[Sinistrainrete] Giovanna Cracco: Dai mercenari ai contractor. Il diritto internazionale e l’ipocrisia dell’ONU

Rassegna del 13/03/2023

 

 

Giovanna Cracco: Dai mercenari ai contractor. Il diritto internazionale e l’ipocrisia dell’ONU

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Dai mercenari ai contractor. Il diritto internazionale e l’ipocrisia dell’ONU

di Giovanna Cracco

Il neoliberismo trasforma la sicurezza in merce, lo Stato perde il monopolio della forza e l’ONU privatizza le missioni di pace: storia di un’ascesa favorita dal diritto internazionale

filip andrejevic 1LTunOck3es unsplash“Esprimiamo serie preoccupazioni per il reclutamento, il finanziamento, l’u­so e il trasferimento di mercenari e attori legati ai mercenari dentro e fuori le diverse situazioni di conflitto in tutto il mondo. In molti casi, la pre­senza di questi attori privati prolun­ga il conflitto, agisce come fattore de­stabilizzante e mina gli sforzi di pace. Gli esperti sono anche preoccupati dal fatto che il reclutamento e l’invio di mercenari e attori legati ai merce­nari nelle zone di conflitto esacerba il rischio che i conflitti si diffondano in altre regioni. […] Il Gruppo di La­voro ha ampiamente evidenziato i mo­delli di gravi abusi e violazioni com­messi impunemente da questi attori, come esecuzioni extragiudiziali, spa­rizioni forzate, stupri, violenze ses­suali e di genere, detenzioni arbitra­rie e torture.”

Sono parole del Working Group on the use of mercenaries as a means of violating human rights and impeding the right of peoples to self-determination (“Gruppo di Lavoro sul­l’uso dei mercenari come mezzo per violare i diritti umani e impedire il di­ritto dei popoli all’autodeterminazio­ne”, indicato d’ora in poi con ‘Grup­po di Lavoro’), istituito nel 2005 dalla Commissione per i Diritti Umani del­l’ONU; parole espresse nella dichia­razione rilasciata il 4 marzo 2022 (1), che si conclude ribadendo, per l’en­nesima volta: “Tutti dovrebbero aste­nersi, in ogni circostanza, dall’utilizzare, reclutare, finanziare o addestra­re mercenari o attori legati ai merce­nari. […] gli Stati dovrebbero attuare un’efficace regolamentazione interna­zionale e nazionale. Gli abusi dei di­ritti umani e le violazioni del diritto umanitario da parte dei mercenari non devono restare impuniti”.

 

Il Gruppo di Lavoro dell’ONU

Nel 1987 la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (oggi Con­siglio per i Diritti Umani) nomina un “Relatore speciale sull’uso dei mer­cenari come mezzo per impedire l’e­sercizio del diritto dei popoli all’auto­determinazione”.

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Mike Whitney: È il turno della Cina

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È il turno della Cina

di Mike Whitney – unz.com

Il sistema economico iper-finanziario americano non può competere con il modello di investimento governativo cinese e la crescita esplosiva della Cina sta spingendo verso la guerra una Washington sempre più disperata

ChineseWomanMW 600x400 1L’Ucraina è il primo punto caldo di una grande lotta di potere tra gli Stati Uniti e la Cina. Dopo aver delocalizzato per anni le proprie industrie in Paesi con manodopera a basso costo in tutto il mondo, gli Stati Uniti si trovano ora a perdere costantemente quote di mercato a favore di una Cina in rapida crescita e dotata di maggiori risorse. Secondo la maggior parte delle stime, entro il 2035 l’economia cinese avrà superato quella degli Stati Uniti; a quel punto, Pechino sarà in una posizione migliore per modellare le relazioni commerciali internazionali e promuovere i propri interessi. Con la crescita, arriva il potere, e questa regola si applicherà certamente anche alla Cina. La Cina è emersa come una potenza industriale nell’epicentro della regione più popolosa e in più rapida crescita del mondo. È per questo motivo che gli Stati Uniti hanno avviato una serie di provocazioni sull’isola di Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale. Gli Stati Uniti hanno abbandonato ogni speranza di prevalere sulla Cina attraverso la convenzionale concorrenza del libero mercato. Invece, gli Stati Uniti intendono impegnare militarmente la Cina nel disperato tentativo di prosciugarne le risorse, raccogliere un più ampio sostegno per le sanzioni economiche e isolare la Cina dai suoi partner commerciali regionali. Si tratta di un piano rischioso e dirompente che potrebbe ritorcersi contro in modo spettacolare, ma Washington sta andando avanti comunque. I mandarini della politica estera statunitense e i loro alleati globalisti non accetteranno un risultato in cui la Cina sia la più grande e potente economia del mondo. Questo è tratto da un articolo di China Macro Economy:

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Fosco Giannini: Stalin 5 marzo 1953- 5 marzo 2023: nel 70°della morte

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Stalin 5 marzo 1953- 5 marzo 2023: nel 70°della morte

di Fosco Giannini

Nella ricorrenza del 70° anniversario della morte del leader che fu segretario generale del PCUS dal 1922 al 1953, riproponiamo la recensione di Fosco Giannini del saggio dello storico Ruggero Giacomini “Il processo Stalin”, un’opera particolarmente indicata ad affrontare “la questione Stalin” senza acritiche apologie né le pregiudiziali demonizzazioni occidentali

71W2s9c4Y LNel 1897 lo scrittore irlandese Bram Stoker pubblica un romanzo, “Dracula”, dal carattere gotico e romantico, che avrebbe segnato di sé tanta parte della futura letteratura europea e mondiale e tanta parte dell’arte e del cinema, sino ai nostri giorni. Segnando di sé anche il senso comune, la cultura, di centinaia di milioni di uomini e donne, non solo in Europa ma nel mondo.

Il grande successo del romanzo convince intere generazioni che Dracula sia stato davvero, storicamente, un vampiro assetato di sangue, un terrificante demone della notte. Ma l’opera di Stoker è di una totale falsità, che attraverso l’immensa popolarità a cui giunge, produce uno dei più grandi inganni di massa che mai la letteratura, l’arte, la filosofia abbiamo prodotto. Il Dracula storico, infatti, quello che tuttora tutti i giovani liceali della Romania studiano, è stato un grande rivoluzionario rumeno, un liberatore dalle qualità intellettuali di un Machiavelli e dalle capacità militari di un Garibaldi, un condottiero che nella seconda metà del 1.400 caccia gli ottomani invasori liberando e unificando la Romania. È difficile capire il motivo per cui Stoker mette in campo una così grande menzogna, peraltro per lui fruttifera. Un dato può forse aiutarci: Stoker è uno scrittore di lingua inglese, un intellettuale dell’occidente che vede i Carpazi, la terra di Dracula, con lo sguardo dell’imperialista, del colonialista, attraverso il quale i Carpazi son già di per sé la terra dell’orrore e del sangue, l’anti occidente.

Chi scrive è convinto che scientemente, con gli stessi strumenti della menzogna totale ed organizzata, della manipolazione, anche Stalin abbia subito, da parte dell’intero apparato ideologico, culturale, politico dell’occidente (con l’aiuto decisivo di Chruščëv, come vedremo) lo stesso processo di demonizzazione che Dracula subì ad opera di Stoker e della cultura occidentale dominante.

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Nico Maccentelli: Nove punti semplici semplici per distinguere i fascisti dagli antifascisti

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Nove punti semplici semplici per distinguere i fascisti dagli antifascisti

di Nico Maccentelli

Adesso spiego perché secondo me la manifestazione dell’altro giorno a Firenze è falsa-antifascista.

1. Dov’erano il PD e la Schlein, la CGIL, i grillini (che parlavano di “né di destra né di sinistra”) quando in tutti questi anni gli antifascisti veri prendevano le legnate della polizia, leggi lo Stato, che bonificava così gli spazi dati ai fasci di Casapound e Forza Nuova?

Questo per antipasto. Andiamo avanti.

2. Dov’era tutta questa amena gente pseudo-partigiana, i suoi governi quando il paese per mezzo di una pandemia di cui non si sa bene ancora se creata ad hoc o come parmigiano sul risotto, veniva sottoposto a restrizioni fasciste che hanno distrutto gran parte del tessuto economico, guarda caso le piccole attività, avvantaggiando la concentrazione di capitali con finanza e multinazionali? Il tutto per imporre dei sieri anche questi molto dubbi, ma che hanno fatto ingrassare big pharma e alimentato la corruzione (evito nomi e cognomi e così evito denunce…). Ve lo dico io: era con gli speculatori e agente di questo fascismo biopolitico.

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Paolo Bartolini: I menopeggisti all’ombra dello zio d’oltreoceano

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I menopeggisti all’ombra dello zio d’oltreoceano

di Paolo Bartolini

Ci governa una masnada di guerrafondai e razzisti in doppiopetto, l’opposizione riprende le sembianze di un campo riformista (SI+M5S+PD), con vaga coloritura progressista, il solito centro-sinistra che ambisce e al titolo nobiliare di Sir Meno Peggio

Per carattere e professione penso la radicalità non come estremismo, ma letteralmente come “andare alle radici” delle questioni. Un passo alla volta sempre più in profondità. Per questo, politicamente, diffido dei duri-e-puri che si dissociano anche da loro stessi e dei riformisti che pensano, con una smaltata, di rimettere in piedi un sistema dannoso (e dannato), lasciandolo intatto nelle sue logiche di base.

Non amo i conflitti sterili, mi turbano quelli distruttivi, mi interessano quelli generativi.

Mia convinzione è che essere in cammino sia la nostra condizione: una ricerca continua, qualche approdo, numerose ripartenze. L’infantilismo degli antagonismi del 0,5% mi indispone, così come mi insospettisce chi si lancia in proclami che lasciano perennemente fuori dal raggio dell’attenzione l’essenziale. Il “nuovo” corso del PD mi pare rientri decisamente in quest’ultimo contenitore.

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Salvatore Bravo: Il “gioco” del capitale non ammette passaggi comunitari

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Il “gioco” del capitale non ammette passaggi comunitari

di Salvatore Bravo

Jean-Claude Michéa: Il goal più bello è stato un passaggio. Scritti sul calcio, Neri Pozza editore

Il modo di produzione capitalistico non è solo un modello economico, è una pratica di vita. Esso incorpora ogni gesto e ogni comportamento nell’economicismo. Deve imperare la sola libertà del valore di scambio, nessun vincolo etico o giuridico, ma piena e illimitata libertà di perseguire solo i propri interessi personali. L’esistenza e le relazioni umane che ne sono consustanziali perdono di valore, sono solo occasione per l’accumulo crematistico. Si opera per sottrazione della gioia e del donarsi. Il nuovo uomo hobbesiano prodotto nei laboratori della propaganda delle multinazionali uccide lo spirito dionisiaco per la razionalità calcolante. Nessuna stella deve danzare, nessun gesto creativo e nessun legame donativo deve limitare la logica dell’incorporamento assoluto. La mutilazione nella prassi traduce gli esseri umani in “aziende” che vendono al miglior offerente le “proprie competenze”. La gioia di vivere, conoscere e giocare è inquinata nel suo fondamento, la vita è avvelenata dalla malinconia depressiva dell’accumulo che gradualmente isola, atomizza e rende incapaci di provare la gioia profonda della condivisione.

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Nestor Halak: L’inverno sta finendo e un anno se ne va

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L’inverno sta finendo e un anno se ne va

di Nestor Halak

E così siamo arrivati ad un anno dall’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina. È proprio vero che tutte le guerre iniziano per essere brevi, ma non va quasi mai così. Devo dire che nel febbraio del 22 non avrei mai indovinato che un anno dopo la situazione sul campo sarebbe stata quella che vediamo. Suppongo che ciò significhi che non sono affatto bravo nei pronostici. Influenzato da ciò che sostenevano gli esperti di parte russa, o almeno degli esperti che non facevano parte del coro di propaganda del circo mediatico occidentale, pensavo che l’esercito russo, descritto come molto forte e dotato di armi all’avanguardia, sarebbe stato in grado di aver ragione della resistenza ucraina nel giro di qualche mese. La precedente annessione della Crimea lavorava in questo senso.

Dopo il ritiro dai dintorni di Kiev, dai dintorni di Kharkov, dai dintorni di Sumy e da Kherson, ancora in autunno la maggioranza dei competenti prevedeva una devastante offensiva invernale russa che avrebbe finalmente deciso la guerra, prima in dicembre, poi in gennaio, poi in febbraio, ma febbraio è finito e l’offensiva non c’è stata: né Scott Ritter né Douglas Mac Gregor hanno indovinato, altri, come Mercouris e Berletic si sono più prudentemente mantenuti sul generico senza prevedere azioni particolari.

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Luca Lenzini: Luca Bufarale, Sebastiano Timpanaro

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Luca Bufarale, Sebastiano Timpanaro

di Luca Lenzini

Luca Bufarale, Sebastiano Timpanaro. L’inquietudine della ricerca, prefazione di Mario Bencivenni, postfazione di Romano Luperini, Centro Documentazione Pistoia ed., s.d. [2022]

Nei «Quaderni dell’Italia antimoderata» del pistoiese Centro di Documentazione Luca Bufarale pubblica un profilo di Sebastiano Timpanaro che del percorso intellettuale e dell’opera di uno dei maggiori filologi e pensatori europei del secondo Novecento – quest’anno ricorre il centenario della nascita – fornisce una efficace sintesi: agile e di piana lettura anche per non specialisti ed al tempo stesso articolata ed esatta nel seguire i momenti cruciali ed i motivi portanti del suo pensiero. Alla parte biografica (Tra filologia, scienze ed arti: l’ambiente familiare e la formazione culturale) seguono le sezioni dedicate al Socialista antimoderato, allo Studioso di Leopardi, Il filosofo “non professionale”: risulta così con tutta evidenza l’originalità di Timpanaro ed il tratto anticonformistico della sua posizione nel quadro della cultura a lui contemporanea, non solo quanto alla concezione del materialismo, la sola per lui in grado di «impostare il problema del rapporto uomo-natura» (p. 69), ma anche per la critica acuminata nei confronti della psicanalisi e delle correnti del marxismo in voga ai suoi anni, per non parlare delle mode e delle infatuazioni correnti nel mondo editoriale ed accademico, dallo strutturalismo fino al “pensiero debole”.

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Enrico Tomaselli: Dopo il tritacarne

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Dopo il tritacarne

di Enrico Tomaselli

1677568853 cropped Bakhmut soldier Feb 24 APLa sanguinosa battaglia di Bakhmut si avvia inesorabilmente alla conclusione. Quanto più gli ucraini tarderanno ad avviare la ritirata, tanto più probabile è che rimangano chiusi nell’accerchiamento, non avendo a quel punto altra alternativa se non la resa o la morte. Ma, per quanto la battaglia abbia tenuto banco nei media per mesi, la sua importanza è rilevante tatticamente, ma sotto il profilo strategico sposta poco. La questione rimane sempre la stessa: come e dove si colloca il giro di boa, il punto in cui si può realisticamente aprire un tavolo negoziale. Un punto che, però, l’Occidente sembra intenzionato a spostare sempre più in là.

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Tra iperbole e trincee

Quando la propaganda ringalluzzisce, è segno che le cose non vanno bene. Se non hai buone nuove da raccontare, è il momento in cui si fanno strada le iperboli più fantasiose, in cui si fa di tutto per occultare il reale stato delle cose. Da mesi la situazione sul fronte ucraino corrisponde sempre meno ai desiderata di Washington e, mentre il dibattito interno fa venire fuori con sempre maggiore insistenza le perplessità e le contrarietà di una parte considerevole dell’establishment statunitense, la propaganda cerca di tappare i buchi più vistosi.

Da mesi si parla di stallo, anche se in effetti le forze armate russe stanno lentamente conquistando terreno praticamente lungo l’intera linea del fronte. Dopo tutto il clamore sull’invio di carri armati da parte dei paesi NATO, il tutto si è ancora una volta risolto in una bolla di sapone: pochi, e alla spicciolata, senza quindi alcuna possibilità di incidere anche solo a livello tattico. Non sono nemmeno ancora arrivati, che già si è alzato il polverone sulla fornitura di cacciabombardieri.

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Giulio Di Donato: L’eterno ritorno dell’uguale al tempo della post-democrazia senza popolo

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L’eterno ritorno dell’uguale al tempo della post-democrazia senza popolo

di Giulio Di Donato

banksy copertinaLa necessità ma anche l’estrema difficoltà di promuovere una posizione politico-culturale diversa e autonoma, oltre e contro la subalternità alle agende altrui, la ricerca di una qualche forma di legittimazione dall’alto e la “tentazione del ghetto”. Il tutto mentre uno stato di “stanchezza democratica” sul piano interno e di disordine globale sul piano esterno fa da sfondo al teatrino triste della politica, che sembra ormai essersi passivamente stabilizzato attorno alle usurate coordinate tradizionali.

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Come è noto, l’attuale fase storica è caratterizzata da una grande mobilità degli elettori e da cicli di popolarità politica temporalmente sempre più ristretti. Prevale ovunque il desiderio di novità e la tendenza ad affidarsi a leader sempre diversi, salvo disamorarsene con grande facilità. Di fronte a questo scenario di marcata fluidità negli orientamenti politici pare resistere maggiormente chi è capace di una comunicazione efficace e innovativa, declinata in una chiave fortemente personalistica e polarizzante.

Novità, capacità comunicativa e radicalità (a buon mercato) non mancano al profilo di Elly Schlein: questi aspetti assieme alla fiammata legata allo sprint delle primarie sembrano spiegare la leggera risalita del Pd a livello di sondaggi, per quel poco che valgono.

Questo vale naturalmente nel breve. Nel medio-lungo periodo è ragionevole attendersi una tendenza al ripiegamento rispetto alle percentuali di cui il Pd si è finora giovato (astensionismo permettendo), se la leadership di Elly Schlein si adopererà per imprimere al Pd una torsione, quanto a profilo politico-culturale, simil Sinistra italiana, se cioè le (non)risposte del nuovo gruppo dirigente alle urgenze più sentite del tempo presente e futuro saranno quelle che molti si aspettano, ovvero quelle in linea con l’agenda Repubblica/Manifesto.

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Antiper: György Lukács | Sulla responsabilità degli intellettuali

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György Lukács | Sulla responsabilità degli intellettuali

di Antiper

Tratto da György Lukács, Marxismo e politica culturale, Einaudi

olo mem berlinoDurante la seconda guerra mondiale molti hanno sperato che distruggendo il regime hitleriano si sarebbe anche sradicata l’ideologia fascista. Ma quanto si è visto dalla fine della guerra in poi nella Germania occidentale indica che la reazione anglosassone ha addirittura salvato e favorito le basi economiche e politiche di una rinascita del fascismo hitleriano. Le conseguenze si sentono anche nel campo ideologico. Perciò l’ideologia dell’hitlerismo rappresenta ancora oggi un problema attuale e non meramente storico.

Se ripensiamo al sorgere del fascismo, vediamo quali gravi responsabilità portino gli intellettuali per la formazione dell’ideologia fascista. Qui, purtroppo, le eccezioni lodevoli sono pochissime.

Vorrei pregare i cosiddetti uomini pratici di non sottovalutare le questioni ideologiche. Faccio solo un esempio. Sappiamo benissimo come la politica hitleriana abbia portato con ferrea necessità agli orrori di Auschwitz e Majdanek. Ma non si deve neppure ignorare che uno dei fattori che permisero questi orrori fu la sistematica demolizione del principio dell ‘uguaglianza di tutti gli uomini. Sarebbe stato molto più difficile mettere in atto la bestialità organizzata del fascismo contro milioni di persone se Hitler non fosse riuscito a far radicare nelle più larghe masse tedesche la convinzione che chi non era «di razza pura» non era «propriamente» un uomo.

Questo è solo un esempio fra tanti. Deve soltanto dimostrare che un’ideologia reazionaria innocente non può esistere.

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Pierluigi Fagan: Cambiamento dell’immagine di mondo

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Cambiamento dell’immagine di mondo

di Pierluigi Fagan

Nel suo “Buchi bianchi” appena uscito per Adelphi, Carlo Rovelli riflette, tra le altre cose, sulle dinamiche della conoscenza. Sullo specifico aspetto del cambiamento dell’immagine di mondo, nota che per prima cosa occorre andare ai bordi del nostro sapere. Il sapere è, in analogia, come una sfera al cui centro sappiamo ed alla cui periferia sappiamo meno, fin quando invece che volgerci indietro al ciò che sappiamo, sfidiamo ciò che è oltre, il ciò che non sappiamo.

Nel farlo, non possiamo fare a meno che usare il sapere che abbiamo, ma non completamente. È un delicato equilibrio quello che va ricercato. Già nel XII secolo, Bernardo di Chartres usò l’espressione “siamo come nani sulle spalle dei giganti”, a dire che il sapere dei giganti ci eleva un po’ più in alto, dove però neanche i giganti che usiamo per far salire lo sguardo, vedevano. L’equilibrio allora è trovare la giusta miscela tra i saperi che ereditiamo e facciamo nostri e la scommessa, per tentativi ed errori, di produrne di nuovi. Se tenteremo solo di usare pensieri nuovi non sapremo neanche dove andare a prenderli in quanto noi pensiamo riorganizzando continuamente i saperi vecchi.

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Redazione de l’AntiDiplomatico: Bombardare un aeroporto, paralizzare gli aiuti umanitari a quel paese e farla franca

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Bombardare un aeroporto, paralizzare gli aiuti umanitari a quel paese e farla franca

di Redazione de l’AntiDiplomatico

Se un paese attacca un’altra nazione colpendo l’aeroporto cruciale per la consegna degli aiuti umanitari, sapendo che è afflitta già da più dieci anni di guerra, sanzioni e come se non bastasse il mese scorso è stata colpita da un devastante terremoto, lo si può definire criminale?

Facendo i nomi, Israele la scorsa notte ha attaccato per l’ennesima volta la Siria, in particolare, l’aeroporto internazionale di Aleppo, dove vengono smistati la maggior parte degli aiuti umanitari dopo il terremoto.

Dunque, Se diciamo che Israele ha compiuto un crimine contro l’umanità, meschino, vigliacco contro una popolazione già stremata, sbagliamo?

L’attacco israeliano è arrivato appena un mese dopo che un terremoto di magnitudo 7,7 che ha devastato il nord-ovest della Siria. L’aeroporto internazionale di Aleppo veniva utilizzato come hub centrale per ricevere gli aerei di aiuti umanitari.

Prima dell’aggressione della scorsa notte, oltre 80 voli umanitari erano atterrati all’aeroporto di Aleppo, secondo quanto ha spiegato un funzionario del ministero dei trasporti siriano parlando con l’AFP.

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Pasquale Cicalese: La Cina mette il turbo, mentre l’Occidente arranca

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La Cina mette il turbo, mentre l’Occidente arranca

di Pasquale Cicalese

Durante l’Assemblea del Popolo, l’organo consultivo che di solito si riunisce a marzo, svoltasi l’altra notte, il Premier Li Keqiang ha fissato gli obiettivi del 2023.

Crescita al 5%, più alta di quella fissata al Congresso ad ottobre, 12 milioni di posti di lavoro nelle aree urbane, deficit/pil al 3%, inflazione al 3%.

Quest’ultimo dato, per gli operatori finanziari e non, è significativo perché, essendo attualmente l’inflazione al 2.1%, per portarla al 3%, o avvicinarsi a questa cifra, ci sarà una politica monetaria prudente, flessibile e accomodante.

Ciò potrebbe portare a riduzioni della riserva obbligatoria delle banche, lasciando più spazio per prestiti ad operatori economici e famiglie a tassi di interesse bassi, o addirittura a riduzioni, seppur minime, del tasso di interesse.

A gennaio la Pboc (la banca centrale) ha fatto un’operazione straordinaria: ha messo a disposizione un plafond di risorse per le famiglie, alle prese con la crisi immobiliare, per pagare i mutui e prendere la casa.

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Fabrizio Marchi: L’harakiri di Giuseppe Conte

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L’harakiri di Giuseppe Conte

di Fabrizio Marchi

Non c’è dubbio che Elly Schlein abbia ottenuto il suo primo risultato politico: mettere nell’angolo Giuseppe Conte, per lo meno per il momento. Considerando che è stata eletta pochi giorni fa alla guida del PD, non è male.

Sia chiaro, Conte ci si è messo da solo con il suo tatticismo politicista e un po’ vetero democristiano. Ma quelli, i vecchi democristiani, se lo potevano permettere intanto perché avevano il potere nelle loro mani e poi perché erano abilissimi nell’arte della mediazione, del compromesso e degli intrighi di palazzo. Ma i tempi sono cambiati e forse Conte non se ne è reso conto.

Aveva tutto sommato incassato un buon risultato alle scorse politiche puntando i piedi sul reddito di cittadinanza e facendo capire, relativamente alla guerra in corso, che non era entusiasta della totale subalternità del paese nei confronti della NATO. Successivamente però, invece di premere sull’acceleratore in tal senso, ha preferito cincischiare arrivando addirittura ad allearsi con il PD alle regionali in Lombardia. Un errore macroscopico figlio di quelle anacronistiche logiche tatticiste e politiciste di cui sopra.

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Chiara Zanella: Scurdammoce o’ passato

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Scurdammoce o’ passato

di Chiara Zanella

In questi giorni, per una di quelle silenziose coincidenze che possono risultare dense di significato per chi le rileva, il flusso della cronaca ci mette di fronte all’intreccio di due eventi, uno dei quali celebrato a reti unificate: mi riferisco alla vittoria di Novak Djokovic agli Open d’Australia (29 gennaio 2023), mentre il secondo, passato sotto silenzio, è l’anniversario della scomparsa di Luc Montaigner, premio Nobel per la Medicina nel 2008 (8 febbraio 2022). Sullo sfondo di questo intreccio poniamo, da una parte, l’atteggiamento che entrambi i personaggi hanno assunto nei confronti delle politiche pandemiche, con la conseguente ghettizzazione subita a causa delle loro idee, e dall’altra, la nostra riflessione che persiste a sondare, scavare e rivoltare le pieghe della “normalizzazione” in atto, i cui aspetti critici una dissonante massa mediatica prova insistentemente a nascondere dandola per realizzata, misconoscendo in tal modo la complessità di dinamiche non ancora del tutto emerse.

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