Rassegna del’11/05/2023
Cesare Alemanni: La signora delle merci
La signora delle merci
Breve storia della logistica
di Cesare Alemanni
Fino a marzo 2020 termini come “supply chain”, “filiere”, “catene del valore” circolavano solo tra specialisti. Negli ultimi tempi le cose sono cambiate. Il covid, la guerra in Ucraina e le tensioni sino-americane hanno messo alla prova i sistemi di produzione-distribuzione da cui dipende l’economia contemporanea. Gli effetti sono noti: l’inflazione che sta erodendo il nostro potere di acquisto ha origine dallo sfibrarsi delle catene di approvvigionamento, ancor prima che dalla crisi energetica.
Per questo motivo, ve ne sarete accorti, di recente si parla di supply chain anche al bar. Il dibattito, tuttavia, si è mantenuto sulla superficie delle cose. Non ci si è per esempio chiesti cosa, col tempo, abbia reso le filiere tanto fragili e conduttive per gli shock operativi ed economici. Quali siano i loro presupposti. Quali strumenti, in condizioni normali, ne garantiscano il funzionamento. L’interesse per i problemi delle “supply chain” non si è tradotto in pari curiosità per i temi della logistica. È curioso. La logistica non è solo responsabile del funzionamento delle filiere, è la ragione della loro stessa esistenza. Essa è molto più di un collante materiale delle supply chain e del loro modello socioeconomico (semplificando: la globalizzazione): è il loro orizzonte di possibilità, in senso materiale e concettuale. Già, ma cos’è la logistica?
Se ponessimo questa domanda a cento persone, otterremmo cento diverse risposte. La definizione che provo a fornire nel mio libro La signora delle merci (LUISS University Press, 2023), è che la logistica è una meta-disciplina che si occupa di progettare sistemi di distribuzione di cose – materiali e immateriali – nello spazio.
Romano Alquati: Cultura, formazione e ricerca
Cultura, formazione e ricerca
di Romano Alquati
Nel febbraio del 1990 Romano Alquati è stato invitato dagli studenti della Pantera torinese a confrontarsi con i temi e le questioni poste dal movimento universitario. Alquati, com’era sua abitudine e suo metodo, non si preoccupa di blandire chi l’ha ospitato; al contrario, problematizza e mette a critica le parole d’ordine del movimento, approfondendo nodi politici decisivi legati alla scuola e all’università: dalla formazione al sapere merce, dall’industria della cultura alla soggettività studentesca. All’interno della nostra cartografia dei decenni smarriti pubblichiamo alcuni stralci dell’intervento di Alquati, in quanto importanti elementi di riflessione per analizzare il passaggio tra gli anni Ottanta e Novanta. L’intero confronto, successivamente trascritto e fatto circolare da Velleità Alternative nel 1994, a giugno verrà pubblicato nella collana Input di DeriveApprodi.
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L’università è degli studenti?
Non credo che i nostri padroni vogliano privatizzare la ricerca universitaria molto più di quanto già non sia. Però, a differenza di voi quando dite «l’università è degli studenti», quando loro dicono «l’università è nostra», secondo me hanno più ragione loro; e soprattutto quando dicono che l’università è del popolo italiano e tanto più di quella parte che non ne fruisce, è come se dicessero che essa è loro perché lo stesso «popolo italiano» è di fatto loro. Perché il popolo lo possiedono parecchio, sebbene non del tutto.
Quella degli studenti sull’università che appartiene a loro è un’affermazione ridicola, buffa, anche come utopia: la scuola non è degli studenti, non c’è nessuna possibilità neanche a medio termine che lo sia.
coniarerivolta: Il volto gentile dello sfruttamento
Il volto gentile dello sfruttamento
di coniarerivolta
È notizia di questi giorni l’approvazione definitiva del cosiddetto ‘Decreto Cutro’, una manifestazione che più evidente non si può dell’approccio abietto al tema dell’immigrazione adottato dal Governo Meloni. Si tratta di un ulteriore tassello della strategia di strumentalizzazione ideologica dei migranti fatta propria da tutti i Governi degli ultimi decenni e cavalcata con un mix di particolare odio e utilitarismo dal governo Meloni. Ancora una volta, però, per opporsi al razzismo dei cattivi un segmento di borghesia italiana presuntamente progressista ricorre ad argomenti che etichettammo, nell’ormai lontano 2018, come manifestazione del cosiddetto razzismo dei buoni. Come allora, a farsi interprete di questa linea di pensiero è l’indefesso Tito Boeri, già presidente dell’INPS e articolista resosi noto più volte in passato per aver rimarcato con coerente insistenza l’importanza dello sfruttamento della manodopera straniera per la stabilità e prosperità della nostra economia.
Giuseppe Masala: Non è solo bancaria. Negli Usa ha avuto inizio una crisi sistemica!
Non è solo bancaria. Negli Usa ha avuto inizio una crisi sistemica!
di Giuseppe Masala
“Ero alla bancarotta, il governo era alla bancarotta, il mondo era alla bancarotta.
Ma chi cazzo li aveva i fottuti soldi?”
Charles Bukowski
A dimostrazione che la crisi bancaria in corso negli USA è di natura sistemica credo basti notare che appena dopo il “salvataggio/chiusura” di Silicon Valley Bank, First Republic Bank e Signature Bank (che complessivamente detenevano ben 650 miliardi di dollari di asset) si stanno avviando sulla stessa mesta strada del fallimento/nazionalizzazione/chiusura e ove possibile, vendita “a tranci” al miglior offerente, altre banche quali PacWest Bancorp, Western Alliance Bank e Metropolitan Bank.
PacWest per esempio a inizio marzo aveva le azioni che quotavano circa 28 dollari, e che in appena due mesi sono precipitate a 3,17 dollari. Si consideri oltretutto che non si tratta di una banchetta che lavora solo all’interno di una contea, ma di una banca dalle dimensioni più che rispettabili; ben 44 miliardi di dollari di asset detenuti.
Leo Essen: 50 anni di guerra al salario
50 anni di guerra al salario
di Leo Essen
È disponibile il nuovo libro di Pasquale Cicalese, 50 anni di guerra al salario. È un libro composto da brevi pezzi di storia economica, anche di una sola pagina, puntuali e circostanziati. Pasquale non fa l’economista di professione, non è pagato per fare ricerca. Quando lavorava a Scalea (Calabria), scriveva sulle ginocchia nei treni regionali che lo portavano a casa a Pontecagnano (Campania) – 4 ore di viaggio.
Scrittura secca, competente, viva, piena di dati e di aneddoti, e di refusi condizionati dai sobbalzi continui.
Scrittura proletaria.
1973-2023: segnatevi queste date.
Cosa succede nel 1973?
Alla fine degli anni Sessanta comincia a scricchiolare lo Stato sociale. Nel 1971 Joan Robinson parla apertamente di Seconda Crisi della Teoria Economica. La prima c’era stata dopo il 1929, e aveva portato all’elaborazione della macroeconomia, la domanda guida era stata: Cosa fare della disoccupazione?
Alessandro Pascale: Le menzogne sulla pandemia Covid
Le menzogne sulla pandemia Covid
di Alessandro Pascale
Di seguito la relazione tenuta dal sottoscritto Alessandro Pascale, responsabile nazionale Formazione del Partito Comunista, nell’ambito della scuola popolare di formazione politica Antonio Gramsci. La presentazione è stata fatta a Milano il 16 aprile 2023 presso i locali della cooperativa Antonio Labriola di Milano. È disponibile la registrazione video caricata sulla pagina youtube del Partito Comunista Milano (@pcmilano). Segnaliamo anche, scaricabile in formato PDF, la relazione del prof. Marco Cosentino sugli aspetti medico-sanitari. Seguiranno in un secondo momento le pubblicazioni delle relazioni di Giuseppe Damiani e Andrea Zhok
La relazione che andrò a esporvi è una sintesi del saggio Cause e conseguenze politiche della pandemia covid-19. L’opera, di una cinquantina di pagine è stata pubblicata dal sottoscritto in libera consultazione sul sito Intellettualecollettivo.it il 9 gennaio 2022 e il suo contenuto è stato assunto ufficialmente come punto di riferimento teorico dal Partito Comunista sulla questione pandemica nel IV Congresso, conclusosi lo scorso 26 marzo 2023.
Faccio presente che hanno collaborato in maniera significativa all’elaborazione del testo Alberto Lombardo, diventato recentemente Segretario Generale del Partito e Stefano Cipolloni. Hanno inoltre offerto spunti, pareri e indicazioni anche altri compagni noti per il proprio impegno politico-culturale e le proprie competenze scientifiche e sanitarie.
l Covid esiste? È una pandemia?
Il covid-19 è un virus mediamente più grave di una normale influenza, ma a distanza di 3 anni è lecito parlare di un’emergenza costruita politicamente da parte di un regime totalitario e spietato. Sono riusciti a terrorizzarci con un virus che lascia indenne il 40% degli infettati mentre oltre la metà dei casi ha presentato sintomi lievi che scompaiono dopo pochi giorni in soggetti dotati di un sistema immunitario sano. L‘indice di mortalità è stato particolarmente acuto per le fasce di età superiori ai 60 anni ma l’età media dei decessi riguarda persone di 80 anni circa con diverse patologie pregresse, il che accadeva anche con la vecchia influenza.
Valerio Pellegrini: La Democrazia è morta, fate largo alla Infocrazia
La Democrazia è morta, fate largo alla Infocrazia
di Valerio Pellegrini
Byung-Chul Han: Infocrazia, Traduzione di Federica Buongiorno, Einaudi, Torino, 2023, pp. 88, € 12,50
Byung-Chul Han prosegue il suo discorso critico sulla progressiva dematerializzazione delle nostre vite. Dopo averci spiegato le “non cose” ovvero “come abbiamo smesso di vivere il reale” con Infocrazia analizza l’impatto delle tecnologie digitali sull’agire sociopolitico in un saggio breve ma densissimo. Per il filosofo sudcoreano la scomparsa dei fatti o meglio il dissolvimento di una realtà unica e condivisa in grado di fungere da comune punto di riferimento per una qualsiasi dialettica politica mette a rischio la democrazia. Grazie alle telecomunicazioni e a catene di produzione sempre più leggere il capitale ha potuto parcellizzare, delocalizzare, precarizzare, cancellare quella contiguità fisica che aiutava le parti sociali a organizzarsi. Partendo da qui Han ha saputo costruire il suo discorso raccogliendo diverse ansie sociali e collocandole sul crinale filosofico tra materiale e immateriale.
Si stava meglio quando si stava peggio?
In Infocrazia si proclama l’impoverimento della dialettica politica nelle reti digitali. Il filosofo raccoglie e mette in fila il succo dei discorsi maggiormente critici rispetto all’odierno capitalismo digitale. Creando peraltro un’ottima sintesi. Anzitutto mette in evidenza come la chiave per detenere il potere (oppure per potersi ritenere in qualche misura liberi) si sia spostata, nel corso della modernità, dal possesso dei mezzi di produzione alla possibilità di accedere a informazioni e di muoversi in un regime produttivo in cui “a essere sfruttati non sono corpi ed energie ma informazioni e dati”. Più precisamente:
Fabrizio Poggi: Cosa chiedono ora i “duri” in Russia
Cosa chiedono ora i “duri” in Russia
di Fabrizio Poggi
La reazione a caldo alla notizia dei droni sul Cremlino è stata di stupore per l’apparente (a prima vista) inefficacia dei sistemi di difesa aerea russi sulla capitale, immediatamente seguita dal ricordo di quanto accaduto nel 1987 con l’atterraggio di Mathias Rust sul Declivio Vasil’evskij, alle spalle della cattedrale di San Basilio. Ma queste sono state, appunto, le prime reazioni incontrollate, lampeggiate nella testa di un anziano osservatore; oltretutto, all’epoca si era in “guerra fredda”, mentre oggi la guerra è molto calda e diventa ogni giorno più incandescente. Tanto incandescente che l’ex direttore di Roskosmos, Dmitrij Rogozin (di altre reazioni, più avanti) ha proposto di ricorrere ad armi nucleari tattiche: tanto per dire.
Quantunque, se il volo dell’allora giovane tedesco, certamente sponsorizzato ad alti livelli atlantici, servì poi alla dirigenza della perestrojka per diversi “aggiustamenti” interni, anche oggi non sono mancate in Russia, soprattutto tra le frange di popolazione un po’ più “fredde” nei confronti del Cremlino, ipotesi di intrighi e lotte intestine ai vertici del paese, rimandi alla serie di attentati che sconvolsero la capitale all’epoca delle guerre cecene e in parte attribuiti ai Servizi russi, ecc.
Alberto Airoldi: Il ritorno del paradosso di Solow?
Il ritorno del paradosso di Solow?
di Alberto Airoldi
Nel 1987, mentre si stava affermando la cosiddetta rivoluzione informatica, il premio Nobel per l’economia Robert Solow enunciò un paradosso che divenne famoso: “Si possono vedere computer dappertutto, tranne che nelle statistiche sulla produttività”.
La produttività è un indicatore di crescita economica, controverso come tutti gli altri. Come spesso accade in economia, anche in questo caso ci troviamo di fronte a una variabile che può essere misurata in modi diversi; la sua modalità di calcolo a livello internazionale non è sempre la stessa e cioè rende i confronti talvolta difficili e fuorvianti. Per il suo calcolo a livello aggregato, per esempio per un intero paese, una delle definizioni più diffuse di produttività è: valore aggiunto per ora lavorata.
E’ percezione diffusa il fatto di vivere in una società sempre più tecnologica, ma con problemi economici drammatici e crescenti. Le crisi ricorrenti, tipiche del capitalismo, ci continuano a presentare il conto in forma sempre più preoccupante.
Ferdinando Pastore: L’azienda progressista
L’azienda progressista
di Ferdinando Pastore
L’intervista rilasciata a “Vogue” della Schlein non colpisce solo per l’armocromia. Esiste un altro passaggio passato sotto traccia. Probabilmente il più significativo, perché se da un lato l’attuale governo colpisce le fasce popolari a colpi di mannaia dall’altro la sinistra continua a fortificare le basi culturali che fungono da terreno fertile per quelle politiche reazionarie.
Si parla del fallimento personale: “Se perdo, guardo bene in faccia la sconfitta senza negarla, anzi, provo con umiltà a capire come migliorare, come rialzarmi. Nel mondo delle start up ci sono persone ben più autorevoli di me che raccontano come il fallimento sia parte di un percorso che porta a una nuova opportunità”. Ecco, il segretario del Partito democratico spiega in modo cristallino a quali valori si poggia la mentalità neoliberale della concorrenza individuale.
L’essere umano sceglie e sono quelle scelte che portano o al successo o alla sconfitta. Le scelte equivalgono a investimenti che danno profitti o perdite. Se sconfitto l’individuo ha l’obbligo di rigenerarsi, di rinnovarsi, insomma di rinascere con schemi mentali più razionali. Il “percorso” citato si riferisce alla vita di mercato e l’opportunità concessa dal fallimento è possibile solo con una confessione: l’ammissione della propria colpa.