Operazione della polizia ucraina contro i comunisti

Lista PeaceLink – 27/12/2022

LE PERQUISIZIONI
Perquisiti gli uffici e le abitazioni dei rappresentanti del Partito Comunista d’Ucraina (KPU). L’operazione è stata condotta nelle città di Kiev, Dnipro e Kryvoy Rog nell’ambito di “misure anti-sabotaggio”. Lo si apprende da un comunicato diffuso dai servizi di sicurezza ucraini (SBU) nel pomeriggio di mercoledì 14 dicembre.
Gli agenti hanno confiscato le “prove” dell’attività sovversiva degli indagati: bandiere dell’Unione Sovietica, immagini di Lenin, manifesti del KPU e materiale politico, volantini, medaglie, nastri di San Giorgio, riviste e testi. Tra questi compaiono 5 libri di Oles Busina, il giornalista antimaidan ucciso vicino alla sua abitazione a Kiev nel 2015. E’ stato rinvenuto anche un fucile da caccia, ma non è specificato se sia da fuoco o a salve, autorizzato o meno.
Il Partito Comunista d’Ucraina è stato definitivamente vietato lo scorso 7 luglio e molti suoi dirigenti sono stati costretti a nascondersi o andare in esilio per evitare l’arresto e le persecuzioni. Dalla messa al bando, questa risulta essere la maggiore operazione di polizia condotta contro i comunisti per ragioni meramente politiche.
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VIETATA LA FALCE E MARTELLO
In Ucraina i simboli comunisti sono stati equiparati a quelli comunisti ed erano stati vietati, nonostante le perplessità espresse dall’Ocse. In paesi come l’Ucraina, l’Ungheria, la Georgia, la Lituania e la Lettonia esporre in pubblico la falce e il martello, la stella rossa e altri simboli comunisti costituisce reato e nel 2018 era stato chiesto da 27 europarlamentari di vietare la vendita di simboli comunisti su Amazon.

LA MESSA AL BANDO DEI COMUNISTI
Sulla messa al bando del Partito Comunista in Ucraina era già intervenuta Amnesty International il 17 dicembre 2015 con questa dichiarazione: “La messa al bando del Partito Comunista in Ucraina costituisce un precedente molto pericoloso. Questa mossa sta spingendo l’Ucraina indietro, non avanti, nel suo percorso di riforma e di maggiore rispetto dei diritti umani”, ha affermato John Dalhuisen, Direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Amnesty International (…) Le iniziative delle autorità ucraine per bandire il Partito Comunista esclusivamente a causa del suo nome e dell’uso dei simboli dell’era sovietica viola i diritti alla libertà di espressione e associazione e costituisce un pericoloso precedente nella vita politica ucraina”.

UNDICI PARTITI MESSI AL BANDO DA ZELENSKY
I partiti di opposizione filorussi sono stati messi al bando a marzo di quest’anno: in totale 11. Tra i gruppi messi al bando ci sono “Piattaforma di Opposizione – Per la Vita” (43 deputati) e “Blocco di Opposizione” (6 deputati) che rappresentano oltre il 10 per cento dei deputati dell’attuale Parlamento monocamerale ucraino, che ha 450 seggi, e che sono schierati per il riconoscimento delle repubbliche autonome del Donbass. Zelensky aveva annunciato la messa al bando di 11 partiti filorussi con queste parole: “Le attività di quei politici finalizzate alla divisione o alla collusione non avranno successo. E anzi riceveranno una dura risposta”.

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