“Promettemmo che non avremmo allargato la NATO. Non mantenemmo la parola”

Roberto Fieschi* – 21/02/2023

Ucraina: testimonianze e riflessioni (casadellapacepr.it)

 

UNA VOCE FUORI DAL CORO

Cerco di capire come si è giunti a questa disastrosa e drammatica situazione.in seguito all’aggressione della Russia all’Ucraina. Non certo per giustificarla: qualunque siano le motivazioni addotte da Putin, la sua decisione di invadere il Paese vicino è da condannare. In letteratura e in rete, sommerse dalle notizie su attacchi e contrattacchi, sui lutti e sui crimini, sulle immani distruzioni, si trovano anche informazioni e commenti utili a questo scopo; si tratta di individuare quelle fondate e attendibili. Qui mi limito a valutare il ruolo giocato dall’estensione della NATO (l’Alleanza Atlantica) fino ai confini della Russia.

L’allargamento della NATO

Dopo il crollo del Muro di Berlino (1989) l’Ucraina proclamò la sua indipendenza dall’URSS (24 agosto 1991). La Russia, sotto il governo di Gorbačëv, acconsentì alla riunificazione della Germania e alla sua adesione alla NATO, ritirò i 340.000 soldati sovietici dalla DDR; chiese in cambio che la NATO non si estendesse ulteriormente verso Est. Il 31 gennaio 1990 il Ministro degli Esteri tedesco, Genscher dichiarò che la NATO “non si sarebbe avvicinata ai confini dell’Unione Sovietica”; il 5 febbraio il Segretario di Stato americano James Baker promise che la NATO “non avrebbe espanso di un centimetro la sua sfera di influenza verso Est” e concordò con Gorbačëv che qualunque estensione dell’area occupata dalla NATO era inaccettabile.
In un’intervista al Daily Telegraph (7 maggio 2008), Gorbačëv, ultimo leader dell’Unione sovietica, disse che Helmuth Khol gli aveva assicurato che la Nato «non si muoverà di un centimetro più ad est».

Der Spiegel riporta che, nei colloqui avvenuti tra il 1990 e il 1991 tra i rappresentanti dei quattro paesi occidentali (Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania Ovest), di fronte alla richiesta di alcuni paesi dell’Est Europa di entrare nella Nato, Polonia in testa, concordarono nel definire «inaccettabili» tali richieste. Il diplomatico tedesco occidentale Juergen Hrobog disse: «Abbiamo chiarito durante il negoziato 2+4 che non intendiamo fare avanzare l’Alleanza atlantica oltre l’Oder. Pertanto, non possiamo concedere alla Polonia o ad altre nazioni dell’Europa centrale e orientale di aderirvi».
Il rappresentante degli Stati Uniti, Raymond Seitz, dichiarò: «Abbiamo promesso ufficialmente all’Unione sovietica nei colloqui 2+4, così come in altri contatti bilaterali tra Washington e Mosca, che non intendiamo sfruttare sul piano strategico il ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa centro – orientale e che la Nato non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente».
Nel marzo 1991, il primo ministro britannico John Major promise, durante una visita a Mosca, che l’adesione alla Nato di Paesi come Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca “era fuori questione”.
Jack Matlock, ambasciatore americano a Mosca dal 1987 al 1991 in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera del 15 luglio 2007 afferma:. “Quando ebbe luogo la riunificazione tedesca, noi promettemmo al leader sovietico Gorbačëv – io ero presente – che se la nuova Germania fosse entrata nella Nato non avremmo allargato l’Alleanza agli ex Stati satelliti dell’Urss nell’Europa dell’Est. Non mantenemmo la parola. Peggio: promettemmo anche che la Nato sarebbe intervenuta solo in difesa di uno Stato membro, e invece bombardammo la Serbia per liberare il Kosovo che non faceva parte dell’Alleanza”.

Promesse dello stesso tenore erano state fatte a Mosca anche dai rappresentanti britannico e francese.
Impegni e promesse traditi.

Come spiega Ted Galen Carpenter sul Guardian, nonostante le promesse fatte ai leader russi alla fine della Guerra Fredda, l’amministrazione di Bill Clinton aveva già deciso nel 1993 di fare pressione per inglobare alcuni Paesi dell’ex Patto di Varsavia nella NATO.

La Nato inizia la sua espansione ad Est. Ingloba i primi tre paesi dell’ex Patto di Varsavia: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria (1999). Quindi, nel 2004, si estende ad altri sette: Estonia, Lettonia, Lituania (già parte dell’Urss); Bulgaria, Romania, Slovacchia (già parte del Patto di Varsavia); Slovenia (già parte della Federazione Jugoslava). Nel 2009, la Nato ingloba l’Albania (un tempo membro del Patto di Varsavia) e la Croazia (già parte della Federazione Jugoslava); nel 2017, il Montenegro (già parte della Jugoslavia); nel 2020 la Macedonia del Nord (già parte della Jugoslavia) In vent’anni, la Nato si estende da 16 a 30 paesi.

Mappa NATO

I membri entrati nell’Alleanza Atlantica dal 1990 a oggi, a eccezione degli Stati dell’ex Jugoslavia, erano parte dell’Unione Sovietica o legati ad essa dal Patto di Varsavia.

Tra gli stati che ambiscono a far parte della NATO ci sono la Bosnia ed Erzegovina, la Georgia e l’Ucraina. Quest’ultima ha presentato domanda per aderire nel 2008 e da allora ha lavorato, a fasi molto alterne, al raggiungimento dei prerequisiti in termini di capacità militari e politiche di difesa richiesti. Nel 2010 i piani furono messi da parte dopo la vittoria alle presidenziali del candidato filorusso Viktor Janukovyč, e ripresi dopo il 2014, anche in seguito alla alla annessione della Crimea alla Russia.
Infine, al vertice NATO di Bucarest, nel documento conclusivo (3 aprile 2008) si afferma che la NATO “accoglie le aspirazioni euroatlantiche di Ucraina e Georgia di entrare a far parte dell’Alleanza  la quale oggi ha deciso che esse ne divengano membri”.

Nel 2014 in Estonia, presso Amari, una nuova base aerea della NATO si è aggiunta a quella presso la città lituana Šiauliai. Nel 2016 la NATO ha acconsentito al dispiegamento di battaglioni multinazionali nei tre paesi baltici. Il numero di truppe alleate è cresciuto fino a quasi 10.000 unità nel 2022.

Truppe NATO

Secondo Strobe Talbott, vicesegretario di Stato; “Molti russi vedono la Nato come una traccia della Guerra fredda, intrinsecamente diretta contro il loro paese. Sottolineano di aver sciolto il Patto di Varsavia, la loro alleanza militare, e si chiedono perché l’Occidente non facesse fare lo stesso”.
Significativo è il commento di Papa Francesco che ha detto, in una intervista al Corriere della Sera (maggio 2022): «Cosa ha scatenato questa guerra? Probabilmente l’abbaiare della Nato alla porta della Russia… Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì».

Come reagirebbero gli Stati Uniti se ai loro confini, Messico e Canada entrassero in un’alleanza militare con la Russia o con la Cina? Ricordiamo che nel 1982 si è rischiato un conflitto nucleare perchè l’URSS stava installando a Cuba, in risposta ai missili USA in Europa, missili nucleari a medio raggio. Ma Krusciov e Kennedy erano più saggi di Putin e Zelensky.
Da qui le contromosse di Putin: la guerra in Georgia, l’occupazione della Crimea, l’appoggio ai separatisti del Donbass, lo schieramento di oltre centomila soldati al confine con l’Ucraina, infine l’aggressione militare.
Tre mesi prima dell’invasione il Direttore della CIA William Burns e l’Ambasciatore in Russia John Sullivan incontrarono a Mosca Nicolai Petrushev, consigliere di Putin, e lo informarono di essere a conoscenza dei piani di invasione e che l’Occidente avrebbe reagito con gravi conseguenze per la Russia. Invano, Putin proseguì con i suoi piani. I due diplpmatici informarono Joe Biden e in seguito gli Stati Uniti ammonirono il mondo che la Russia avrebba attaccato l’Ucraina.

Il conflitto odierno in Ucraina, senza voler giustificare l’invasione, è dunque – anche – il frutto di 30 anni di incomprensioni, mancate promesse, diffidenza reciproca.

Così si è giunti al dramma della guerra, con i suoi lutti e le immani distruzioni, a una posizione di stallo dalla quale non si vede l’uscita.

*Roberto Fieschi (Professore emerito di Fisica all’Università di Parma ed esponente di Unione degli scienziati per il disarmo, autore di libri e numerosi articoli per la diffusione della cultura scientifica, membro del Comitato centrale del Partito comunista italiano, ha ricevuto la Medaglia d’Oro da parte del Ministero della Pubblica istruzione)

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