[Sinistrainrete] Valerio Romitelli: (Neo)fascismo e antifascismo, oggi

Rassegna del 10/01/2023

 

Valerio Romitelli: (Neo)fascismo e antifascismo, oggi

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(Neo)fascismo e antifascismo, oggi*

di Valerio Romitelli

indexjuytfLa frase con cui Marx ne Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte riprende e rettifica Hegel per misurare le differenze tra Napoleone e il suo nipote Napoleone III è arcinota: “i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte (…) la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa”.

 

1. Ci si azzarderà allora a sostenere che la Meloni è la farsa di Mussolini? Il suo governo la caricatura di quello formato dall’allora futuro Duce nell’ottobre di cent’anni fa? Non esageriamo. Nell’ottobre scorso, 2022, il senatore Scarpinato[1] in un memorabile discorso[2] al parlamento ha messo i puntini sulle i. La tradizione che il governo Meloni incarna non è esattamente il fascismo, ma il neofascismo. Questa precisazione è decisiva. A partire da essa si spiegano molte cose.

Si spiega lo sbaglio colossale di tutti coloro più o meno “rosso-bruni” che hanno intravisto in questo governo una qualche possibile protezione nazionalista di fronte alle perversioni della globalizzazione neo-liberale. Si spiega perché questo governo non  lasci la ben minima speranza a qualsiasi pur vaga nostalgia per l’autarchia degli anni Trenta. Si spiega come mai la leader di Fratelli d’Italia non abbia dimostrato alcuna riserva critica rispetto alla fedeltà atlantista che il governo precedente, l’indecorosa ammucchiata attorno all’ineffabile Draghi, aveva eretto a suo vessillo principale. Si spiega perché nel prossimo avvenire nulla possa moderare l’adesione italiana alle politiche europee di sostegno sistematico, fatto di armi e soldi, al governo Zelensky. Si spiega fino a che punto la sottomissione italiana ed europea alle strategie di guerra americane sia confermata e proiettata ad oltranza, costi quel che costi[3].

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Alberto Bradanini: La macchina della propaganda

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La macchina della propaganda

di Alberto Bradanini

Introduzione

propaganda 1Secondo la narrativa dominante, la propaganda, vale a dire la sistemica produzione di falsità, colpirebbe solo le nazioni prive di libertà di espressione, i paesi autocratici, autoritari o dittatoriali (appellativi, invero, attribuiti a seconda delle convenienze). Nei paesi autoritari, con qualche diversità dall’uno all’altro, il quadro è piuttosto evidente, domina la censura: alcune cose si possono fare, altre no. A dispetto delle apparenze, tuttavia, anche nelle cosiddette democrazie, l’obiettivo è il medesimo, controllare il disagio della maggioranza contro i privilegi della minoranza, cambia solo la tecnica, una tecnica basata sulla Menzogna, che opera in modo sofisticato, creando notizie dal nulla, mescolando bugie e verità, omettendo fatti e circostanze, rimestando abusivamente passato e futuro, paragonando ostriche a elefanti.

Confondendo ulteriormente il quadro, per il discorso del potere – in cima al quale, a ben guardare, troviamo sempre l’impero americano in qualche sua incarnazione – i paesi autoritari sono poi quelli che non si piegano al dominio dell’unica nazione indispensabile al mondo (Clinton, 1999), colonna portante del Regno del Bene.

Coloro che dominano la narrativa pubblica, dunque, controllano la società e per la proprietà transitiva la ricchezza e le inquietudini che vi si aggirano. D’altra parte, persino chi siede in cima alla piramide è inquieto, preso dall’angoscia di perdere ricchezza e potere. E la coercizione non basta, occorre il consenso e il ruolo della propaganda è quello di disarticolare il conflitto, contenere quel malessere che si aggira ovunque come un felino in attesa della preda.

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Aginform: Operazione speciale russa e politica internazionale

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Operazione speciale russa e politica internazionale

Le tre posizioni dei partiti comunisti mondiali a confronto

di Aginform

Se è vero che bisogna definire il comunismo come il movimento reale che abolisce lo stato di  cose presente è necessario fare qualche riflessione in materia che permetta  all’area dei comunisti italiani di uscire dalle ridotte in cui si sono cacciati e riportarli a riaprire la discussione su questioni strategiche e ad acquisire coscienza che il movimento reale è il dato che caratterizza la trasformazione sociale.

Questa operazione di recupero di una capacità materialistica e dialettica di affrontare le questioni legate all’attuale fase storica trova un’occasione utile nell’esame dei risultati dell’incontro dei partiti comunisti e operai tenutosi all’Avana il 28 e 29 ottobre scorso, che deve permettere anche all’area dei comunisti italiani di scoprire l’importanza strategica della questione ai fini stessi della sua crescita.

Nel corso di quell’incontro sono emerse, com’è noto, tre posizioni: quella diplomatica degli organizzatori, quella dei teorici dei tre imperialismi espressa dal KKE greco, condivisa da un gruppo di altri partecipanti all’incontro, e infine quella dei partiti neosocialdemocratici alla PCF che hanno condannato l’intervento militare in Ucraina come ingerenza negli affari interni di un altro paese.

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Andrew Korybko: I primi cinque sviluppi geostrategici in Africa lo scorso anno

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I primi cinque sviluppi geostrategici in Africa lo scorso anno

di Andrew Korybko

Il secondo continente più grande e più popoloso del mondo è stato indirettamente colpito dalla guerra per procura della NATO contro la Russia attraverso l’Ucraina, ma ha anche sperimentato altre forme di dinamismo che non erano collegate a quel conflitto

La maggior parte del mondo era così concentrata nel seguire i colpi di scena dell’operazione speciale della Russia in Ucraina da ignorare in gran parte i primi cinque sviluppi geostrategici in Africa lo scorso anno. Il secondo continente più grande e più popoloso del mondo è stato indirettamente colpito dalla guerra per procura della NATO contro la Russia attraverso l’Ucraina, ma ha anche sperimentato altre forme di dinamismo che non erano collegate a quel conflitto. Il presente pezzo mira a informare gli osservatori casuali su ciò che potrebbero essersi persi:

 

1. La crisi alimentare e dei carburanti provocata dagli Stati Uniti ha scosso l’Africa ma non l’ha spezzata

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Enrico Tomaselli: Il suprematismo USA alla prova

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Il suprematismo USA alla prova

di Enrico Tomaselli

Senza titolo 1uhyjjhjNegli ultimi decenni, negli Stati Uniti ha preso il sopravvento una strana alleanza tra l’elite globalista democratica ed i circoli neocon. Questo grumo di potere è unito dalla visione messianica degli USA come del paese eletto da dio a guidare il mondo; i primi apportano all’alleanza la visione ideologica, i secondi il cinismo politico. Sempre più scollegati dalla realtà degli states, appaiono accecati dalla propria stessa narrazione e stanno trascinando il mondo occidentale in una guerra senza fine, che per di più non possono vincere. La vera minaccia del conflitto nucleare viene da lì, non dalle steppe russe.

Una America accecata

Quando si pensa al suprematismo negli Stati Uniti, il pensiero va alle correnti di estrema destra che attraversano il paese, soprattutto fuori dalle grandi metropoli e lontano dalle sponde oceaniche: quel suprematismo bianco che va dal Ku Klux Klan alle milizie neonaziste. Ma, ancora più profondo, c’è un altro suprematismo che alligna in USA, e che ha le sue radici nella dottrina Monroe (1): l’idea dell’America First. Variamente declinata, e giustificata, l’idea della supremazia statunitense sul mondo si è via via andata delineando come una mission assegnata da dio (2), ma all’ombra della quale si sono poi annidati i corposi interessi materiali delle elites economiche. Già nella formulazione della locuzione è insita questa idea: come ha recentemente fatto notare il Presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, gli USA si pensano e si dicono l’America, laddove invece non ne sono che una parte. Anche solo il nord America, infatti, conta anche il Messico ed il Canada.

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Gaspare Nevola: Lucidità e tremore di Benedetto XVI, l’Inattuale

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Lucidità e tremore di Benedetto XVI, l’Inattuale

Eredità del “Papa della scelta”, che ha detto cose che andavano dette

di Gaspare Nevola

UrbietOrbi20121Ci sono molti che si dolgono della divina provvidenza perché lasciò peccare Adamo – sciocchi! Quando Dio gli diede la ragione, gli diede la libertà di scegliere, perché ragione non è altro che scelta, se no sarebbe stato solo un automa, un Adamo come appare nei teatri delle marionette

(John Milton, Areopagitica, 1644)

1. Ratzinger, il Papa della “scelta” e le sfide dell’iper o post modernità

La storia ricorderà Benedetto XVI come il Papa della clamorosa e inedita “rinuncia” di un pontefice al magistero pietrino e come il primo “Papa emerito” (forse destinato a restare unico). Il suo dell’11 febbraio del 2013 fu un gesto epocale: “inaudito”, senza precedenti. In un sol colpo, a saperlo leggere, quel gesto ha secolarizzato in profondità la Chiesa di Roma, forse più di ogni enciclica, tanto che mezzi di comunicazione ed esperti non sono riusciti a trovare la parola per definirlo. “Dimissioni”? No, perché non esiste una figura (terrena) alla quale un Papa possa inoltrarle: il Papa risponde solo al Signore Creatore. Il modo più appropriato per definire un simile gesto rimanda alla parola “scelta”. Una scelta maturata in dialogo con Dio e con la propria coscienza: la “scelta di Benedetto”. Questa la lezione.

Con quel gesto, annunciato urbi et orbi, il mondo (cristiano e non) apprende che anche un Papa può scegliere e scegliere, nella fattispecie, di rinunciare alla sua carica istituzionale (una lezione su cui molti dovrebbero riflettere). Eppure, per quasi un decennio quell’evento è rimasto a luci spente, nella dimenticanza dell’opinione pubblica.

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Raffaele Sciortino: I dieci anni che sconvolgeranno il mondo? Prima parte

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I dieci anni che sconvolgeranno il mondo? Prima parte

Appunti per una nuova teoria dell’imperialismo

di Raffaele Sciortino

IMG 20220413 003803 119Sullo sfondo della guerra in Ucraina e della recessione economica globale, l’urto possente che segnerà il prossimo futuro e sta già rimodellando il nostro presente: lo scontro tra Stati Uniti e Cina.

È su questo cambiamento di fase che, sabato 3 dicembre, abbiamo voluto ragionare con Raffaele Sciortino a Modena, per costruire un punto di vista e un’analisi approfondita che non si trovano nelle aule universitarie, sui podcast di Dario Fabbri o tra le infografiche di Instagram. Allargando il campo sull’epoca dei torbidi e di caos crescente che avevamo già cominciato a decifrare nel Mondo di domani, nella precedente iniziativa con Raf e Silvano Cacciari, di cui avevamo già riportato gli interventi su questo blog.

È questo scontro, oggi, il nodo cruciale del sistema-mondo capitalistico, imperniato su una globalizzazione giunta a un punto di non ritorno, tra equazioni impossibili e necessità di rilancio. Un conflitto che non si limit​_a alle sfere alte della politica e dell’economia, ma inciderà sempre di più nella vita quotidiana di milioni di persone, e non in modo secondario a queste latitudini.

Che forma prenderà il caos internazionale da un punto di vista di classe? Da quali contraddizioni strutturali si darà il senso di marcia dello scontro? Quali scenari si apriranno per il ritorno del conflitto sociale?

«Gli dèi della fortuna favoriscono solo chi si prepara…», si chiude così il libro che abbiamo voluto presentare. Pertanto, partendo da queste domande, ma soprattutto da questa indicazione di metodo, pubblichiamo in tre puntate il ricco intervento e il proficuo dibattito della presentazione di Stati Uniti e Cina allo scontro globale. Strutture, strategie, contingenza, ultima, preziosa e non semplice fatica di Raffaele Sciortino. In questo prima tranche, un’introduzione alla crisi della globalizzazione capitalistica a trazione americana, sviluppata sul dollaro e sul ruolo di ordine/disordine di Washington nel sistema-mondo, che traccia fin da ora qualche appunto per una nuova, e necessaria, teoria dell’imperialismo ancora da scrivere.

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La Redazione de l’AntiDiplomatico: “Twitter Files”: i documenti e le prove di come l’intelligence Usa ha fabbricato la madre delle fake news

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“Twitter Files”: i documenti e le prove di come l’intelligence Usa ha fabbricato la madre delle fake news

di La Redazione de l’AntiDiplomatico

Che il cosiddetto RussiaGate fosse un immenso castello di bufale è assodato da anni. Restano solo i media con i “bollini verdi” a continuare a dare per certa la notizia secondo cui la cosiddetta ‘disinformazione russa’ abbia determinato l’elezione di Donald Trump nel 2016 e che giochi un ruolo centrale nel diffondere fake news in occidente anche oggi.

Dagli Stati Uniti arrivano le prove, i documenti e le e-mail di come a fabbricare la più grande fake news degli ultimi cinque anni siano stati i servizi di intelligence Usa e media conniventi. Non potendo gestire la loro pubblicazione senza dovervi decenni di scuse pubbliche, i giornali mainstream italiani fanno quello che gli riesce meglio: censurare. Di quello che segue, al momento non vi è traccia su nessuno di loro.

 

TWITTER FILES: IL RUOLO DELL’INTELLIGENCE USA

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Piccole Note: Ucraina: l’attacco di capodanno dopo il discorso di Putin

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Ucraina: l’attacco di capodanno dopo il discorso di Putin

di Piccole Note

Quello di capodanno è stato l’attacco più devastante subito dai russi dall’inizio della guerra, peraltro particolarmente doloroso perché sono stati colpiti i coscritti mandati al fronte e proprio al momento del brindisi, a mezzanotte e due minuti. I russi parlano di 89 vittime, ma potrebbero essere più.

La riuscita di un attacco tanto devastante è stata facilitata da un errore del comando russo, che ha concentrato tanti soldati in un solo punto, cosa che finora aveva evitato di fare, e dal fatto che fossero novellini. Probabilmente qualcuno allo scoccare della mezzanotte ha improvvidamente chiamato la mamma o la fidanzata, fornendo ai nemici le indicazioni per il tiro.

Tragedie usuali in guerra, si può ovviamente osservare, ma è una considerazione che non dà ragione di quanto avvenuto e di quel che potrebbe scatenare.

 

Il tacito accordo russo-americano

Infatti, come osserva Melkulangara Bhadrakumar in un articolo ripubblicato dal Ron Paul Institute, nel conflitto ucraino russi e americani hanno stabilito, sottotraccia, degli accordi di “strategic deconfliction” che hanno evitato a questa guerra per procura di precipitare in un abisso ancora peggiore.

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Arianna Cavigioli: Produzione in serie di esseri umani: per quanto tempo ancora rimarrà solo una distopia?

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Produzione in serie di esseri umani: per quanto tempo ancora rimarrà solo una distopia?

di Arianna Cavigioli

In perfetto tema natalizio due settimane fa il giovane biotecnologo molecolare, divulgatore scientifico, regista e produttore Hashem Al-Ghaili ha messo in rete un video su un ipotetico futuro scenario in cui i bambini potranno essere coltivati in uteri artificiali all’interno di laboratori. Attraverso un algoritmo viene selezionato l’embrione geneticamente superiore da impiantare in una capsula trasparente che simula l’ambiente uterino. Ogni utero artificiale è pervaso da sensori per monitorare il livello di ossigeno nel sangue, il battito cardiaco, la pressione sanguigna, la frequenza respiratoria, e rilevare eventuali anomalie genetiche. Grazie all’AI e tramite un’app i genitori possono conoscere in tempo reale e comodamente dal proprio smartphone lo stato (o meglio, i parametri) di salute del bambino, e scegliere suoni vocali o musicali da trasmettere nella capsula uterina. Inoltre, l’utero artificiale è dotato di telecamere a 360 gradi e indossando un visore vr è possibile vedere, toccare e udire quello che percepisce il feto nell’utero artificiale. Una tuta vr, invece, consente di sentire i calci e i movimenti compiuti dal bambino, nutrito al meglio con ormoni, fattori di crescita e anticorpi tramite un cordone ombelicale digitale.

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Giorgio Paolucci: Qatargate: cronaca di uno scandalo annunciato… Sin dal 1847

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Qatargate: cronaca di uno scandalo annunciato… Sin dal 1847

di Giorgio Paolucci

Più cresce il numero dei politici coinvolti nell’affaire Quatargate, più l’indignazione e lo sconcerto tracimano come un fiume in piena nella cronaca politica di tutti i mezzi di informazione.

Normalmente, faccende del genere vengono liquidate con la solita storiella della mela marcia in un paniere di mele sane, oppure trincerandosi sulla “presunzione di innocenza” fino a quando una sentenza definitiva non sancirà la colpevolezza degli accusati, sapendo che con molte probabilità, fra le lungaggini della magistratura e qualche prescrizione, le probabilità che ciò accada sono scarsissime.

Questa volta non è stato possibile liquidare così la faccenda. Alcuni indiziati sono stati colti letteralmente con le mani nel sacco e poi perché sin dalle prime indagini è emerso un intreccio di interessi tale da escludere che si trattasse di un episodio occasionale e non invece di una attività corruttiva sistemica volta a orientare, in cambio di mazzette milionarie, le decisioni politiche ed economiche del parlamento europeo a favore del famigerato Qatar e di altri paesi mediorientali.

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