[Sinistrainrete] Thomas Meyer: Alcune osservazioni sulla “Cancel Culture” e sulla sua critica

Rassegna del 22/05/2023

 

 

Thomas Meyer: Alcune osservazioni sulla “Cancel Culture” e sulla sua critica

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Alcune osservazioni sulla “Cancel Culture” e sulla sua critica

di Thomas Meyer

img 3584«La “Cancel Culture” [in italiano, “cultura della cancellazione” o “cultura del boicottaggio”] è una “buzzword” [termine di moda, termine gettonato, termine in voga] politica, che descrive gli sforzi sistematici finalizzati alla parziale esclusione sociale di quelle organizzazioni, o di quegli individui che vengono accusati di aver rilasciato dichiarazioni, o di aver compiuto azioni offensive, discriminatorie, razziste, antisemite, cospiratorie, misogine, maschiliste o omofobiche» (Wikipedia En). Oggi sono molti, quelli che vedono la libertà e la diversità di opinione minacciate dalla Cancel Culture. A tal proposito, vengono spesso citati classici liberali come Voltaire o John Stuart Mill. I critici della Cancel Culture sottolineano l’importanza di poter ascoltare e tener conto delle voci dissenzienti (ciò perché, ovviamente, senza pluralità di opinioni, non ci sarebbe alcun progresso nella conoscenza), mettendo in guardia rispetto al pericolo di censura e di esclusione dalla società civile (boicottaggio, deplorazione). Come viene sottolineato nell’antologia “Cancel Culture und Meinungsfreiheit – Über Zensur und Selbstzensur” [Cancel Culture e libertà di espressione – Sulla censura e sull’autocensura], i critici accusano la Cancel Culture di pregiudicare il libero discorso scientifico [*1]. La Cancel Culture agisce in modo emotivo, e opera secondo la modalità dell’«argumentum ad hominem». Si oppone al «comportamento cattivo» degli individui. Il suo fine non è la verità, bensì la distruzione morale o professionale di figure pubbliche che hanno espresso un’«opinione sbagliata». L’avversario non viene confutato, bensì “cancellato“, vale a dire, la persona viene allontanata, è costretta a dimettersi, diventa una non-persona. Il discorso viene interrotto.

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Rocco Ronchi: Chi è AI?

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Chi è AI?

di Rocco Ronchi

ronchi 1 0Dark Star è un film di fantascienza del 1974 diretto da John Carpenter, suo esordio alla regia di un lungometraggio. Il film, racconta Wikipedia, riprenderebbe molti elementi di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, “in senso surreale e parodistico”. La scena clou del film, scritto da Carpenter insieme a Dan O’Bannon (che sceneggerà anche il primo Alien) è infatti il dialogo tra il tenente Doolittle e la bomba intelligente che minaccia di esplodere per una disattenzione di un membro dell’equipaggio (del film di Kubrick tutti ricordano il celebre dialogo degli astronauti di Discovery Uno con Hal 9000). Come arrestare quel processo automatico? Come interagire con la sua pura potenza di calcolo indifferente ai contesti vitali? Doolittle si rende conto che nella situazione di crisi estrema in cui si trova, non ha altra soluzione a disposizione che la più antica e, apparentemente, la più astratta tra le “tecniche” elaborate dall’uomo: la metafisica. È solo sul quel piano che si può sondare la possibilità di trovare un luogo comune tra la macchina e l’uomo.

Tutta la discussione sull’intelligenza artificiale è di natura metafisica e non semplicemente tecnica. Essa verte non tanto sul “come” e nemmeno sul “che cosa” dell’AI: a queste domande rispondono benissimo i tecnici dell’AI. La questione metafisica ultima concerne piuttosto il “chi” dell’AI. “Chi” è AI? Ha senso porre questa domanda oppure se ne deve concludere, come fa Stanislaw Lem, nel suo racconto del 1981 Golem XIV – straordinaria confessione autobiografica del più potente supercomputer mai realizzato – che non c’è nessun “chi” per quella intelligenza sovrumana, e che proprio in quell’impersonalità, in quel nessuno che(mi) parla, consiste il culmine dell’evoluzione intellettuale? Sono due opzioni metafisiche che si possono ricondurre ad alcuni momenti del dibattito filosofico.

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Piccole Note: Ucraina. Il Patriot colpito, più di un miliardo di dollari in fumo

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Ucraina. Il Patriot colpito, più di un miliardo di dollari in fumo

di Piccole Note

“I missili Patriot non salveranno l’Ucraina”. Titolava così una nota del National Interest del 9 maggio. Ieri, l’ennesima arma magica inviata a Kiev è stata distrutta/danneggiata dai russi. Era ovvio, lo spiegava il NI che, senza una rete difensiva più ampia (jet, altre difese) i Patriot non solo non avrebbero protetto le città ucraine, ma erano essi stessi “vulnerabili”.

 

Incrinata la magia dei Patriot

Questa la smentita del portavoce dell’aeronautica ucraina Yuriy Ihnat: “Distruggere il sistema con un Kinzhal, è impossibile. Tutto quello che dicono [i russi], può restare nel loro armamentario propagandistico” (Reuters). Ma l’America ha confermato i danni (New York Times).

Possibile che nell’attacco sia morto qualche americano, dal momento che il Patriot necessita di 90 operatori e certo non avranno affidato un sistema d’arma tanto sofisticato e che costa più di un miliardo di dollari esclusivamente al personale ucraino, tirato su in fretta da fine gennaio (CNN). Per inciso, il Pil del Burundi è di 2.7 miliardi di dollari…

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Daniele Luttazzi: Come funziona la “macchina influenzante” in Italia

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Come funziona la “macchina influenzante” in Italia

di Daniele Luttazzi

Pubblichiamo un nuovo fondamentale articolo di Daniele Luttazzi sul Fatto Quotidiano. Dopo aver brillantemente smascherato i veri fautori della censura online e le origini della nascita di Google, vero monopolio oggi, l’autore si concentra sulla situazione in Italia

Cercare di correggere l’oceano di cazzate che ogni giorno stampa e tv rovesciano sugli italiani è un’impresa improba. Troppo pochi quelli che si oppongono all’andazzo, perché se non ti adegui ci rimetti di brutto; la stragrande maggioranza dei sedicenti professionisti dell’informazione campa taroccando quotidianamente le notizie secondo agende prestabilite; e così impera il loro frastuono.

Da un anno, per esempio, i media embedded cercano di convincere l’opinione pubblica ad accettare certe conseguenze apocalittiche (la guerra della Nato contro la Russia) di cui l’apparato politico-militare Usa ha bisogno per i suoi fini geopolitici. Facile farti passare per complottista, se lo fai notare; ma la cronaca della guerra russo-ucraina dimostra che la micidiale macchina influenzante è una realtà.

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Daniele Pagini: Arabia Saudita: transizione ecologica o fuga dall’Occidente?

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Arabia Saudita: transizione ecologica o fuga dall’Occidente?

di Daniele Pagini

La recente decisione dell’OPEC allargato di diminuire la produzione di barili di greggio era indispensabile all’Arabia Saudita, in vista di un mutamento radicale della sua struttura sociale ed economica, un mutamento imposto dalla “transizione ecologica” che primeggia fra le priorità dell’agenda internazionale.

Nel mondo è in atto una profonda trasformazione politica, economica e sociale, ad opera di grandi gruppi e compagnie, fiore all’occhiello del sistema neo-liberista, in grado di muovere capitali più grandi del PIL di uno Stato. Volenti o nolenti, tutti gli Stati devono adeguarsi a questo diktat, con buona pace dei loro sistemi pseudo-democratici.

In uno scenario in cui le fonti tradizionali di energia come metano, petrolio e carbone sono destinati a scomparire, anche la prima compagnia mondiale per fatturato e valore, Aramco, di cui lo stato saudita è il principale azionista, deve cedere il passo e trasformarsi.

Sono stati fatti diversi passi per raggiungere questo obbiettivo. Già nell’ottobre del 2022, Riyadh ha lanciato un Fondo nazionale per le infrastrutture, per sostenere progetti del valore di circa 53 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni; un progetto a cui BlackRock aderisce aprendo un ufficio a Riyadh dal 2019.

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Il Chimico Scettico: La narrativa dei numeri e due cose sulla classicità

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La narrativa dei numeri e due cose sulla classicità

di Il Chimico Scettico

La nota cosmologa Prof Bignumska, facendo una lezione sul futuro dell’universo, aveva appena dichiarato che in circa un miliardo di anni, secondo i suoi calcoli, la Terra sarebbe caduta dentro il Sole, con una morte spettacolare. Dalle ultime file dell’auditorium venne fuori una voce tremante: “Mi scusi, Professoressa, m-m-ma q-quando ha detto che succederà?”
La Prof. Bignumska rispose con calma, “Circa un miliardo di anni” Fu udito un sospiro di sollievo.
“Ah! Per un solo momento, ho capito un milione di anni.” …

Uno dei miei argomenti preferiti: la narrativa dei grandi numeri (e di quelli piccoli).
Ho sempre sospettato che relativamente in pochi conoscano davvero la differenza tra un milione e un miliardo. Per essere sicuri, la gente ha in genere abbastanza senso dell’humour per capire la barzelletta sulla Terra che cadrà dentro il Sole, ma riguardo a quanto sappiano precisamente la differenza è un altro discorso. Una volta ho sentito uno speaker radiofonico annunciare “La siccità è costata alla California tra novecentomila dollari e un miliardo”
(Douglas Hoftstadter, Metamagical Themes, Scientific American, 1981)

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Alan Freeman e Radhika Desai: “Per una sinistra mondiale antimperialista”

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“Per una sinistra mondiale antimperialista”

di Alan Freeman e Radhika Desai

“Cumpanis” riceve dalla redazione de “La Città Futura” e molto volentieri pubblica – innanzitutto nell’ottica della collaborazione fattiva tra riviste comuniste ed entro il quadro dell’unità strategica delle forze comuniste italiane – “un documento dei compagni Alan Freeman e Radhika Desai per il Valdai Club sull’imperialismo che auspica un riposizionamento della sinistra occidentale in senso antimperialista e internazionalista”. Per questo documento vi è una premessa del compagno Ascanio Bernardeschi, autorevole esponente del collettivo “La Città Futura”, premessa che “Cumpanis” pubblica integralmente. Per accedere al documento dei compagni Alan Freeman e Radhika Desai, alla fine della premessa di Ascanio Bernardeschi i nostri lettori e le nostre lettrici troveranno un apposito link

Premessa di Ascanio Bernardeschi

Alan Freeman e Radhika Desai, entrambi animatori dell’International Manifesto Group e del Geopolitical Economy Research Group, hanno scritto un documento di analisi dell’imperialismo e per il posizionamento della sinistra dal titolo “Una sinistra mondiale antimperialista: perché è necessaria e cosa deve fare”, commissionato loro dal Club di discussione russo Valdai, che lo ha pubblicato sia in lingua inglese che in russo.

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Nucleo Comunista Internazionalista: “Controffensiva ucro-NATO: bestiale e sanguinaria scommessa che l’imperialismo perderà

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Controffensiva ucro-NATO: bestiale e sanguinaria scommessa che l’imperialismo perderà

di Nucleo Comunista Internazionalista

ucraina tank russia afpIn tutta evidenza siamo alla soglia di un passaggio cruciale nel braccio di ferro armato in Ucraina fra le forze Nato/Occidente collettivo e imperialista contro quelle dello Stato russo. Vogliamo fissare qualche “concetto” di ordine generale sull’imminente cosiddetta “controffensiva” Ucro-Nato, sul senso del suo previsto e preventivato esito cioè il massacro di quanti più uomini possibile. Già iniziata secondo i puntuali report del compagno Paolo Selmi (1) che segnalano in 1725 i soldati ucraini morti (mandati al massacro) nel primo giorno (16 maggio) della kontrastup, “dal febbraio 2014 ad oggi la giornata peggiore”!

Mykhailo Podolyak, consigliere politico di Zelensky che ha accompagnato il quisling nel suo gran tour europeo afferma al Corriere della Sera (13 maggio) che ”da questa fase dipenderà anche la sicurezza globale e il processo politico in Europa”. Il consigliere del quisling di Kiev così tratteggia i contorni della stra-annunciata e strombazzata “controffensiva” che dovrebbe ricacciare indietro i russi verso i confini violati il 24 febbraio 2022: “Bisogna capire che non si tratta di una singola battaglia ma che si svolge nell’arco di una settimana. No, certo che no. Una controffensiva è composta di un gran numero di azioni diverse in numerose direzioni che si svolgeranno in un periodo di tempo prolungato”.

Qualcuno, forse, si fa leggermente prendere troppo la mano. Forse e leggermente: da una delle gazzette mainstream più filo-atlantiche (“diretta-news” dal sito de la Repubblica 13 maggio) leggiamo addirittura:

ora 01.04 – Ucraina, l’arsenale di Kiev è pronto a sfondare: “Putin non ha tempo”.

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Salvatore Palidda: La riproduzione perenne delle guerre

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La riproduzione perenne delle guerre

di Salvatore Palidda*

Guerra bella e drammatica 720x300Premessa

Come suggeriscono alcuni autori, tutta la storia dell’umanità è innanzitutto storia di guerre; i periodi di pace sono sempre stati più brevi di quelli delle guerre. La pace nei paesi dominanti è sempre stata pagata con le guerre esternalizzate nei paesi dominati, spesso camuffate come “guerre etniche”, “guerre tribali”, “guerre di religioni”.

Si è sempre avuta una costante riproduzione delle guerre e questo corrisponde alla costante riproduzione del dominio di pochi sulla maggioranza degli umani dominati e vi è sempre stata la disperata sopravvivenza di questi ultimi spesso attraverso resistenze inevitabilmente reiterate e brutalmente represse.

La contro-rivoluzione del capitalismo liberista mondializzato ha accentuato questo fatto politico totale, perché pervasivo innanzitutto per opera dell’intreccio delle lobby dominanti (quella della produzione e commercio degli armamenti anche per le polizie, quella delle nuove tecnologie, quelle delle energie basate sull’estrattivismo -carbone, petrolio, gas ecc.).

Guerre, in quanto “consumo” o smaltimento di armi, sono una delle prima cause del degrado ambientale: uccidono due volte sia sui campi di battaglia sia con l’inquinamento tossico che producono e lasciano nei territori delle operazioni militari.

Le guerre di oggi sono palesemente la scelta di governi che si configurano come una sorta di “fascismo democratico” poiché sono a sprezzo della volontà di pace delle popolazioni, si impongono con la minoranza del voto degli elettori aventi diritto (vedi infra).

* * * *

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Roberto Schiattarella: Caffè, l’economia come impegno civile

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Caffè, l’economia come impegno civile

di Roberto Schiattarella

Sbaglierebbe chi considerasse marginale il suo contributo sul piano della produzione scientifica. Molti non hanno ben compreso il modo in cui Caffè ha affrontato la questione della complessità della cultura in un contesto in cui possono coesistere molti percorsi scientifici

agenda 2030Il fatto che a 35 anni dalla sua scomparsa si continui a parlare di Federico Caffè testimonia in maniera evidente la capacità di suggestione che la sua visione dell’economia ha ancora soprattutto presso un pubblico di non addetti ai lavori. Oggi come in passato, ciò che colpisce chi legge i suoi lavori è, oltre alla chiarezza dell’esposizione, la sua lettura dell’economia come disciplina morale. Meno attenzione è stata data invece al modo in cui lo studioso è arrivato a definire questa visione. Un vuoto di analisi che ha finito col lasciare lo spazio all’idea che ci si trovi di fronte ad un economista certamente motivato sul piano dei valori, ad un profondo conoscitore della materia, che ha tuttavia avuto una importanza relativamente marginale sul piano della produzione scientifica e che, in ogni caso, non ha dato alcun contributo significativo al dibattito economico italiano e internazionale.

Due conclusioni largamente discutibili non solo perché il suo impegno etico sociale è il punto di arrivo di un percorso scientifico profondamente radicato nella letteratura economica del suo tempo, ma anche perché Caffè ha arricchito questa stessa letteratura con contributi tanto originali quanto poco compresi. Una difficoltà di comprensione che può essere superata solo collocando la sua opera nel contesto in cui questo studioso si è formato. Un passo che va fatto evidentemente per qualunque economista, ma che spesso ci si dimentica di fare quando una visione dell’economia diventa egemone al punto da apparire l’unica possibile. Un passo indispensabile in particolare per uno studioso come Caffè che si è formato in una stagione del tutto particolare sia della politica che della cultura in generale e, in particolare, di quella economica. Molte tra le sue prese di posizione, che al lettore di oggi possono apparire stravaganti, erano del tutto simili a quelle prese da molti tra gli economisti del suo tempo.

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Wu Ming: Non è «maltempo», è malterritorio. Le colpe del disastro in Emilia-Romagna

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Non è «maltempo», è malterritorio. Le colpe del disastro in Emilia-Romagna

di Wu Ming

La narrazione che imperversa sulle alluvioni in Emilia-Romagna è tossica e nasconde le responsabilità reali. Responsabilità che non sono del «meteo». E nemmeno, genericamente, del «clima», termine usato da amministratori e giornalisti più o meno come sinonimo di «sfiga».

Le piogge di questi giorni stupiscono, sembrano più eccezionali di quanto non siano, perché arrivano dopo un inverno e un inizio di primavera segnati da una protratta, inquietante siccità. E di per sé non sarebbero affatto «maltempo», concetto fuorviante, deresponsabilizzante e dannoso. Come diceva John Ruskin, «non esiste maltempo, solo diversi tipi di buontempo». A essere mala è la situazione che il tempo trova.

Veniamo da lunghi mesi a becco asciutto: montagne senza neve, torrenti e fiumi tragicamente in secca, vegetazione e fauna in grave sofferenza, contadini disperati, prospettive cupe per l’estate prossima ventura (già quella scorsa è stata durissima)… In teoria, le piogge dovremmo accoglierle con giubilo.

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Leonardo Mazzei: Tre cosette sulle elezioni

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Tre cosette sulle elezioni

di Leonardo Mazzei

Dunque, anche le elezioni comunali 2023 sono alle nostre spalle. Sul piano generale nulla di davvero importante da segnalare. La stabilità del quadro politico italiano è inversamente proporzionale all’instabilità generale del pianeta: un dato decisamente curioso, ma non per questo meno reale.

Lasciamo dunque perdere analisi generali che avrebbero la durata di uno yogurt, e dedichiamoci piuttosto ad un dato, ahimè ormai consolidato, che riguarda l’area del dissenso nel suo complesso.

Credo che non si rifletterà mai abbastanza sul disastro provocato dai generali della sconfitta il 25 settembre, quelli che prima dicevano che si sarebbero uniti dopo, e che dopo affermavano che sì non era andata benissimo, ma era solo l’inizio…

Domenica scorsa si è votato in 595 comuni, ma l’area del dissenso o “antisistema “era in qualche modo presente solo in 3 città: Vicenza, Massa e Pisa. Rispetto alle comunali dello scorso anno, più che una ritirata un’autentica disfatta.

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Giuseppe Masala: L’azzardo scelto da Vladimir Putin “il Temporeggiatore”

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L’azzardo scelto da Vladimir Putin “il Temporeggiatore”

di Giuseppe Masala

“E non è solo il successo che insegna, il successo è il maestro degli stolti, ma anche la strategia razionale.“
Quinto Fabio Massimo Verrucoso Il Temporeggiatore

Credo che non sia azzardato sostenere l’idea che con il nuovo tour europeo di Zelensky (prima Roma, poi di filata Berlino, Parigi e Londra) si apra una nuova fase della guerra in corso in Europa. A Berlino l’ucraino ha ottenuto un nuovo “pacchetto di assistenza” da ben 2,7 miliardi di euro (il più grande concesso dalla Germania fino ad ora) e comprendente 20 BMP “Marder”; 30 Leopard 1 tank. 4 sistemi di difesa aerea IRIS-T-SLM, 200 droni da ricognizione UAV, 100 veicoli corazzati da combattimento per la fanteria, 100 veicoli di supporto logistico, 18 obici semoventi. Anche Macron non è stato da meno, parlando di aiuto “senza tabù” e promettendo l’addestramento di piloti ucraini ad usare gli aerei occidentali. Da segnalare sempre a proposito della Francia della possibile consegna di missili da crociera aria terra SCALP-EG (Système de croisière conventionnel autonome à longue portée), all’Ucraina.

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Leo Essen: Il caso del Presidente Schreber e le 3 teorie del potere politico

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Il caso del Presidente Schreber e le 3 teorie del potere politico

di Leo Essen

Schatzman rivisita l’interpretazione di Freud del caso del Presidente Schreber. Freud, dice, attribuisce la causa dell’infermità di Schreber all’esplosione di impulsi omosessuali.

Schatzman, invece, l’attribuisce alla penetrazione (sodomia) praticata da Schreber Padre su Schreber figlio.

Freud sbaglia diagnosi, dice Schatzman. Per debolezza logica cade in una Petitio principii, eccetera. Il male non viene da dentro. Il male viene da fuori. Proviene dal padre, dal Führer, dal patriarca.

Il modello di questa analisi esterna è fornito a Schatzman da Bateson. Si tratta del tema del Double Bind, il quale sposta l’«io sono» fuori del malato: io sono ciò che voi mi dite di essere, e se voi mi dite di essere libero, io vado in confusione, divento pazzo, paranoico e pazzo, eccetera.

Nessuno può essere compreso, dice Schatzman, se isolato dal suo contesto. La psicanalisi cerca cause interne, ma le cause sono esterne. Non c’è alcun radicamento interno, naturale. L’interno è una piega dell’esterno. Se Schreber figlio fosse vissuto tra gli indiani Hopi i suoi sintomi paranoici sarebbero apparsi come normali pratiche sciamaniche.

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Ubaldo Fadini: Note di lettura su forza-lavoro, lavoro e algoritmo

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Note di lettura su forza-lavoro, lavoro e algoritmo

di Ubaldo Fadini

R. Ciccarelli, Labour Power. Virtual and Actual in Digital Production, Springer 2021

La recente pubblicazione di Labour Power. Virtual and Actual in Digital Production (Springer 2021), che riprende in parte l’indagine iniziata con Forza lavoro. Il lato oscuro della rivoluzione digitale (DeriveApprodi 2018), a cui sono da affiancare Capitale disumano. La vita in alternanza scuola lavoro (Manifestolibri, 2018) e Una vita liberata. Oltre l’apocalisse capitalista (DeriveApprodi 2022), consente la messa a fuoco di un percorso di ricerca tra i più significativi e stimolanti degli ultimi anni. Il suo autore, Roberto Ciccarelli, si impegna infatti su un motivo centrale di qualsiasi impresa teorica che voglia qualificarsi come radicalmente critica nei confronti degli assetti e delle configurazioni in trasformazione della nostra società di segno capitalista in cui la questione dell’algoritmo e della sua pervasività nel nostro mondo storico-sociale si inserisce a pieno titolo. Tale motivo è quello della forza lavoro da intendersi marxianamente (e – sullo sfondo – spinozianamente: come si sottolinea nelle prime pagine di Labour Power) soprattutto come potenza.

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