Rassegna del 14/01/2023
Aurélien: L’Occidente è debole dove conta…e alcune delle conseguenze non sono ovvie
L’Occidente è debole dove conta…e alcune delle conseguenze non sono ovvie
di Aurélien*
In questo articolo tratto dal sito ‘Trying to understand the world’, l’alto funzionario britannico che scrive sotto lo pseudonimo di Aurelien* (e che già abbiamo tradotto qui e qui) fa il punto sulla inadeguatezza della capacità militare e di sicurezza dell’Occidente rispetto alle sfide attuali e ne analizza le principali conseguenze. In seguito alle scelte strategiche perseguite negli ultimi decenni, l’Occidente si trova ora infatti – pur dotato di armi sofisticatissime e con una spesa per la difesa che si mantiene elevata – non solo sfornito dei mezzi adatti a una guerra su vasta scala di tipo convenzionale, ma anche nell’impossibilità di ricostituirli in tempo utile. Questa discrepanza tra le scelte strategiche degli anni passati e gli obiettivi che le élite democratiche e Neocon si sono dati, è l’elefante nella stanza (o meglio il fenicottero rosa), con cui si arriverà necessariamente a fare i conti.
Ho sostenuto più volte che molto probabilmente l’Europa si ritroverà presto parzialmente disarmata, politicamente isolata ed economicamente vulnerabile, e che, a meno di qualche tipo di intervento sovrannaturale, quei processi non possano essere invertiti. Qui voglio entrare più nel dettaglio di quelle che penso possano essere alcune delle conseguenze di questa debolezza militare e in materia di sicurezza, oltre ad estendere brevemente l’analisi agli Stati Uniti. Alcune delle possibili conseguenze potrebbero risultare sorprendenti.
Ci troviamo, credo, in un momento abbastanza unico nella storia del mondo: l’Occidente, collettivamente la più grande singola costellazione economica del mondo, ha passato trent’anni a ridurre progressivamente la sua capacità di combattere una guerra terrestre/aerea convenzionale, specializzandosi invece nelle modalità estreme dei conflitti. In pratica, ciò equivale ad armi nucleari e sottomarini, caccia ad alte prestazioni e aerei d’attacco da un lato, e contro-insurrezione e proiezione della forza in un ambiente permissivo dall’altro, senza che ci sia molto in mezzo. Come spiegherò tra poco, non è la prima volta che le nazioni hanno ridotto radicalmente le loro forze armate o vi sono state obbligate, né è la prima volta che le nazioni si trovano con forze irrimediabilmente inadatte ai compiti che potrebbero dover eseguire; tuttavia questa è, in realtà, la prima volta che intere capacità sono state abbandonate sulla base del presupposto che non sarebbero mai state necessarie, e ora è impossibile ricostituirle. Vale a dire, che l’attuale capacità militare convenzionale dell’Europa e degli Stati Uniti oggi è poco adatta all’attuale situazione mondiale, ma è tutto ciò che sarà a disposizione nel prossimo futuro.
Alessandro Visalli: Il capitalismo come forma religiosa
Il capitalismo come forma religiosa
di Alessandro Visalli
Quello che segue è uno dei paragrafi del libro “Classe e Rivoluzione”, in preparazione per i tipi di Meltemi ed in uscita presumibilmente in primavera-estate.
Fa parte di un breve prologo sui “Capitalismi” che muove dalla lezione di Walter Benjamin per approfondire la forma di vita e di teologia economica implicita ma operante nel capitalismo. Seguirà un capitolo sulle ‘rivoluzioni’ e quindi un terzo, a completare la Parte Prima, sui ‘mutamenti’, nei quali, ripassando per il tema delle forme religiose dei capitalismi nel corso del tempo e per le forme idolatriche del mercato come salvezza, si arriva a descrivere il ‘compromesso’ dei trenta gloriosi, la sua ‘revoca’ nei successivi quaranta anni, e la ‘revoca della revoca’ (ovvero il ritorno della storia), in corso di dispiegamento.
La Parte Seconda e Terza (rispettivamente ‘concetti’ ed ‘azioni’) si occuperanno di trarre le conclusioni e di segnalare un percorso nella rete concettuale della tradizione marxista (e non solo) per dismettere gli abiti del lutto, propri della ‘revoca’, e riattivare i potenziali della situazione, evitandone alcuni rischi. Tra questi quello di correre avanti, immaginarsi a cavallo di un’onda mentre se ne viene portati, evitare il sentiero stretto di un lavoro lungo, determinato e paziente, volto alla creazione di nuove soggettività nell’azione di comunità politiche capaci di esprimere una nuova visione del mondo. Tuttavia non da questo estranee e fuggenti, come monaci benedettini. Serve un lavoro sistematico di interpretazione e rottura, azione concreta sui territori, immersione nelle controversie del proprio tempo, fatica del dialogo con i diversi e con i vicini, sforzo della memoria.
Tomasz Konicz: Un Rebranding del Capitalismo
Un Rebranding del Capitalismo
di Tomasz Konicz
La fine liberale come inizio autoritario: quando gli economisti liberali di sinistra scrivono parlando della fine del capitalismo, si riferiscono alla sua formazione autoritaria
«perché là dove mancano i concetti s’offre, al momento giusto, una parola.
A parole si litiga meravigliosamente, a parole si tracciano i sistemi,
alle parole è un piacere credere, alle parole non si ruba un iota.»
(Dal Faust di Goethe)
Finalmente! Dopo tutti questi anni [*1] in cui i critici del valore – simili a predicatori solitari nel deserto – hanno affrontato l’impulso autodistruttivo del capitale e messo in guardia circa il collasso [*2] del processo civilizzatore, dovuto all’incompatibilità tra capitalismo e salvaguardia del clima [*3], sembra che ad affrontare la questione ora ci sia arrivata anche la parte dominante dell’opinione pubblica. Se consideriamo la crisi sistemica, nei confronti della quale tutti gli approcci che pregano per la salute del capitale [*4] sono destinati a fallire, ciò non dovrebbe sorprendere affatto. Benché il “Partito della Sinistra“, opportunisticamente disonesto, all’interno del quale le bande nazional-sociali si contendono l’egemonia[*5] con quelle liberali di sinistra, resta fedele alla sua monotona demagogia sociale, abbiamo visto se non altro che Ulrike Herrmann, economista del quotidiano “Taz“, organo della sinistra-liberale del partito dei Verdi che è al governo, ha scritto un libro su “La fine del capitalismo“, il cui sottotitolo dichiara l’incompatibilità esistente tra “crescita” e salvaguardia del clima. [*6]
Leo Essen: Autismo scientifico nella Fortezza Vuota a occidente
Autismo scientifico nella Fortezza Vuota a occidente
di Leo Essen
Non aspettatevi niente dal futuro. Tutto è stato scritto. Tutto è stato inventato. Nessun cambiamento epocale è in vista, nessuna tecnologia che possa cambiare lo stile di vita, alleggerire i ritmi di lavoro, migliorare il ménage domestico, niente è all’orizzonte del progresso tecnologico. Tutto quello che avete tra le mani e con cui lavorate o vi divertite, lo smartphone, il touch, internet, l’auto elettrica, il sequenziamento del DNA, l’antibiotico, i voli spaziali, i velivoli senza pilota, il cervello elettronico e l’intelligenza artificiale, il telefono senza fili, i pannelli fotovoltaici, tutto ciò è stato pensato e persino costruito prima degli anni 70.
Secondo uno studio di Parco, Leahey e Funk (Papers and patents are becoming less disruptive over time), pubblicato il 4 gennaio scorso su Nature (doi.org/10.1038/s41586-022-05
Thierry Meyssan: L’ordine mondiale è precipitato già nel 2022
L’ordine mondiale è precipitato già nel 2022
di Thierry Meyssan
Nella storia è una costante: i cambiamenti sono rari ma repentini. Il prezzo più alto lo pagano generalmente gli ultimi a scorgerli arrivare perché se ne accorgono troppo tardi. Al contrario dell’immagine statica che se ne fa l’Occidente, le relazioni internazionali sono state sconvolte già nel 2022, a danno soprattutto di Stati Uniti, Regno Unito e Francia; spesso a vantaggio di Cina e Russia. Occhi puntati all’Ucraina, gli Occidentali non si accorgono della nuova distribuzione delle carte
Accade di rado che le relazioni internazionali vengano sconvolte come lo sono state nel 2022. E non è finita. Il processo non si fermerà, anche se intervenissero fatti a perturbarlo, o addirittura a interromperlo per alcuni anni. Il dominio dell’Occidente, ossia degli Stati Uniti e delle ex potenze coloniali europee (in particolare Regno Unito, Francia e Spagna), nonché asiatiche (Giappone) sta per finire. Nessuno più ubbidisce passivamente a un capo, nemmeno gli Stati ancora vassalli di Washington. Ognuno comincia a pensare con la propria testa. Non siamo ancora nel mondo multipolare che Russia e Cina cercano di far emergere, ma lo vediamo costruirsi.
Alessandra Ciattini: L’Europa che ci aspetta
L’Europa che ci aspetta
di Alessandra Ciattini
L’attuale guerra fa tornare alla ribalta antichi disegni come l’Intermarium e l’egemonia della Germania, entrambi assai pericolosi
Abbiamo già avuto modo di riflettere sulla questione dell’Eurasia e sulla sua relazione con la guerra per procura tra Ucraina e Russia, che purtroppo sembra durerà ancora a lungo per ragioni geostrategiche che l’Occidente collettivo non comunica alle sue popolazioni, ma di cui discute in segreto in ambiti più ristretti. Solo pochi giorni fa Angela Merkel ha avuto il coraggio o la sfrontatezza di comunicare al mondo, attraverso un’intervista a “Die Zeit”, che gli accordi di Minsk costituivano soltanto un espediente per temporeggiare e consentire all’Ucraina di armarsi con l’aiuto della Nato, per far fronte all’inevitabile attacco russo. Naturalmente di questo non si è parlato negli squallidi talk-show frequentati dai soliti manipolatori, altrimenti l’immagine del malvagio Putin sarebbe risultata incrinata.
Pierluigi Fagan: La questione indoeuropea e la nascita delle società gerarchiche
La questione indoeuropea e la nascita delle società gerarchiche
di Pierluigi Fagan
[Più che un post molto lungo un articolo-recensione]. Per chi non conosce la questione indoeuropea (IE) farò una breve introduzione. Le lingue slave, baltiche, germaniche, celtiche, italiche (latino), il greco, l’albanese, l’armeno, nonché tutte le lingue iraniche e quelle indiane del centro-nord (sanscrito) ed anche una vecchia lingua asiatica ai confini orientali con l’area sinica (il tocario), mostrano incredibili tratti di somiglianza in molti aspetti. Parentele e similitudini del tutto oltre il semplice caso, sistematici. Se ne è dedotto che questo albero delle lingue originasse da un fusto e da un seme comune, una popolazione primigenia che parlava quella lingua che poi ha attecchito in varie parti del mondo euroasiatico, evolvendosi nelle varie famiglie linguistiche. Due terzi della popolazione mondiale parla idiomi di discendenza IE.
Dal XIX secolo in poi, si sono prodotte varie teorie su dove risiedevano gli antichi IE e come e perché si dispersero imponendo la loro lingua madre in un areale di incredibile ampiezza. La più famosa è quella di una archeo-antropologia lituana, Marija Gimbutas.
Stefano Lucarelli: Tra l’anno della tigre d’acqua e l’anno del coniglio d’acqua
Tra l’anno della tigre d’acqua e l’anno del coniglio d’acqua
di Stefano Lucarelli
Una recensione a Raffaele Sciortino, Stati Uniti e Cina allo scontro globale. Strutture, strategie, contingenze, Asterios, 2022
1. Anche il 2023 come il 2022 sarà, secondo l’oroscopo cinese, segnato dall’elemento dell’acqua.
Sull’acqua è opportuno rileggere la seguente riflessione attribuita a Laozi – presunto autore del Tao Te Ching vissuto nel VI secolo a.C.: “Ecco come bisogna essere! Bisogna essere come l’acqua. Niente ostacoli – essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.”
Questa fluidità, questa capacità di adattamento, che è insieme forza basata su una lenta accumulazione di risorse, sembra caratterizzare la Cina contemporanea, potenza in sospeso fra l’apprendimento e l’assuefazione del modo di essere occidentale. Chi ha a cuore gli studi politici e le relazioni internazionali – e fra questi c’è senza dubbio Raffaele Sciortino, il quale ha anche il pregio di prendersi cura dei movimenti sociali – non può che scontrarsi oggi con l’esigenza rovinosa di fare i conti con la Cina, rileggendone la storia, per comprendere non solo il senso dell’attuale corso cinese, ma soprattutto le paure e le isterie che esso ha provocato nel mondo atlantico.
2. Sciortino ha scritto un libro diviso in tre parti: 1. Crisi nella globalizzazione; 2. Stati Uniti; 3. Cina. Una fatica che durante la lettura diviene sempre più ambiziosa. Pagina dopo pagina ci si ritrova avvolti in una riflessione profonda, alle prese con il tentativo di ripercorrere le trame che l’autore dipana.
Alberto Bagnai: Segare il ramo, banchieri filantropi, e altre storie
Segare il ramo, banchieri filantropi, e altre storie
di Alberto Bagnai
(…iniziato Verona, proseguito a Vicenza, terminato a Treviso. Pax tibi Marce evangelista meus…)
Nell’articolo con cui il 22 agosto 2011 lanciai il Dibattito sul “manifesto”, attaccando da sinistra una Rossana Rossanda tutto sommato incolpevole (per non aver compreso il fatto), la chiave di volta del ragionamento era racchiusa in una frase che ex ante venne compresa da pochi, e che ex post forse sarà compresa da pochi altri (ma vale la pena di tentare):
“La Germania segherà il ramo su cui è seduta”: che cosa voleva dire questa frase?
Proviamo a rispiegarne il senso economico e le implicazioni politiche. Sarà comunque un esercizio utile, indipendentemente dalla riuscita.
Prima premessa di metodo: la parola “domanda” esiste
Per mettere questa frase e le sue conseguenze nella prospettiva corretta bisogna però spogliarsi da ogni residua briciola di gianninismo, lo spaghetti-liberismo italiano tutto lato dell’offerta e distintivo (definisco questa corrente di “pensiero” riferendomi al personaggio di Giannino perché quest’ultimo è particolarmente influente – che non vuol dire autorevole!, iconico, e rappresentativo della consistenza scientifica di certe tesi).
Ricorderete che secondo Irving Fisher per ottenere un economista basta insegnare a un pappagallo a dire “domanda e offerta”. In Italia occorre la metà dello sforzo: basta insegnare a un pappagallo (o a un giornalista) a dire “offerta”, ed ecco pronto l’esperto di economia (quello autorevole)!
Sandro Moiso: La pace è finita, l’Unione Europea anche
La pace è finita, l’Unione Europea anche
di Sandro Moiso
Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano 2022, pp. 144, euro 16,00
E’ un agile libricino, ma c’è da augurarsi che la Befana in persona oppure qualche amico premuroso o caro parente l’abbia fatto pervenire nella tradizionale calza appesa al camino (o dove diavolo si voglia) dei lettori. Soprattutto di coloro che, ancora infatuati di filo-sovietismo e vetero-stalinismo d’antan, credono e affermano, senza mai averne letto una parola o un rigo, lo scarso interesse che rivestirebbero i saggi e gli studi di Caracciolo per i “compagni”. Spesso accusandolo di un filo-atlantismo ad oltranza che stride in maniera evidente con tutto ciò che l’autore va dicendo e scrivendo da anni.
Anche quelli che si ostinano a ritenere che la geopolitica sia “roba di destra” farebbero meglio a leggere il libretto oppure richiedere la consegna dello stesso da parte del drone con la scopa caratteristico del 6 gennaio. Poiché se è vero che acquistare «Limes», la rivista di cui Caracciolo è direttore, tutti i mesi può rivelarsi impegnativo e costoso, la lettura e l’acquisto di questo ultimo suo lavoro potrebbe occupare poco tempo e pesare non molto sulle tasche dei singoli (parlando comunque di tempo e soldi ben spesi).
Ma allora cosa conterrà di così importante il testo di cui si sta qui parlando, chiederà qualche lettore storcendo già il naso. La risposta è già nella prima riga, e in quelle seguenti, senza ombra di dubbio.
Il 24 febbraio 2022 è definitivamente finita la fine della storia. Trent’anni dopo la pubblicazione del saggio di Francis Fukuyama sopra La fine della storia e l’ultimo uomo (1992), l’invasione russa dell’Ucraina impone sigillo all’illusione di emanciparci dalla prigionia del tempo, stigma di ogni progressismo occidentale.
Claudio Conti – Guido Salerno Aletta: Gli Usa tornano al punto di partenza (della crisi)?
Gli Usa tornano al punto di partenza (della crisi)?
di Claudio Conti – Guido Salerno Aletta
I segnali che arrivano dagli Usa sono sempre significativi per chi vuole capire, almeno a grandi linee, l’evoluzione della crisi di lunga durata che sta facendo declinare l’egemonia “euro-atlantica” sul mondo.
Per questo, ancora una volta vi proponiamo il quadro fatto su Milano Finanza (solo i giornali economici osano parlare quasi apertamente delle situazione reale, perché esistono per fornire indicazioni attendibili agli “operatori di mercato”).
Se prendete le informazioni solo da Repubblica o dal Corriere rischiate seriamente di restare sorpresi ad ogni inciampo del sistema, proprio come il “parco buoi” che continua ad affollare le borse in attesa della propria mattanza.
Cosa ci dice stavolta Guido Salerno Aletta? Che quei “fenomeni” degli americani – così descritti dai Rampini e dai Sensini – si ritrovano un’altra volta davanti all’asset inflation, che è ben diversa dai “prezzi al consumo” (che pure tormentano lavoratori e pensionati).
Megas Alexandros: Financial Times: “Italia anello debole con la politica aggressiva BCE”
Financial Times: “Italia anello debole con la politica aggressiva BCE”
È in gioco la vita dell’Euro ma soprattutto quella degli italiani
di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Il quotidiano economico londinese conferma le enormi paure di Draghi sugli effetti che l’azione di Francoforte, avrà su Euro ed Unione Europea. Secondo la direttrice generale del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva: “Nel 2023 metà Europa sarà in recessione”
Ci siamo, sembra proprio che stia per arrivare la “tempesta perfetta” sopra l’Europa. La serie di eventi catastrofici messi in fila, l’uno dietro l’altro, dai Potenti della Terra, senza far respirare i popoli, hanno messo le basi per una completa distruzione dei nostri sistemi economici e delle nostre vite per come le abbiamo sognate di vivere.
Dalla crisi dei debiti sovrani, passando per la pandemia, fino al fenomeno inflattivo attuale che a Francoforte stanno curando con il cianuro, rappresentato da un aumento selvaggio dei tassi e dal disimpegno dell’istituto centrale nel garantire i debiti pubblici; stiamo parlando di tutti fenomeni ed azioni messi in atto volutamente attraverso la frode, da chi ha il potere di controllarci e la pretesa di decidere delle nostre vite, con il solo scopo di arricchirsi.
Michele Paris: Siria-Turchia, disgelo all’orizzonte
Siria-Turchia, disgelo all’orizzonte
di Michele Paris
Il ristabilimento dei rapporti diplomatici tra Siria e Turchia potrebbe segnare una tappa decisiva nella soluzione del conflitto che sta lacerando il paese mediorientale. Per questo motivo, il primo incontro ad altissimo livello dal 2011 tra esponenti del governo turco e di quello del presidente Bashar al-Assad qualche giorno fa a Mosca rappresenta un punto di svolta non solo per Damasco e Ankara, ma anche per la Russia e gli Stati Uniti, sia pure per ragioni diametralmente opposte.
Dopo alcune recenti dichiarazioni pubbliche di Erdogan, nelle quali prospettava apertamente l’imminenza di un faccia a faccia con Assad, settimana scorsa si è tenuto un vertice tra i ministri della Difesa di Siria, Turchia e Russia. Il lavoro preparatorio era stato con ogni probabilità svolto da svariati incontri negli ultimi anni tra i numeri uno dei servizi di intelligence turco e siriano, con l’assistenza fondamentale del governo di Mosca.
I commenti di tutti e tre i protagonisti dell’evento di mercoledì scorso nella capitale russa sono stati sostanzialmente positivi e, anzi, i risultati che esso potrebbe produrre sembrano andare al di là delle più ottimistiche aspettative.
Paolo Mottana: Il pensiero calcolante
Il pensiero calcolante
di Paolo Mottana
L’economia dello sfruttamento non è solo quella della multinazionali, dei grandi poteri finanziari o degli stati in guerra prima di tutto per denaro. È anche quella del pensiero calcolante che si infila sempre più spesso in ogni nostro comportamento, in ogni nostro discorso. Accade quando misuriamo tutto in base all’utile, perfino nei rapporti di amicizia. Ed è sempre più diffusa nei giovani: “Anche in loro avverto la fine della gratuità, della passione, del piacere, a favore del calcolo, del cinismo, del disincanto, dell’ironia e del sarcasmo… – scrive Paolo Mottana – Un dominio che sta facendo a pezzi la nostra vita, le sue zone più amabili, quelle dell’amore, della passione, della gratuità, dell’utopia e dell’immaginazione, del piacere di esserci oltre ogni ricatto economico…”
Il cancro del nostro tempo, figlio di tante cose, l’economia del denaro e dello sfruttamento, la razionalità cosiddetta scientifica, l’umanesimo nel senso più ristretto del dominio dell’uomo sul mondo, la geometrizzazione della ragione, l’imperio dell’immaginario diurno, resta la ragione strumentale o il pensiero calcolante, come che lo si voglia chiamare.