Zelensky vuole più armi e munizioni per la controffensiva

Gianandrea Gaiani (Analisi Difesa) – 31/03/2023

Zelensky: “Occorrono più armi e munizioni per la controffensiva” – Analisi Difesa

 

Mentre le truppe russe continuano una lenta e faticosa avanzata sui fronti nelle regioni di Donetsk e Lugansk/Kharkiv, a Kiev è lo stesso presidente Volodymyr Zelensky a condizionare l’avvio di una controffensiva a un maggiore afflusso di armi e soprattutto munizioni dall’Occidente.

In un’intervista al quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun, il 25 marzo Zelensky ha anche definito “difficile” la situazione nell’est e ha ribadito che la ragione di ciò è la mancanza di munizioni. L’Ucraina ha bisogno di munizioni e aerei da combattimento, ha sottolineato Zelkensky: “Stiamo aspettando munizioni dai nostri partner” ha aggiunto osservando che l’esercito russo impiega ogni giorno tre volte più munizioni delle forze ucraine. L’Ucraina, ha sottolineato, “non può inviare i suoi coraggiosi difensori alla controffensiva senza armi sufficienti”.

Dichiarazioni che potrebbero avere almeno tre valenze diverse. Innanzitutto esortare gli occidentali a fornire più armi e proiettili, soprattutto d’artiglieria (la cui carenza è quantificata da alcuni osservatori in 300 mila proiettili al mese), in un momento in cui tutti gli europei e persino gli statunitensi hanno la consapevolezza di aver intaccato pesantemente le proprie riserve, come del resto hanno confermato negli ultimi tempi in Occidente diverse figure di spicco, militari e civili.

In secondo luogo Zelensky avrebbe tutto l’interesse ad attribuire alla carenza di armi e munizioni fornite dai paesi NATO, invece che alle difficoltà del suo esercito, il rinvio di una controffensiva su vasta scala tesa a riconquistare i territori in mano alle truppe russe inclusa la Crimea.

Controffensiva più volte annunciata ma finora concretizzatasi in misura limitata e largamente inefficace solo nel settore di Bakhmut (Artemovsk per i russi) dove i contractors del Gruppo Wagner e le forze regolari russe sostenendo aspri combattimenti hanno assunto il controllo di oltre il 60 per cento del centro abitato inclusa la vasta area industriale AZOM e continuano a stringere la morsa per completare l’accerchiamento della città.

Il comando ucraino ha reso noto l’invio di forze speciali per respingere i russi che da nord e sud di Bakhmut cercano di convergere verso l’ultima strada che consente agli ucraini di rifornire la guarnigione assediata che, nonostante le perdite e la posizione sempre più difficile, per ammissione della stessa Wagner non mostra segni di cedimento.

Molti indizi indicano però che le difficoltà ucraine non si limitano solo alla carenza di equipaggiamento ma anche di forze combattenti addestrate dopo le pesantissime perdite subite negli ultimi mesi nella difesa ad ogni costo delle posizioni nel Donbass, da Soledar a Bakhmut ad Andivka e Siversk.

Infine, non si può neppure escludere il tentativo di inganno e cioè che Zelensky annunci l’impossibilità di lanciare un contrattacco su vasta scala quando in realtà si appresta a scatenarlo con le forze disponibili concentrate intorno a Kramatorsk e Slovyansk e nella regione di Zaporizhzhia, quest’ultime per la fin troppo pubblicizzata offensiva che dovrebbe puntare su Mariupol per spezzare il fronte russo separando la Crimea dal Donbass.

Il confronto in atto da molti mesi a Kiev tra i vertici politici e militari circa le decisioni militari da assumere deve del resto tenere conto anche della continua pressione russa che minaccia nella regione di Donetsk di circondare la roccaforte di Andivka e di sfondare le difese ucraine anche a Vuhledar e Marynka mentre nella regione di Lugansk punta ad avanzare in quella di Kharkiv con una pressione ormai costante almeno dall’inizio dell’anno lungo tutta la linea del fronte tra Kupyansk e Lyman.

I costi degli aiuti all’Ucraina

Il 30 marzo il vice segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mircea Geoana, ha reso durante la conferenza annuale sulla sicurezza all’Imperial College di Londra che gli alleati hanno fornito negli ultimi 12 mesi all’Ucraina 65 miliardi di euro (70,8 miliardi di dollari) di aiuti militari oltre ad altri 85 miliardi di aiuti umanitari e civili per un totale di 150 miliardi di euro. Del resto l’Ucraina risulta essere stata nel 2022 il terzo importatore di armamenti.

Un annuncio che da un lato quantifica in modo efficace il supporto offerto a Kiev ma dall’altro continua a nutrire abbondantemente la narrazione russa che punta a presentare l’Operazione militare speciale in Ucraina come una nuova “Grande guerra patriottica” per difendere la Federazione Russa dagli attacchi di USA e NATO che utilizzano come carne da cannone gli ucraini.

Ieri il portavoce del Pentagono, generale Patrick Ryder, ha annunciato che dall’inizio dell’invasione russa oltre 7mila militari ucraini sono stati addestrati dagli Stati Uniti, sottolineando che 65 hanno appena terminato il loro addestramento in Oklahoma all’uso dei missili antiaerei Patriot e completeranno ora il loro corso in Europa.

Oltre 4mila soldati ucraini avranno completato a fine mese l’addestramento in Germania: si tratta degli organici di due brigate, equipaggiate rispettivamente con veicoli da combattimento cingolati M2 Bradley e ruotati 8×8 Stryker. Altre sessioni di addestramento sono in corso in Germania a Grafenwoehr e Hohenfels, e riguardano due battaglioni di fanteria motorizzata per un totale di 1200 soldati ucraini.

Leopard 2 in arrivo

Dall’Europa continuano ad affluire in Ucraina carri armati Leopard 2. La Spagna ne invierà 6 nella versione A4 dopo Pasqua al termine dei test effettuati dopo la messa a punto dei mezzi da anni abbandonati in un deposito a Saragozza. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato durante una visita a Kiev il 23 febbraio che la Spagna potrebbe inviare all’Ucraina altri quattro carri armati Leopard.

“Questi quattro carri armati supplementari devono essere riparati”, ha detto il ministro della Difesa Robles, senza indicare quando potrebbero essere consegnati all’Ucraina. All’inizio di marzo 55 soldati ucraini hanno concluso un corso di addestramento di quattro settimane in Spagna sui Leopard 2A4.

Il 27 marzo il sito di Der Spiegel ha rivelato che l’Ucraina ha già ricevuto i 18 carri armati Leopard 2A6 promessi dalla Germania. Insieme a 40 veicoli corazzati da combattimento Marder. Secondo il giornale i dettagli della consegna non sono stati resi noti dal governo tedesco per motivi di sicurezza. Anche il ministero della Difesa portoghese ha reso noto il 28 marzo che i 3 Leopard 2A6 promessi dal Portogallo sono già sul territorio dell’Ucraina. Lisbona aveva già ceduto a Kiev 28 cingolati trasporto truppe M113

Tra le nazioni che hanno promesso di inviare all’Ucraina inviando carri armati Leopard 2 figurano anche Polonia (almeno 10 Leopard 2 A4 già inviati in Ucraina), Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia.

I carri armati Leopard saranno schierati in diverse aree del fronte ad aprile o maggio, ha fatto sapere il 29 marzo il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov (nella foto sotto).

Ieri il presidente Zelensky ha ricevuto a Kiev una delegazione del gruppo industriale tedesco Rheinmetall, guidata dall’amministratore delegato Armin Papperger, per discutere dell’attuale cooperazione e del suo possibile ampliamento. “Abbiamo discusso in dettaglio dell’attuale stato della nostra cooperazione.

E’ necessario approfondire la nostra partnership per rispondere alle urgenti necessità di difesa dell’Ucraina e rafforzare significativamente le nostre capacità per il futuro”, ha detto Zelensky, ringraziando la Germania per il sostegno a Kiev. In precedenza Rheinmetall aveva riferito di essere in trattative con Kiev per la fornitura e la produzione in Ucraina dei nuovi tank KF -51 Panther ma solo a guerra conclusa e con il via libera del governo di Berlino.

Bulgari e macedoni

Sul fronte sempre critico delle munizioni per le forze ucraina il 29 marzo l’ex ministro della Difesa bulgaro, Boyko Noev, in una intervista all’emittente televisiva BTV ripresa in Italia dall’Agenzia Nova, ha rivelato che la Bulgaria venderà molto probabilmente una grande quantità di munizioni all’Ucraina attraverso intermediari. L’ex ministro ha spiegato che l’attuale esecutivo trasferirà all’impianto militare statale VMZ “centinaia di migliaia” di vecchie munizioni, per un valore di circa 175 milioni di euro, in cambio di nuovi proiettili. Secondo Noev l’obiettivo è che le vecchie munizioni finiscano poi in Ucraina attraverso terzi.

“Si tratta di una quantità di munizioni che può cambiare le sorti della guerra in alcune direzioni sul fronte ucraino”. Si tratterebbe di proiettili d’artiglieria dei calibri sovietici da 122 e 152 mm di cui le truppe ucraine hanno bisogno per impiegare le artiglierie in loro possesso e abbinate agli obici da 155 mm di fornitura occidentale dei quali molti sarebbero già andati perduti.

Non a caso l’attuale ministro della Difesa bulgaro, Dimitar Stoyanov, ha spiegato nei giorni scorsi che Sofia non produce munizioni da 155 mm e quindi “non c’è modo di fornirli all’Ucraina”.

Il 27 marzo invece il ministro della Difesa macedone, Slavjanka Petrovska, ha reso noto che invierà in Ucraina 12 elicotteri da combattimento Mi-24, come aveva anticipato Analisi Difesa. Da Skopje gli ucraini avevano già ricevuto 4 velivoli da attacco Sukhoi Su-25 militari e alcuni carri armati T-72. Mezzi e velivoli che potrebbero venire rimpiazzati d presso le forze della nazione balcanica da forniture statunitensi.

Piloti stranieri a Kiev

Dopo l’arrivo dei primi aerei da combattimento Mig 29 ceduti a Kiev dalle forze aeree slovacche e polacche, Yurii Ihnat, portavoce del comando delle forze aeree ucraine ha affermato che verrà consentito a piloti militari stranieri di arruolarsi nelle Forze Armate ucraine

In campo aeronautico va segnalata infine l’iniziativa dei capi stato maggiore delle forze aeree di Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca che hanno firmato una lettera d’intenti per costituire una difesa aerea nordica volta a “contrastare la crescente minaccia russa”. L’obiettivo è quello di operare in modo congiunto sulla base delle modalità operative nell’ambito della NATO.

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