[Sinistrainrete] Tanupriya Singh: Africa. La lotta contro il colonialismo oggi

Rassegna del 03/06/2023

 

 

Tanupriya Singh: Africa. La lotta contro il colonialismo oggi

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Africa. La lotta contro il colonialismo oggi

di Tanupriya Singh

720x410c50lkgcLa Giornata della liberazione dell’Africa, il 25 maggio, segna la fondazione dell’Organizzazione dell’unità africana (Oua) nel 1963. Sebbene l’idea di “liberazione” sia stata da allora rimossa nella lettera, e anche nello spirito, dalle commemorazioni ufficiali della giornata, le forze radicali l’hanno mantenuta nella loro lotta contro il capitalismo.

Sessanta anni fa, il 25 maggio, il primo ministro e presidente del Ghana, il leader rivoluzionario anticoloniale Kwame Nkrumah si presentò davanti ad altri 31 capi di Stato africani nella capitale etiope di Addis Abeba e dichiarò: “La lotta contro il colonialismo non finisce con il raggiungimento dell’indipendenza nazionale“.

L’indipendenza è solo il preludio di una nuova e più impegnativa lotta per il diritto di gestire autonomamente i propri affari economici e sociali… senza essere ostacolati da controlli e interferenze neocoloniali schiaccianti e umilianti“.

Dobbiamo essere uniti o periremo”, sottolineava Nkrumah, riconoscendo che, mentre i paesi del continente africano si stavano “liberando dal giogo del colonialismo”, a questi successi “corrispondeva un intenso sforzo da parte dell’imperialismo per continuare a sfruttare le nostre risorse creando divisioni tra di noi“.

Nkrumah parlava in occasione della fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) nel 1963, sforzandosi, insieme ad altri leader, di costruire una visione panafricanista di un continente unito sotto una moneta, una zona monetaria e una banca centrale comuni, nonché di un governo unito e di una difesa comune sotto un Alto comando africano.

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Franco «Bifo» Berardi: Sansone, i filistei e l’Europa di Breivik

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Sansone, i filistei e l’Europa di Breivik

di Franco «Bifo» Berardi

Grecia, Spagna, Turchia… La vittoria etno-nazionalista è irreversibile. Ma è una vittoria scritta sull’acqua

SANSONE BIFO 3L’irreversibile

Tra gli innumerevoli eventi deprimenti di questo anno 2023, quello forse più triste è la conclusione del processo costituente cileno. Talmente triste che mi pare nessuno ne voglia parlare, come se avessimo dimenticato quel che il Cile ha rappresentato nel passato lontano e in quello recente: dopo l’estallido dell’autunno 2019 avevamo (flebilmente) sperato che fosse possibile cancellare il lascito pinochettista del nazi-liberismo. Ma come ogni altro tentativo di riforma democratica, anche quello di Boric si è rivelato un fallimento. Il peso dell’eredità coloniale e del razzismo, il peso della disperazione dei marginali hanno reso ingovernabile quel processo e consegnato la vittoria al discendente politico di Pinochet.

Poi sono venute le elezioni turche in cui il progetto ultra-reazionario di restaurazione del Califfato vince sull’opposizione di un avversario che si presentava come democratico, ma poi proponeva misure di tipo razzista contro i rifugiati siriani.

Poi le elezioni greche, in cui stravince Mitsotakis, rappresentante dell’alleanza tra dittatura finanziaria europea e oligarchia locale. Tsipras paga il prezzo della delusione seguita al referendum del 2015, e con la sconfitta di DIEM25 sprofonda l’illusione di democratizzare l’Europa, come se fosse possibile democratizzare il cuore di tenebra del suprematismo razzista e colonialista.

Infine il franchismo riconquista la Spagna.

Nella primavera del 2022 il governo Sanchez siglò un accordo infame con il Marocco: un tradimento del popolo saharoui in cambio del contenimento carcerario dei migranti africani. Sperava di ingraziarsi così i nazionalisti spagnoli, e come al solito non ha funzionato.

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Wu Ming: Fanghi velenosi e narrazioni tossiche: sulle alluvioni in Emilia-Romagna

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Fanghi velenosi e narrazioni tossiche: sulle alluvioni in Emilia-Romagna

di Wu Ming

sillaro«Le acque stan via anni e mesi, poi tornano ai loro paesi.»
«L’acqua rosica anche il ferro.»
(Proverbi delle terre del Delta padano)

Mentre, dopo lo shock, ci si rende conto della gravità fuori scala di quel che è accaduto e sta accadendo in Emilia-Romagna, è necessario mettere in fila e smontare le retoriche a cui è ricorsa la classe dirigente della regione dai primi di maggio, fin dalle prime ore di alluvione.

Qui useremo l’espressione «classe dirigente» in un’accezione ristretta, per riferirci ad amministratori e amministratrici del PD.

Certo, in Emilia-Romagna non governa solo il PD, ci sono anche giunte di destra dichiarata, caratterizzate da politiche, superfluo dirlo, bieche. Nello specifico, spargono cemento quanto Bonaccini, Lepore o De Pascale. Del resto, basta vedere la situazione in Lombardia e Veneto, dove governano quasi ovunque. Su quel piano, la sola differenza è che la destra agisce con meno ipocrisia, meno lavaggi-in-verde.

Ad ogni modo, la destra dichiarata in Emilia-Romagna è ancora l’eccezione, mentre il PD è la regola. Oltre a essere forza di pregresso – discende in linea diretta dai partiti (PCI, PDS e DS) che hanno amministrato il territorio per una sessantina d’anni – il PD governa la Regione, il capoluogo di regione con la sua Città metropolitana, sette capoluoghi di provincia su nove con le relative Province, e la maggior parte dei più di trecento Comuni.

Il PD è dunque, senza alcun dubbio, il principale referente politico dell’economia reale emiliano-romagnola. Rappresenta precisi interessi economici, gli stessi che hanno devastato ambiente e territorio con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi.

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Michelangelo Severgnini: “Solulcular”: i sinistrati di Turchia. Cosa rimane dopo le elezioni

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“Solulcular”: i sinistrati di Turchia. Cosa rimane dopo le elezioni

di Michelangelo Severgnini

Qualche settimana fa, a cena da cari amici, parlando delle imminenti elezioni in Turchia, una loro battuta mi ha allarmato: “stai a vedere che a questo giro ti toccherà sostenere Erdogan”.

L’osservazione è suonata subito inaccettabile alle mie orecchie, anche sotto forma di battuta.

“Sostenere Erdogan” è un concetto talmente estraneo ai miei orizzonti che sotto nessuna condizione può essere preso in considerazione.

Tuttavia la battuta aveva una sua ragione.

Avevo appena finito di elencare alcuni passaggi del programma elettorale del CHP, il partito di Kemal Kiliçdaroglu, lo sfidante uscito perdente ai ballottaggi di ieri contro Recep Tayyip Erdogan.

Tra i principali punti del suo programma l’entrata nell’UE e il rafforzamento dell’appartenenza della Turchia alla NATO, di conseguenza un immediato congelamento del processo di adesione ai BRICS.

Tre mosse le più detestabili e scongiurabili che si possano immaginare.

Ma sono sufficienti questi 3 punti per sostenere di conseguenza il nuovo mandato presidenziale di Erdogan?

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coniarerivolta: Governo Meloni e Commissione europea: un amore nel segno dell’austerità

coniarerivolta

Governo Meloni e Commissione europea: un amore nel segno dell’austerità

di coniarerivolta

Come ogni anno, la Commissione europea ha pubblicato le sue Raccomandazioni specifiche per Paese. Si tratta, come il nome stesso rivela, di particolari indicazioni e suggerimenti che la Commissione elargisce ai Paesi membri dell’Unione Europea in merito alle politiche nazionali di bilancio. Tutto ciò avviene nell’ambito del cosiddetto Semestre europeo, il meccanismo tramite il quale le istituzioni europee coordinano le politiche di bilancio dei vari Paesi membri e si accertano che esse siano in linea con gli obiettivi prefissati a Bruxelles.

Come abbiamo più volte fatto notare in passato, tali Raccomandazioni – e in particolare quelle rivolte all’Italia – sono sempre storicamente caratterizzate per l’assoluta monotonia, ripetitività e insistenza su un unico tema: stando a queste indicazioni, il debito pubblico italiano sarebbe troppo alto e rappresenterebbe una minaccia fondamentale per la stabilità economica e finanziaria, nostra e dell’Europa tutta. Ecco, quindi, che la ricetta non può che essere quella di ridurlo, introducendo politiche di austerità (leggasi, tagliando la spesa).

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Fabrizio Casari: Guerra e pace, lo strabismo europeo

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Guerra e pace, lo strabismo europeo

di Fabrizio Casari

I dati del PIL della Germania confermano che la più grande economia dell’Unione Europea è entrata in recessione tecnica. La seconda stima del PIL tedesco per il primo trimestre è stata rivista in ribasso e riflette una contrazione dell’economia dello 0,3%. Questo dato, unito al calo dello 0,5% del quarto trimestre 2022, indica che la Germania è entrata in recessione tecnica durante l’inverno. La locomotiva tedesca, quindi, ha smesso di trainare in coincidenza con la chiusura delle importazioni di idrocarburi dalla Russia in obbedienza ai voleri degli Stati Uniti, abbandonando così l’elemento di maggiore incidenza del suo sviluppo industriale e commerciale, sia in chiave di importazione che attraverso la rivendita a terzi. Sholtz, uno dei politici meno carismatici e capaci della storia tedesca, è riuscito a portare la Germania in recessione consegnando la sua politica economica alla disponibilità degli USA.

La recessione tecnica tedesca è la spia di una condizione più generale e ben più grave nella quale versa l’economia del Vecchio Continente, già messa in crisi dalle diseguaglianze e sociali e dalla povertà diffusa.

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Paolo Cacciari: La bellezza di resistere

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La bellezza di resistere

di Paolo Cacciari

Come non farsi travolgere dalla gravità dei problemi e cadere nel catastrofismo? Come non scivolare nella illusoria soluzione della “digitalizzazione”, tutt’altro che immateriale? Il cambiamento di mentalità e di pratiche di cui abbiamo bisogno passa prima di tutto per recuperare il controllo del nostro tempo e per le reti di comunità, ma per farlo nostro abbiamo bisogno non di istanze etiche ma di bellezza. “Quello che serve – scrive Wolfgang Sachs, allievo sodale di Ivan Illich, in Economia della sufficienza. Appunti per resistere all’Antropocene – è raccontare alla gente come potrebbe essere un’economia più sensibile alle esigenze della vita, quali nuove qualità ne deriverebbero e quali pregi e vantaggi essa ci offrirebbe…”

Segnaliamo un graditissimo ritorno di Wolfgang Sachs con un libro in italiano, Economia della sufficienza. Appunti per resistere all’Antropocene (Castelvecchi, 2023), che raccoglie cinque brevi saggi tradotti dal tedesco e dall’inglese: Dall’efficienza alla sufficienza; Ricchi di cose, poveri di tempo; Sostenibile è bello, ma il bello è sostenibile?; Un altro benessere è possibile; Sufficienza. Verso una prosperità frugale. I temi sono quelli cari al coautore dell’indimenticato Dizionario dello Sviluppo (Gruppo Abele, 1998) e all’animatore del Wuppertal Institut per il clima, l’ambiente e l’energia (vedi: Wuppertal Institut, Futuro sostenibile.

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Antonio Lettieri: Nel risiko mondiale perde l’Europa

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Nel risiko mondiale perde l’Europa

di Antonio Lettieri

Tra accordi fino a ieri impensabili, come quello fra sauditi e Iran, e nuovi protagonisti come Brasile e India che evitano di schierarsi nettamente, la Cina continua ad espandere la sua influenza. Il centro del mondo è ormai nel Pacifico mentre il Vecchio continente è sempre più periferico

Predire il futuro nelle questioni politiche è sempre stato rischioso. Lo è particolarmente in un contesto caratterizzato dalla guerra. Quella che inizialmente sembrava riguardare i confini dell’Ucraina con la Russia è oggi diventa uno scontro che coinvolge una larga parte del sistema globale.

Alla fine del 2021, sembrava che tutto volgesse in direzione di nuovi rapporti di collaborazione in Europa. Non a caso, Angela Merkel, alla vigilia del suo ritiro dopo 16 anni di cancellierato, aveva stabilito importanti rapporti di collaborazione con la Russia. Nell’incontro a Mosca del mese di settembre era stata definita l’apertura del secondo gasdotto che avrebbe fornito gas russo alla Germania e ad altri paesi europei.

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Enrico Tomaselli: Dopo Bakhmut

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Dopo Bakhmut

di Enrico Tomaselli

5033204936925621374 121 002 1Dopo otto mesi cade la città che Zelensky ha voluto erigere a simbolo della resistenza ucraina. Ma, al di là dal valore simbolico, non rappresenta in alcun modo un passo verso la fine del conflitto. Altre battaglie ci attendono, sul campo e fuori. Nell’intreccio tra strategie politiche e militari, nel loro reciproco condizionarsi, si trovano sia le possibilità di pace che quelle di una terribile escalation. Con sullo sfondo il pericolo che scatti, improvvidamente, la ‘sindrome di Pearl Harbour’.

* * * *

Non è un punto di svolta

Purtroppo, la propaganda atlantista è così massiccia, pervasiva e totalizzante che diventa abbastanza difficile sfuggirvi, sia pure indirettamente. Benché sia ormai sempre meno credibile, persa com’è nel disperato sforzo di tenere insieme le più varie balle spaziali con la dura realtà, le sue tossine penetrano comunque nello spazio pubblico. Così, mesi e mesi di martellante propaganda sulla battaglia di Bakhmut – prima dipinta come importantissima, tanto da non poter essere assolutamente persa, per poi diventare insignificante una volta perduta – hanno comunque finito col sedimentare l’idea che il controllo di questa città fosse in qualche modo decisivo per l’andamento della guerra. Così non è.

Ovviamente, la conquista della città è militarmente importante, sia perché spinge più ad ovest la linea del fronte nel Donetsk, avvicinandola all’ultima linea difensiva fortificata di Kiev (Sloviansk-Kramatorsk), sia perché ha consentito di assestare un altro colpo durissimo alle forze armate ucraine: 72.000 caduti e circa 200.000 feriti.

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Enrico Grazzini: Contro l’indipendenza anti-democratica delle banche centrali

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Contro l’indipendenza anti-democratica delle banche centrali

di Enrico Grazzini

Banche ladroneUna proposta di riforma costituzionale e civile

In questo articolo critico la presunta “indipendenza” delle banche centrali; inoltre critico il fatto che quasi sempre le banche centrali, nonostante la loro fondamentale importanza e il loro grande potere, non siano neppure previste dalle Costituzioni nazionali. Propongo dunque che la loro missione e i loro compiti siano fissati dalle Costituzioni democratiche. Le banche centrali non dovrebbero più essere “torri d’avorio” tecnocratiche, opache e avulse dalla società, organi in simbiosi di fatto con il sistema bancario privato. Propongo che il sistema monetario nel suo complesso venga radicalmente democratizzato e che sia gestito dalle organizzazioni plurali della Società Civile, e dunque non dallo Stato né dai mercati. Le Costituzioni democratiche dovrebbero prevedere la banca centrale come organo indipendente governato dalla Società Civile e dalle parti economiche interessate per gestire il bene comune della moneta. Le banche centrali dovrebbero aprirsi al pubblico sfruttando l’opportunità legata all’avvento ormai prossimo delle monete digitali di banca centrale, le Central Bank Digital Currencies.

Nel loro ruolo di monopoliste della moneta legale e di direzione della politica monetaria e bancaria le banche centrali sono al centro del capitalismo finanziario. Gli Stati hanno affidato alle banche centrali il monopolio di emissione di moneta legale; in cambio queste, nel corso della loro storia, hanno cessato di avere scopo di lucro, come invece avevano all’inizio in quanto possedute da finanzieri privati.

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Nico Maccentelli: «Romagna mia…»

nicomaccentelli

«Romagna mia…»

di Nico Maccentelli

Penso che più andiamo avanti in questo paese e più ci pisciano in testa dicendo che piove.

L’ultima vicenda dell’alluvione in Romagna fa tremare le vene dei polsi. Invece di dire: scusate ora i soldi per le armi li destiniamo a chi ha bisogno urgente qui per le opere di risarcimento e risanamento, il governo “fascista” spalleggiato fino dai dem prosegue con il ruolino di marcia imposto dagli USA e dall’UE, rendendosi complice della carneficina su vasta scala in Ucraina.

Inoltre, riguardo proprio l’alluvione, sono comparsi subito dopo gli aedi della speculazione green e dello scarica barile, fino ai giovani dementi di Ultima Generazione. Un antico adagio italiano: è colpa del Vajont, si ripropone con è colpa dell’emergenza clima. Così le vere ragioni di questo disastro che combinano fenomeni non nuovi in quelle zone all’incuria generalizzata e alla cementificazione forsennata di cui sono responsabili le diverse giunte tutte PD (perché qui governano da sempre loro ma in altre zone sono gli altri) per decenni, finiscono bellamente in cavalleria. E non solo il PD, Bonaccini e Schlein si autoassolvono, ma creano le premesse per continuare lo scempio urbanistico e nel territorio, che significa proseguire con quanto fatto sinora.

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Jeffrey D. Sachs: “La guerra in Ucraina è stata provocata dagli Stati Uniti”

lantidiplomatico

“La guerra in Ucraina è stata provocata dagli Stati Uniti”

di Jeffrey D. Sachs*

George Orwell scrisse in “1984” che “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato.” I governi lavorano incessantemente per distorcere la percezione pubblica del passato. Per quanto riguarda la guerra d’Ucraina, l’amministrazione Biden ha ripetutamente e falsamente affermato che la guerra d’Ucraina è iniziata con un attacco non provocato della Russia all’Ucraina il 24 febbraio 2022. In realtà, la guerra è stata provocata dagli Stati Uniti in modi che i principali diplomatici statunitensi avevano previsto per decenni nel periodo precedente la guerra, il che significa che la guerra avrebbe potuto essere evitata e che ora dovrebbe essere fermata attraverso i negoziati.

Riconoscere che la guerra è stata provocata ci aiuta a capire come fermarla. Non giustifica l’invasione della Russia. Un approccio di gran lunga migliore per la Russia sarebbe stato quello di intensificare la diplomazia con l’Europa e con il mondo non occidentale per spiegare e opporsi al militarismo e all’unilateralismo degli Stati Uniti.

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Il Chimico Scettico: Alla guerra come alla pandemia, preciso preciso?

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Alla guerra come alla pandemia, preciso preciso?

di Il Chimico Scettico

Poi uno dice che magari il Giusti (https://ilchimicoscettico.blogspot.com/2023/05/piu-le-cose-cambiano-uneterno-bordello.html) con la storia degli emeriti di molti meriti si lasciava andare allo sfogo amareggiato di un perdente politico, però…

In due anni e rotti ne ho visti di progetti andare a gambe all’aria, di solito per piccoli, stupidi dettagli. Quei piccoli stupidi dettagli che durante il periodo COVID andavo a guardare quando sui giornali o su isocial veniva fuori il farmaco stranoto che a 10 centesimi a compressa avrebbe salvato dalla biblica piaga. E che diavolo, mi ritrovavo ogni volta a fornire un parere opposto a quello degli emeriti di molti meriti, anche quando in teoria avrebbero dovuto essere “del ramo” – fatto assolutamente trascurabile, ai tempi.

Ma non coglievo il punto: e il punto è che se l’idrossiclorochina non fosse stata messa sugli scudi da Trump e Bolsonaro avrebbero abbracciato con entusiasmo anche quella. Perché la questione COVID e farmaci, come quella COVID e vaccini, era una questione di politica sanitaria. E quindi puramente politica: scienza incarnata o divulgata in facciata, il vuoto spinto dietro. Perché va detto quel che va detto, e non altro.

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comidad: Voler stare all’inferno a dispetto dei diavoli

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Voler stare all’inferno a dispetto dei diavoli

di comidad

Alle volte, di fronte a certe notizie, hai la vaga sensazione che qualcosa ti sfugga. Domenica scorsa a Chisinau, capitale della Moldavia, alcune decine di migliaia di persone sono scese in piazza per ribadire la loro volontà di completare il processo di adesione all’Unione Europea. Dal giugno del 2022 infatti la Moldavia, insieme con l’Ucraina, è ufficialmente “candidata” ad entrare nell’UE, come a dire in procedura d’esame. Insieme con la presidentessa moldava, Maia Sandu, c’era anche la presidentessa del parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola, la quale ha promesso il suo pieno appoggio alle aspirazioni della folla. Il contenuto dei discorsi è stato il solito spot pubblicitario: l’Europa come stile di vita, come “sogno”, eccetera. Secondo le cronache, la manifestazione sarebbe la risposta alle “mire di Putin”. Anche la Moldavia spera infatti di essere difesa dall’Unione Europea contro la Russia, visto come è stata difesa bene l’Ucraina.

La Moldavia si trova in una situazione simile a quella dell’Ucraina, sebbene in scala minore, dato che ha solo due milioni e mezzo di abitanti.

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Giovanna Lo Presti: Liceo Albertelli: una visione alta di scuola pubblica

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Liceo Albertelli: una visione alta di scuola pubblica

di Giovanna Lo Presti

Intervengo, per vari motivi, sul caso del liceo romano “Pilo Albertelli”, il cui Consiglio di Istituto ha rifiutato i circa trecentomila euro che il PNRR metteva a disposizione della scuola. Il primo motivo è che, sebbene, la notizia sia ormai “vecchia” di alcuni giorni, non mi pare che tutti i temi messi in campo dalle dichiarazioni pubbliche sull’argomento siano stati sufficientemente illuminati.

I fatti sono noti: Il 4 maggio scorso il dirigente scolastico presenta al Consiglio d’Istituto due progetti legati all’accesso ai fondi del PNRR.

Tali progetti vengono respinti con 7 voti contrari (4 docenti, 1 studente, 2 genitori), 2 favorevoli (dirigente scolastico e 1 genitore) e 4 astenuti (3 studenti, 1 personale ATA). La notizia riscuote interesse ed è fatta oggetto di parecchi commenti ed interventi. Spicca tra questi l’articolo apparso su La Repubblica il 15 maggio scorso, firmato da Valentina Lupia. Merita di essere di nuovo tirato in ballo poiché usa metodi discutibili per fare informazione, a partire dal titolo: “Ai ragazzi non serve la tecnologia”: al Liceo Albertelli di Roma battaglia contro i soldi del Pnrr.

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