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Per gli adulti è uno dei modi con il quale i bambini e le bambine occupano il loro tempo. In realtà il gioco è l’attività permanente dell’infanzia, il modo in cui i bambini sperimentano il mondo. Eppure il gioco libero, soprattutto quello per strada o all’aperto, con la sua complessità e ricchezza, trova sempre meno occasioni per prendere forma. L’inchiesta “Fammi giocare” – composta da 26 articoli e scaricabile gratuitamente – è dedicata alla relazione tra città e gioco. Con interventi di Franco la Cecla, Rosaria Gasparro, Claudio Tosi, Paolo Mottana, Giuseppe Campagnoli, Elena Andreoni, Anna Lisa Pecoriello, Paola Nicolini. Gianluca Cantisani, Francesco Tonucci, Monica Guerra, Francesca Antonacci, Ofelia Catanea, Giovanni Del Bene, Valentina Pescetti, Gianluca Palma, Luciana Bertinato, Pierluigi Perosini, Anna Becchi, Alberto Castagnola, Bruno Tognolini
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“Alla domanda: come vivremo nel #2023 non ho alcuna risposta da dare che sia rassicurante. Ma alla domanda: cosa possiamo fare quando non c’è più niente da fare? La mia risposta è decisa: niente. Non fare niente, non collaborare con nessun potere, non partecipare a nessuna politica, rifiuta qualsiasi lavoro tanto son tutti di merda, mal pagati e inutili. Cerca soltanto amicizia, piacere condiviso, frugalità e condivisione, gioia oggi e domani non importa…” |
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Abbiamo fatto sparire bambini e adolescenti dai territori. Abbiamo scelto di vivere nel tempo dell’orologio in cui non c’è spazio per il “tempo perso”, quello dei ritmi lenti, della curiosità e della creatività, della noia, della ricerca e dell’esperienza. Abbiamo trasformato le città in spazi destinati soltanto al lavoro, alle merci, ai grandi palazzi dormitorio, alle scuole chiuse da cancelli, burocrazie, saperi astratti, banchi immobili, ossessioni per le valutazioni. Per questo portare bambini e bambine, ragazzi e ragazze a giocare, ad apprendere, a vivere ogni giorno gli spazi urbani sarebbe un’occasione straordinaria per ripensare l’apprendimento ma prima di tutto il nostro modo di stare nel mondo. Una conversazione con Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli che più di altri negli ultimi anni hanno dedicato attenzioni ai temi dell’educazione diffusa |
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Fare danza, teatro, fotografia, video con i giovani in Palestina per creare ponti con il resto del mondo (foto del Alrowwad Cultural And Arts Society di Betlemme). Proporre la sfida di sport estremi come la montagna o il surf agli adolescenti delle favelas in Brasile. Dedicare ogni sforzo a costruire la pace non in astratto ma a partire dall’attenzione all’infanzia, sulla strada aperta in Francia da Celestin Freinet. Ovunque, scrive Franco Lorenzoni, esistono territori educativi che inventano strategie completamente nuove per affrontare i danni della discriminazione che generano violenza. È questa la sfida della nonviolenza. È questo il tempo nel quale insegnanti, educatori, genitori sono chiamati ad assumersi in pieno la responsabilità del loro operare, oltre i confini della scuola e delle nazioni nelle quali vivono |
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Il 2022 è stato un altro anno micidiale per i palestinesi più piccoli |
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