[Sinistrainrete] Vladimiro Merlin: Sull’imperialismo, oggi

Rassegna del 03/05/2023

 

 

Vladimiro Merlin: Sull’imperialismo, oggi

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Sull’imperialismo, oggi

di Vladimiro Merlin*

È davvero così cambiato rispetto all’analisi di Lenin? E in che cosa? Sul piano economico, politico o altro? Proviamo a fare alcuni ragionamenti, cercando anche di distaccarci dall’egemonia narrativa mainstream

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Leggo di un imperialismo che sarebbe profondamente cambiato, che sarebbe “sovranazionale”, centrato, in pratica, sulla sola sfera finanziaria, gestito da una “elite” un po’ misteriosa, che detterebbe le scelte anche delle grandi potenze imperialistiche in modo quasi meccanico, come una sorta di politica di “fatto”, che metterebbe fuori gioco la soggettività delle scelte politiche fino ad eliminare quelle contraddizioni interimperialistiche che lo hanno sempre contraddistinto.

 

Le contraddizioni dell’imperialismo

Partiamo da un dato di fatto: il sistema imperialistico mondiale è gerarchico e piramidale, ovviamente chi sta al vertice supremo gode di tutti i vantaggi e ha la forza per imporre le proprie scelte ed i propri interessi a tutti quelli che stanno sotto di lui.

Essendo un sistema gerarchico e piramidale, i Paesi capitalisti che stanno sotto aspirano a salire, possibilmente fino al vertice, ma questo non è possibile se non scalzando chi sta sopra.

Ai tempi di Lenin vi era una potenza predominante, la Gran Bretagna (con il suo impero) ma altre potenze imperialiste si collocavano ad un livello paragonabile al suo, il che rendeva il primato contendibile, parlo di Germania, USA, Francia ecc. , che con un sistema di alleanze, come fu sia per la prima che per la seconda guerra mondiale, potevano ambire a sostituire la potenza dominante, e per questo motivo vi furono ben 2 guerre mondiali.

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Aurelien: Se avessimo più di un martello… Forse non saremmo in questo guaio

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Se avessimo più di un martello… Forse non saremmo in questo guaio

di Aurelien

Immagine 2023 04 20 182117 566x280Forse avete osservato la politica occidentale nei confronti dell’Ucraina nell’ultimo anno o giù di lì con stupefacente incredulità, e di tanto in tanto vi siete posti domande come: Si accorgono che non funziona, perché continuano così? Perché non accettano l’ovvio? Perché non provano almeno a fare qualcosa di diverso? Non sarete stati i soli. Non sorprende quindi che Internet, alla ricerca di qualsiasi spiegazione, abbondi di teorie cospirative di europei ricattati da Washington o altro. In realtà, quello che stiamo vedendo accade in molte crisi politiche. Io la chiamo la teoria dell’inerzia della politica, e spesso incoraggia gli Stati e le alleanze a continuare a fare cose stupide, perché non riescono a mettersi d’accordo collettivamente su qualcosa di meno stupido.

Si potrebbe pensare che ormai le leadership politiche occidentali abbiano iniziato a nutrire qualche piccolo dubbio sull’utilità della loro politica di confronto con la Russia, soprattutto dopo l’intervento di quest’ultima in Ucraina. Ci sono fattori di complicazione, naturalmente: per la classe dirigente europea, come ho spiegato, questa è una guerra santa contro l’anti-Europa a est. Per molte nazioni più piccole, con poche o nessuna fonte di informazione indipendente e poca influenza, c’è poca alternativa all’assecondare ciò che vogliono gli Stati più grandi. Allo stesso modo, alcuni Stati sono guidati principalmente da uno storico razzismo anti-slavo. (Non pretendo di capire cosa stia succedendo a Washington). Ma si potrebbe comunque pensare che ormai i dubbi si stiano insinuando: dopo tutto, gli europei alla fine hanno interrotto le Crociate quando è diventato chiaro che la Terra Santa non sarebbe mai stata liberata dagli invasori arabi.

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Remo Trezza: L’algoritmo pensante

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L’algoritmo pensante

Recensione di Remo Trezza

C. Barone (a cura di), L’algoritmo pensante. Dalla libertà dell’uomo all’autonomia delle intelligenze artificiali, Il pozzo di Giacobbe, 2020

Barone a cura di Lalgoritmo pensante. Dalla libertà delluomo allautonomia delle intelligenze artificiali 350x510Il volume qui recensito, sicuramente di grande attualità, fa parte della collana dei Quaderni di Synaxis dello Studio Teologico ‘S. Paolo’ di Catania ed è stato curato da Christian Barone, docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e presso lo Studio Teologico su menzionato.

Contributo ‘delicato’, che appassiona e determina una certa dose di curiositas, stimola la riflessione e cerca di scandagliare le problematiche relative all’avvento delle nuove tecnologie (I.A., algoritmi, robot, etc.…), ponendosi in un dialogo di ordo ordinans, sempre più intersezionale con i principi fideistici della cristianità e dei valori etici fondanti la cattolicità.

L’hortus conclusus, ovvero la struttura del volume, caratterizzata – secondo chi scrive – da un divenire argomentativo mai stancante, ma sempre avvincente e dinamico, può essere sintetizzato come di seguito.

La premessa (pp. 5-19), del curatore dell’intera opera, si apre con una citazione – nell’opinione di chi recensisce – lapidaria. Seppur la ‘quote’ sia di Isaac Newton ed il testo in italiano, si preferisce riportare la versione in lingua latina della frase, avente il medesimo significato, di qualcuno che di storia se n’è inteso, a motivo della più concisa rappresentazione della realtà: ‘nos esse quasi nanos gigantium humeris insidentes’. Ciò non fa altro che immergere il lettore in questioni novae, ma sempre veterae. Cosa c’è di notevolmente ‘nuovo’ nelle ‘nuove tecnologie’? Punto nodale della premessa è fondato sul ‘pensiero umano’, che – specie nella nuova dimensione dell’innovazione – si scontra con la possibilità di essere sostituito – in quanto homo sapiens – dai procedimenti decidenti e decisori di automi.

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Emiliano Brancaccio: Un Esecutivo nemico del lavoro. Il fine ultimo è il precariato

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Un Esecutivo nemico del lavoro. Il fine ultimo è il precariato

Raffaella Malito intervista Emiliano Brancaccio

Dilettantismo a parte, per Emiliano Brancaccio, docente di Politica economica all’Università del Sannio, le iniziative del governo “sono preoccupanti”.

* * * *

La maggioranza è stata battuta alla Camera sullo scostamento di bilancio con cui il Def dirotta risorse al taglio del cuneo fiscale. Emiliano Brancaccio, professore di Politica economica presso l’Università degli studi del Sannio, che ne pensa?

“Al di là del dilettantismo che talvolta sembra contraddistinguere l’andazzo di questa maggioranza, il problema è il contenuto politico delle sue iniziative. Dall’indirizzo di politica economica di questo governo emerge un chiaro attacco al lavoro. Troveranno i voti per portarlo avanti”.

 

Nel merito ritiene che questo taglio del cuneo fiscale di 3-4 miliardi sia sufficiente?

“Una misura modesta, e non è affatto detto che il taglio finisca nelle buste paga dei lavoratori. La vera cifra del governo sta nel fatto che vuole abolire la legge Dignità, in modo da rendere ancora più precario e più debole il mondo del lavoro.

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Daniele Luttazzi: I (veri) motivi per cui Cia, Nsa e il Pentagono hanno creato Google

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I (veri) motivi per cui Cia, Nsa e il Pentagono hanno creato Google

di Daniele Luttazzi

Si chiude oggi l’approfondimento di Daniele Luttazzi sulla Cia e Google in 8 puntate sul Fatto Quotidiano online. Altamente consigliata è la lettura di tutte le puntate precedenti e del precedente approfondimento su come i giganti Usa censurano l’informazione online.

Vi riproponiamo l’ultima, conclusiva, parte dell’approfondimento.

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Come la Cia ha creato Google. Riassunto delle puntate precedenti: il giornalista investigativo Nafeez Ahmed ha scoperto che dietro Google si annida il complesso militare-industriale statunitense; che l’Highlands Forum fu centrale nell’espansione dell’apparato di sorveglianza globale guidato dagli Usa; e che Goldman Sachs, la società di investimento responsabile della creazione delle fortune da miliardi di dollari dei big tech, da Google a Facebook, è intimamente legata alla comunità dell’intelligence militare Usa. Sul Forum convergono potenti interessi finanziari e militari.

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Michelangelo Cocco: Ucraina. La Cina spiazza gli Usa e strizza l’occhio alla Ue

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Ucraina. La Cina spiazza gli Usa e strizza l’occhio alla Ue

di Michelangelo Cocco*

 

La Cina manderà in Ucraina e in “altri paesi” un inviato speciale per favorire una soluzione politica del conflitto in Ucraina. È questo il primo effetto concreto del colloquio telefonico di circa un’ora che mercoledì 26 aprile Xi Jinping ha avuto col suo omologo Volodymyr Zelensky.

Per la prima volta dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, il presidente cinese ha discusso con quello ucraino, rendendo evidente con l’intervento diretto della massima autorità del partito comunista che l’attivismo diplomatico di Pechino è sostanziale e mira a fermare una guerra che danneggia gli interessi della Cina, peggiorando le sue relazioni con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, e deprimendo il commercio internazionale.

 

Volodymyr Zelensky e Xi Jinping

La Cina si è finora mantenuta “neutrale”: non ha condannato la guerra d’aggressione del suo quasi-alleato, ma non ne ha nemmeno sostenuto lo sforzo bellico, mentre ha ribadito continuamente l’importanza dei princìpi di “sovranità” e “integrità territoriale” (dell’Ucraina).

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Giuseppe Masala: Ordine mondiale e il De Profundis delle “regole occidentali”

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Ordine mondiale e il De Profundis delle “regole occidentali”

di Giuseppe Masala

“Il denaro c’è ma non si vede: qualcuno vince e qualcuno perde”

Wall Street, regia di Oliver Stone

Mentre continuano i combattimenti tra Russia e Occidente nell’Ucraina ridotta a campo di battaglia e con il povero popolo ucraino ridotto a semplice riserva di carne da macello, le cose più interessanti nel panorama internazionale continuano ad avvenire lontano da quelle terre martoriate, spesso a centinaia se non migliaia di chilometri.

In buona sostanza, come spesso accade nella storia, mentre gli occhi delle persone sono puntati su un determinato fatto, mani invisibili plasmano il futuro dei popoli senza essere viste, combattendo una battaglia su piani totalmente slegati da quelli relativi agli eventi bellici nei campi di battaglia.

Fuori di metafora, mentre tutti descrivono come risolutiva – in un senso o in un altro – la prossima offensiva ucraina per riconquistare parti del Donbass, magari fino ad avere nuovamente sbocco nel Mare di Azov, il corso degli eventi viene deciso sul piano della grande diplomazia e della grande finanza.

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Paolo Ferrero: Ue, il vincolo sulla riduzione del deficit è un atto di guerra. Da pagare tagliando le spese militari!

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Ue, il vincolo sulla riduzione del deficit è un atto di guerra. Da pagare tagliando le spese militari!

di Paolo Ferrero

La decisione della Commissione Europea di rimettere un vincolo stringente sulla riduzione del deficit degli Stati membri è un atto di guerra. Lo è sicuramente nei confronti del popolo italiano che si vede applicata una stangata semiautomatica di 15 miliardi all’anno, ma lo è dal punto di vista più generale: è la conseguenza diretta delle politiche di guerra messe in campo dall’Unione Europea in quest’ultimo anno. Vediamo brevemente:

Di fronte alla sindemia del Covid, l’Unione Europea aveva parzialmente allargato i cordoni della borsa e sospeso le clausole più vessatorie dei trattati. Questa azione, sia pur contraddittoria, ha per una fase messo in secondo piano le politiche di austerità. Tutto è nuovamente precipitato nel modo più rovinoso con la scelta dell’Unione Europea di allinearsi ai diktat degli Stati Uniti nella guerra contro la Russia.

In primo luogo le sanzioni adottate contro la Russia hanno prodotto unicamente un disastro economico per l’Unione Europea e in particolare per i paesi che più avevano relazioni commerciali con la Russia, Italia in prima fila.

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Enrico Tomaselli: Giocare col fuoco

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Giocare col fuoco

di Enrico Tomaselli

2055194 w5184h2916c1cx2592cy1728cxt0cyt0cxb5184cyb3456Alcune brevi note sul rapporto NATO-Russia, sul come l’approccio statunitense si riveli pericolosamente inadeguato e sul perché l’irrilevanza politico-militare dell’Europa si traduca in un potenziale suicidio. Piaccia o non piaccia l’attuale configurazione politica e strategica del cosiddetto Occidente, è impossibile non rilevare come la sua supponenza sia in realtà la maggiore minaccia alla sua stessa esistenza.

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La propaganda è una normale condizione nei paesi coinvolti in un conflitto, anche quando si tratta di democrazie liberali che amano pensarsi e rappresentarsi come il paradiso della libertà di pensiero e di parola. In un certo senso, si può anzi dire che la presenza della propaganda, e la sua pervasività, possono essere assunti ad indicatori del coinvolgimento bellico.

Anche da ciò, risulta evidente quindi come i paesi della NATO siano parte attiva del conflitto in Ucraina.

Ma ovviamente la propaganda non ha solo lo scopo di mobilitare la popolazione, affinché sostenga – anche solo politicamente – lo sforzo bellico; scopo, o quantomeno conseguenza della propaganda è anche quello di rimuovere gli argomenti scomodi, le verità scomode.

Nel contesto della guerra in atto in Ucraina, ciò risulta evidente sotto molteplici punti di vista, ma ce n’è uno in particolare che effettivamente riveste (rivestirebbe) una grande importanza, e che, al contrario, scivola via.

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David Harvey: «In Francia, il neoliberalismo diventa violento e autocratico»

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«In Francia, il neoliberalismo diventa violento e autocratico»

Mathieu Dejean e Romaric Godin intervistano David Harvey

Intervista al geografo ed economista David Harvey, uno dei marxisti più influenti della nostra epoca, sullo stato del capitalismo, la sinistra francese e l’importanza del pensiero di Karl Marx

David Harvey Academic Marxism e1593111831128Harvey è una delle figure più importanti del marxismo contemporaneo. Di passaggio a Parigi, ha incontrato, il 12 aprile, su invito dell’Institut La Boétie, Jean-Luc Mélenchon. Grande critico del capitalismo, instancabile portatore del pensiero di Karl Marx, geografo pensatore degli effetti concreti del capitale sullo spazio, questo britannico di 88 anni è da sempre un attento osservatore della realtà economica, sociale e geografica.

A margine di questo incontro e di una serie di altri interventi in Francia, David Harvey ha accettato di rispondere alle domande di Mediapart sullo stato attuale del capitalismo, il suo rapporto con l’ex candidato de La France insoumise (LFI) alle elezioni presidenziali, e di Marx.

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Mediapart: La tua riflessione sul capitalismo include un’importante teoria delle crisi. Dal 2020 sembra aprirsi una nuova crisi, che ha appena vissuto un nuovo episodio con quella bancaria. Cosa pensi rispetto allo stato attuale del capitalismo?

David Harvey: Vorrei isolare alcuni fatti per rispondere a questa domanda. Il primo è che è molto difficile immaginare oggi quale potrebbe essere il futuro del capitalismo perché non è chiara la direzione che prenderà la Cina, che è un attore cruciale. La mia visione è che la Cina abbia consentito al capitalismo, nel 2007-2008, di evitare una depressione paragonabile a quella degli anni 30. Da allora e prima dell’arrivo del Covid, la Cina ha rappresentato circa un terzo della crescita globale, che è più del Regno Unito Stati ed Europa messi insieme. Quindi è impossibile, nelle attuali circostanze, prevedere la direzione che prenderà il capitalismo senza conoscere la direzione che prenderà la Cina.

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Alessandro Lolli: Complottismo e marxismo

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Complottismo e marxismo

di Alessandro Lolli

0e99dc 28a77ae156c74763a62caa8b30ccd7a2mv2Dopo l’articolo di Tobia Savoca L’anticomplottismo liberale, pubblicato in questa sezione lo scorso 14 marzo, Alessandro Lolli ha deciso di intervenire sul tema, sviluppando una riflessione critica sullo stesso concetto di complottismo. Pur condividendo alcuni dei presupposti con cui Savoca analizza le origini della teoria cospiratoria della società, nel suo articolo – che qui pubblichiamo – Lolli mette in discussione la categoria di complottismo, la cui esistenza dipende dall’individuazione di un soggetto delirante complottista. Seguendo questa prospettiva, l’autore polemizza non solo con l’anticomplottismo liberale, ma anche con la sua declinazione marxista.

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Da qualche anno mi occupo del complottismo o – come sarà più chiaro durante la lettura di questo articolo – dei discorsi che fondano un oggetto concettuale chiamato «complottismo» il quale, a modesto parere di chi scrive, non esiste. L’articolo qui pubblicato il 14 marzo a firma di Tobia Savoca, L’anticomplottismo liberale, mi ha colpito per diverse ragioni. Intanto testimonia la crescente attenzione critica verso questa categoria concettuale che per troppo tempo è stata data per scontata (negli stessi giorni è uscito un altro articolo di critica al «complottismo» su «Nazione Indiana», anche se da una prospettiva diversa). In più espone chiaramente la posizione che molti studiosi di Marx stanno cercando di raffinare nei confronti del cosiddetto «complottismo». Ma soprattutto mostra tutti i limiti di questa posizione e i motivi per cui occorre ripensarla completamente.

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Redazione: Referendum contro l’invio di armi in Ucraina. Dove e come firmare

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Referendum contro l’invio di armi in Ucraina. Dove e come firmare

di Redazione

In questi giorni molti lettori hanno chiesto informazioni sul referendum contro la decisione del governo e del parlamento di inviare armamenti nella guerra in Ucraina. Soprattutto hanno chiesto dove e come firmare. Qui di seguito le indicazioni utili:

  1. Per firmare online utilizzando lo Sped: https://raccoltafirme.cloud/app/user.html?codice=ARMI
  2. Per firmare ai banchetti nelle varie città va consultato il seguente sito che aggiorna quotidianamente luoghi e orari dei banchetti:

https://dovefirmare.it/?fbclid=IwAR0BSdQ3HazMtYP9Sig9pNUcvE6iQJ8lx4Un5fi-BH-u36r8bfp37BJyGZ4

 

 

 

Stefano Zecchinelli: Pisa: Cumpanis e No Camp Darby hanno discusso il libro di Formenti “Guerra e Rivoluzione”

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Pisa: Cumpanis e No Camp Darby hanno discusso il libro di Formenti “Guerra e Rivoluzione”

di Stefano Zecchinelli

Pisa, 22 aprile u.s.: “Cumpanis” e Il Comitato No Camp Darby hanno discusso, presso la Libreria Pellegrini, con Alessandro Volponi (Associazione politica e culturale Cumpanis) e Carlo Formenti l’ultimo lavoro di quest’ultimo: Guerra e Rivoluzione. Le macerie dell’Impero (Editore Meltemi). Il dibattito, ricco di domande da parte del pubblico, ha preso in considerazione alcune tematiche centrali nella ricerca politologica di Formenti: la guerra di classe dall’alto e la decomposizione della ragione (neo)liberale, inquadrando la natura senile dell’odierno capitalismo

L’ascesa del ‘’capitalismo dei disastri’’

La transizione dal capitalismo-dirigista ai regimi neoliberisti-falliti è stata caratterizzata, a cavallo fra la fine degli anni ’70 ed i primissimi anni ’80, da quattro armi di distruzione di massa:

-La finanziarizzazione e globalizzazione dell’economia.

-Il progressivo affossamento della democrazia rappresentativa.

-Una rivoluzione tecnologica ‘’dall’alto’’ rivolta a potenziare gli apparati repressivi dello Stato neocapitalista.

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Emmanuel Goût: L’Italia può diventare protagonista sullo scacchiere mondiale?

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L’Italia può diventare protagonista sullo scacchiere mondiale?

di Emmanuel Goût*

Cominciamo dalla Francia: commentando le relazioni intrattenute con Parigi, ancora di recente, il 3 marzo scorso, il Marocco ha affermato che “non sono né buone né amichevoli”. Un tono per nulla rassicurante, tenendo conto del fatto che quelle con l’Algeria sono tese, e che quelle che legano la Francia alla Tunisia – che ha appena ristabilito i rapporti diplomatici con la Siria – sono praticamente assenti. Questo, per quanto riguarda il Magreb, è tutto.

Il recente viaggio compiuto dal Presidente Macron in un’Africa ha dimostrato che questa – a torto o a ragione- si mostra visibilmente incline a volersi sbarazzare del cinismo post-coloniale francese. Il risultato è stato quello di un colpo di spada assestato nell’acqua.

Anche il viaggio di ritorno dalla visita ufficiale in Cina, accompagnato da manovre di accerchiamento di Taiwan da parte di Pechino, ha fatto emergere le contraddizioni che esistono tra le dichiarazioni e le decisioni del Presidente Macron.

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Lorenzo Merlo: Finalmente!

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Finalmente!

di Lorenzo Merlo

L’assenza della politica sociale della sinistra non solo ha portato allo sbando, ma sostanzialmente sta spingendo per il ritorno di un uomo forte, quello che il suo vuoto ritornello dagli al fascista non è stato in grado di disinnescare

Esauriti gli argomenti sociali, la sinistra ha cambiato pelle, testa e cuore.

Ha seguito le scie profumate del progresso e scelto di disfarsi dei cenci puzzolenti di chi il progresso lo paga in sudore, salute e non solo.

Ha preferito genuflettersi alla chiesa del capitalismo, del globalismo, dell’ordoliberismo. Una trinità con i suoi comandamenti. Tra cui quello dei diritti civili. Uno degli occulti grimaldelli con i quali sta scardinando il tempio dell’umanesimo. Per loro non c’è nulla di sacro all’infuori del caterpillar con il quale spianano il passato per rendere il presente un’eternità uniforme, priva di differenze, per loro pragmaticamente inutili, superflue, anzi pericolose.

In tutte queste belle battaglie in nome del nostro bene, ha gettato via nel tempo tutto.

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Salvatore Bravo: Il tempo della storia

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Il tempo della storia

di Salvatore Bravo

Siamo nella storia, l’essere umano non è solo un animale sociale è, specialmente, un animale storico. La storia è la nostra speranza, anche quando spira la tempesta e la reazione oppressiva sembra invincibile; dobbiamo rammentarci che la storia è il luogo della prassi in cui “il possibile” non è tramontato, ma attende i popoli per la sua concretizzazione reale. Rammentarci della storicità della condizione umana in questo periodo storico non è banale, in quanto la cancellazione della cultura ha l’obiettivo di ipostatizzare il presente e di porre un taglio netto tra l’essere umano e la storia. Senza storia si è astratti dal tempo reale e materiale, pertanto si è esposti alle manipolazioni ideologiche. Cancellare la memoria significa eliminare il potenziale trasformativo e rivoluzionario che ogni popolo reca con sé. Si impara a diventare “animali storici” nutrendosi e formandosi all’ombra della storia dei popoli che hanno ribaltato le condizioni materiali e psicologiche di vita reificanti e umilianti. Nello stesso modo si impara la “conservazione” con la derealizzazione storica, si impara, così, a sopravvivere senza speranza e in uno stato di perenne prostrazione.

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