Le pedine curde degli USA in Medio Oriente

Aginform – 28 novembre 2022

 

Pochi ne sono informati, perchè i media ignorano la notizia che tra i recenti attacchi dell’aviazione turca nel nord della Siria contro le posizioni curde il più importante ha riguardato un grosso centro di addestramento USA per le milizie del PKK e YPG. Questo fatto viene a confermare che nella situazione mediorientale la strategia americana prevede l’utilizzazione delle pedine curde per modificare i rapporti di forza in un’area strategica che comprende l’Iraq, la Siria e ora più che mai l’Iran.

Dopo il fallimento dell’operazione ISIS dovuta all’intervento russo in Siria, che ha rovesciato i rapporti di forza nella regione a svantaggio degli americani e creato un fronte che comprende l’Iran, il Libano, la Siria e lo stesso Iraq e aperto nuove prospettive coi paesi del Golfo, gli USA hanno creduto bene di puntare sulle minoranze curde di questi paesi per portare avanti un nuovo processo di destabilizzazione rispetto al nuovo status quo.

Le organizzazioni indipendentiste curde (PKK e YPG) hanno ormai accettato questo ruolo, diventando di fatto antagoniste a Iraq, Siria e Iran e collaborando attivamente con gli americani che le armano e addestrano. Con gli USA i curdi condividono anche la spartizione del petrolio sottratto ai siriani nell’area occupata dalle truppe USA ed esportano petrolio con una propria compagnia.

In Iraq, nella regione denominata Kurdistan iracheno, i legami tra gli Stati Uniti e il leader Barzani (figlio di quello più famoso rifugiatosi negli USA all’epoca di Saddam) sono attivi da decenni. Ma la svolta si è avuta dopo l’aggressione americana all’Iraq quando i curdi, tentando senza successo la carta dell’indipendenza, hanno creato una regione autonoma che mantiene stretti rapporti non solo con gli americani, ma anche con gli israeliani. In queste zone col loro apporto sono state anche create fortificazioni e strutture militari che peraltro gli iraniani bombardano periodicamente in quanto rappresentano basi offensive verso il loro territorio.

Della Siria abbiamo già detto. Esaltati in occidente per la resistenza all’ISIS, i curdi hanno approfittato delle difficoltà della Siria per ritagliarsi una propria area autonoma denominata Rojava (“occidente”) e metterla sotto l’ombrello americano. Il grado di connivenza tra americani e curdi si è dimostrato anche dopo i recenti bombardamenti turchi. In previsione di un loro intervento di terra, che potrebbe interessare le località di Tell Rifaat, Manbij e Ain al Arab (Kobane), gli americani per evitare uno scontro diretto hanno chiesto ai turchi di fermarsi, con la promessa di portare i curdi oltre i 30 km dal confine turco, come fossero truppe a stelle e strisce.

Dopo Siria e Kurdistan iracheno la partita più grande si sta giocando ora in Iran. Anche qui i protagonisti principali sono i curdi iraniani. Quale che sia il pretesto o la provocazione che ha scatenato le manifestazioni di piazza, rimane il fatto evidente che nella crisi che si è aperta c’è l’intervento americano e l’uso della minoranza curda per gestirlo.

La questione iraniana diventa tanto più delicata dal momento che l’Iran sta giocando un ruolo internazionale importante a ridosso della guerra in Ucraina in termini di rapporto con la Russia. Il crollo del regime iraniano sarebbe una vittoria enorme per gli americani (e per Israele) e ancora una volta la pedina da giocare è quella curda.

Sulla base di questi fatti è arrivato il momento di chiarire il ruolo dei movimenti indipendentisti curdi rispetto alla lotta che il movimento antimperialista internazionale sta conducendo contro la politica statunitense. Se l’obiettivo comune della lotta è l’unità delle forze contro il nemico americano e i suoi alleati NATO, come va considerato il ruolo dei curdi? La domanda è indubbiamente retorica, ma è la risposta che conta. E questo ci porta a entrare nel merito di due questioni, il ruolo della sinistra imperialista che sostiene gli indipendentisti curdi e la questione nazionale oggettiva del popolo curdo.

In Europa e in Italia la campagna a favore dei curdi va avanti da tempo, prescindendo completamente da dove sono e da come operano. Chi ha interesse ad alimentare questa campagna, e perchè il movimento antimperialista viene confuso col sostegno ai curdi, i quali, indipendentemente dalle loro motivazioni, operano all’interno del progetto americano?

Si obietterà che la questione nazionale curda non può essere risolta solo con una condanna. In realtà, da quando Ochalan conduceva la sua lotta di indipendenza contro la Turchia con un’organizzazione internazionalista e comunista, molta acqua è passata sotto i ponti e oggi i suoi seguaci stanno facendo scelte scellerate che alla lunga, dopo la inevitabile ritirata americana dalla Siria e un’ulteriore sconfitta in Iran si ritorceranno proprio contro il popolo curdo.

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