Rassegna del 6 Ottobre 2022
Christian Marazzi: Per una critica dell’economia politica dei corpi
Per una critica dell’economia politica dei corpi
di Christian Marazzi
Tratto dal volume AA.VV. L’enigma del valore dei corpi perduti e dei corpi ritrovati, Atti del convegno organizzato da Effimera, 10 ottobre 2020, Milano, Casa delle Donne, a cura di Cristina Morini
Esiste una “economia politica dei corpi” da quando esiste, storicamente e politicamente, la forza lavoro, da quando, cioè, esiste la questione della riproduzione di questa merce particolare, “scrigno che contiene la facoltà più importante della vita”, la condizione che rende possibile il lavoro vivo e la sua capacità di produrre valore32. La biopolitica foucaultiana, il nesso tra esercizio del potere e vita biologica, è di fatto un’economia politica dei corpi iscritta nei processi di accumulazione del capitale. Riprendendo sinteticamente una riflessione iniziata tempo fa33, vorrei ragionare sul divenire macchina, cioè capitale fisso, del corpo della forza lavoro a partire dalla fine del capitalismo industriale fordista. A partire, anche, dal “Frammento sulle macchine”, il capitolo dei Grundrisse in cui Marx, situando il general intellect, cioè il sapere astratto, la scienza e la conoscenza impersonale, nel capitale fisso, definisce il lavoro necessario, vivo e immediato, come “una base miserabile rispetto a questa nuova base che si è sviluppata e che è stata creata nel frattempo dalla grande industria stessa”34. L’ipotesi da cui parte questa riflessione è che, nella transizione al postfordismo, il general intellect si sia per così dire risituato nel corpo della forza lavoro, trasformandolo in contenitore non solo della facoltà di lavoro vivo, ma anche del suo opposto: capitale fisso, macchina, lavoro passato. Questa metamorfosi, questa trasposizione delle principali funzioni del capitale fisso nel corpo della forza lavoro, è stata possibile con l’ingresso del linguaggio e della comunicazione direttamente nei processi produttivi. È il linguaggio che ha veicolato il capitale macchinico nel corpo stesso della forza lavoro, rovesciando il “lavoro superfluo” del Marx del Frammento in “lavoro necessario”, lavoro vivo di cui il capitale si appropria per riprodurre sé stesso, per crescere oltre sé stesso.
Vincenzo Comito: È vero che l’Europa si sta distaccando dalla Cina?
È vero che l’Europa si sta distaccando dalla Cina?
di Vincenzo Comito
Alcune grandi compagnie come Apple, Google e Amazon stanno spostando produzioni in Vietnam e India dalla Cina ma il processo di decoupling va lento e presenta spinte in senso contrario. L’Europa si allinea agli Usa ma grandi aziende tedesche continuano a investire nel paese asiatico
Il decoupling
Ormai la lotta per l’egemonia tra gli Stati Uniti e la Cina è la questione principale che si pone a livello economico, militare, politico, tecnologico, a livello mondiale. E’ in tale quadro che da qualche anno, e con una crescente intensità negli ultimi mesi, si discute molto della possibile separazione – o decoupling – tra l’economia cinese e quella statunitense e, almeno per alcuni versi, di quella più generale tra i paesi occidentali e il gigante asiatico. Sull’argomento c’è però un grande livello di confusione. Il testo che segue cerca di fare in qualche modo il punto su un tema certamente molto complesso da interpretare, centrando l’attenzione in particolare sul caso degli investimenti europei.
Quanto appare reale la tendenza al decoupling?
La guerra in Ucraina, il Covid e la decisione cinese di privilegiare la lotta alla malattia rispetto allo sviluppo economico hanno portato a rotture parziali delle catene di fornitura globali, in particolare in alcuni settori a partire da quello dell’auto, e a ritardi nelle consegne di merci, oltre all’intasamento dei porti e così via, nonché soprattutto ad una rinnovata volontà statunitense, peraltro già avviata ai tempi di Trump, di contrastare a tutti i costi la crescita economica e tecnologica cinese. Bisogna ricordare anche il fatto che negli ultimi dieci anni i salari degli operai cinesi sono aumentati di tre volte, ciò che per le imprese pesa spesso molto.
Fulvio Bellini: La Gran Bretagna non può più sbagliare la sua strategia globale
La Gran Bretagna non può più sbagliare la sua strategia globale
di Fulvio Bellini
Premessa. Cosa significa essere uno Stato “quasi sovrano”
In questo articolo analizzeremo la Gran Bretagna e il suo ruolo nello scacchiere internazionale. Parleremo dell’avvenimento principale del mese di settembre: la morte della Regina Elisabetta II e la successione al trono da parte del figlio Carlo III. Insieme all’incoronazione di Carlo, anche l’inquilino di Downing Street è cambiato: Boris Johnson ha lasciato il Numero 10 a favore di Liz Truss, la quale parrebbe dare l’idea di non cambiare la linea politica del predecessore, e invece potrebbe essere di sì. Un mutamento così significativo al vertice dello Stato britannico e del Commonwealth delle Nazioni cade in un momento storico particolarmente delicato, che vede da un lato la continuazione dell’Operazione militare speciale dell’esercito russo in Ucraina, e dall’altro il violento attacco che gli Stati Uniti, con la scusa della crisi tra Kiev e Mosca, stanno conducendo contro l’Unione Europea e l’Euro; vedremo anche di spiegare quest’affermazione. Va, inoltre, ricordato che la Gran Bretagna, il 31 gennaio 2020 e con singolare tempismo, è uscita dall’Unione Europea, riacquistando una maggiore agibilità politica, fino ad oggi usata per allinearsi, e spesso anche per scavalcare, la politica degli Stati Uniti e della Nato di sostegno del regime del Presidente-attore-burattino Volodymyr Zelensky e di contrasto alla politica di Vladimir Putin.
Prima di iniziare la nostra analisi, quanto mai ricca di temi, gettiamo un’occhiata fugace alle recenti elezioni in Italia del 25 settembre al solo scopo di evidenziare la differenza tra un Paese parzialmente sovrano come la Gran Bretagna e uno totalmente privo di qualsiasi forma di sovranità come l’Italia.
Piccole Note: Il sabotaggio al Nord Stream e il collasso dell’Europa
Il sabotaggio al Nord Stream e il collasso dell’Europa
di Piccole Note
“I dati di Flightradar24 hanno mostrato che alcuni elicotteri militari statunitensi hanno sorvolato per ore abitualmente e in diverse occasioni il sito dell’incidente degli oleodotti Nord Stream vicino all’isola di Bornholm all’inizio di settembre”. Così inizia un articolo pubblicato su al Jazeera sul sabotaggio dei gasdotti.
Elicotteri americani intorno all’isola di Bornholm
“All’inizio di questo mese – prosegue la nota – un elicottero Sikorsky MH-60R Seahawk della Marina degli Stati Uniti ha passato ore a girovagare sulla posizione dei gasdotti danneggiati nel Mar Baltico vicino a Bornholm, e per diversi giorni di seguito, in particolare il 1, 2 e 3 settembre”.
Flightradar24 ha mostrato anche il sorvolo della zona da parte di “un aereo non identificato”, ma “il codice ICAO a 24 bit dell’aereo compreso nella descrizione consente di stabilire il modello, che è il Sikorsky MH-60R Seahawk delle forze armate statunitensi”. L’aereo in questione è partito da Danzica.
Giovanni Iozzoli: Il meraviglioso mondo di Elly
Il meraviglioso mondo di Elly
di Giovanni Iozzoli
Se si vuole capire perchè la “sinistra” italiana sia stata travolta dalla destra in queste elezioni, Elly Schlein rappresenta una buona cartina di tornasole, soprattutto in vista di una sua imminente candidatura alla guida del PD. Apparentemente Elly è la candidata giusta, per ricoprire l’improbo ruolo: moderna, dinamica, anglosassone a partire dal nome, europeista nell’anima, con una accorata ed esibita sensibilità ambientalista e “di sinistra”. Nell’ultima esternazione che ha reso prima della chiusura delle urne, Elly ha dichiarato: non sono una mamma, vivo con una donna e non mi sento per questo meno donna! Apparentemente un controcanto a Giorgia, la mamma cristiana. Gli slogan servono a quello, restano nell’aria, si piantano nella testa delle platee televisive, racchiudono universi di senso e rimandano al proprio mondo valoriale. Ma ad una lettura più approfondita, qual è il messaggio che voleva lanciare Elly con quelle parole? Io non è che l’abbia proprio capito. Forse che la nuova famiglia arcobaleno è più “moderna”, più in linea con l’Europa, o con la “sinistra”: ma in che senso? Non è che io ce l’abbia con la Schlein, è solo per capire: perchè io, elettore di sinistra, dovrei farmi suggestionare da questa specie di competizione tra “vecchia e nuova famiglia”?
Fabrizio Marchi: Il cimitero dei (piccolissimi) elefanti
Il cimitero dei (piccolissimi) elefanti
di Fabrizio Marchi
Non posso esimermi dal commentare questo post https://www.facebook.com/photo/?fbid=2915775845398681&set=a.1496618270647786 di Giorgio Cremaschi, già dirigente sindacale per una vita, segretario a suo tempo della FIOM ed esponente di punta di Potere al Popolo e di UP pubblicato su Facebook, di cui riporto testualmente un paio di stralci, quelli che ritengo più significativi:
“Noi maschi in lotta contro le oppressioni di razza e di classe, però inevitabilmente partecipi dell’oppressione di sesso del patriarcato…”
“nelle manifestazioni di ieri era espresso con chiarezza il nesso tra la lotta al patriarcato, quella contro la guerra e la devastazione ambientale, quella contro il capitalismo”.
Il post fa riferimento alla manifestazione delle femministe “antagoniste” di “Non una di meno” in cui la Boldrini, esponente del femminismo liberale istituzionale, è stata contestata e invitata ad andarsene.
Tomaso Montanari: Sinistra. La lunga marcia verso la sconfitta
Sinistra. La lunga marcia verso la sconfitta
di Tomaso Montanari
La miccia che ha portato alla deflagrazione elettorale di domenica scorsa è troppo lunga per discutere solo dell’ultimo tratto. Per questo, a disastro puntualmente avvenuto è necessario, ma non sufficiente, cogliere le responsabilità di chi ha clamorosamente sbagliato la campagna elettorale. I numeri dimostrano che la partita era contendibile, e che se Enrico Letta e la dirigenza del Pd non avessero impedito la coalizione “di resistenza” con i 5 Stelle, si sarebbe arrivati a un sostanziale pareggio, e a un Parlamento ben diverso. Invece ora – grazie all’ovvia profferta dei mercenari Renzi e Calenda – la Costituzione è in pericolo: e su questo il Paese dovrà reagire, con pacifica determinazione, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle piazze. Per tutto il resto, non basta una veloce plastica facciale al vertice del Pd: o c’è una comprensione profonda delle cause dell’arrivo al governo della destra di tradizione fascista, o questo governo durerà a lungo.
La prima cosa da capire è che le elezioni non le ha vinte la destra: le hanno perse tutti gli altri. I voti assoluti del blocco di destra non sono aumentati: si sono polarizzati sulla forza più nera, ma sono sempre circa 12 milioni, cioè circa il 26 % degli aventi diritti al voto.
Pepe Escobar: Il terrorismo contro i gasdotti e la fine del diritto internazionale
Il terrorismo contro i gasdotti e la fine del diritto internazionale
Nessuno ora è al sicuro
di Pepe Escobar
Questo episodio di guerra industriale/commerciale ibrida, sotto forma di attacco terroristico contro infrastrutture energetiche in acque internazionali, segnala il crollo assoluto del diritto internazionale, affossato da un ordine “o fate a modo nostro altrimenti: addio”, “basato sulle regole”.
L’attacco a entrambi gli gasdotti è consistito in cariche esplosive multiple fatte esplodere in rami separati vicino all’isola danese di Bornholm, ma in acque internazionali.
Si è trattato di un’operazione sofisticata, condotta furtivamente nei bassi fondali degli stretti danesi. Questo escluderebbe in linea di principio i sottomarini (le navi che entrano nel Baltico hanno un pescaggio limitato a 15 metri). Per quanto riguarda le potenziali navi “invisibili”, queste potrebbero aggirarsi solo con il permesso di Copenaghen – dato che le acque intorno a Borholm sono piene di sensori, che riflettono il timore di incursioni da parte di sottomarini russi.
Lunedì i sismologi svedesi hanno registrato due esplosioni sottomarine, una delle quali stimata in 100 kg di tritolo. Tuttavia, potrebbero essere stati utilizzati ben 700 kg per far esplodere tre distinti nodi della conduttura. Una tale quantità non avrebbe potuto essere trasportata in un solo viaggio dai droni subacquei attualmente disponibili nelle nazioni vicine.
Erin McCarley: La crisi ecologica e’ causata (indotta) dal capitalismo
La crisi ecologica e’ causata (indotta) dal capitalismo
di Erin McCarley
Proponiamo un articolo di Erin McCarley, giornalista e autrice indipendente statunitense, sul tema della crisi ecologica e della sua relazione con il sistema economico capitalista. L’articolo è originariamente apparso – il 16 Settembre 2022 – sul sito dell’organizzazione marxista rivoluzionaria britannica “Counterpunch“
Un terzo del Pakistan è sommerso dall’acqua. Le ondate di calore registrate ricoprono il globo facendo aumentare le temperature oltre quelle a cui gli esseri umani possono sopravvivere. I ghiacciai polari si stanno sciogliendo molto più velocemente di quanto previsto dagli scienziati. Siccità, incendi e inondazioni stanno devastando il pianeta, costringendo allo sfollamento decine di milioni di persone. E questo è solo l’inizio.
È tempo di dire la verità. Non possiamo permetterci di aspettare oltre. Non possiamo permetterci di fingere che lo stesso sistema politico-economico che ha causato i più alti livelli storici di distruzione ecologica nella storia umana sia lo stesso sistema che li risolverà. Qui, negli Stati Uniti, – il paese al mondo responsabile dei più alti livelli di emissioni di carbonio nell’atmosfera terrestre – abbiamo un compito politico e sociale molto difficile a cui far fronte. Dobbiamo dire la verità sui limiti ecologici della Terra, sulle leggi della fisica e su ciò che sta causando il collasso dei nostri ecosistemi, se vogliamo avere qualche possibilità di un futuro abitabile per noi stessi, i nostri figli e nipoti. Dobbiamo dire la verità, se nutriamo qualche speranza nella civiltà umana.
Ma nell’affermare questa verità, ci troviamo di fronte a una terribile realtà politica che pochi sono disposti ad ammettere. Molti di noi comprendono la scienza. Sappiamo che la capacità del nostro pianeta di ospitare l’uomo dipende da un equilibrio molto delicato di condizioni fisiche ed ecologiche che sono state presenti solo per un breve periodo durante la vita della Terra. La Terra esiste da miliardi di anni, ma gli esseri umani moderni, come li conosciamo, sono qui solo da circa 200.000 anni.
Luca Busca: Draghistan: “la libertà non è un spazio libero, la libertà è partecipazione”*
Draghistan: “la libertà non è un spazio libero, la libertà è partecipazione”*
di Luca Busca
Analisi del voto
Il giorno dopo le elezioni ogni partito celebra la propria vittoria. Risulta, infatti, difficile trovare un dirigente di partito che riconosca la propria sconfitta, i propri errori e soprattutto che chieda scusa al popolo che ha tradito con le proprie azioni politiche. Se andiamo a guardare, però, i risultati effettivi ci si rende conto che la realtà è completamente diversa e, ad ogni tornata elettorale, diventa sempre più evidente. Qui sotto vengono riportati i dati numerici degli elettori dei singoli partiti con le percentuali calcolate sul totale degli aventi diritto invece che sui votanti.
Antonio Negri: Nota introduttiva alla ristampa di «classe operaia»
Nota introduttiva alla ristampa di «classe operaia»
di Antonio Negri
Nel 1979 Machina Libri decideva di ristampare «classe operaia», affidando l’introduzione a Toni Negri. Riproponiamo qui il testo per dare seguito al dibattito ex post su quell’esperienza, perché esso non si limita affatto a uno scritto di circostanza. Al contrario, Negri riflette criticamente sui limiti e sulle impasse di «classe operaia», per non tramutarla in un’inutile reliquia o in un vacuo simbolo di rassicurazione «in tempi così atroci». In particolare, sostiene che la trasformazione della composizione di classe e del soggetto di riferimento, ossia il passaggio dall’operaio massa all’operaio sociale, necessita nuovi strumenti per affrontare le inedite ambiguità e contraddizioni che le lotte hanno fatto emergere.
* * * *
Perché ristampare «classe operaia»? La decisione non è stata mia: alcuni compagni ritengono utile intraprendere questa iniziativa e mi chiedono di fare una introduzione. Debbo comunque rispondere alla proposta, in maniera affermativa o negativa. Tanto vale dunque fare l’introduzione. Ma solo per argomentare: che cosa?
Il mio consenso o il mio dissenso. Sfoglio le pagine della rivista: mi ci ritrovo, il mio ricordo ci si ritrova. Quante riunioni, quante amicizie fatte e disfatte, quante giornate di tipografia (sì, perché eravamo io e Manfredo Massironi a impaginarla e a farla in tipografia per un paio d’anni). Quante emozioni. Dunque, «classe operaia» va ripubblicata; per quale ragione? Perché è la dimostrazione di una nobile ascendenza delle posizioni politiche che gran parte del movimento svilupperà negli anni successivi? Perché è, con i «Quaderni rossi», la solida pietra sulla quale una nuova corrente del pensiero politico italiano, marxista e proletaria, è venuta costruendosi? E non sono in Italia? Perché dunque ha una particolare importanza scientifica e le persone che hanno collaborato alla sua fattura, fanno – in una maniera o nell’altra – parte della storia del movimento proletario chez nous?
Stefano Porcari: La Germania “balla da sola”
La Germania “balla da sola”
La guerra scompiglia le regole dell’Unione Europea
di Stefano Porcari
La Germania “balla da sola”. Con una decisione unilaterale ha deciso di fare fronte per proprio conto alle conseguenze della crisi energetica determinata dalle sanzioni alla Russia prima e dalla fine delle forniture di gas russo poi. I sabotaggi ai gasdotti baltici russo-tedeschi sono stati l’ultimo atto e l’Unione Europea ha fatto la finta tonta sulle responsabilità degli attentati mentre a Berlino ne hanno una consapevolezza ben diversa.
Occorre poi rammentare che la Banca centrale tedesca ha previsto per il paese una recessione economica a cavallo tra questo e il prossimo anno. Uno dei principali istituti economici tedeschi, l’Institut für Weltwirtschaft di Kiel, ha dimezzato la sua stima di crescita per il 2022, dall’1,4 allo 0,7%, mentre per il 2023 l’attività economica tedesca potrebbe contrarsi sempre dello 0,7%.
Secondo l’Ispi dentro questa nuova crisi della “locomotiva d’Europa”, l’intervento dello Stato si è rivelato indispensabile per evitare il peggio. “Nello stesso modo in cui nel 2008 il governo federale fu costretto a salvare le banche dal tracollo finanziario, oggi deve mettere in salvo le aziende del gas.
Michele Castaldo: Sul dopo elezioni del 25 settembre 2022
Sul dopo elezioni del 25 settembre 2022
di Michele Castaldo
I risultati elettorali in Italia? Niente di nuovo sotto il sole, è il caos che avanza e l’esultanza della Meloni durerà il volgere di un mattino perché, il ceto medio che su di lei ha puntato tutte le carte, per sottrarsi alla morsa del grande capitale, non troverà le risposte che si aspetta. E’ finito anche il tempo della Lega italiana che rifluisce dimagrita verso una autonomia delle regioni del nord. La Lega paga lo scotto per il sostegno ai grandi poteri, col governo Draghi e la fluttuazione nei confronti degli schieramenti internazionali. Insomma si torna all’”antico”, ma non al 1921/2, bensì al 1943 e allo schieramento Atlantico, e magari all’antigermanesimo. Chi ipotizzava una Meloni in una rinnovata camicia nera non aveva capito che la storia non si ripete mai uguale a se stessa e riprende dal punto di arrivo in condizioni completamente diverse. Chiarisco ulteriormente: il fascismo come fenomeno storico nasceva a seguito di una guerra e rappresentava una nazionalità in ascesa insieme a una straordinaria crescita del modo di produzione capitalistico imperniato in Occidente. Raccoglieva i cocci di quanti avevano dato il sangue per l’Italia, in modo particolare del nord-est e di un ceto medio in ascesa perché nella ricostruzione questo aspirava a una accumulazione insieme al grande capitale.
nlp: ll centrosinistra è finito
ll centrosinistra è finito
di nlp
La tornata elettorale del 25 settembre 2022 marca diversi spartiacque storici. È chiaro quello del centrodestra – nel quale la mutazione si compie nel cambio di egemonia da un partito più legato a una multinazionale della comunicazione a uno che deve tenere in equilibrio rapporti con grandi aziende, governance ed europea e rabbia che viene dal basso – mentre è probabilmente è meno chiaro il fatto che il centrosinistra ha esaurito il proprio percorso storico. Naturalmente una serie di riflessioni post voto che non partono da come si muove la società, ma giusto dalla lettura della legge elettorale, suggeriscono un centrosinistra nuovo entro “campi larghi” per non dire sconfinati. In realtà è la materialità del processo storico detto centrosinistra che è venuta meno e qui il problema è solo di quanto tempo avrà bisogno la politica per adeguarsi alla realtà. Di qui qualche riflessione meno legata al presente che poi sfocia negli scenari futuri di questo paese.
PASSATO
L’espressione politica “centrosinistra” precede di oltre dieci anni la nascita dello stato unitario italiano.
Miguel Martinez: “Ci vuole un governo sovranista per fare una politica globalista”
“Ci vuole un governo sovranista per fare una politica globalista”
di Miguel Martinez
Da circa due settimane il quotidiano della FIAT, Repubblica, ha improvvisamente smesso di dire che la signora Meloni sta per marciare su Roma e trasformare il Gasometro in una camera a gas.
Anzi, inizia a trattarla quasi con rispetto.
Conosciamo tutti la frase (la sentii secoli fa in bocca proprio a Gianni Agnelli a un telegiornale),
“per fare una politica di Destra, ci vuole un governo di Sinistra.“
Non è un discorso paradossale: il sistema partitico si basa infatti sull’esistenza di due poli, che si controllano a vicenda, nell’interesse generale.
Prendiamo un caso immaginario, un ospedale.
La Sinistra in teoria vuole che l’ospedale sia pubblico “perché è più giusto”; la Destra vuole che l’ospedale sia privato “perché funziona meglio”.
Appena un governo di Destra fa la minima mossa per privatizzare l’ospedale, la Sinistra organizza proteste; e la Destra deve stare attenta, perché rischia di perdere voti.
comidad: Il Fondo Monetario Internazionale alleva la super-razza dei competenti
Il Fondo Monetario Internazionale alleva la super-razza dei competenti
di comidad
A differenza di molti Paesi cosiddetti ”in via di sviluppo”, l’Italia non è assolutamente indebitata con il Fondo Monetario Internazionale. Semmai è il FMI a dipendere finanziariamente dall’Italia per circa il 3% delle quote di partecipazione, che sino a qualche tempo fa corrispondevano ad una quindicina di miliardi e che, con gli ultimi versamenti, sono diventati una ventina.
La barzelletta corrente denomina queste quote versate al FMI come “diritti speciali di prelievo” (DSP), poiché i “detentori” delle quote stesse avrebbero la facoltà di richiederle e riutilizzarle in proprio. Colei che oggi viene presentata come la Presidente del Consiglio in pectore (Mattarella permettendo), tra il 2020 e il 2021 propose che l’Italia ricorresse a quei DSP. Le rispose Carlo Cottarelli, ex dirigente del FMI per le politiche fiscali: l’Italia quei soldi se li può scordare, poiché ormai il FMI se li è presi e se li usa per ricattare i Paesi poveri. Nel dibattito televisivo con la Meloni, Enrico Letta ha rinfacciato quell’episodio alla sua rivale. La Meloni saprà però certamente redimersi da quell’ingenuo errore di gioventù ed allinearsi non solo ai voleri della NATO (cosa che il suo partito ha sempre fatto) ma anche del FMI.
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