare quegli eventi?

Perché le ragioni del putinismo nascono proprio quel 4 ottobre ‘93. E si imporranno pochi anni dopo in aperta risposta al tentativo di saccheggiare economicamente e colonizzare culturalmente la Russia, trasformandola in uno stato vassallo dell’Occidente liberista. Sono le stesse motivazioni che oggi spingono alla guerra. Ragioni, dal punto di vista russo, di sopravvivenza nazionale.

Toccherebbe capirlo prima che sia troppo tardi. Toccherebbe guardare le cose dalla prospettiva altrui, sforzandosi di comprendere le ragioni dell’altra parte. Solo così si può evitare di trascinare il mondo nel conflitto mondiale. E toccherebbe pure farsi un bell’esame di coscienza. Ma forse chiedo troppo.

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