Khaled Faraj – 14/03/2023
Il trattamento di Abdul-Razeq Farraj per un tumore maligno è stato ritardato dai servizi penitenziari israeliani, parte di una più ampia politica israeliana di sistematica negligenza delle cure dei prigionieri palestinesi.
Mio fratello, Abdul-Razeq Farraj, che è detenuto nelle carceri israeliane, ha notato per la prima volta delle piaghe nere sul lato sinistro del naso tre mesi fa. Ha informato il medico del carcere e, a seguito di una procedura di screening, l’autorità penitenziaria ha ordinato che fosse trasferito in un ospedale civile per sottoporsi a ulteriori esami. Si è scoperto che questa piaga è un tumore maligno e che è necessario eseguire un’operazione per rimuoverla.
Non sono un medico, ma un semplice confronto tra una foto del tumore che ho visto tre mesi fa e un’altra foto che l’avvocato ha avuto il permesso di scattare questo mese indica cambiamenti visibili per quanto riguarda le sue dimensioni. In effetti, il tumore è cresciuto rapidamente sul lato sinistro del naso di mio fratello.
Un amico chirurgo mi ha in un primo momento informato che il caso non è pericoloso e che una semplice procedura avrebbe rimosso efficacemente il tumore. Questo quando ha visto la prima foto tre mesi fa. Questo mese, tuttavia, dopo aver visto la foto recente e dopo aver consultato altri medici, il mio amico ha notato che è necessaria un’operazione urgente e che l’espansione del tumore è verticale e non solo orizzontale. Qualsiasi ritardo nell’esecuzione dell’operazione porterebbe all’espansione del tumore, ha avvertito. In effetti, quello di cui stiamo parlando qui è un tumore maligno che non deve essere ignorato. L’autorità penitenziaria di Ofer, dove è detenuto mio fratello, ha ritardato la consegna del referto medico al suo avvocato e a un rappresentante di Medici per i Diritti Umani. La relazione è stata finalmente inviata all’avvocato, ma non è altro che un verbale procedurale privo di qualsiasi sostanza.
Il mio amico chirurgo e i suoi colleghi nel Regno Unito sono rimasti sorpresi quando hanno saputo di questo ritardo deliberato nel sottoporre mio fratello all’operazione così necessaria. Infatti era urgente eseguire l’operazione e rimuovere il tumore sin dal dicembre 2022, cioè da quando ha ricevuto per la prima volta la diagnosi. Questo tipo di ritardo da parte delle autorità del servizio penitenziario israeliano nel fornire cure mediche urgenti ai prigionieri palestinesi è chiaramente intenzionale.
Mio fratello Abdul-Razeq è imprigionato da più di tre anni e mezzo. È stato sottoposto a brutali torture nei centri di interrogatorio israeliani durante il suo ultimo arresto nel 2019 ed è attualmente in attesa di processo nei tribunali militari israeliani.
Ma questa non è la prima incarcerazione di mio fratello. Ha trascorso oltre dieci anni della sua vita in prigione secondo la politica arbitraria della detenzione amministrativa, tra il 1995 e il 2018. Ha anche scontato una pena di sei anni tra il 1985 e il 1991. Questi arresti, insieme al suo recente arresto nel 2019, portano a un totale di vent’anni che ha già trascorso nelle carceri israeliane. In particolare, i tribunali militari israeliani hanno sempre ripetuto la stessa accusa di “mettere in pericolo la sicurezza regionale e la sicurezza del pubblico” nella loro lista di imputazioni contro mio fratello, così come nei suoi ordini di detenzione amministrativa che si basano su “fascicoli segreti” a cui né gli avvocati né i loro clienti hanno accesso.
Abdul-Razeq, che ha da poco compiuto sessant’anni, ha passato un terzo della sua vita lontano dalla sua famiglia. Suo figlio, Basil, ha terminato gli studi di dottorato a Ginevra, in Svizzera, e ha iniziato a insegnare alla Birzeit University pochi mesi fa. Suo figlio minore, Wadea, ha terminato gli studi in ingegneria e ha iniziato a lavorare, il tutto mentre il padre era via. La sua compagna di vita, Lamis, ha trascorso metà della sua vita coniugale viaggiando tra prigioni e tribunali militari israeliani cercando di trovare una sorta di temporanea stabilità familiare.
Sì, Abdul-Razeq è stato punito, in senso letterale, più di una volta, davanti allo stesso tribunale e sotto la stessa accusa. Mentre era fuori di prigione, Abdul-Razeq ha lavorato per molti anni nel giornalismo e nello sviluppo agricolo come parte del suo lavoro nell’ Union of Agricultural Work Committees. Ha impegnato il suo tempo durante il suo primo lavoro a denunciare i crimini israeliani contro i palestinesi, e ha dedicato il secondo a rafforzare la resilienza e la resistenza dei contadini palestinesi sulla loro terra contro le politiche dei coloni israeliani. Abdul-Razeq ha dedicato parte del suo tempo e delle sue energie per porre termine all’occupazione; per la libertà del suo popolo; per la giustizia e i diritti umani.
La preoccupazione che ho per mio fratello questa volta non è simile agli anni precedenti quando era in detenzione amministrativa. Allora l’intera famiglia avrebbe atteso la sua “presunta” data di rilascio; mia madre – che la sua anima riposi in pace – i suoi fratelli e sorelle, moglie e figli sarebbero al solito delusi da un altro rinnovo della detenzione per la seconda, terza, quarta e anche decima volta.
Questa volta è diverso. Mio fratello Abdul-Razeq non è più giovane, né ha la forza che aveva una volta. In secondo luogo, il suo caso riguarda una malattia che si sta rapidamente diffondendo. In terzo luogo, la nostra preoccupazione è aumentata con l’ascesa dell’estrema destra israeliana dato il suo ruolo importante nell’amministrare lo stato colonizzatore, in particolare dato che il colono criminale, condannato ed estremista Itamar Ben-Gvir ha ricevuto l’autorità sul servizio penitenziario israeliano come parte delle competenza del suo ministero di recente costituzione come ministro della sicurezza nazionale. In quarto luogo, la politica israeliana di trascurare le necessità mediche dei nostri prigionieri è diffusa e i nostri prigionieri sono lasciati soli ad affrontare il loro destino.
Fornire cure mediche ai detenuti è uno dei diritti più inalienabili a cui dovrebbero avere accesso. In effetti è noto come l’occupazione israeliana abbia una lunga storia, comprovata dai nomi e dalle testimonianze dei prigionieri, di trascuratezza nelle cure mediche dei prigionieri arabi e palestinesi.
Le organizzazioni mediche e per i diritti umani devono coordinare collettivamente gli sforzi per fare pressione sull’occupazione israeliana affinché fornisca le cure mediche necessarie a tutti i prigionieri malati. Questa è la sua responsabilità legale e “morale”. Infine la nostra richiesta è la libertà e il diritto alle cure mediche per Abdul-Razeq e i suoi compagni nelle prigioni coloniali israeliane.
(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)
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