[Sinistrainrete] Enrico Tomaselli: Cul-de-sac

Rassegna del 25/02/2023

 

Enrico Tomaselli: Cul-de-sac

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Cul-de-sac

di Enrico Tomaselli

la fg china military pla q and a 20150902Mentre le classi dirigenti europee fanno tristemente mostra di una smisurata pavidità nei confronti di Washington, negli Stati Uniti cresce invece il dibattito – e lo scontro politico – tra le due attuali fazioni (trasversali) del bellicismo imperialista: i russofobi neocon ed i super-falchi anti-cinesi.
Il punto di partenza, anche se i primi tendono ovviamente a nasconderlo, è la consapevolezza che la strategia messa in atto in Ucraina contro la Russia si è rivelata un fallimento, politico e militare. Per i neocon ciò significa che bisogna rilanciare, alzare il livello dello scontro, sino a portarlo – se necessario – ai limiti di un nuovo conflitto mondiale. Mentre per i secondi significa trovare il prima possibile una via d’uscita dal pantano ucraino, cercando di salvare la faccia (e non solo quella) e prepararsi per lo scontro con Pechino.

* * * *

Due errori

Può apparire tragicamente incredibile, ma in fondo all’origine del prolungamento del conflitto ucraino ci sono due clamorosi errori; uno, politico, di Mosca, ed uno, militare, di Washington.

È ormai abbastanza chiaro che, nel momento in cui la Russia dava il via all’Operazione Speciale Militare, l’obiettivo era quello di forzare la mano (non solo a Kiev, ma anche e soprattutto agli europei ed a Washington), portandoli rapidamente ad un tavolo di trattativa, con l’intento di ottenere ciò che non era stato possibile avere sino a quel momento: autonomia per il Donbass, riconoscimento della Crimea come parte della Federazione Russa, e garanzia di sicurezza (no all’Ucraina nella NATO).

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Stephanie Kirchgaessner, Manisha Ganguly, David Pegg, Carole Cadwalladr and Jason Burke: The Guardian – Hacker israeliani hanno influenzato i risultati delle elezioni in decine di paesi

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The Guardian – Hacker israeliani hanno influenzato i risultati delle elezioni in decine di paesi

di Stephanie Kirchgaessner, Manisha Ganguly, David Pegg, Carole Cadwalladr and Jason Burke

Secondo quanto rivela il quotidiano The Guardian, un team giornalistico investigativo ha scoperto un gruppo israeliano responsabile della manipolazione di oltre 30 elezioni in tutto il mondo. Gli hacker hanno portato avanti le macchinazioni attraverso attacchi informatici, sabotaggi e bot di disinformazione sui social network

720x410c50ikngtraUna squadra di contractor israeliani che sostiene di aver manipolato più di 30 elezioni in tutto il mondo utilizzando hacking, sabotaggi e disinformazione automatizzata sui social media è stata smascherata da una nuova indagine.

L’unità è gestita da Tal Hanan, un 50enne ex agente delle forze speciali israeliane che ora lavora privatamente con lo pseudonimo di “Jorge” e sembra aver lavorato sottotraccia nelle elezioni di vari Paesi per più di due decenni.

A smascherarlo è un consorzio internazionale di giornalisti. Hanan e la sua unità, che utilizza il nome in codice “Team Jorge”, sono stati smascherati da filmati e documenti sotto copertura trapelati e fatti arrivare al Guardian.

Hanan non ha risposto a domande dettagliate sulle attività e sui metodi del Team Jorge, ma ha detto: “Nego di aver commesso qualsiasi illecito”.

L’indagine rivela dettagli straordinari su come la disinformazione viene utilizzata come un’arma dal Team Jorge, che gestisce un servizio privato che si offre di intromettersi segretamente nelle elezioni senza lasciare traccia. Il gruppo lavora anche per clienti corporate.

Hanan ha detto ai giornalisti in incognito che i suoi servizi, che altri descrivono come “operazioni clandestine”, erano a disposizione di agenzie di intelligence, campagne politiche e aziende private che volevano manipolare segretamente l’opinione pubblica. Ha detto che sono stati utilizzati in Africa, America meridionale e centrale, Stati Uniti ed Europa.

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Giuseppe Sottile: Introduzione a Frattura metabolica e Antropocene

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Introduzione a Frattura metabolica e Antropocene

di Giuseppe Sottile

Autori vari: Frattura metabolica e Antropocene.Saggi sulla distruzione capitalistica della Natura, a cura di Alessandro Cocuzza e Giuseppe Sottile, Ed Smasher, 2023

marx earth2La crisi nelle condizioni naturali dello sviluppo umano è dovuta alle caratteristiche fondamentalmente antiecologiche del lavoro salariato e dei rapporti di mercato.

Paul Burkett

Il giovane Marx formulò l’idea dell’unità tra umanità e natura nella società futura nei termini d’un pienamente compiuto umanesimo = naturalismo, una concezione che Marx conservò anche dopo i vari successivi cambiamenti della sua prospettiva teorica.

Kohei Saito 1

Il termine «Antropocene» comincia ad essere assai diffuso anche nel nostro Paese. È probabile esso prenda la veste di una parola tanto più innocua nel significato quanto più usata dai mass-media. La genesi che ne consente un uso appropriato la si può rintracciare in una serie di documenti che negli ultimi decenni sono scaturiti come esito della ricerca scientifica. Qui ne vogliamo citare solo tre, tra i più importanti e recenti: When did the Anthropocene begin? A mid-twentieth century boundary level is stratigraphically optimal, The Trajectory of the Anthropocene: The Great Acceleration e Planetary Boundaries: Guiding Human Development on a Changing Planet2.

Il primo documento fa iniziare quella che l’AWG, il 21 maggio del 2019, ha ufficialmente indicato come un’epoca successiva all’Olocene3 a partire dalla metà del secolo scorso, per via della dimensione globale, durata e sincronicità del cambiamento stratigrafico.

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Rosso Malpelo: L’Impero vacilla

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L’Impero vacilla

di Rosso Malpelo

La visita lampo del presidente degli Stati Uniti a Kiev non è una dimostrazione di forza, bensì di debolezza (soprattutto se concordata preventivamente con il Cremlino). In altri tempi, consapevoli della propria potenza, gli USA non avrebbero mai giocato una partita strategica sull’orlo del baratro. Oggi lo stanno facendo, cacciandosi sempre più in un vicolo cieco, senza alcuna strategia d’uscita, ciò rappresenta in effetti l’evidenza di una debolezza strutturale dell’Impero che, partendo da una finanza fuori controllo, passando per un’economia sempre più asfittica, percepisce il rischio di perdere, con un crollo drammatico, quell’egemonia planetaria che dalla caduta dell’Unione Sovietica ha inebriato le élite americane, portandole a concepire un secolo di predominio globale, tramite il PNAC (Project for the New American Century) elaborato da quei think tank denominati neocon, che negli anni hanno infiltrato entrambi gli schieramenti politici USA e, nell’ultimo periodo, soprattutto i democratici. Il PNAC è un concetto che richiama tristemente alla memoria il Reich millenario immaginato da Hitler.

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Domenico De Simone: La guerra americana all’Europa

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La guerra americana all’Europa

Cosa implica l’attacco del NY Times alla Von der Leyen

di Domenico De Simone

La notizia della causa intentata dal New York Times davanti alla Corte di Giustizia Europea contro la Von der Leyen e la Dirigenza della Commissione Europea di cui la tedesca dalle nobili origini è presidente, è caduta come una bomba sui tavoli delle redazioni dei giornali di mezzo mondo e su quelli della politica europea e internazionale. E non una bomba qualsiasi, ma la Bomba Moab, “Mother Of All Bombs“, che gli americani hanno tirato in testa ai ribelli afgani pensando di distruggerli, e sapete tutti com’è andata a finire. Il piccolo particolare è che, com’è accaduto a molte bombe lanciate dai bombardieri americani durante una qualunque delle innumerevoli guerre che hanno condotto in giro per il mondo, la bomba ancorché sia stata innescata, ancora non è esplosa su nessuno dei tavoli sui quali è caduta. E la cosa interessante è che nessuno osa avvicinarla per paura, appunto, che esploda innescando una reazione a catena di ulteriori irreversibili esplosioni. Ma che cosa è successo realmente? E per quale ragione un quotidiano prestigioso come il NY Times ha deciso di attaccare a testa bassa la Presidente della Commissione Europea davanti alle massime istituzioni giudiziarie della EU?

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Pasquale Cicalese – Redazione Contropiano: Il solito vecchio gioco Usa non funziona più

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Il solito vecchio gioco Usa non funziona più

di Pasquale Cicalese – Redazione Contropiano

La cosiddetta “globalizzazione” si è rotta e chi aveva immaginato di poterla gestire a proprio vantaggio per sempre – il capitale finanziario Usa, insomma – sta sbattendo i denti su un paracarro.

Due anni e mezzo fa Larry Summers – già ministro del Tesoro con Clinton e autore dell’abrogazione del Glass Steagall Act – scrisse un editoriale (seguito poi da Janet Yellen, già governatore della Fed e attualmente Ministro del Tesoro), in cui sosteneva che gli Usa potevano permettersi un mega pacchetto fiscale durante la pandemia perché nel mondo c’era eccesso di risparmio.

In effetti era così. E la storia degli ultimi 40 anni insegnava che in casi come questo quel risparmio in eccesso poteva essere facilmente indirizzato verso gli Stati Uniti.

Quel che Summers non immaginava è che nel frattempo i capitali si stavano spostando verso altri lidi. Che stranezza…

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Miguel Martinez: Il delitto era l’autostrada!

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Il delitto era l’autostrada!

di Miguel Martinez

Un signore che ha la bottega lungo questa strada, ha intuito dai miei discorsi che non sono un cliente del Partito Unico.

E quindi mi ha invitato, con fare complice, a una conferenza – svoltasi oggi – che vedeva insieme Alessandro Maiorano e il suo avvocato, Carlo Taormina.

Quando ricevo inviti di questo tipo, l’antropologo che c’è in me si esalta e dico subito di sì.

Non so esattamente cosa aspettarmi.

Una dozzina di anni fa, Matteo Renzi si era insediato come sindaco a Firenze, con un’enorme maggioranza dei voti e la simpatia di tutta l’inestricabile rete urbana costituita da banche, fondazioni, associazioni di bottegai, preti, massoni, club sportivi di periferia che sperano che gli si conceda il campino e camorristi del cemento che costituiscono il Partito Unico.

Fu allora che uno sconosciuto usciere di Palazzo Vecchio, Alessandro Maiorano, andò da un magistrato con una gran mole di documenti che, a suo dire, dimostravano che Renzi avesse fatto sparire diverse decine di milioni di euro di soldi pubblici.

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Giorgio Agamben: Sul mentitore che non sa di mentire

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Sul mentitore che non sa di mentire

di Giorgio Agamben

«Stalin e i suoi sottoposti mentono sempre, in ogni istante, in ogni circostanza; e poiché mentono sempre, non sanno nemmeno più di mentire. E quando ognuno mente, nessuno più mente mentendo». Vorrei riflettere su questa frase di Boris Souvarine del suo libro su Stalin, perché ci riguarda da vicino. Menzogne da parte dei governi e dei loro media e collaboratori ci sono sempre state, ma decisiva mi pare la considerazione che Souvarine aggiunge alla sua diagnosi: la menzogna può raggiungere un grado così estremo, che i mentitori non sanno più di mentire e, pur continuando a mentire, nessuno più mente.

È questo che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo negli ultimi tre anni ed è questo che rende la situazione presente in Italia non soltanto grave e oppressiva, ma tale che è possibile che sfugga a ogni controllo e finisca in un disastro senza precedenti. Nulla è infatti più pericoloso di un mentitore che non sa di mentire, perché le sue azioni perdono ogni contatto con la realtà. Verità e menzogna, buona fede e mala fede si confondono nella sua mente fino a diventare indiscernibili.

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John Bellamy Foster: Il nuovo irrazionalismo

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Il nuovo irrazionalismo

di John Bellamy Foster

MR feb23A più di un secolo dall’inizio della Grande Crisi del 1914-1945, rappresentata dalla Prima Guerra Mondiale, dalla Grande Depressione e dalla Seconda Guerra Mondiale, stiamo assistendo a un’improvvisa recrudescenza della guerra e del fascismo in tutto il mondo.

L’economia mondiale capitalistica nel suo complesso è ora caratterizzata da una profonda stagnazione, dalla finanziarizzazione e da un’impennata delle disuguaglianze. Tutto questo è accompagnato dalla prospettiva di un omnicidio planetario nella duplice forma dell’olocausto nucleare e della destabilizzazione climatica. In questo pericoloso contesto, la nozione stessa di ragione umana viene spesso messa in discussione. È quindi necessario affrontare ancora una volta la questione del rapporto dell’imperialismo o del capitalismo monopolistico con la distruzione della ragione e le sue conseguenze per le lotte di classe e antimperialiste contemporanee.

Nel 1953 György Lukács, la cui Storia e coscienza di classe del 1923 aveva ispirato la tradizione filosofica marxista occidentale, pubblicò la sua opera magistrale, La distruzione della ragione, sulla stretta relazione dell’irrazionalismo filosofico con il capitalismo, l’imperialismo e il fascismo.[1] L’opera di Lukács scatenò una tempesta di fuoco fra i teorici della sinistra occidentale che cercavano di adattarsi al nuovo imperium americano. Nel 1963, George Lichtheim, un sedicente socialista che operava all’interno della tradizione generale del marxismo occidentale, pur opponendosi virulentemente al marxismo sovietico scrisse un articolo per «Encounter Magazine», allora finanziata segretamente dalla Central Intelligence Agency (CIA), in cui attaccava con veemenza La distruzione della ragione e altre opere di Lukács.

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Antonio Cantaro: Anticipazione/ I russi, i russi gli americani

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Anticipazione/ I russi, i russi gli americani

di Antonio Cantaro

Chi ha spento le luci della pace è il vecchio mondo di oggi, la Russia e gli Stati Uniti. L’Europa complice e vittima, allo stesso tempo. In esclusiva, per i lettori del nostro “laboratorio politico”, i passaggi essenziali dell’introduzione ad un volume di prossima pubblicazione nei primi mesi dell’anno che verrà

Pan e AretusaLa pace è finita, recita il titolo di un pamphlet pubblicato sul finire del 2022. Ma chi ha spento le luci? I russi, i russi gli americani, sussurrava Lucio Dalla nel 1980 in una celebre canzone, piena di fiducia e di speranza, Futura, pensata e scritta di getto. In meno di mezz’ora, seduto su una panchina, una sigaretta accesa e un’agenda, nei pressi del Checkpoint Charlie, da dove allora si poteva passare dalla parte Ovest alla parte Est di Berlino. In Europa, nel cuore dell’Europa per tanti giovani di tante nazionalità che oggi numerosi lì lavorano, vivono, sognano, si innamorano.

 

Guerra in Europa, contro l’Europa

Che la guerra in Ucraina della quale “celebriamo” il primo “anniversario”, sia una guerra che si svolge nel territorio del Vecchio continente e che i suoi popoli siano quelli chiamati a pagarne il prezzo più pesante e duraturo è constatazione largamente condivisa.

Le immagini e le narrazioni dalle quali siamo stati ancora in questi mesi quotidianamente ‘bombardati’ si sono prevalentemente occupate degli ucraini, le popolazioni primariamente e indiscutibilmente vittime della guerra. E dei suoi esecutori materiali, in primo luogo l’esercito di Putin. Ma oltre le vittime e gli esecutori materiali ci sono dei ‘mandanti’ e dei ‘complici’.

 

A che punto è la notte?

Ad un anno dall’inizio dell’operazione militare speciale in pochi si sono occupati dei “mandanti” e dei loro “complici”.

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Diego Angelo Bertozzi: Da Mao a Xi: un socialismo vivo

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Da Mao a Xi: un socialismo vivo

di Diego Angelo Bertozzi

Prefazione al volume” “Il pensiero di Xi Jinping come marxismo del XXi secolo” (LAD edizioni (euro 14,00) e-mail a: info@ladedizioni.it; info@lantidiplomatico.it)

102239857 12ffb96d 08f4 4e67 8727 47bb64b0e16fPer introdurre, spero degnamente, questo importante e originale lavoro faccio un salto all’indietro nel tempo. Nella sua recensione del libro “La sinistra assente” del compianto Domenico Losurdo, pubblicata sul Corriere della Sera del 3 novembre, il professor Luciano Canfora, pur riconoscendo i meriti del testo, ne criticava a più riprese le posizioni relative alla Repubblica popolare cinese. Secondo Canfora infatti, il vertiginoso sviluppo economico del Paese asiatico sarebbe avvenuto in forte contraddizione con le premesse teoriche del socialismo cinese e della rivoluzione maoista. Un giudizio che nulla ha di sorprendente: con le sue affermazioni lo studioso si inserisce in un filone di pensiero ben consolidato – anche a sinistra – di condanna degli sviluppi di quello che si auto-definisce “socialismo con caratteristiche cinesi” e, quindi, di rigetto di un tradimento che si sarebbe consumato nel post-rivoluzione culturale per sfociare in una restaurazione autoritaria all’insegna del liberismo capitalista. La Cina, secondo una lettura divenuta negli anni senso comune, non solo non rappresenterebbe un’alternativa reale alla restaurazione liberista in atto dal 1989, ma ne sarebbe, invece, parte attiva con il suo bagaglio di sfruttamento, diseguaglianze raccapriccianti e pulsioni imperialiste.

In fondo basterebbe poco per dimostrare che l’affermazione di Canfora “lo stato di cose che si è affermato in quel grande Paese, trasformatosi ormai nell’esatto contrario di ciò che si proponeva di essere alla metà del Novecento” concede troppo alla vulgata dominante. Si potrebbe partire dal discorso di Mao che il 1° di ottobre del 1949 sancì ufficialmente la nascita della Repubblica popolare cinese: “Ci siamo uniti, con la guerra di liberazione nazionale e con la grande rivoluzione popolare, abbiamo abbattuto gli oppressori interni ed esterni e proclamiamo la fondazione della Repubblica popolare cinese. Da oggi il nostro popolo entra nella grande famiglia di tutti i popoli del mondo, amanti della pace e della libertà”.

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Pierluigi Fagan: Massa, potenza, adattamento al mondo complesso

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Massa, potenza, adattamento al mondo complesso

di Pierluigi Fagan

Fu un articolo di Agamben del 2013 ad attirare allora la mia attenzione sul saggio di Kojève che prospettava l’idea dell’Impero latino. Da allora seguii questa traccia del pensiero come alternativa tra l’idea di un pieno ritorno allo stato nazionale o la continuazione della tormentata confederazione economico-giuridica dell’UE. Le ragioni erano le stesse di Kojève anche se sono passati più di settanta anni e quindi il mio punto di partenza non aveva nulla a che fare con le contingenze ideologiche del sovranismo e dell’europeismo. Kojève è detto filosofo, ma quello che scrisse sull’Impero latino lo scrisse soprattutto come funzionario del governo francese di cui poi divenne esponente della burocrazia direttiva (nelle istituzioni OEEC-CECA-UNCATD-GATT). K restringeva l’idea di impero europeo di Kalergi, alla comunità dei popoli latini.

Del resto, anche Kalergi, venti anni prima, era partito dallo stesso problema di Kojève, problema che continuiamo ad avere: che rapporti di forza ci sono tra i popoli europei e quelli anglosassoni o russi o cinesi (Kalergi temeva il Giappone dati i suoi tempi o forse la madre) o oggi anche la vasta area asiatica che è un sistema con un certo grado di vari tipi di similarità, pur nelle sue ricche partizioni etniche?

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Michele Paris: “Labour”: guerra alla sinistra

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“Labour”: guerra alla sinistra

di Michele Paris

Il leader laburista britannico, Keir Starmer, ha cacciato di fatto dal partito il suo predecessore e, virtualmente il politico più popolare della sinistra d’oltremanica, Jeremy Corbyn. La decisione rappresenta la logica conseguenza di una penosa involuzione del “Labour” dopo che la leadership dello stesso Corbyn aveva fatto intravedere, sia pure per un periodo molto breve, una possibile svolta progressista dello storico partito britannico.

La deriva destrorsa dei laburisti è stata a tutti gli effetti ammessa da Starmer nel discorso con cui questa settimana ha liquidato Corbyn. Starmer ha affermato che “il Partito Laburista odierno non è più quello del 2019 [sotto la guida di Corbyn] e non tornerà mai più indietro”. In altre parole, il “Labour” ha operato una svolta definitiva verso destra, liberandosi di tutti i residui di progressismo che ancora lo caratterizzavano, quanto meno all’interno della propria leadership.

Rivolgendosi direttamente all’ex numero uno e ai suoi alleati, Starmer ha aggiunto: “Se non vi piace [questa nuova realtà]; se non vi piacciono i cambiamenti che abbiamo fatto, la porta è aperta e potete andarvene”.

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Gian Marco Martignoni: “Un mondo nell’abisso“

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“Un mondo nell’abisso“

di Gian Marco Martignoni

Recensione al libro di Andrè Tosel sulla globalizzazione capitalistica (Edizioni Punto Rosso, novembre 2022)

Dopo la pubblicazione nel 2020 del libro di Andrè Tosel “Studi su Marx (Ed Engels ). Verso Un Comunismo Della Finitudine “ le Edizioni Punto Rosso con il recente “Un mondo nell’abisso“ (pag. 326 euro 22 ), sempre con la traduzione e per la cura di Marco Vanzulli, proseguono nel recupero delle opere di questo originale filosofo marxista, cresciuto alla scuola di Louis Althusser.

Sono sette i capitoli che compongono questo saggio critico della globalizzazione capitalistica, che per Tosel è solo una fase, al di là della grande narrazione mediatica, di un persistente “ modo di produzione in evoluzione dalla fine del Cinquecento “.

Una fase dominata, a partire dal 1975, dall’avvento della restaurazione neoliberale, a fronte di una pesante sconfitta del movimento operaio e della mercificazione di ogni ambito della vita quotidiana, in quanto la flessibilità assoluta della forza lavoro, perseguita con l’introduzione del modello Toyota, ha comportato un significativo incremento della sussunzione del lavoro al capitale.

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Fabrizio Poggi: Joe Biden impartisce gli ordini all’Europa. Varsavia li farà eseguire

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Joe Biden impartisce gli ordini all’Europa. Varsavia li farà eseguire

di Fabrizio Poggi

Nelle ultime settimane sembra che stiano prendendo corpo i pronostici avanzati oltre due decenni fa dalla “CIA privata” – la Strategic Forecasting, fondata dal tristemente famoso George Friedman – a proposito della Polonia, secondo cui questa, verso il 2030, «dominerà su Bielorussia e Ucraina, mentre la Russia si sgretolerà in tanti principati… Verso il 2045 la Polonia riunirà intorno a sé Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e stabilirà un protettorato su Slovenia e Croazia. Così per la metà di questo secolo l’Europa sbalordita scorgerà sulla sua carta un nuovo impero, la Rzeczpospolita del XVII secolo», dal Baltico al mar Nero.

Tra parentesi, l’idea di combattere l’URSS puntando al suo sgretolamento e sostenendo i suoi piccoli nazionalismi interni, era nata proprio a Varsavia, sostenuta dall’idolo degli hitleriani negli anni ’30, il dittatore fascista Jozef Pilsudski. Un’idea che giunge fino a oggi, ora diretta contro la Russia.

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Renato Caputo: Un po’ di storia per ricordare la reale natura dell’Ue

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Un po’ di storia per ricordare la reale natura dell’Ue

di Renato Caputo

Nel processo di unificazione europea ogni rilevante decisione strutturale è stata sistematicamente sottratta a ogni forma di controllo popolare. Alla base dell’Unione europea vi è, in effetti, il dogma monetarista secondo il quale, per garantire il libero sviluppo del dio mercato bisogna considerare non eretiche le sole politiche macroeconomiche volte al pareggio del bilancio

Il progetto sciovinista di un esercito dell’Unione europea è – per così dire – bipartisan, cioè pienamente condiviso tanto dal centrodestra quanto dal sedicente centrosinistra. Così, gli scopi dell’esercito europeo erano già chiariti da M. Minniti – che passerà dallo svolgere funzioni importanti di governo, al consiglio di amministrazione di Leonardo, la principale industria bellica italiana – in un intervento volto a esporre alle élites militari la politica relativa alla difesa d’un futuro governo di “centrosinistra”.

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