[Resistenza] Dopo le elezioni cosa succederà?

Newsletter n.17-2022

 

E’ uscito Resistenza di ottobre 2022!

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Unità: serviva, serve e servirà

Se è vero che siamo in una situazione di straordinaria gravità, vuol dire che bisogna fare cose straordinarie per fare fronte alla situazione! Farsi la guerra per una manciata di voti e lasciare indisturbati i manovratori rientra nel novero delle cose ordinarie di una campagna elettorale condotta “come se niente fosse”. [leggi tutto]

Dopo le elezioni cosa succederà?

Succederà quello che le masse popolari faranno succedere

Non occorreva aspettare gli esiti delle elezioni politiche per averne conferma: le Larghe Intese stanno manovrando per installare un governo che, al di là del “colore”, proceda speditamente con l’attuazione dell’agenda Draghi, il programma comune di tutta la classe dominante.

Tuttavia, nonostante siano disposte a tutto e a tutto faranno ricorso per riuscirvi, hanno di fronte due grandi ostacoli

– il primo interno al loro campo: la guerra per bande fra le diverse fazioni (vedi le posizioni differenti e  il conflitto di interessi rispetto alla Federazione Russa);

– il secondo è esterno: la mobilitazione delle masse popolari che inevitabilmente crescerà.

La combinazione dei due aspetti, nel contesto del marasma provocato dalla crisi generale del capitalismo, crea una situazione di straordinaria instabilità (crisi politica). Una situazione nella quale ciò che decide, che è determinante, non è quello che fanno o non fanno le Larghe Intese, ma quanto e come gli operai, i lavoratori e le masse popolari organizzate si pongono come nuova classe dirigente.

In questa situazione di straordinaria instabilità, succederà quello che le masse popolari organizzate faranno succedere. [leggi tutto]

L’operazione di Mattarella è stata un mezzo flop

Il principale elemento che emerge dalle elezioni del 25 settembre è che il colpo di mano della cricca Mattarella/Draghi è riuscito solo parzialmente. Avevano indetto le elezioni per costruire un parlamento che fosse più controllabile e assoggettato al programma della classe dominante di quanto lo fosse diventato quello uscito dalle elezioni del 2018.

Le avevano indette in fretta e furia per impedire alle liste anti Larghe Intese di organizzarsi, presentarsi e svolgere pienamente la campagna elettorale.

L’obiettivo di lasciare fuori dal parlamento le liste “antisistema” è stato raggiunto, ma i risultati elettorali dimostrano che hanno fatto i conti senza l’oste: fra le larghe masse popolari prevalgono il malcontento e la sfiducia verso l’agenda Draghi. A dimostrazione di ciò tutti i partiti che hanno sostenuto il governo Draghi hanno perso voti, mentre quelli che – realmente o a beneficio di propaganda – vi si sono opposti li hanno guadagnati.

Questo in un contesto generale di crescita dell’astensione (ha votato solo il 63,9% degli aventi diritto, il dato più basso della storia). [leggi tutto]

Il fascistometro dice: la Meloni è fascista come Letta è comunista

C’è da diffidare della propaganda antifascista del PD e occorre, invece, fare tutto il possibile per rendere ingestibile il paese al governo Meloni esattamente come fosse il governo Draghi o il governo Letta. Non è questione di fascismo o antifascismo, è questione che nella classe dominante, il più sano ha la rogna! [leggi tutto]

Ai capi politici delle liste anti Larghe Intese:

Fate un bilancio serio dei motivi della disfatta

Anzitutto, calcolatrice alla mano, le 5 liste che si sono presentate apertamente contro l’agenda Draghi e le Larghe Intese (omettiamo volutamente quelle dichiaratamente reazionarie e quelle troppo marginali) hanno raccolto complessivamente più del 5% dei voti (più di 1 milione e mezzo, in termini assoluti) presentandosi separate, in reciproca concorrenza e conducendo una campagna elettorale per lo più fiacca e lamentosa: Unione Popolare 402.977 voti (1,43%); Italia Sovrana e Popolare 348.074 (1,24%); Italexit 534.574 (1,9%); Vita 201.537 (0,72%); PCI (presente solo in 5 collegi alla Camera e 9 al Senato) 24.555 (0,09%).

Questo dimostra che esistevano le potenzialità per eleggere numerosi esponenti anti agenda Draghi e rendere ingestibile il Parlamento alle Larghe Intese. Se ciò non è avvenuto è unicamente per (ir)responsabilità dei capi politici. Ci sono poi aspetti più politici. [leggi tutto]

Autocritica sulla nostra campagna elettorale

Trattiamo alcuni aspetti che hanno influito più o meno direttamente sul mancato raggiungimento degli obiettivi che ci eravamo posti partecipando attivamente alla campagna elettorale, benché non avessimo nostri compagni candidati in alcuna lista.

Il ragionamento che apriamo qua sarà sviluppato e approfondito in tutti gli organi del Partito per trattare i limiti ideologici e le concezioni arretrate che ancora sono presenti nel nostro modo di pensare e quindi di agire.

Facciamo un ragionamento pubblico perché pensiamo possa essere di stimolo per altri compagni, anche esterni al P.CARC. E perché pensiamo sia un modo serio di sviluppare relazioni sane con altri partiti, organismi e aggregati, relazioni basate sul dibattito franco aperto, la critica e l’autocritica.

I punti su cui iniziare a riflettere sono 4. [leggi tutto]

Lettera del direttore di Resistenza

Chi ha esitato questa volta lotterà con noi domani

Nelle settimane scorse mi sono trovato a discutere in varie occasioni di quanto la situazione stia precipitando e del perché, secondo i miei interlocutori, la maggioranza delle masse popolari sembra disinteressata e pervasa da una “ingiustificata voglia di normalità”.

Un compagno di lungo corso, dirigente di un sindacato di base, commentava amareggiato che mentre noi ragioniamo di come organizzare la mobilitazione contro il carovita, i bar e i ristoranti sono pieni, in tanti vanno alla partita e la scorsa estate non c’era posto negli alberghi… forse i nostri ragionamenti, i nostri sforzi e l’impegno sono vani?

La tesi di fondo, scavando un po’, è che in Italia “si sta ancora troppo bene” per pensare al coinvolgimento di ampi settori popolari nella mobilitazione di cui c’è bisogno.

Discussione completamente diversa, pochi giorni dopo, con un candidato alle elezioni. La tesi che sosteneva era più o meno questa: “la maggioranza delle masse popolari è lobotomizzata dalla propaganda di regime, solo una piccola cerchia di illuminati comprende la gravità della situazione, bisogna fare il possibile affinché gli illuminati convincano i lobotomizzati”. [leggi tutto]

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