Pierluigi Fagan – 13/10/2022
Così pare che Erdogan presenterà ad Astana a Putin una ipotesi di mediazione attiva che ha tutta l’aria di esser già stata presentata in vie ufficiose e considerata accettabile base per iniziare a discutere. La questione ha una sua banalità che s’è persa volutamente in questi mesi di guerra delle analisi e dei giudizi per conquistare cuori e menti occidentali, noi ne parlammo giusto nella prima settimana del conflitto, inutilmente. Bastava che Biden alzasse il telefono e chiamasse il Cremlino per arrestare immediatamente la mattanza che andava profilandosi. Ma a Biden, quella telefonata non conveniva.
La questione banale e davvero semplice è considerare che il format che deve discutere i vari problemi connessi alla guerra in Ucraina è fatto ovviamente da russi ed ucraini, ma anche da europei e soprattutto dagli americani. S’è voluto occultare che il problema di fondo dei russi fosse con gli americani, non con gli ucraini, se era per il semplice Donbass, così come la Russia non ha invaso l’Ucraina per otto anni dal 2014, avrebbe potuto continuare per altri otto o più.
Molta gente che davvero non capisce proprio nulla di questo argomento e s’è trasformata in “geopolitico da social” quando al massimo è commentatore di serie tv, ed è stata presa dal fuoco passionale di lanciare strali e giudizi, gente che prima dello scorso febbraio collegava Ucraina a badanti e signorine un po’ leggere o alla Shakhtar Donetsk, è stata sapientemente mobilitata a creare una realtà parallela in cui discutere quanto malato di mente fosse Putin, quanto fosse reincarnazione di qualche zar, quanto malati di delirio di potenza fossero i russi in generale ed altre sciocchezze senza alcun senso compresi olocausti nucleari prima di cena ed altre amenità. Tra cui un profluvio di ipocriti buoni sentimenti ed indignazione un tanto al chilo. Uno spettacolo davvero ignobile.
Gli USA, sono il competitor naturale della Russia, è semplice, basta leggere qualche libricino di storia degli ultimi settanta anni, guardare l’arsenale atomico, un mappamondo, non serve altro. La condizione competitiva è reciproca e se è ovvia in via immediata dal punto di vista russo, lo è poi anche dal punto di vista americano vista la capacità militare ed energetica di penetrazione russa in molti quadranti del mappamondo. Zone “sensibili” come il centro-Asia, il Medio Oriente, l’Africa. L’uno, gli USA, sono molto più forti dell’altro, la Russia, indubbiamente. Ma a volte può capitare anche che l’Inter butti fuori il Barcellona dalla Champions.
L’Europa poi, non solo è il vicino immediato dei russi, non solo è con-condomino dell’Europa geografica, non solo è (o era) il suo maggior partner commerciale multidimensionale, ma era anche il garante degli accordi di Minsk, una ragionevole mediazione tipo Alto Adige che, applicata, avrebbe deviato il corso della storia su un altro esito. Perché i due garanti dell’accordo, Francia e Germania, non hanno detto e fatto nulla quando ci si è accorti che l’accordo veniva sistematicamente sabotato? Solo da qualche mese, l’Europa ha scoperto che c’era il problema ucraino, mobilitandosi su azioni ed atteggiamenti in parte comprensibili ma in altra parte assai poco comprensibili, perché non ha mostrato la stessa presenza nel difendere ed obbligare al rispetto dei patti che avrebbero evitato questo immane casino?
Dov’erano l’Europa e gli europeisti da operetta, i difensori della libertà e della democrazia, prima?
Come si vede, i “nazisti di Kiev” sono l’ultimo dei problemi e così l’ultimo a cui chiedere soluzioni.
I sabotatori dell’intelligenza collettiva, quella intelligenza collettiva che il povero Pagnoncelli per serietà professionale non può esimersi dal quotare al 60% della popolazione italiana bombardata da quasi otto mesi di propaganda assurda, che chiede “trovate una soluzione e fatela finita”, oggi vengono a dirti “ah sì? Allora dimmi secondo te quale sarebbe un equo accordo di pace”.
A parte il fatto che pretendere equità in questi casi è pura chimera, anche perché non si sa equità tra chi e chi, tra cosa e cosa, un eventuale accordo che sarà congelamento del conflitto più che soluzione di pace stabile dovrà trovarsi tra tutti questi attori su un numero di variabili che i più neanche conoscono. C’è, ad esempio, un grosso problema sul recesso americano unilaterale sul precedente trattato sui missili a medio raggio, una insidia potenzialmente vitale per i russi. I russi mandarono agli americani una lettera chiedendo di poter discutere urgentemente e seriamente questo ed altri punti due mesi prima l’inizio del conflitto e poiché la risposta fu “no”, ne hanno tratto le conseguenze. Cosa ne sa la gente normale di questa e tante altre cose? Perché dovrebbe trasformarsi in Talleyrand o Kissinger e venirti a spiegare come si fa la pace se quello che viene mostrato è solo una scandente serial con uno scadente commediante di cui si chiede “dimmi come va a finire”? Ma che ne sanno come va a finire, molti non sanno neanche perché è cominciata.
Erdogan sta occupando la nicchia di rappresentanza del mondo che è altamente disturbato da tutto questo casino, in un mondo già incasinato di suo. Erdogan è NATO ed ha ancora in mano la carta del via libera o meno all’entrata degli scandinavi. Ma può giocare anche molti altri ruoli su molti altri tavoli. Quello che si appresta a tentare è una sua idea o al massimo una idea sino-indiana-mediorientale? O c’è anche un sostanziale via libera franco-tedesco?
E questa notiziola di un eventuale nuovo gasdotto russo-turco volto all’Europa in sostituzione del Nord Stream, in pratica il redivivo South Stream che ci avrebbe beneficiato e che molti “lungimiranti” del Nord hanno impedito si facesse, che senso ha?
Staremo a vedere, presto per dire, ma molti segnali dicono che questa storia sta probabilmente prendendo una nuova piega.