[MEDU] Strage di Crotone: “Niente sia più come prima”

MEDU – 3 Marzo  2023

 

Sarà compito delle indagini della magistratura appurare l’esatta dinamica degli eventi, le eventuali omissioni e le specifiche responsabilità che hanno portato al tragico naufragio di Crotone del 26 febbraio scorso che al momento registra 66 vittime e un numero imprecisato di dispersi. Gli organi inquirenti stanno acquisendo le relazioni e le versioni di Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Frontex e Centro Nazionale di Soccorso Marittimo.

Alcune considerazioni possono però essere già fatte e riteniamo doveroso sottoporle al dibattito pubblico. Proviamo a metterle in fila in forma di domande e di possibili risposte. Quali erano le probabilità che un’imbarcazione, in quel tratto di mare e con le caratteristiche segnalate dall’avvistamento aereo Frontex (un caicco di fabbricazione turca con probabile carico umano in stiva rilevato al sondaggio termico) nella tarda serata del 25 febbraio, stesse trasportando un carico di migranti? Molto alta.
Quali erano le probabilità che tale imbarcazione si sarebbe avvicinata a pochi metri dalla costa per far sbarcare i migranti come da prassi consolidata? Certa. Qual’era il rischio di naufragio per un’imbarcazione con quelle caratteristiche (pescaggio importante che può arrivare fino a due metri) che si fosse avvicinata a pochi metri da una costa esposta ai venti meridionali in quelle condizioni metereologiche (mare molto mosso forza 4 con onde di 2 metri e vento 20 nodi forza 5 proveniente da sud in peggioramento)? Molto alto, come purtroppo i fatti hanno effettivamente dimostrato. Quali erano le capacità di intervento delle unità della Guardia Costiera per un intervento SAR con mare forza 4 in quell ospecifico contesto? Del tutto garantite. Se dunque tutte queste risposte sono difficilmente smentibili, il naufragio non è stato “un fatto improvviso e sfortunato” come ha affermato il Ministro dell’Interno bensì un evento assai prevedibile date le premesse. Perché allora non è stato attivato un doveroso e tempestivo intervento SAR per salvare oltre 150 persone destinate ad un molto probabile naufragio? E’ questa la domanda a cui dovrebbe rispondere il governo italiano. Se le regole di ingaggio dei vari attori coinvolti, da Frontex alla Guardia Costiera, sono state rispettate è allora evidente che queste regole sono sbagliate poiché il dovere del soccorso è una legge sacra che chiunque va per mare è tenuto a conoscere. Ci sono due modi in cui le istituzioni italiane ed europee possono affrontare la tragedia di Cutro. Far finta che tutto posso continuare come prima aspettando che il clamore mediatico si plachi e che forse la magistratura indivdui qualche specifica responsabilità contingente all’evento. Cosa sono tutto sommato 66 morti rispetto alle oltre ventimila vittime dei viaggi migratori nel Mediterraneo centrale degli ultimi dieci anni? Oppure rimettere radicalmente in discussione l’approccio politico e la gestione dei flussi migratori da Africa e Asia che in questi anni ha trasformato -e questi sono tragici numeri e non opinioni- il Mediterraneo in un mare di morte. Oppure prendere atto che una grande operazione pubblica di ricerca e salvataggio, una Mare Nostrum europea, è oggi urgente e necessaria. Il governo italiano dovrebbe compendere che all’indomani di una tragedia come questa incolpare le persone che hanno perso la vita di irresponsabilità per aver messo i propri figli a rischio suona di un cinismo e di una miopia inauditi. Il ministro Piantedosi dovrebbe forse rendersi conto della propria impreparazione umana, prima ancora che politica e operativa, nel gestire la comunicazione di un fenomeno così complesso come le migrazioni contemporanee; e forse trarne le conseguenze. Medici per i Diritti Umani ritiene che il naufragio di Crotone debba rappresentare uno spartiacque nella gestione del fenomeno migratorio da parte dell’Italia e dell’Europa e per questo si appella a tutta la società civile perché in questo momento faccia sentire la sua voce in tutte le forme democratiche affinchè dopo queste morti niente sia più come prima.

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