[Sinistrainrete] Francesco Cappello: Un mondo nuovo è in costruzione

Rassegna del 17/05/2023

 

 

Francesco Cappello: Un mondo nuovo è in costruzione

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Un mondo nuovo è in costruzione

Una seconda occasione che il mondo non deve mancare

di Francesco Cappello

briccss 640x361I BRICS crescono mattone su mattone

La gran parte del mondo si sta riorganizzando. L’obiettivo è la collaborazione, su molti diversi piani, tra Paesi/Civiltà sovrane che intendono emanciparsi dalla tossica dipendenza imposta al mondo, sin dall’ultimo dopoguerra, dal dominio egemonico statunitense.

Cinque Stati arabi, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Algeria, l’Egitto, il Bahrein e i persiani dell’Iran, sono tra le 19 nazioni in procinto di unirsi ai BRICS i quali stanno, tra l’altro, lavorando allo sviluppo di una nuova valuta internazionale secondo il modello proposto a Bretton Woods da J.L.M. Keynes. Una valuta internazionale non emessa da un paese che permetterà l’abbandono del paradigma economico della “liquidità” fondato sul dollaro a favore di quello fondato sul “Clearing” o compensazione. Una vera e propria rivoluzione.

 

Non solo BRICS

Nel corso dello scorso anno Pechino ha dato vita a nuove iniziative politiche, in particolare la Global Development Initiative (GDI) e la Global Security Initiative (GSI). L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) condivide con i BRICS tre membri fondatori – Russia, Cina e India – tutti ispiratori di iniziative multilaterali. Sono esempi inediti, di respiro planetario, di diplomazia multipolare, volti a promuovere approcci collettivi sviluppati congiuntamente agli affari economici su scala mondiale. La SCO rappresenta uno degli elementi chiave dell’emergente sistema multipolare, insieme ai BRICS+ e all’EAEU (Unione economica eurasiatica).

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Ministero A. E. cinese: L’egemonia degli Stati Uniti e i suoi pericoli

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L’egemonia degli Stati Uniti e i suoi pericoli

Ministero A. E. cinese

america uncle samQuesto breve saggio, pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri cinese il 20 febbraio 2023 è uno dei primi segnali del cambio di strategia da parte del governo cinese che, archiviata la storica e proverbiale paziente diplomazia, ha iniziato con più determinazione a smascherare il doppio standard che in ogni contesto gli Stati Uniti pretendono di imporre nelle relazioni internazionali. Sono testi importanti che, nonostante non aggiungano elementi di particolare novità, consentono di chiarire il punto di vista cinese in merito alle vicende internazionali passate e presenti e al ruolo degli Stati Uniti. La comprensione della politica estera di un paese socialista come la Cina, ormai non più trascurabile geopoliticamente nella composizione di un equilibrio globale stabile, ci può aiutare ad intravvedere quel mondo multipolare che pare avvicinarsi velocemente. Un punto di vista completamente tralasciato o distorto nel quadro mediatico occidentale che alimenta l’opinione pubblica con informazioni faziose ed ideologiche impedendo di fatto un confronto approfondito con quella via cinese al socialismo che, dopo il secolo dell’umiliazione, ha portato la Cina ad essere una delle principali potenze mondiali e, tra queste, una potenza di pace (Traduzione a cura di Michele Berti).

* * * *

Contenuti

Introduzione

I. Egemonia politica: gettare il suo peso in giro

II. Egemonia militare: uso sfrenato della forza

III. Egemonia economica: saccheggio e sfruttamento

IV. Egemonia tecnologica: monopolio e soppressione

V. Egemonia culturale: diffusione di false narrazioni

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Dian Maria Blandina: La crisi del Sudan e le mani nascoste del FMI

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La crisi del Sudan e le mani nascoste del FMI

di Dian Maria Blandina*

Mentre la popolazione del Sudan continua a vivere conflitti e violenze, il ruolo svolto dalle istituzioni finanziarie internazionali viene spesso ignorato. Decenni di politiche di austerità e tagli alla spesa imposti dal FMI hanno avuto un ruolo enorme nel deterioramento delle condizioni di vita nel Paese.

Il Sudan sta vivendo la quarta settimana di conflitto tra due fazioni militari, che ha causato la morte di oltre 700 persone. I civili sudanesi sono fuggiti dalla capitale e da tutto il Paese, mentre i combattimenti continuano senza che si intraveda una fine. I commentatori si sono finora concentrati sulle fazioni militari e sui conflitti etnici. Per la crisi alimentare in Sudan sono state fornite spiegazioni riduttive, come la crisi economica, il cambiamento climatico e la guerra in Ucraina. Si tende a trascurare l’importanza delle politiche macroeconomiche e delle istituzioni che le promuovono alla base di queste crisi.

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Thomas Fazi: L’ascesa dell’austerità militare in Europa

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L’ascesa dell’austerità militare in Europa

di Thomas Fazi

Prima c’è stata la recessione pandemica, causata dalla decisione di chiudere intere società attraverso le misure di lockdown; poi è arrivato il più grande shock energetico e delle materie prime degli ultimi 50 anni, causato dalla decisione di sanzionare il principale fornitore di gas dell’Europa. Negli ultimi anni, i governi dell’UE hanno fatto ricorso a deficit massicci per mascherare gli effetti rovinosi di queste crisi architettate dalle élite, proprio come hanno fatto all’indomani della crisi finanziaria del 2008. Così facendo, sono riusciti ad accumulare alcuni dei più alti livelli di debito pubblico nella storia del dopoguerra e, proprio come un decennio fa, ora chiedono ai lavoratori e ai cittadini comuni di pagare il conto.

Con non poca ironia, la Commissione europea ha appena presentato la sua bozza di piano per la riduzione del debito pubblico in tutto il blocco – debiti che la Commissione aveva precedentemente incoraggiato. All’inizio del 2020, ad esempio, l’UE ha sospeso le sue regole di bilancio notoriamente rigide per consentire ai Paesi di spendere “quanto necessario”, come ha dichiarato la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

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Giacomo Gabellini: 1956. La target list nucleare (desecretata) degli Usa

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1956. La target list nucleare (desecretata) degli Usa

di Giacomo Gabellini

Nel dicembre del 2015, la National Archives and Records Administration (Nara, l’archivio contenente i documenti del governo e delle varie agenzie ad esso connesse) degli Stati Uniti, il cui capo-archivista viene nominato direttamente dal Presidente, ha desecretato un dossier di oltre 800 pagine redatto in piena Guerra Fredda e contenente la lista dettagliata degli obiettivi in territorio dell’Unione Sovietica, della Repubblica Popolare Cinese e dell’Europa orientale da colpire con armi nucleari.

Quando, nel 1956, fu preparata la target list, gli Usa disponevano di più di 12.000 testate nucleari per una potenza complessiva di 20.000 megatoni, corrispondente a 1,5 milioni di Little Boy, la tipologia di bomba atomica sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945. All’epoca, l’Unione Sovietica, il cui primo test nucleare era stato realizzato con successo nell’agosto 1949, aveva costruito circa 1.000 ordigni mentre la Cina avrebbe dovuto aspettare ben 18 anni (ottobre 1964) per ottenere l’accesso alla tecnologia necessaria a fabbricare bombe atomiche.

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Alba Vastano: “The Game”. Stiamo andando avanti a fari spenti

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“The Game”. Stiamo andando avanti a fari spenti

di Alba Vastano

A inizio dell’ultimo trentennio ci siamo immersi, inizialmente a piccoli passi, nella rete, curiosissimi del nuovo, sconosciuto e affascinante ambiente virtuale che ci permetteva il salto nel futuro. Saggiavamo con interesse quella sorta di magia tecnologica. Dalla vita reale a quella virtuale, sempre più stregati, ma anche sempre più intrappolati nelle spire del web. Fino ad essere totalmente catturati nella rete, con la sprovvedutezza del merluzzo, ed a scivolarne in dipendenza, assumendo la rete come oracolo per la risoluzione di tutte le nostre necessità quotidiane. Dalla professione, all’economia, dai desideri, alle relazioni. Persino nella scelta del mangime per il gatto o per la ricetta della torta di mele abbiamo delegato il web.

E siamo anche riusciti, navigando navigando, a trasformare il tempo e lo spazio in un tempo senza tempo e in uno spazio senza confini, inghiottiti in una realtà del tutto virtuale. La rete ci ha fagocitati a tal punto da restarne ‘bolliti’. Così come, nella storiella di Chomski, accade alla famosa rana che muore lentamente, senza rendersene conto.

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Pierluigi Fagan: Una civiltà in crisi

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Una civiltà in crisi

di Pierluigi Fagan

Riporto il testo di un intervento in due differenti post pubblicati sulla mia pagina fb dove ormai continuo il mio diario di ricerca che animò i primi anni di vita di questo blog, ultimamente, trascurato

romas fall2Rispetto al titolo dell’articolo, partiamo chiarendo prima il punto di vista del nostro discorso. Il nostro punto di vista è storico, osserviamo l’oggetto civiltà, quella occidentale nello specifico, dal punto di vista del corso storico. L’argomento è vasto e complesso e soffrirà della riduzione ad un paio di post.

Questa civiltà che si fa nascere coi Greci duemilasettecento anni fa, è stata per più dell’ottanta-per-cento del suo tempo, un sistema locale ed interno. Per il resto, dal XVI secolo in poi, a gli inizi del periodo che chiamiamo moderno, il sistema ha avuto un big bang inflattivo che si è esteso a livello planetario, non già assorbendo al suo interno spazio, popoli e natura, ma sottomettendoli e sfruttandoli. Va precisato che a noi qui non interessa proferire alcun giudizio morale, ci interessa solo l’analisi funzionale. In questi cinque secoli, la civiltà occidentale si è sovralimentata potendo alimentare il suo piccolo interno con un relativo dominio su un molto più grande esterno, ha potuto contare cioè su vaste e ricche condizioni di possibilità.

All’interno di questo frame temporale di cinque secoli, detto moderno, la civiltà occidentale è cambiata nel profondo. A livello di composizione, ha visto una migrazione interna del suo punto centrale che dal Mediterraneo greco e poi romano, è passato prima alla costa europea nordoccidentale, poi ha saltato la Manica ambientandosi in Inghilterra (poi Gran Bretagna, poi Regno Unito), poi ha saltato l’Atlantico ambientandosi nel Nord America. Si potrebbe anche dire che provenendo da una zona che per sua natura geografica è iperconnessa (Europa, Asia, Medio Oriente, Nord Africa), si sia progressivamente isolata prima continentalmente, poi insularmente, poi finendo addirittura in una terra al riparo di due vasti oceani.

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Giuseppe Casamassima: Turchia: l’Europa si schiera contro Erdogan ma Putin lo sta aiutando a vincere

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Turchia: l’Europa si schiera contro Erdogan ma Putin lo sta aiutando a vincere

di Giuseppe Casamassima

344289086 1593936731127871 7362863203325960732 nRussia e Turchia hanno formalizzato, pochi giorni fa, un accordo economico per la fornitura di combustibile nucleare, da parte della Rosatom, alla centrale turca di Akkuyu. Non curandosi dell’inevitabile stizza di Washington, il governo di Ankara ha così assicurato alla Turchia, che ne è carente, una nuova e importante fonte di produzione energetica, che coprirà il 10% del fabbisogno nazionale. Non approfondirò adesso l’importanza di quest’accordo, che ha inserito di fatto la Turchia nel club degli Stati nucleari e che, forse, è la premessa di una futura, storica ed inaudita partnership strategica tra Mosca ed Ankara. Qui voglio, invece, solo parlare della posizione di Recyp Erdogan che, in vista delle prossime elezioni presidenziali del 14 maggio, viene osteggiato attivamente dall’Occidente. I media europei, che ormi da marzo 2022 formano un unico coro, hanno già iniziato la campagna denigratoria contro Erdogan. La rivista francese Le Point, nel numero del 4 maggio, lo ha definito un “secondo Putin”. Ciò significa che l’Occidente vuole sbarazzarsi di Erdogan per cambiare, a proprio vantaggio, la politica estera della Turchia.

Finora, quella di Erdogan ha avuto per filo conduttore il doppiogiochismo. Giocarsi le carte che ha in mano su tavoli diversi è, per Erdogan, la tattica più utile per perseguire meglio non solo gli interessi nazionali della Turchia, ma anche il sogno geopolitico di una rinascente potenza neo-ottomana.

Nel quadro di questa voluta ambiguità[i], rispetto alla NATO, il governo Erdogan resta strettamente legato all’Alleanza Nord-Atlantica[ii], ma senza partecipare all’accerchiamento geostrategico della Russia, giacché la Turchia – nonostante le pressanti richieste di Zelensky – non solo non si è unita alle sanzioni occidentali, ma ha anche negato l’accesso al Mar Nero alle flotte militari della NATO e, di fatto, ha così appoggiato il blocco navale del porto di Odessa da parte della Marina da guerra russa, riconoscendo a quest’ultima un diritto previsto dal vecchio trattato di Montreaux[iii].

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Chris Nineham: Marxismo e classe, parte 3

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Marxismo e classe, parte 3

Analisi di classe o politica identitaria?

di Chris Nineham

Qui parte 1 e parte 2

Nel terzo articolo della serie dedicata alla classe, Chris Nineham spiega perché è necessaria un’analisi di classe per comprendere e combattere l’oppressione

1980 01 01 fiat workers 1Il marxismo concepisce la società come una totalità. Tenta di comprendere tutti gli aspetti del nostro mondo come interconnessi e plasmati dal sistema capitalista al cui interno tutti noi siamo nati. Dal momento che il capitalismo è guidato dall’incessante ricerca del profitto da parte di coloro che ci dominano, il marxismo pone la classe al centro della sua analisi. Per questa ragione, i marxisti vengono talvolta accusati di riduzionismo. Queste critiche, tuttavia, si fondano su un equivoco. Lungi dal sottovalutare le molteplici modalità in cui le persone sono oppresse nella società moderna, l’analisi di classe implica la comprensione delle specificità dell’oppressione e il tentativo di combattere ogni forma di discriminazione. Implica inoltre la capacità di integrare tutte queste specificità nel contesto complessivo della violenza e dello sfruttamento.

Per i marxisti la classe non è un’identità tra le tante. Anzi, nel contesto dell’enorme espansione dei beni di consumo, il fatto che la classe venisse considerata alla stregua di un’identità ha contribuito a oscurare le reali distinzioni di classe. I commentatori amano ripetere che la progressiva scomparsa di una caricaturale «vecchia classe operaia» in berretto di panno e cappotto ci avrebbe resi tutti quanti membri della classe media – oppure di nessuna classe. Il fatto che persone di ceto diverso indossino talvolta scarpe da ginnastica della stessa marca o utilizzino lo stesso tipo di cellulare ci viene additato come prova concreta del fatto che viviamo ormai in una società post-classista, in cui i modelli di consumo degli individui contano più della loro posizione nel mondo del lavoro.

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Andrea Zhok: La malattia terminale

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La malattia terminale

di Andrea Zhok

Sta muovendo qualche onda l’esclusione del fisico Carlo Rovelli dalla cerimonia di apertura della Fiera del Libro di Francoforte, cui era stato precedentemente invitato. La colpa di Rovelli è stata quella di contestare – peraltro in modo argomentato – le scelte del governo rispetto al conflitto tra Russia e Ucraina.

Avendo fatto parte Rovelli fino a ieri del novero degli “accreditati” dal sistema mediatico, questa volta si è inarcato persino qualche sopracciglio nella borghesia semicolta, nei lettori di corriererepubblica e fauna affine. Purtroppo a quest’influente fascia della popolazione sfugge del tutto la gravità di ciò che accade da tempo, come un andamento sotterraneo, continuo, capillare.

C’è una linea rossa continua che si dipana nella gestione dell’opinione pubblica occidentale da anni e che ha subito un’accelerazione dal 2020. È una linea che si lascia vedere in superficie solo talora, come nella persecuzione di Assange (o Manning, o Snowden, ecc.) fino a censure minori, come quella assurta oggi agli onori delle cronache.

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coniarerivolta: Il patto col diavolo: non si riforma l’irriformabile

coniarerivolta

Il patto col diavolo: non si riforma l’irriformabile

di coniarerivolta

Il 1° gennaio del 2024 porterà con sé l’usuale carico di buoni propositi per l’anno nuovo, ma anche una novità importante. Tornerà, infatti, a pieno regime il Patto di Stabilità e Crescita (PSC), cioè il combinato di regole che meglio rappresenta, da un punto di vista simbolico ma anche drammaticamente pratico, la dottrina europea dell’austerità.

Ricordiamo tutti gli eventi degli ultimi anni. Nel pieno della bufera innescata dal Covid-19, le istituzioni europee decidono di sospendere temporaneamente il PSC per permettere agli Stati membri di provare a tamponare le ricadute economiche della pandemia, pur all’interno di un progetto politico che fa un salto di qualità: dall’austerità pura e semplice al controllo diretto di ciò che ciascuno Stato deve fare, per orientare spesa pubblica e ‘riforme’ alla difesa dei profitti e degli interessi di pochi privilegiati. Il tanto decantato Next Generation EU e il PNRR – cioè la declinazione pratica a livello nazionale delle misure generali prescritte a livello europeo – non sono altro che questo.

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Gruppo di ricerca Energia per l’Italia: Perché il nucleare pulito è una chimera

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Perché il nucleare pulito è una chimera

di Gruppo di ricerca Energia per l’Italia*

Il 15 aprile la Germania ha spento i suoi ultimi tre reattori nucleari ancora in funzione (Isar 2, Emsland e Neckarwestheim), con quattro mesi di ritardo rispetto alla scadenza originaria.

Lo stop è giunto a conclusione di un percorso che ha portato la Germania ad abbandonare l’opzione nucleare fin dopo il grave incidente di Fukushima e a privilegiare la produzione elettrica da fonti rinnovabili: nel primo trimestre del 2023, queste hanno infatti coperto il 51% del fabbisogno di energia elettrica contro un risicato 4% del nucleare.

L’obiettivo al 2030 è ancora più ambizioso: ottenere un mix energetico composto per l’80% da rinnovabili.

A Parigi, pochi giorni prima, l’Italia invece si univa, in qualità di osservatore, assieme a Belgio e Olanda, ai paesi appartenenti all’Alleanza Nucleare, che concordavano «sulla necessità di un quadro industriale e finanziario favorevole per i progetti nucleari», sottolineando l’importanza dei piccoli reattori modulari che, come scritto nel comunicato finale, «possono contribuire, insieme alle grandi centrali nucleari, al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue e alla sicurezza energetica, sviluppando competenze e indipendenza tecnologica».

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Fabrizio Poggi: La Kiev golpista capitale dei “valori” europei

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La Kiev golpista capitale dei “valori” europei

di Fabrizio Poggi

Come ormai scritto e ripetuto, lo scorso 8 maggio, alla vigilia della 78esima ricorrenza della capitolazione nazista, il capintesta del regime neonazista di Kiev ha voluto l’abolizione in Ucraina della Festa della Vittoria, a suo dire «rimasuglio dell’eredità sovietica». Dal 9 maggio 2023, dunque – e, si può supporre, finché a Kiev saranno al comando eredi della tradizione banderista filo-hitleriana – gli ucraini sono tenuti a celebrare una cosiddetta Festa dell’Europa e dovranno «festeggiare la nostra unità storica: l’unità con tutti gli europei che distrussero il nazismo e che sconfiggeranno il “russismo”. Questa sarà la Festa dell’Europa», ha proclamato colui che nel 2019 prometteva la fine della guerra in Donbass.

Ovviamente, è stato notato, la cosiddetta Festa dell’Europa non ha nulla che fare (la precisazione, invero, è più doverosa per lettori russi) con la Grande guerra patriottica dei popoli dell’URSS, ma è legata alla formazione del Consiglio d’Europa (maggio 1949) e alla Dichiarazione Schumann sulla CECA (9 maggio 1950), l’antesignana della UE.

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Chiara Zanella: S-concerto (in tre divagazioni)

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S-concerto (in tre divagazioni)

di Chiara Zanella

Ouverture e tema. Nonostante tutto, io l’amo! – esclama Jack Nicholson, alias Charlie Partanna, in una famosa scena del film L’onore dei Prizzi dopo che ha ricevuto l’incarico di far fuori sua moglie. Compito che eseguirà con assoluta diligenza.

Prima divagazione. Con quale stato d’animo la Corte costituzionale rilegge oggi le motivazioni della sentenza del 9 febbraio 2023 n. 14? Si tratta dei tre verdetti che assolvono l’obbligo vaccinale per i sanitari ritenendolo “misura non irragionevole né sproporzionata se l’obiettivo è quello di prevenire la diffusione del virus” (le ultime rivelazioni – ad aprile 2023 – dicono che Pfizer sapeva da aprile 2021 che il vaccino non preservava dal contagio. La fonte, se non bastasse l’ammissione di Jeanine Small davanti al Parlamento UE – peraltro antecedente la sentenza -, è lo studio di Peter Doshi riportato da Maurizio Belpietro e Alessandro Rico l’8 aprile 2023 su La Verità: studio effettuato sui documenti in mano all’agenzia Health Canada) “e di salvaguardare la funzionalità del sistema sanitario” (domanda ingenua: la “funzionalità” delle organizzazioni viene prima della dignità della persona? Era questo l’intendimento dei Padri costituenti nello scrivere l’art. 32?).

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