Thierry Meyssan: “Volodymyr Zelensky e l’etnopolitica”

Thierry Meyssan – 13/12/2022

Volodymyr Zelensky e l’etnopolitica, di Thierry Meyssan (voltairenet.org)

 

Per la rivista Time Magazine Volodymyr Zelensky è «l’uomo politico dell’anno 2022». Non però per aver compiuto un colpo di mano col favore della guerra. Il presidente ucraino ha fatto mettere fuorilegge tutti i partiti politici di opposizione; ha fatto assassinare personalità che lo contrastavano; ha messo sotto controllo tutti i media, sia scritti sia radiotelevisivi, nonché internet; ha vietato l’uso della lingua russa; ha fatto distruggere 100 milioni di libri; ha fatto confiscare i patrimoni degli oligarchi, compreso quello di chi l’ha personalmente finanziato; ha fatto nazionalizzare le proprietà di investitori e società russe; infine ha proibito la Chiesa ortodossa.

Time elegge come uomo politico dell’anno 2022 il criminale Zelensky

Time Magazine ha proclamato Volodymyr Zelensky «uomo dell’anno 2022»; scelta ovvia per la redazione del settimanale: il presidente ucraino è l’incarnazione del coraggio pervasivo che ha consentito al popolo di resistere all’invasore russo.

Ma, a cominciare dal 25 luglio scorso, il potere in Ucraina si è trasferito dalle mani di Zelensky a quelle del vicepresidente del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa nazionale, Oleksiy Danilov. Zelensky si concentra sul compito di portavoce del regime, delegando a Danilov la stesura dei decreti che poi il presidente firma. I due hanno instaurato un regime di terrore.

Il 17 e 25 luglio tre membri del Consiglio sono stati silurati per diversi fatti di tradimento, riportati da funzionari ai loro ordini:
– il diplomatico Ruslan Demchenko;
– il capo del servizio d’intelligence, lo SBU, Ivan Bakanov, amico d’infanzia di Zelensky;
– infine, l’ex consigliera giuridica di Zelensky, la procuratrice generale Irina Venediktova.

A proposito di questi giorni cruciali, Rinat Akhmetov, prima della guerra l’uomo più ricco dell’Ucraina, ha dichiarato che Zelensky si è impadronito del potere, di tutti i poteri, sotto l’apparenza di riforme.

Il 26 agosto, sul canale NTA, Oleksiy Danilov ha rivelato che il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa a novembre 2021, vale a dire quattro mesi prima dell’intervento militare russo, aveva adottato un piano per la difesa del Paese. Il documento è stato preparato dopo che Zelensky aveva respinto il piano per un Minsk III, proposto l’8 e 9 dicembre 2019 da Parigi. «È un documento fondamentale, nonché voluminoso, che descrive le attività di tutti i corpi delle forze armate, senza eccezioni: chi deve agire e come in una situazione di legge marziale», ha precisato Danilov il 7 settembre a Left Bank.

ASSASSINARE GLI OPPOSITORI POLITICI

Gli assassinî politici sono in genere prerogativa dei nazionalisti integralisti, non di organismi governativi. In ogni momento possono sequestrare e fare sparire, persino giustiziare nella pubblica via sotto gli occhi di tutti, gli oppositori politici. Le vittime sono innanzitutto giornalisti e politici eletti. Non si tratta di un’innovazione: queste uccisioni hanno cadenzato la guerra civile iniziata nel 2014.

Si pensi al deputato Oleg Kalashnikov, ucciso nel 2015 sulla soglia della sua abitazione con undici pallottole alla testa. La polizia non ha mai accertato né l’esecutore né il mandante dell’assassinio.

In alcuni casi sono azioni dello SBU (servizio d’intelligence). Come, per esempio, l’esecuzione del negoziatore ufficiale Denis Kireev, di ritorno da Gomel [in Bielorussia], dove aveva partecipato agli incontri, infruttuosi, con la Russia. È stato ucciso per strada il 6 marzo 2022 perché durante i negoziati aveva osato menzionare i legami storici tra Kiev e Mosca.

I dirigenti politici non si assumono la responsabilità di queste operazioni, ma le fomentano. Affermano che il Paese deve essere «epurato»; che si devono uccidere non solo gli agenti della Federazione di Russia, ma chiunque diffonda la cultura russa o ne riconosca il valore.

Il sindaco di Kiev, il campione di boxe Vitali Klitschki, ha incaricato il gruppo neonazista C-14 di stanare tra gli ucraini di origine slava i «sabotatori» e di ucciderli.

Procedimenti penali sono stati avviati contro alti funzionari di Stato, come il deputato Yevhen Murayev, l’ex ministro degli Esteri Arsen Avakov, l’ex primo ministro Arseni Iatseniouk, l’ex segretario del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa Oleksandr Truchynov, nonché contro l’ex presidente Poroshenko.

Lo SBU ora arresta anche molti civili, accusati di aver collaborato con i russi.

VIETARE LA LINGUA RUSSA

Secondo gli Accordi di Minsk II (articolo 11, nota esplicativa [1]) del 12 febbraio 2015, spettava alle regioni del Donbass scegliersi la loro lingua ufficiale. Il 1° settembre 2022 Danilov ha invece dichiarato: «Sono loro [gli abitanti del Donbass] che devono trovare una lingua comune con noi, non noi con loro. Abbiamo dei confini e se qualcuno non è soddisfatto delle leggi e delle norme che regolano il territorio del nostro Paese, noi non tratteniamo nessuno.»

Il 21 ottobre ha precisato meglio: «La lingua russa dovrebbe sparire completamente dal nostro territorio perché strumento di propaganda ostile e di lavaggio del cervello della nostra popolazione.»

CONTROLLARE I MEDIA

Il 20 luglio, in piena crisi del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa, Danilov ha dichiarato che molti personaggi, che prima dell’«aggressione russa» comparivano abitualmente in televisione, ora non si vedono più. «Non si sa dove siano finiti. Lo SBU farà dichiarazioni pesanti su di loro». Danilov li ha accusati di riferire il punto di vista russo: «Da noi inculcare le versioni russe è una cosa molto, molto pericolosa. A quanto pare dovremmo sforzarci di capire. Sapete cosa vi dico? Non abbiamo bisogno di loro. Lasciate che se ne vadano, che tornino nei loro acquitrini a gracchiare nella loro lingua russa.»
Il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa aveva già assunto la sorveglianza di tutti i media sia scritti sia radiotelevisivi. Aveva inoltre vietato un centinaio di canali Telegram, definendoli «filorussi».

DISTRUGGERE 100 MILIONI DI LIBRI RUSSI

Il 19 maggio, ossia prima della crisi del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa, l’Istituto del Libro Ucraino, ente che sovrintende alle biblioteche pubbliche, è stato incaricato di distruggere 100 milioni di opere [2].

Tutti i libri di autori russi, oppure pubblicati in lingua russa, oppure stampati in Russia dovevano essere distrutti. È stata nominata una Commissione parlamentare per la verifica dell’attuazione di questa epurazione intellettuale. È emerso che la stragrande maggioranza dei libri delle biblioteche erano manuali di cucina, di cucito e così via. Queste pubblicazioni hanno dovuto attendere prima di andare al macero, perché la priorità è stata riservata ad autori perniciosi come Aleksandr Puskin e Lev Tolstoj.

VIETARE PARTITI POLITICI

Uno alla volta, tutti i 12 partiti politici di opposizione sono stati dichiarati illegali. L’ultimo è stato sanzionato il 22 ottobre [3]. Gli eletti sono stati destituiti dai loro incarichi.

Solo l’oblast di Transcarpazia, vicino all’Ungheria, rifiuta di estromettere gli eletti locali provenienti dai partiti politici ora fuori legge.

CONFISCARE I PATRIMONI DEGLI OPPOSITORI E DEI RUSSI

Da fine febbraio l’Agenzia Ucraina di Ricerca e Gestione degli Averi (ARMA), organo della lotta alla corruzione voluto dall’Unione Europea, ha sequestrato beni per 1,5 miliardi di grivnia, ossia 41 milioni di dollari.

Gli oligarchi proprietari di media sono stati costretti uno dopo l’altro a cederli. Si è trattato dell’esecuzione di un piano deliberato, finalizzato a sottrarre il Paese alla loro influenza. Conservano però il diritto di possedere altri tipi di società.

Secondo una legge ucraina del 2021, gli oligarchi sono gli 86 cittadini che hanno un patrimonio di almeno 80 milioni di dollari, nonché un ruolo nella vita pubblica, e che esercitano grande influenza sui media. Secondo Danilov, a guerra finita non dovrebbero più esserci oligarchi.

Il 7 novembre il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa ha deciso di nazionalizzare le imprese che appartengono agli oligarchi, tra i quali anche Igor Kolomoisky, finanziatore di Volodymyr Zelensky. Ora sono amministrate dal ministero della Difesa e alla fine della legge marziale dovrebbero essere «restituite al popolo ucraino».

La norma si applica anche alla società costruttrice ucraina di motori di aereo, Motor Sich, già in contenzioso con investitori cinesi davanti a una Corte di arbitraggio dell’Aia (affare Beijing-Skyrizon) [Nel 2017 il 41% della Motor Sich è stato rilevato dalla cinese Beijing’s Skyrizon Aviation, ndt]. La Cina, che chiede 4,5 milioni di dollari, ha definito la nazionalizzazione un «furto». Secondo Beijing, «Dal 2020 il governo ucraino ha creato continui problemi, criticato, imbrigliato e perseguitato senza ragione gli investitori cinesi, persino imposto sanzioni economiche speciali senza motivo, nell’intento di nazionalizzare Motor Sich PJSC con mezzi illegali e saccheggiare spudoratamente i beni cinesi all’estero».

Il 20 ottobre il Consiglio di Sicurezza e Difesa ha sequestrato sul territorio ucraino beni di 4.000 società e persone russe.

Il provvedimento riguarda anche personalità ucraine trasferitesi in Russia prima della guerra, per esempio i cantanti Taisiya Povaliy, Ani Lorak, Anna Sedokova, nonché la presentatrice televisiva Regina Todorenko.

VIETARE LA CHIESA ORTODOSSA

Il 1° dicembre il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa ha deciso di «vietare alle organizzazioni religiose, affiliate a centri d’influenza della Federazione di Russia, di operare in Ucraina», ha annunciato il presidente Zelensky, firmando il decreto 820/2022 [4].

Al Servizio di Stato per l’Etnopolitica e la Libertà di Coscienza è stato affidato il compito di sequestrare gli edifici della Chiesa ortodossa che fanno riferimento al patriarcato di Mosca.

Due settimane fa il servizio d’intelligence ucraino (SBU) ha brutalmente perquisito un monastero, accusando dei pope di aver chiamato la Russia «Madre Patria».

Il presidente Zelensky ritiene di rispettare le norme occidentali dei Diritti dell’Uomo. È un fatto che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non potrà più accettare denunce della Russia perché Mosca è uscita dal Consiglio d’Europa.

TAGLIARE TUTTE LE RELAZIONI CON LA RUSSIA

Il 4 ottobre il presidente Zelensky ha firmato un decreto che vieta ogni nuovo negoziato con la Russia.

Il 1° dicembre Danilov ha esortato a «distruggere la Russia», precisando così il concetto: «Devono solo essere distrutti per cessare di esistere in quanto Paese, all’interno delle frontiere dove ora esistono… Sono solo dei barbari. E quando dite che ci si deve sedere allo stesso tavolo con questi barbari e parlare con loro, ritengo che sia indegno del nostro popolo».

Traduzione
Rachele Marmetti

 


[1« Paquet de mesures en vue de l’application des Accords de Minsk », Réseau Voltaire, 12 février 2015.

[2Il governo Zelensky ordina la distruzione di 100 milioni di libri”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 16 giugno 2022.

[3L’Ucraina vieta l’ultimo partito di opposizione”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 1 novembre 2022.

[4Decreto 820/2022 della presidenza dell’Ucraina, 1° dicembre 2022.

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