[Zeitun] “Catastrofe”: i palestinesi raccontano la mortale incursione israeliana a Nablus

Rassegna del 26/02/2023

“Catastrofe”: i palestinesi raccontano la mortale incursione israeliana a Nablus

Zena Al Tahhan

23 febbraio 2023 – Al Jazeera

Le forze israeliane hanno ucciso 11 palestinesi a Nablus in una delle incursioni più letali dalla rivolta del 2000-05

Ramallah, Cisgiordania occupata – Almeno 150 soldati israeliani su decine di mezzi blindati hanno attaccato Nablus mercoledì in quello che è diventato uno dei più letali raid militari nella Cisgiordania occupata dalla rivolta di massa palestinese, o Intifada, del 2000-05.

In quattro ore l’esercito israeliano ha ucciso 11 palestinesi e ferito più di 80 persone, alcune gravemente, con munizioni vere. Il raid avviene quasi un mese dopo che 10 palestinesi sono stati uccisi in un raid simile nel campo profughi di Jenin, a circa 41 km di distanza.

Jenin e Nablus, diventate i centri di una moderata resistenza palestinese, sono lo scenario di sempre più numerosi attacchi mortali israeliani.

Tra le vittime dei raid di mercoledì vi sono tre anziani – di 72, 66 e 61 anni – e un ragazzo di 16 anni, e centinaia di altre persone hanno inalato gas lacrimogeni.

“Sparavano a destra e sinistra, a chiunque, chi aveva e chi non aveva armi. Io ero a due metri da un ragazzo, assistevo agli eventi, e lui è stato colpito e ferito proprio davanti a me”, dice a Al Jazeera Khaled Jamal, un abitante di 25 anni.

“È stata una catastrofe. Tutti dentro e fuori dall’ospedale piangevano per la scena che si svolgeva davanti ai nostri occhi – uomini, donne, bambini. Anche le persone che erano in ospedale per dei controlli piangevano”, continua.

Forze israeliane sotto copertura sono entrate a piedi nella Città Vecchia di Nablus all’alba di mercoledì, vestite da religiosi musulmani e da donne velate e si sono nascoste dentro una moschea nel quartiere di al-Halabeh vicino ad una casa dove si rifugiavano due combattenti palestinesi.

I soldati israeliani sono rimasti nascosti nella moschea fino al mattino, quando decine di altri soldati si sono posizionati dentro e intorno alla casa e al quartiere – compresi cecchini sui tetti, a quanto affermano gli abitanti del luogo.

I due combattenti, Hossam Isleem di 24 anni e Mohammad Abdulghani di 23 (conosciuto anche come Mohammad Jneidi), appartenenti al gruppo armato Fossa dei Leoni di Nablus, si sono rifiutati di arrendersi. Pochi minuti dopo, secondo gli abitanti, le forze israeliane hanno attaccato la casa con granate lanciarazzi e droni armati, uccidendoli.

L’esercito israeliano sostiene che Isleem, con Osama Taweel e Kamal Joury, altri due combattenti in detenzione amministrativa, fosse coinvolto nella sparatoria che in ottobre ha ucciso un soldato israeliano vicino alla colonia illegale di Shavei Shomron.

“Inconcepibile”

Akram Saeed Antar, che abita nella zona di al-Halabeh dove si trovava la casa presa di mira, ha detto che i soldati israeliani sparavano indiscriminatamente.

“Sono state almeno 3 ore di distruzione, esplosioni e proiettili veri che hanno preso di mira tutti gli abitanti della zona”, dice Antar. “Uccidevano persone anziane e bambini per strada”.

“I combattenti della resistenza avevano semplici fucili, non potevano resistere a granate, missili e droni”, continua Antar.

Durante l’operazione intorno alla casa le forze israeliane hanno attaccato larghe folle di palestinesi in tutta Nablus in diversi luoghi accalcati usando proiettili veri e candelotti lacrimogeni che contenevano spray al peperoncino, e sparato anche da droni quando si sono estesi gli scontri con gli abitanti.

“Inconcepibile! Lanciavano gas lacrimogeni contro donne, uomini, anziani, in ogni zona affollata di Nablus dove c’era tanta gente. Sono andato con un gruppo di giovani a instradare le persone con bambini, le famiglie, verso il principale centro commerciale in città – era il posto più sicuro”, dice Jamal, che ha anche sofferto per l’inalazione di gas lacrimogeno.

“Non era normale gas lacrimogeno. Era mescolato con spray al peperoncino, per cui non solo soffochi, ma non puoi neanche aprire gli occhi. C’erano molte persone che camminavano cieche”.

Un altro testimone, che ha preferito restare anonimo per paura di rappresaglie, ha detto: “È stato un massacro.”

“Tutti correvano per le strade gridando. L’esercito trattava le persone barbaramente – sparava alla gente nelle strade, nei negozi, ai carrelli della spesa nel mercato, distruggeva la merce”, dice ad Al Jazeera.

Serie di incursioni mortali

Il micidiale raid su Nablus è la terza grande operazione israeliana in Cisgiordania dall’inizio dell’anno e sotto il nuovo governo israeliano di estrema destra che ha giurato alla fine di dicembre.

Il 26 gennaio le forze israeliane hanno ucciso nove palestinesi, tra cui due bambini e una donna, nel campo profughi di Jenin, in quello che è stato anche descritto come un “massacro”. Il 6 febbraio l’esercito ha ucciso cinque uomini e ferito gravemente altri due nel campo profughi di Aqabet Jaber nella città di Gerico.

Le operazioni su larga scala arrivano a seguito del 2022, dichiarato dalle Nazioni Unite come l’anno più letale per i palestinesi dalla fine della seconda Intifada nel 2005.

Israele afferma di prendere di mira la limitata resistenza armata palestinese nel nord della Cisgiordania, ma molti civili, compresi i bambini, vengono spesso uccisi e feriti durante tali raid e le loro proprietà vengono distrutte.

Con 62 palestinesi, tra cui 13 bambini, finora uccisi quest’anno, e centinaia di altri feriti, i primi due mesi del 2023 sono stati i più letali dal 2000 rispetto allo stesso periodo.

Mercoledì il Ministero della Salute palestinese ha affermato in una dichiarazione che “l’inizio di quest’anno è il più sanguinoso nella Cisgiordania occupata almeno dall’anno 2000. Negli ultimi 22 anni non abbiamo mai registrato un tale numero di martiri [61] nei primi due mesi di un anno”.

I quasi giornalieri omicidi in Cisgiordania che continuano da più di un anno, così come altre politiche oppressive israeliane tra cui l’aumento delle demolizioni di case palestinesi e le misure punitive sui prigionieri, stanno ulteriormente rendendo esplosiva la situazione sul campo.

In migliaia hanno partecipato mercoledì pomeriggio ai funerali delle 11 persone uccise, con canti appassionati contro l’occupazione israeliana e in onore dei combattenti e dei civili uccisi. Erano presenti centinaia di combattenti con i fucili in mano.

Mercoledì notte gruppi di resistenza armata nella Striscia di Gaza assediata hanno lanciato razzi su Israele in risposta al raid di Nablus, cui Israele ha sollecitamente risposto lanciando raid aerei su Gaza.

“La resistenza a Gaza è commisurata all’escalation dei crimini del nemico nella Cisgiordania occupata contro il nostro popolo, la cui pazienza si sta esaurendo”, ha detto Abu Obeida portavoce del movimento Hamas.

L’escalation della violenza fa temere un conflitto più ampio, e alcuni affermano che una terza Intifada sia inevitabile.

Tornando a Nablus, i residenti continueranno a lungo a subire lo choc per le conseguenze del micidiale attacco israeliano.

“È stato orribile. Ero seduto lì alla fine del giorno sul pavimento dell’ospedale con il sangue addosso, piangendo con un gruppo di giovani”, ha detto Jamal.

(traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)

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