[Sinistrainrete] Da Hegel a Nietzsche: la complessa relazione di Domenico Losurdo con il liberalismo

Rassegna (15 e 16/10/2022)

 

 

Igor Shoikhedbrod: Da Hegel a Nietzsche: la complessa relazione di Domenico Losurdo con il liberalismo

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Da Hegel a Nietzsche: la complessa relazione di Domenico Losurdo con il liberalismo

di Igor Shoikhedbrod (Dalhousie University, Canada)

SF 1 kf0F U3020371661469feB 593x443Corriere Web Sezioni   1. I criteri di riferimento per lo studio del rapporto di Losurdo con il liberalismo

Prima di iniziare la mia indagine del rapporto di Losurdo con il liberalismo è il caso di fissare i criteri di base che la guideranno. Ogni tentativo di esaminare questa complessa relazione deve infatti confrontarsi fin da subito con una sfida: dove vanno tracciati i confini interpretativi? Questa sfida è resa più difficile dal fatto che Losurdo è stato uno storico delle idee assai prolifico, che nell’esteso ambito di riferimento dei suoi studi si è occupato di un ampio numero di autori e temi del pensiero politico, dall’illuminismo ai nostri giorni. In questo breve saggio mi concenterò su tre (o meglio, quattro) figure fondamentali della storia della filosofia che sono state oggetto delle sue ricerche: G.W.F. Hegel, Karl Marx (e, ove si dia il caso, Friedrich Engels), e Friedrich Nietzsche. Tutti pensatori che hanno contribuito sotto molti rilevanti aspetti a formare l’eredità della filosofia classica tedesca.

Non sono certo il primo a ripercorrere il movimento che da Hegel conduce a Nietzsche; Karl Löwith ha scritto su questo argomento un libro che è ancora un punto di riferimento1. Tuttavia, credo di essere il primo ad analizzare il movimento che da Hegel porta fino a Nietzsche in relazione all’opera di Losurdo e al suo rapporto con il liberalismo. Sicuramente, inoltre, il fatto che io includa Nietzsche tra i filosofi che hanno contribuito alla tradizione della filosofia classica tedesca susciterà la perplessità di alcuni lettori. Dopotutto, il pensiero di Nietzsche, con la sua guerra contro i grandi costruttori di sistemi filosofici, è spesso considerato come l’archetipo della decostruzione. Ciononostante, non è il caso di misurare il contributo di un autore a una particolare tradizione di pensiero sulla base di quanto quello stesso autore ritenga di essersi occupato di essa. Se così fosse, né Hegel, né Marx (né Engels) potrebbero essere descritti come rappresentanti, e al contempo eredi, di questa medesima tradizione.

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Fabrizio Verde: De-dollarizzazione e petroyuan: il post Bretton Woods ha avuto inizio?

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De-dollarizzazione e petroyuan: il post Bretton Woods ha avuto inizio?

di Fabrizio Verde

720x410c5056tyhnIl mondo si appresta ad entrare nella fase eurasiatica. L’egemonia unipolare statunitense è ormai prossima a diventare uno sbiadito ricordo, erosa dal progressivo crollo del regno del dollaro. Un nuovo mondo multipolare è in costruzione. La situazione mondiale è radicalmente differente rispetto al post 1945 o 1990: secondo una proiezione della Standard Chartered Bank di Londra, i paesi eurasiatici, paesi latinoamericani e africani come il Brasile e l’Egitto, situati alle ali dell’Eurasia, saranno ai vertici dell’economia mondiale.

Il cosiddetto mondo occidentale è entrato in una fase di declino irreversibile. Per questo in Ucraina ha provocato una guerra per procura contro la Russia utilizzando la manovalanza neonazista fornita dal regime di Kiev coadiuvata dalla NATO. Però la vera battaglia è un’altra: gli Stati Uniti proveranno in ogni modo ad arrestare il processo di de-dollarizazione dell’economia mondiale che rappresenterebbe la fine definitiva del dominio di Washington.

 

La tendenza alla de-dollarizzazione

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti promossero l’istituzione del sistema di Bretton Woods, il cui fulcro era il dollaro come mezzo di valutazione, scambio e conservazione del valore. Nei decenni tra gli anni ’70 e la crisi finanziaria del 2008, il sistema di Bretton Woods ha subito cambiamenti, il legame fisso tra il dollaro USA e l’oro è stato annullato e i tassi di cambio delle valute nazionali sono entrati nel sistema nominalmente libero, tuttavia il Il dollaro USA, come fondamento del sistema monetario internazionale, non ha vacillato.

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Vincenzo Scalia: La società piatta

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La società piatta

di Vincenzo Scalia

L’ultimo stadio dell’ideologia della sicurezza è la delazione di massa: gli individui competono tra di loro in un conflitto orizzontale per guadagnarsi lo status di vittime e chiedere protezione

esercito jacobin italia 1320x481Negli ultimi trent’anni, la questione della sicurezza, ha colonizzato l’agenda pubblica italiana, fino a culminare nella vittoria, nelle due ultime tornate elettorali, di forze politiche e schieramenti che fanno di legge e ordine la loro bandiera. In realtà, dietro il securitarismo, allignano questioni molto più complesse delle manette facili, che portano a interrogarsi sui fondamenti e sulla solidità degli assetti sociali e politici attuali. L’ultimo lavoro di Tamar Pitch, Il malinteso della vittima. Una lettura femminista della cultura punitiva (Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2022), costituisce un valido strumento attorno al quale articolare una riflessione demistificatoria delle tematiche della sicurezza.

Sin dalla metà degli anni Ottanta, assistiamo allo slittamento di significato del termine sicurezza che, dall’indicare una condizione sociale, passa a essere focalizzato sull’incolumità individuale, compiendo la traslazione che Alessandro Baratta definiva «dalla sicurezza dei diritti al diritto alla sicurezza» (Alessandro Baratta in Anastasia, S., Palma, M., La bilancia e la misura, Franco Angeli, Milano, 2001): l’Italia assimila con un decennio di ritardo questo cambiamento, che in Gran Bretagna, sin dai primi anni del governo di Margaret Thatcher, ha avviato progetti di prevenzione situazionale, ovvero mirati a rendere asettico l’ambiente esterno attraverso illuminazione pubblica e arredi urbani contro le «classi pericolose». In Francia, il governo socialista, ha promosso progetti ad ampio raggio di ristrutturazione urbana delle banlieues, senza tenere conto della questione  sociale. Oltreoceano, il processo di securitarizzazione, è stato molto più marcato: da un lato, attorno alla privatizzazione della sicurezza, si è gradualmente sviluppato un mercato di polizie private e gated cities, ovvero le città fortezza dove i condomini votano addirittura se consentire alla madre di uno dei residenti di entrare nel complesso residenziale .

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Andrea Zhok: Preparare l’ordine nuovo

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Preparare l’ordine nuovo

di Andrea Zhok

Per definire il nostro spazio di possibilità storico bisogna comprendere la collocazione che abbiamo all’interno della traiettoria della nostra civiltà.

Noi tutti, italiani, europei, occidentali ci troviamo all’interno di una fase di crisi epocale, potenzialmente terminale, del mondo liberale che ha preso forma poco più di due secoli fa.

Che questa forma di civiltà, diversamente da tutte quelle che l’avevano preceduta, fosse affetta da contraddizioni interne autodistruttive era stato chiarito già dall’analisi marxiana a metà Ottocento. Gli elementi principali internamente contraddittori erano chiari sin da allora, per quanto Marx concentrasse lo sguardo sulla linea di frattura sociale (tendenza alla concentrazione oligopolistica e alla pauperizzazione di massa), mentre gli mancava per ovvie ragioni storiche la percezione di altri sbocchi critici inerenti alle medesime contraddizioni (non c’era né la consapevolezza della possibilità di un’estinzione della specie per via bellica, divenuta una possibilità dopo il 1945, né l’idea della rilevanza dell’impatto degenerativo del progressismo capitalista sul sistema ecologico).

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Guglielmo Forges Davanzati: Il liberismo accentua la crisi energetica

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Il liberismo accentua la crisi energetica

di Guglielmo Forges Davanzati*

Il liberismo è fondato sul dogma per il quale il privato funziona sempre meglio del pubblico. La riduzione al minimo dell’intervento pubblico in economia, dunque, è considerata essenziale per conseguire obiettivi di efficienza: libero di operare in assenza di interferenze esterne, il mercato – si sostiene – crea ricchezza e la diffonde. Questa posizione, oltre a essere assai discutibile sul piano teorico, è palesemente fallimentare nei fatti. Come è mostrato, nei tempi più recenti, dalla seguente circostanza. Come ho rilevato in un precedente articolo (“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 10 settembre 2022), l’accelerazione dell’inflazione dipende soprattutto dall’incredibile aumento del prezzo del gas, e quest’ultimo, a sua volta, si è verificato soprattutto dopo l’imposizione – anche da parte nostra – delle sanzioni alla Russia.

ARERA, l’autorità di regolamentazione del mercato, a luglio scorso, ha stimato che le bollette del gas subiranno un aumento del 100 per cento a partire dal primo di ottobre. La riduzione dell’offerta di gas da parte di Gazprom è senza dubbio all’origine della situazione attuale.

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Francesco Cappello: La guerra bombarda l’Europa

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La guerra bombarda l’Europa

di Francesco Cappello

La guerra alla Russia da parte degli USA colpisce pesantissimamente i paesi europei. Guerra, sanzioni e sabotaggi sempre più apertamente hanno lo scopo di aumentare la dipendenza europea da Washington e boicottare le relazioni russo-europee rendendo al contempo più difficili quelle con la Cina. Piuttosto che l’isolamento della Russia si consegue quello dei paesi Ue/Nato. Il sabotaggio dei gasdotti è stato un atto di guerra contro i paesi europei. Mettono a soqquadro il mondo intero per cercare di riguadagnare terreno e ristabilire l’egemonia perduta usando qualsiasi mezzo

Gli USA stanno togliendo all’Europa occidentale ogni possibilità di rifornirsi di gas dai suoi canali tradizionali. Non solo il gas russo come qualcuno potrebbe ingenuamente pensare (1). Il gas liquefatto proveniente dagli USA è uno specchietto per allodole europee. Non ne hanno, infatti, a sufficienza anche per i propri usi interni.

Anche l’economia statunitense è in profonda crisi. Ricordiamo che OPEC +, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ha deciso di diminuire la sua produzione di 2 milioni di barili al giorno; l’abbassamento dell’offerta ha la conseguenza di un prevedibile rialzo dei prezzi.

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Piccole Note: I raid sull’Ucraina e la proposta di pace di Musk (e di Kissinger)

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I raid sull’Ucraina e la proposta di pace di Musk (e di Kissinger)

di Piccole Note

L’attacco al ponte che collega la Crimea alla Russia ha avuto conseguenze devastanti, come avevamo paventato nella nota precedente. Il Cremlino ha parlato di attacco terroristico, come di fatto è stato anche nelle modalità: i camion bomba sono stati usati per la prima volta nella guerra siriana da al Nusra, cioè al Qaeda.

Una firma notata anche da Christelle Néant che sul sito al Manar scrive: “Ricordo che da anni l’Ucraina arruola terroristi islamici esfiltrati dalla Siria, e terroristi ceceni, ad alcuni dei quali la SBU [l’intelligence ucraina ndr] ha anche rilasciato passaporti ucraini (promemoria: con questi possono poi entrare nella UE senza visto). Non sorprende quindi vedere l’Ucraina usare gli stessi metodi dei terroristi islamisti in Siria”.

 

I raid sull’Ucraina e il discorso di Putin

Dopo aver improvvidamente gioito per l’attentato, le autorità ucraine, evidentemente ammonite dai loro sponsor a non esagerare, hanno detto che ci sarebbe una faida interna agli apparati russi, una parte dei quali avrebbe messo a segno l’attacco.

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S.C.: Roma 1982. Non ci fu solo l’attentato alla Sinagoga, la storia va raccontata tutta

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Roma 1982. Non ci fu solo l’attentato alla Sinagoga, la storia va raccontata tutta

di S.C.

In questi giorni si sono tenute alcune celebrazioni ufficiali per ricordare i quaranta anni dall’attentato alla Sinagoga di Roma in cui venne ucciso un bambino, Stefano Gay Tachè, e decine di fedeli ebraici rimasero feriti da alcune bombe a mano e colpi di arma da fuoco sparati da un commando palestinese.

Fu un atto esecrabile. Sparare nel mucchio e su un folla all’uscita di una funzione religiosa con l’uccisione di un bambino è lontana anni luce da una azione militare della Resistenza, anche di quella – del tutto legittima – del popolo palestinese.

Ma gli articoli usciti e circolati su questo tragico evento hanno completamente rimosso il contesto di quanto avvenuto e questo non è accettabile da alcun punto di vista. La contestualizzazione è decisiva, non per giustificare ma per capire e offrire alla storia tutti i suoi fattori di conoscenza.

L’attentato alla Sinagoga di Roma avvenne meno di un mese dopo delle stragi contro i palestinesi nei campi profughi in Libano, in particolare con gli eccidi di Sabra e Chatila effettuati dai falangisti libanesi con l’aperta e riconosciuta responsabilità israeliana che con le sue truppe aveva circondato i campi profughi in Libano dopo l’operazione militare “Pace in Galilea”.

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Michele Castaldo: Da Lenin a Putin…

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Da Lenin a Putin…

di Michele Castaldo

russia leaders 2 kdyC UHz8rkN23Q0wQlG 1024x576LaStampa.itPremetto che ho riflettuto a lungo se pubblicare una nuova nota dopo aver scritto più di un articolo sulla guerra in corso in Ucraina. Ho sperato che in certi ambiti della cosiddetta ultrasinistra ci potesse essere un certo rinsavimento che lo scorrere dei fatti avrebbe consentito. Devo purtroppo prendere atto che certe chine iniziali si sono ulteriormente incancrenite.

Ci si potrebbe domandare: a che pro questo insistere su posizioni di gruppi politici ultra minoritari che rappresentano poco più che se stessi? La mia risposta è netta: viviamo una fase molto complicata della storia dove tra l’altro è apertamente tangibile la crisi di una teoria rivoluzionaria, proprio mentre sta arrivando al capolinea quella potenza dominatrice costituita dall’Occidente liberista. Insomma i nodi vengono al pettine e non è più possibile nascondersi e fare il pesce in barile. A maggior ragione se tutti i difensori del liberismo occidentalista scendono in campo in difesa dei valori a cui è giunta la loro storia fatta di rapina.

Propongo un modello diverso di organizzazione sociale? No, perché come ho più volte scritto la storia del modo di produzione capitalistico non è un modello definito a tavolino una volta per tutte, ma è un movimento fondato sullo scambio e sull’individualismo che ha sviluppato oltre misura tutti i rapporti di concorrenza fra i mezzi di produzione e le merci e per questa ragione è arrivato al capolinea, cioè in una crisi irreversibile. Chi pertanto oppone un nuovo modello di rapporti sociali non ha inteso bene che essi potranno scaturire solo dall’implosione per fine vita del capitalismo.

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Lorenzo Procopio: Marx capovolto

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Marx capovolto

Il metodo scientifico nel capitale di Marx

di Lorenzo Procopio

Recensione al libro di Massimo Mugnai “Il mondo capovolto”

marx200Lo scorso anno è stato pubblicato per le Edizioni della Normale un agile e interessante libro del filosofo Massimo Mugnai dall’accattivante titolo “Il mondo capovolto. Il metodo scientifico nel capitale di Marx”. A fronte delle sue ridotte dimensioni è un libro molto denso e ricco di spunti di riflessioni che riprende e sviluppa temi già affrontati dall’autore in una vecchia pubblicazione edita dalla casa editrice Il Mulino nel lontano1984 dal titolo “Il mondo rovesciato. Contraddizione e valore in Marx”.

In questo nostro mondo “capovolto”, immerso nella più grave crisi epocale del sistema capitalistico, aggravata dal persistere della pandemia da Covid 19, che generalizza su miliardi di individui condizioni di vita miserevoli, guerre e disastri ambientali, il libro di Mugnai non ha suscitato particolare interesse neanche tra gli addetti ai lavori. A rompere la quasi indifferenza solo una brevissima e neanche molto generosa recensione di Sebastiano Maffettone pubblicata da Il Sole 24 ore lo scorso mese di ottobre 2021. Chiariamo subito che il nostro interesse per il libro di Mugnai non è determinato da una condivisione di quanto sostenuto dal filosofo fiorentino, lontano anni luce dal pensiero di Marx e che in alcuni passaggi del libro, come avremo modo di vedere, vengono attribuite a Marx tesi che non trovano riscontro nelle sue stesse opere distorcendo di conseguenza il suo pensiero. Ci spingono ad occuparci dell’opera di Mugnai l’importanza degli argomenti trattati, convinti che attraverso una loro disamina si possa contribuire a cogliere, anche in quest’epoca in cui predominano le forme di appropriazione parassitarie più raffinate ed in cui la produzione di capitale fittizio si accompagna al parallelo processo d’impoverimento di miliardi di esseri umani, la validità della critica dell’economia politica di Marx.

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Nicola Manghi: Breve introduzione alla lettura di Bruno Latour

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Breve introduzione alla lettura di Bruno Latour

di Nicola Manghi

Da Magritte a Duchamp mostra palazzo blu 2Bruno Latour (1947) è autore impossibile da assegnare stabilmente a un’appartenenza disciplinare. Sociologo, antropologo, filosofo, egli è oggi in prima linea nei dibattiti di ecologia politica: la portata teoretica ed euristica della sua opera va ricercata – questa l’ipotesi che ci ha guidati nel condurre l’intervista che segue – proprio nella sua indisciplinatezza. Tale indisciplinatezza non è, si badi, da confondersi con una mancanza di pertinenza dei suoi contributi; piuttosto, essa segnala la loro pertinenza simultanea per una serie di campi di studio abitualmente distinti.

La feconda intuizione che soggiace a tutta l’opera di Latour, saldamente ancorata a una serie di studi empirici (Latour, Woolgar, 1979; Latour, 1984; Latour, 1992), può essere riassunta così: l’immagine che si ha della scienza differisce radicalmente a seconda che la si osservi «in azione», nel suo farsi, oppure nel momento in cui essa si presenta «pronta per l’uso», ovvero come una «scatola nera» che può essere utilizzata senza che se ne conoscano storia o contenuto (Latour, 1987). Gli scienziati tendono a presentare ex post il proprio lavoro come un percorso lineare di scoperta della natura; a osservarli in laboratorio, tuttavia, li si trova alle prese con i numerosissimi passaggi di traduzione necessari per trasformare un evento sperimentale nel tassello di una conoscenza cumulabile.

Da qui la necessità di studiare le scienze etnograficamente, secondo modalità in tutto e per tutto analoghe a quelle impiegate dagli antropologi che si recano presso popolazioni lontane, interessandosi a particolari cui la sociologia classica non aveva ritenuto di attribuire importanza alcuna: «le fonti di finanziamento, il background dei partecipanti, i pattern di citazioni nella letteratura rilevante, la natura e l’origine della strumentazione, e così via» (Latour, Woolgar, 1986, 278).

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Pino Cabras: Occhio tifosi, la guerra distrugge gli stadi

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Occhio tifosi, la guerra distrugge gli stadi

di Pino Cabras

Fra i tanti bersagli colpiti stamane dai russi in Ucraina, desta impressione uno che in apparenza non riveste valenza strategica: un magazzino di una ditta di cosmetici di Kiev.

In una loro pagina, pochi giorni fa, esultavano per l’attentato che aveva danneggiato il mega-ponte di Kerč.

Il magazzino è stato distrutto da un missile “di precisione” non poi così “preciso”? Chissà.

O forse era proprio un atto deliberato, usato per dare un segnale a chi tratta con superficialità e stupido trionfalismo la “gravitas” della guerra?

Perché proprio questo è il punto che non colgono quei tanti irresponsabili che guardano con fanatismo, sussiego e superiorità a una cosa che invece i dirigenti russi hanno costantemente spiegato loro da quindici anni in qua, senza tregua: a Mosca fanno sul serio.

Gli interessi che rivendicano i governanti russi possono non piacere alle cancellerie occidentali, ma non sono cose che si aggirano proponendo il “regime change” e la guerra totale per sloggiare la Russia da qualsiasi funzione dirigente negli equilibri europei.

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Leonardo Masella: La svolta anticolonialista di Putin

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La svolta anticolonialista di Putin

di Leonardo Masella

Qui il video del discorso di Putin del 30 settembre per la celebrazione del riconoscimento dell’esito dei referendum delle regioni del Donabass. – https://www.youtube.com/watch?v=vh1psIZLfvE

Lo storico ed economista Hosea Jaffe denunciava nel 2008 in un famoso saggio (“Abbandonare l’imperialismo ?”), il più grande «abbandono» della storia dell’umanità, il «terzo mondo» abbandonato dall’imperialismo del «primo mondo», ma anche dal marxismo occidentale. Quest’ultimo, avendo amputato il capitalismo del suo carattere imperialistico, meritava l’appellativo di «eurocentrico e americanocentrico» e convinceva Jaffe a guardare alla Cina, il paese che ha realizzato la più grande rivoluzione anticoloniale della storia, e alla sua economia «anti-imperialista in sé e nei suoi effetti» quali possibili sostegni di una storia rivoluzionaria alternativa dei paesi anti-imperialisti.

In Italia lo studioso italiano che ha analizzato e ben sistematizzato questa divaricazione fra marxismo occidentale e marxismo mondiale antimperialista è stato Domenico Losurdo in un libro del 2017 (Il Marxismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rinascere).

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Mattia Cattaneo: Modi di vivere

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Modi di vivere

di Mattia Cattaneo

Tra facoltà di giudizio e legge comunitaria

È anzitutto nel mondo ebraico che si compie, ad un certo punto, una grande scissione: «Per la prima volta in Israele la giustizia, la “legge”, viene sottratta al potere e riposta nella sfera del trascendentale»[1]. La giustizia, attraverso questa sottrazione, viene posta altrove rispetto al potere, o quantomeno altrove rispetto a quello che, qualche secolo più tardi, verrà definito “potere temporale”. Sarebbe interessante analizzare tutto quanto il processo che porta da qui sino all’instaurazione cristiano-cattolica di un nuovo ordine secolare, del tutto simile a quello apparentemente osteggiato in principio e forse ancora più autoritario; tuttavia è il primo slancio che appare fervido di possibilità ed energie, anche da un punto di vista totalmente laico come il presente. Credere che la vera giustizia, al netto di tutti i soprusi, le tribolazioni, le sofferenze terrene (quantomeno economico-sociali), sia in ultima istanza una questione che non riguarda più il giudizio degli uomini, è certamente un modo, da un lato, per porla in un luogo trascendentale (nell’inferno e nel purgatorio per esempio, cioè nei luoghi super partes del giudizio di Dio), ma, dall’altro, è anche una modalità per sottolineare come la giustizia trascenda completamente le possibilità morali dell’uomo politico (è unicamente Dio che, ex lege, può giudicare rettamente le colpe degli uomini e redimere tutti quanti i loro peccati).

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Leonardo Mazzei: Il ministero del termostato

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Il ministero del termostato

di Leonardo Mazzei

Adesso ogni decisione è rinviata al Consiglio europeo del 20-21 ottobre. Sul gas l’Europa continua a traccheggiare, ma gli eurocrati hanno di che essere fieri. Il loro obiettivo di una riduzione dei consumi di metano del 7%, la cicala Italia l’ha già raggiunto senza bisogno di diktat e decreti. Chissà perché!

Ragionando su altre cose, Massimo D’Alema si è chiesto dove prendano il caffè la mattina i dirigenti del Pd. Una considerazione da estendere a tutta l’attuale classe dirigente del nostro disgraziato Paese, il cui distacco dalla vita reale delle persone è intuibile già nello sguardo tra l’allucinato e il saccente del ministro Cingolani.

Volete una prova? Prendiamo ad esempio l’ultimo decreto partorito dal suo Ministero, quello appunto sui risparmi in materia di riscaldamento. Questo fenomeno ha stabilito la diminuzione di un grado della temperatura nelle case, l’accorciamento di 15 giorni del periodo di accensione delle caldaie, la riduzione di un’ora del funzionamento delle stesse.

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Gaspare Nevola: Ferite della pandemia e pacificazione civile dopo il governo Draghi

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Ferite della pandemia e pacificazione civile dopo il governo Draghi

Sì a una commissione parlamentare, ma la vera questione è una svolta culturale

di Gaspare Nevola

 

  1. Dopo il governo Draghi. Una commissione parlamentare sulla gestione della pandemia?

Una commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione governativa, amministrativa, scientifica e mediatica della pandemia Covid-19? Una commissione parlamentare che indaghi sulle responsabilità di morti, sulla effettiva efficienza/efficacia delle strutture sanitarie e dei protocolli, sui provvedimenti di legge e sul profluvio di decreti emergenziali, legittimati da tecnostrutture a fronte di un parlamento de facto e de jure spogliato di funzioni e dei suoi poteri? Una commissione bicamerale su un obbligo vaccinale indiscriminato e mai agganciato a una campagna diagnostica sulle condizioni di salute della popolazione e che ha voluto negare ogni opportunità sanitaria alla cura del malato, una campagna portata avanti senza mai considerare seriamente programmi di terapia domiciliare, relegata a “vigile attesa e tachipirina”?

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Claudio Conti: Europa in ginocchio, e senza luce in fondo al tunnel

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Europa in ginocchio, e senza luce in fondo al tunnel

di Claudio Conti

La crisi energetica e la scelta idiota di assecondare gli Stati Uniti con raffiche di sanzioni alla Russia sta mettendo in ginocchio l’economia europea. Mentre le altre sopravvivono assai meglio.

Con l’inverno alle porte è andato a farsi benedire ogni tentativo di “costruire la casa comune”, o almeno così pare a molti – e diversissimi tra loro – osservatori.

Il nostrano Sole24Ore, organo di Confindustria, di solito prodigo di elogi per l’Unione Europea quando raccomanda di tenere bassi i salari o tagliare ancora pensioni e sanità, è stato costretto ad ammettere che “mezza Europa fa da sé. Sale l’onda del protezionismo”.

Gli episodi sono ormai innumerevoli, ma soprattutto di dimensioni molto rilevanti. E’ ormai noto a tutti che la Germania, di solito “frugale” nella spesa pubblica, ha stanziato ben 200 miliardi di euro per attenuare l’aumento dei prezzi energetici per le proprie imprese. Mentre si rifiuta sia sia intraprendere la strada del price cap per il prezzo del gas sia di creare un fondo comune europeo, finanziato con l’emissione di titoli garantiti dall’Unione.

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Fosco Giannini: Unione europea: l’ottobre imperialista

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Unione europea: l’ottobre imperialista

di Fosco Giannini

Dalla rimozione del piano Musk per la pace al decreto Zelensky per la continuazione della guerra; dalla Risoluzione Ue per le armi all’Ucraina al “portafolio digitale”: un itinerario per il rafforzamento del polo imperialista europeo

1663251563948 APL’informazione generale verso i popoli dell’Unione europea, verso i 450 milioni circa di cittadini e lavoratori dei 27 Paesi dell’Ue appare, oggi più che mai, oscura e incodificabile. Ma, appunto, appare, poiché in verità l’oscurità e l’incodificabilità, già ai primi tentativi di lettura razionale degli eventi, ai primi tentativi di metterli in relazione tra loro, si mostrano per ciò che sono: strumenti prescelti dalla “voce” dell’asse angloamericano ed europeo per la costruzione e l’imposizione del verbo imperialista, per la “verità” costruita in laboratorio, per un pensiero di massa che sempre più vuol essere ridotto a “batterio sintetico”.

La “vox” unica imperialista – ben più temibile, per i suoi sterminati “eserciti”, della pur orrenda Vox spagnola di Santiago Abascal, per la quale Giorgia Meloni lavora – manipola i fatti come un giocatore delle “tre campanelle”: li racconta e ce li porge o enfatizzandone i dettagli a sé favorevoli o rimuovendone quelli a sé sfavorevoli, confondendo, inoltre, la loro stessa sequenza, la loro conseguenzialità, in modo che il “batterio sintetico” del pensiero omologato non possa mai stabilire i nessi tra un fatto e l’altro. Il gioco delle “tre campanelle” è considerato dal diritto italiano una truffa e chi lo pratica un’associazione a delinquere. Nella differenza di verdetto giuridico tra una truffa perpetrata sui tavolini di una sagra del tartufo e l’orrore della costruzione scientifica di un senso comune di massa accecato sin dalla nascita, vi è tutta la verità sulla potenza del capitale.

Alla luce di questa premessa proviamo a “rileggere” i fatti accaduti in questa prima porzione di ottobre, fatti sui quali la “vox” imperialista, il fronte unico angloamericano ed europeo hanno lavorato al fine di epurare da essi elementi di pericolo per l’Impero e al fine di svuotarli di nessi e conseguenzialità. Dunque, di senso.

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Paolo Cacciari: L’onnipotenza, la crescita e i processi di liberazione

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L’onnipotenza, la crescita e i processi di liberazione

di Paolo Cacciari

CoverCacciariLe devastazioni ambientali, il surriscaldamento dell’atmosfera e le guerre mostrano in modo sempre più evidente quanto l’agente distruttivo della vita sul pianeta siamo noi, a cominciare da chi alimenta la competizione economica. La soluzione, dicono alcuni, è la tecnologia. Non c’è alcun dominio della crescita infinita a orientare lo sviluppo tecnologico. Che fare? Il primo passo è aumentare la consapevolezza del baratro dentro cui siamo precipitati. Le giovani generazioni ci stanno insegnando molto. Le donne ancora di più. Ma non basta sapere. Per avere la forza di reagire bisogna anche sentire dentro di sé le sofferenze del mondo. «Per attivarci dovremmo coinvolgere la dimensione spirituale dell’essere – scrive Paolo Cacciari nell’introduzione del libro Re Mida (La Vela, 2022), di cui pubblichiamo ampi stralci – Non sto proponendo nessuna “pappetta new age”, come ci rimprovera Mario Tronti, ma al contrario l’avvio di un processo di liberazione dai condizionamenti eteronomi, dalla sottomissione alle logiche tecnocratiche falsamente neutrali, dalla delega ai poteri costituiti. Un vero conflitto, insomma, con i poteri costituti e una lotta con noi stessi per decolonizzare le nostre menti dall’immaginario produttivista e consumista. L’idea è quella della costruzione di una società della post-crescita come progetto di autogoverno comunitario…»

* * * *

I salti di specie di virus e batteri (spillover), le zoonosi unite alle malattie determinate dagli inquinamenti, dalla cattiva alimentazione e da pratiche mediche errate (iatrogenesi) provocano una “sindemia”, una interrelazione sinergica tra più malattie e cattive condizioni di vita.

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Luca Busca: Draghistan: dalla coscienza di classe al letargo della consapevolezza

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Draghistan: dalla coscienza di classe al letargo della consapevolezza

di Luca Busca

berlusconi draghiPer avere un’informazione completa bisogna anche leggere e ascoltare i media mainstream. Per questa ragione mi sottopongo quotidianamente allo stillicidio di leggere Repubblica e altri improbabili quotidiani, oltre a un paio di settimanali. La sera poi mi tocca il supplizio alternato del TG1, con i suoi servizi melensi da libro Cuore, o del veleno inoculato dal Mamba Mentana sulla 7. Negli ultimi giorni, su tutti questi media, imperversa il pianto del coccodrillo piddino. Mi ha particolarmente colpito la relazione del segretario Letta che “non ha risparmiato dure critiche al partito e a se stesso”.

Secondo il “nipote di suo zio” l’errore più grave del PD è stato quello di sacrificarsi per il bene del paese assumendosi le responsabilità dei governi “tecnici” di larghe intese che ormai caratterizzano la politica italiana. Quindi il “chierichetto di De Mita” ha sentenziato, con il plauso di tutta la dirigenza del partito, che “mai più al governo senza aver vinto le elezioni” e “quando il prossimo governo cadrà, chiederemo di andare alle elezioni, basta governi di larghe intese …”. In poche parole la strategia vincente adottata dalla Meloni. In sostanza, l’ennesimo segretario democristiano che il PD si è regalato, come programma politico propone di copiare il compito in classe dalla compagna di banco!

La pesante autocritica non fa parola degli errori commessi e delle responsabilità che il partito ha avuto e ha ancora nella disastrosa gestione della pandemia; nell’aver condotto il paese in una guerra insulsa che sta massacrando economicamente la popolazione italiana; nella soppressione del diritto al lavoro, per non parlare di quelli civili; nell’appropriazione indebita dei beni comuni; nel massacro della scuola e della sanità pubblica; nella altre varie ed eventuali.

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Giacomo Marchetti: Meloni governa, Draghi comanda

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Meloni governa, Draghi comanda

di Giacomo Marchetti

Giovanni Tria, in un intervento sul Sole24Ore di sabato 8 ottobre, dal titolo “L’agenda immediata del governo è difficile ma già definita”, sintetizza il quadro delle priorità che il futuro esecutivo dovrà affrontare, soprattutto quelle di natura più squisitamente economica.

L’abbiamo più volte ribadito anche prima del responso delle urne del 25 settembre: la strada tracciata dai centri decisionali fuori dal nostro Paese ne avrebbe determinato le scelte politiche interne di fondo dentro un quadro piuttosto rigido.

«In conclusione», afferma Tria, «Il governo ha di fronte un’agenda sostanzialmente già definita nei temi prioritari obbligati. Si tratta di un’agenda molto difficile da gestire, appunto per la complessità degli obiettivi interconnessi e per il contesto economico e politico non favorevole».

Detto in maniera meno elegante, il prossimo governo ha le mani legate.

Mario Draghi ha garantito agli interlocutori internazionali, da Washington a Bruxelles, che Giorgia Meloni non avrebbe cercato di divincolarsi, lasciando che la leader di Fratelli d’Italia possa cucinare un “precotto” abbastanza indigesto sia per i suoi alleati – in particolare la Lega – ma molto di più per le classe subalterne del nostro Paese.

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Fabrizio Marchi: L’Iran e il sistema mediatico occidentale, ovvero l’ufficio stampa e comunicazione della NATO

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L’Iran e il sistema mediatico occidentale, ovvero l’ufficio stampa e comunicazione della NATO

di Fabrizio Marchi

Tutti/e devono avere il diritto e la libertà di seguire o meno gli usi e i costumi del proprio paese che non possono essere imposti per legge e men che meno con la forza e la violenza. Ribellarsi, dunque, a tale imposizione – come a qualsiasi altra violazione delle fondamentali libertà personali – è cosa sacrosanta e, aggiungo, doverosa.

Fatta questa necessaria e convinta premessa, andiamo un po’ ad indagare su quanto sta avvenendo in Iran.

L’Iran viene dipinto dalla vulgata mediatica occidentale come lo “stato canaglia” per eccellenza. Da qualche tempo e per ovvie ragioni questo inquietante primato è stato attribuito alla Russia di Putin, ma non c’è dubbio che fin dalla rivoluzione che spodestò lo Scià nel 1979, l’Iran sia stato considerato come il peggio del peggio del mondo, una spregevole tirannia caratterizzata dal più bieco oscurantismo integralista, un vero e proprio inferno sulla terra soprattutto, naturalmente, per le donne. E’ la ”reductio ad hitlerum” a cui è destinato chiunque non sia allineato al pensiero neoliberale occidentale.

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Il Rovescio: Chi dice la verità? Il giornalista o il carabiniere?

ilrovescio

Chi dice la verità? Il giornalista o il carabiniere?

di Il Rovescio

È di qualche settimana fa la grave notizia di un protocollo sottoscritto tra l’Arma dei Carabinieri e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti proprio al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri di Roma. Questo protocollo ha il fine di organizzare dei momenti di studio, l’elaborazione di analisi, report e approfondimenti specifici su argomenti di interesse comune. Qui i giornalisti iscritti all’albo e il personale dell’Arma potranno confrontarsi in momenti appropriati come conferenze, seminari, ecc. su temi definiti di rilevanza comune. Ma leggiamo un attimo le parole del Generale Luzi, firmatario del protocollo:

Il Protocollo odierno tra l’Arma dei Carabinieri e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti rappresenta un importante segnale di sensibilità di entrambe le istituzioni nei confronti dei cittadini e del loro diritto a un’informazione trasparente e puntuale. Le professionalità dell’Arma, unitamente a quelle dell’Ordine, da oggi collaboreranno ancora più in sinergia per formare giornalisti e Carabinieri ancora più responsabili e consapevoli dell’importanza di una corretta divulgazione delle notizie”.

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Alberto Giovanni Biuso: Postmoderno e diritto

aldous

Postmoderno e diritto

di Alberto Giovanni Biuso

Lungi dall’essere in declino, il postmoderno sembra celebrare sempre più i propri fasti in molteplici forme. Prima di tutto con il trionfo dello spettacolo che al modo di una metastasi ha inglobato in sé la politica, il mondo della formazione – scuole e università -, l’informazione. Poi con la iperpersonalizzazione delle ideologie, identificate con individui singoli in carne e ossa e quindi sostanzialmente dimidiate nella loro dimensione profonda, simbolica, oggettiva. E poi, e soprattutto, con la cancellazione del reale sostituito da pure e semplici narrazioni strumentali alla prosecuzione del dominio. È anche per questo che nelle dichiarazioni e nelle azioni dei capi politici «il senso della realtà latita a tal punto da far dubitare che ne sia rimasta anche solo una minima traccia» (Marco Tarchi, Diorama Letterario, n. 368, 2022, p. 1).

Uno dei risultati di tali dinamiche è il capovolgimento delle parole, l’insignificanza del significato. Un caso assai chiaro è la relazione tra l’Europa e la struttura politica che si chiama Unione Europea. La seconda è la nemica della prima.

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Salvatore Bravo: Donne al potere

sinistra

Donne al potere

di Salvatore Bravo

Ci avevano detto che le donne al potere avrebbero cambiato le sorti del decadente occidente. Ora al potere vi sono le donne: la von der Leyen in Europa ne è un esempio assieme a Sanna Marin leader della Finlandia, la Truss in Inghilterra, in Italia è a un passo dal potere la Meloni. Se è stato possibile cadere nella trappola artatamente organizzata dal dominio per il quale: donna è sempre meglio, ciò è dovuto al nichilismo genetista che si aggira in Europa e non solo. Gli esseri umani senza fondamento metafisico universale sono solo “tipi” da classificare nella tassonomia del dominio. Al momento le donne appaiono geneticamente superiori, perché utili al potere. Sono altro rispetto agli uomini, il cui unico merito è di partecipare per imitazione e copia al vero essere umano: le donne, il resto è frattaglia.

Senza un comune fondamento universale da declinare nella forma dell’individuo e da “leggere” all’interno del materialismo storico, gli esseri umani sono preda dell’ideologia del potere che distorce la visione della realtà scindendo la relazione tra pensiero ed essere.

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Alberto Pantaloni: Eric Hobsbawm. Marxismo, scienza e politica negli studi di uno storico militante

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Eric Hobsbawm. Marxismo, scienza e politica negli studi di uno storico militante

di Alberto Pantaloni

Pubblichiamo un ritratto di Eric Hobsbawm, storico e militante marxista, autore della grande tetralogia di storia generale – L’età della rivoluzione 1789-1848, Il trionfo della borghesia 1848-1875, L’età degli imperi 1875-1914 e Il secolo breve 1914-1991

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Il 2 ottobre del 2012 si spegneva a Londra Eric Hobsbawm. A distanza di un decennio, sono ancora diverse le iniziative, editoriali e non solo, che ne ricordano, anche criticamente, la biografia tanto personale quanto intellettuale. Ricordandone solo le più recenti: un altro grande storico inglese, Richard J. Evans ha dato alle stampe nel 2019 una monumentale biografia dal titolo Eric Hobsbawm: A Life in History [1]; nel 2020, la storica Anna Di Qual ha pubblicato in modalità open access il volume Eric J. Hobsbawm tra marxismo britannico e comunismo italiano [2], nel 2021 la London Review of Books ha prodotto un documentario dal titolo Eric Hobsbawm: The Consolations of History, regia di Anthony Wilks, disponibile gratuitamente in rete [3].

L’autore nato ad Alessandria d’Egitto si chiese nella sua biografia del 2002:

«perché una persona come me dovrebbe scrivere un’autobiografia o, più precisamente, perché altri, senza particolari collegamenti con me, o con che potrebbero non aver saputo della mia esistenza prima di aver visto la copertina in libreria, dovrebbero pensare che valga la pena di leggerla» [4].

Parafrasando questa frase, potremmo chiederci se ha senso, dopo 10 anni, ricordare una figura come quella di Hobsbawm e cercare di farla conoscere a una platea più vasta della comunità degli addetti e delle addette ai lavori. Di primo acchito, la risposta sembrerebbe facile: ma come, l’autore de Il secolo breve, uno dei più grandi storici del Novecento! Tuttavia, se si trattasse solo di questo, sarebbe tutto relativamente facile, come si fa in occasione di anniversari che riguardano eventi storici o personalità «importanti», per i quali si preparano bei discorsi agiografici che «santificano» il personaggio.

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Pepe Escobar: Una tabella di marcia per sfuggire alla morsa dell’Occidente

comedonchisciotte.org

Una tabella di marcia per sfuggire alla morsa dell’Occidente

di Pepe Escobar

Il percorso geoeconomico di allontanamento dall’ordine neoliberale è irto di pericoli, ma le ricompense per l’instaurazione di un sistema alternativo sono tanto promettenti quanto urgenti

1440x810 cmsv2 15e57507 9744 5939 bbfe a80d9ae8c929 6622002È impossibile seguire le turbolenze geoeconomiche inerenti alle “doglie del parto” del mondo multipolare senza le intuizioni del professor Michael Hudson dell’Università del Missouri, autore del già seminale Il destino della civiltà.

Nel suo ultimo saggio, [qui tradotto su CDC] il professor Hudson approfondisce le politiche economiche e finanziarie suicide della Germania, il loro effetto sull’euro, già in caduta, e accenna ad alcune possibilità per una rapida integrazione dell’Eurasia e di tutto Sud globale per cercare di spezzare la morsa dell’Egemone.

Ne è nata una serie di scambi di e-mail, in particolare sul ruolo futuro dello yuan, riguardo al quale Hudson ha osservato:

“I Cinesi con cui ho parlato per anni e anni non si aspettavano un indebolimento del dollaro. Non stanno piangendo per il suo aumento, ma sono preoccupati per la fuga di capitali dalla Cina, poiché penso che, dopo il Congresso del Partito [che inizierà il 16 ottobre], ci sarà un giro di vite nei confronti dei fautori del libero mercato di Shanghai.” La pressione per i prossimi cambiamenti si sta accumulando da tempo. Lo spirito di riforma per il controllo del ‘libero mercato’ aveva iniziato a diffondersi già più di dieci anni fa tra gli studenti [cinesi], e molti loro sono saliti in alto nella gerarchia del Partito.”

Sulla questione chiave dell’accettazione da parte della Russia del pagamento dell’energia in rubli, Hudson ha toccato un punto raramente esaminato al di fuori della Russia: “Non vogliono essere pagati solo in rubli. È l’unica cosa di cui la Russia non ha bisogno, perché può semplicemente stamparli. Ha bisogno di rubli solo per bilanciare i pagamenti internazionali e stabilizzare il tasso di cambio, non per farlo salire.”

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Joseph Halevi: Il neomercantilismo tedesco alla prova della guerra

moneta e credito

Il neomercantilismo tedesco alla prova della guerra*

di Joseph Halevi

Questa breve nota di riflessione cerca di cogliere le possibili conseguenze del conflitto russo-ucraino sulle prospettive di sviluppo di lungo periodo dello spazio economico che abbiamo definito blocco tedesco. Dopo un excursus storico che ne descrive la formazione, vengono esaminate le caratteristiche dei paesi che lo compongono, osservando che le forze dinamiche che lo caratterizzano si proiettano particolarmente verso la Cina, con un ruolo cruciale della Russia

1 E vTjwVmh2LtciX4rp7GVgIn questa breve nota di riflessione tratterò alcuni aspetti dell’economia tedesca nell’ambito europeo, cercando di cogliere le possibili implicazioni delle rotture causate dal conflitto russo-ucraino sulle prospettive di lungo periodo che si andavano delineando nell’ambito di detta economia e della zona con cui è direttamente connessa.

A tal fine verrà descritto uno spazio economico che chiameremo blocco tedesco, termine privo di qualsiasi connotazione politica, utilizzato solo per definire un livello di rapporti settoriali e di scambio molto più interconnessi della semplice egemonia economica.

La nota inizia con un excursus storico il cui obiettivo consiste nel definire il passaggio dall’egemonia della Germania in Europa alla formazione di un gruppo di paesi ad essa strettamente connessi.

In tale quadro verranno esaminate le caratteristiche di alcuni stati dell’Europa orientale. Verrà poi osservato che le forze dinamiche del blocco tedesco si proiettano particolarmente verso la Cina, ma che tale proiezione non può essere mantenuta senza il coinvolgimento della Russia. In tal caso si renderebbe possibile una crescita europea trainata dalle esportazioni nella maniera concepita da Nicholas Kaldor.

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Pierluigi Fagan: L’ipotesi di pace (provvisoria)

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L’ipotesi di pace (provvisoria)

Ragionamento ipotetico

di Pierluigi Fagan

Nel post di qualche giorno fa abbiamo messo assieme un pacchetto di considerazioni, su fatti ed ipotesi, che andavano in direzione di una possibile de-escalation sul campo. Ho poi scoperto essere un “quasi-fatto” dato per tale da alcuni geopolitici televisivi, immagino meglio informati di me o meglio informati direttamente di ciò che circola in certi ambienti che io certo non frequento. Io mi limito ad osservare ed interpretare da lontano. Questo “da lontano” vale anche per coloro che non capisco bene perché, si sentono mobilitati fortemente in favore di questa o quella parte, come se quella parte fosse la “loro” parte. Comunque, un po’ di pathos ci sta, si comprende a livello ideologico, basterebbe non farlo tracimare.

Ad ogni modo. Questa ipotesi ci sia una trattativa su come trattare tra russi ed americani, è stata ripresa da più parti ed a questo punto la si potrebbe ritenere non un wishful thinking, ma qualcosa che siccome “circola” senza grandi contrasti, evidentemente ha dei fondamenti.

In tal senso, la attesa reazione russa all’attentato al ponte dirà del suo stato. Se i russi saranno poco meno o almeno proporzionati, vorrà dire che la cosa ha sostanza, se eccederà di un po’ vorrà dire che ha sostanza ma tende ad incagliarsi, se sarà amplificata vorrà dire che le cose non vanno bene.

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Gaetano Colonna: Una guerra contro l’Europa

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Una guerra contro l’Europa

di Gaetano Colonna

La terza, o forse la quarta guerra mondiale è già cominciata da tempo, ne siamo consapevoli. La quarta, se si considera come una vera guerra la cosiddetta Guerra Fredda, ovviamente. Il fatto è che di questa guerra, terza o quarta che sia, l’obiettivo non è, come ci si vuol fare credere, la Russia del cosiddetto autocrate Vladimir Putin — ma una possibile Europa unita ed indipendente. Sappiamo bene che formulare queste ipotesi oggi significa essere prontamente confinati nel ghetto dei complottisti, ma i fatti parlano chiaro.

Plan Arcadia

Partiamo da lontano, dal poco noto ma fondamentale e assai ben documentato Plan Arcadia, vale a dire il documento strategico, per lo più frutto di un’elaborazione che gli Inglesi non per nulla definirono allora “British Most Secret”, il massimo segreto inglese.

Nel corso della conferenza alleata anglo-americana, svoltasi a Washington tra il 24 dicembre 1941 ed il 14 gennaio 1942 (quindi poco dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour e l’entrata degli Usa nel conflitto mondiale), denominata in codice appunto Arcadia, i Britannici presentarono infatti il 5 gennaio un fondamentale documento, intitolato American-British Grand Strategy, nel quale, delineando i punti principali della strategia nel conflitto, si definiva operativamente la cosiddetta “quarta dimensione della guerra”, cioè l’insieme delle misure rivolte a colpire le coscienze, comprendenti guerra psicologica, propaganda, disinformazione, intossicazione, sovversione e terrorismo.

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Mikos Tarsis: L’ottavo comandamento della NATO

multipolare

L’ottavo comandamento della NATO

di Mikos Tarsis

L’ottavo Concetto Strategico (CS) della NATO, approvato a Madrid nel giugno 2022, sostituisce il settimo (Lisbona 2010). Guiderà la politica militare dell’Alleanza nel prossimo decennio. Il documento che precisa gran parte dei dettagli impliciti nel CS è invece mantenuto segreto.

In quello reso pubblico non si esclude la possibilità che la Russia, definita come principale Paese aggressore, voglia minare la sovranità politica e l’integrità territoriale degli alleati europei.

Tuttavia dal 1991 ad oggi la NATO aveva sempre sostenuto il contrario, proprio perché aveva apprezzato positivamente la fine del socialismo reale e quindi la possibilità di espandersi in molti Paesi dell’ex Patto di Varsavia. Attualmente è previsto un ulteriore allargamento verso Ucraina, Georgia e Moldavia.

Il CS 2022 è anche il primo documento della NATO a considerare la Cina un nemico da tenere sotto controllo, poiché agisce su scala planetaria, soprattutto a livello economico. Taiwan naturalmente rappresenta il pretesto migliore per far scoppiare la prossima Pearl Harbor.

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Coniare Rivolta: Un Governo Draghi è per sempre

coniarerivolta

Un Governo Draghi è per sempre

di Coniare Rivolta

A leggere i principali quotidiani nelle settimane che hanno condotto al voto del 25 settembre, c’era un imminente pericolo fascismo alle porte, che avrebbe messo a repentaglio fondamenta democratiche, l’ancoraggio italiano alle istituzioni europee e sovranazionali che regolano la vita del nostro Paese e la sua appartenenza al blocco delle democrazie liberali. La Repubblica, in particolare, si era specializzata in un filone di letteratura tutto suo, espungendo completamente la politica – quali sono le priorità di ciascuna coalizione, in cosa i programmi differiscono, quanto e cosa spendere, dove prendere i soldi e così via – dalla campagna elettorale e sostituendola con spauracchi e simulacri.

Le elezioni passano e restituiscono il risultato che tutti prevedevano e come per magia gli stessi giornali e le stesse penne, a partire ovviamente da Repubblica, che ci mettevano in guardia dall’allarme democratico iniziano un (neanche poi così) lento riposizionamento. Ed ecco tutto un fiorire di profili di Giorgia Meloni descritta come lungimirante e pacata statista, da contrapporre alle velleità irresponsabili dei suoi compagni di coalizione.

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Marco Pondrelli: Il mestiere della sinistra nel ritorno della politica. Stefano Fassina

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Il mestiere della sinistra nel ritorno della politica. Stefano Fassina

di Marco Pondrelli

Il motivo che dovrebbe spingere a leggere il libro di Stefano Fassina è ben spiegato da Mario Tronti nel commento finale, quando afferma che ‘questo è un libro da leggere con la matita, segnando i passi, marcando gli argomenti, trattenendo le dimostrazioni’ [pag. 166]. Non si può che essere d’accordo con questa affermazione che sottolinea il rigore di questo bel volume al centro del quale l’Autore pone il tema del lavoro. Scrive Fassina ‘il mestiere distintivo della Sinistra non è genericamente “stare dalla parte degli ultimi e dei più deboli”. È stare dalla parte del lavoro come specifico interesse economico: il lavoro subordinato, in forma esplicita (come il lavoro dipendente) o implicita (come la parte sempre più ampia del lavoro “autonomo”, delle professioni e della micro e piccola impresa soffocata dal “mercato”)’ [pag. 21].

L’approccio dell’Autore non si colloca dentro la tradizione comunista ma dentro quella socialdemocratica e riformista, parole che oggi hanno perso il loro reale senso e ci portano a pensare a Tanassi più che a Willy Brandt.

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